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Autore: reina86    15/01/2013    7 recensioni
Un futuro apocalittico, sogni infranti da uno scienziato assetato di vendetta nei contronti di un sayan dal cuore nobile, e relazioni spezzate da un destino crudele e beffardo...
Tutto ciò porterà il giovane Trunks, erede del grande guerriero Vegeta, a viaggiare indietro nel tempo e salvare i suoi amici, cambiando cosi le sorti dell'intera umanità una volta per tutte.
Amicizia, passione e lealtà, questi i sentimenti di cui tratterò tra flashback e ricordi di ogni tipo, dando particolare attenzione al rapporto che si è creato tra Bulma e Vegeta in questa dimensione, perchè a volte una struggente storia d'amore riesce a superare anche i vincoli della vita e della morte .
"Pensava di resistere Vegeta, ma i sentimenti a volte sanno essere maligni, aggrediscono alle spalle proprio quando si è più deboli e indifesi mentre tutto si consuma rapidamente; quando poi risorge il sole e compaiono i segni dell'aggressione, restano le ferite per le quali serve solo il tempo, spesso troppo, e lui quel tempo non l'aveva più".
Posso solo augurarvi buona lettura e ringraziare anticipatamente chi vorrà lasciarmi una recensione o un semplice commento.
Reina
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Gohan, Goku, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 20

 

"Tutti dicono che l'organo più complesso del corpo umano è il cervello.

Come medico potrei anche acconsentire,

ma come donna vi assicuro che non c'è niente di più complesso del cuore.

Ancora oggi non si comprendono i suoi meccanismi,

poichè nei ragionamenti del cervello c'è la logica,

nei ragionamenti del cuore ci sono le emozioni.

(Rita Levi Montalcini)

 

Agli occhi di un bambino tutto risultava nuovo ed eccitante.

I suoi passi incerti ed una mano tremante data alla nonna per far si che il suo cammino fosse spedito non avrebbero mai fermato la curiosità di un ometto di quattro anni alle prese con un laboratorio ancora tutto da scoprire. Tutti quei marchingegni e quei computer sembravano giochi da conoscere e da comprendere, mentre osservare sua madre e suo nonno in camice bianco era un'attrazione ancora più allettante dei giochi che sua nonna gli propinava dinanzi la porta della sua camera ogni santo giorno.

 

"Guarda Bulma... il piccolo Trunks vorrebbe lavorare al computer proprio come stai facendo tu".

 

La ragazza falsamente indispettita aveva lasciato il suo lavoro inginocchiandosi all'altezza di suo figlio. Bunny rideva di come suo nipote avesse alzato i piedini per poter raggiungere il terminale più vicino, mentre suo marito sorrideva accarezzando divertito il piccolo gatto nero che da sempre gli era accanto anche durante i lavori più ingegnosi.

 

"Su Trunks fa il bravo. Sai che la mamma non vuole che tu sia qui in laboratorio se lavora ad un progetto importante. Perchè non vai con la nonna a dar da mangiare agli animali? Ti piacciono tanto gli animali, no?"

 

Bulma lo aveva abbracciato cosi tanto da sentire il suo cuore battere all'unisono col suo. Suo figlio era davvero una piccola peste quando voleva, ed era cosi arguto e intelligente da non poter trattenere la sua indole caparbia e curiosa del mondo circostante. Bello come pochi possedeva i suoi stessi occhi ma lo sguardo quello no, poichè apparteneva a qualcun altro di cui purtroppo era rimasto solo un ricordo indelebile nonostante l'incessante scorrere degli anni. Era cosi dolce da non sembrare nemmeno il figlio di un saiyan sanguinario, eppure sapeva perfettamente quale sarebbe stato il destino che lo attendeva, un fato già segnato e concordato precedentemente con il suo caro amico Gohan.

 

Del guerriero che aveva amato non vi era nessuna evidente traccia somatica se non quello sguardo ed una timidezza latente che spesso aveva notato nel suo amante alieno, quella timidezza che gli faceva abbassare lo sguardo quando impudìca si spogliava dinanzi ai suoi occhi o quando spavalda aveva osato rivolgergli qualche insulto provocatorio solo per farlo irritare come pochi avevano osato fare...

 

"Ho già dato da mangiare agli animali. Voglio stare con te e col nonno, voglio diventare uno scienziato come voi io..."

 

Alle sue parole i nonni avevano riso di gusto mentre Bulma gli aveva accarezzato dolcemente una guancia.

 

"Lo diventerai figliolo, dopo tutto appartieni ad una famiglia di grandi scienziati".

 

Gli aveva strizzato l'occhio complice ed il bambino ne aveva sorriso soddisfatto. Aveva scrutato suo nonno alle spalle di sua madre e sua nonna che divertita gli aveva teso la mano per portarlo dove sua figlia aveva suggerito, eppure lui non aveva ancora concluso quella visita e pretese di sapere qualcosa che quell'ingenuità innata non aveva ancora soddisfatto.

 

"Anche mio papà era uno scienziato come la mamma"?

 

Bulma era rimasta senza fiato al solo ascoltare la sua domanda. Si era alzata composta con lo sguardo fermo ripromettendosi di non ascoltare quel cuore che all'impazzata aveva cominciato a battere senza chiederle il permesso. Vegeta non era uno scienziato e non faceva parte della sua famiglia a tutti gli effetti, non era legato a loro da nessun vincolo legale o tanto meno di sangue, eppure il suo solo ricordo sarebbe stata portato alla mente come il più doloroso di tutta la sua vita. Aveva sperato che il suo viso potesse andar via dall'anima senza lasciare ferita alcuna, eppure il suo ventre aveva generato qualcosa di molto più forte e duratuto di un suo solo ricordo: un bambino in cui aveva racchiuso l'anima di un estraneo che aveva amato più di chiunque altro, un saiyan di ignobile bellezza che aveva sacrificato invano la sua vita pur rimanendo fedele agli ideali e ai comandamenti del suo pianeta d'origine.

 

"Non era uno scienziato Trunks. Tuo padre era un guerriero forte, lui era..."

 

La voce le mancò per una frazione di secondo strozzata dall'emozione. Bunny aveva portato la mano alla bocca per fermare un pianto che difficilmente era riuscita a fermare nel corso di quegli anni, mentre suo padre abbassò lo sguardo mestamente, impotente per quanto stava accadendo e mortificandosi per tutte quelle domande a cui sua figlia avrebbe dovuto rispondere durante tutta la sua vita. Tra sè e poggiando il piccolo gatto nero sul pavimento, si chiese per quanto altro tempo ancora Bulma avrebbe sofferto per il suo amore perduto, quando sarebbe arrivato il giorno in cui parlando di quel Vegeta la sua voce sarebbe tornata quella di sempre e i suoi bellissimi occhi azzurri non si sarebbero più colorati di quella malinconia che a lei non si era mai accostata.

 

"Lui era un grande uomo Trunks e arriverà un giorno in cui tu gli assomiglierai cosi tanto da non farci più sentire la sua mancanza..."

Si poteva essere grandi eroi anche cosi, anche quando aiutare una figlia in difficoltà poteva significare solo amore e tanta devozione. Quel guerriero era stato strappato dalle loro vite con la stessa facilità con cui il vento d'autunno spazzava via le foglie dagli alberi a cui appartenevano, e Trunks non avrebbe mai avuto il privilegio di scoprire cosa suo padre sarebbe stato in grado di fare se solo avesse compreso appieno il significato della parola amore.

Era questa senza ombra di dubbio la cosa più triste.

 

"Allora da grande sarò sia un guerriero che uno scienziato,. Un giorno inventerò una macchina del tempo che mi porterà da mio padre, cosi lo conoscerò e gli farò vedere che sono diventato tale e quale a lui".

 

Bulma aveva ingoiato a vuoto solo per non piangere dinanzi a suo figlio e dopo averlo accarezzato, era tornata alla sua postazione iniziale girando il terminale cosi da dare le spalle ai suoi familiari.

 

"Vuoi viaggiare nel passato Trunks? E' questo che vuoi"?

 

"Si nonno, voglio farlo"!

 

"Allora è deciso, ti aiuterò a costruire la tua macchina del tempo, ma dovrai studiare molto e diventare bravo come la tua mamma. Intesi"?

 

Soddisfatto Trunks aveva ridato la mano a sua nonna pronto a seguirla tra i meandri di quella immensa casa. Bunny si era ricomposta e felice dell'armonia ritrovata, aveva ripreso quell'aria spensierata di sempre.

 

"Aspetta un attimo Trunks..."

 

Il bambino era tornato sui suoi passi girandosi verso il nonno, anche Bulma con lo sguardo incollato allo schermo del computer era curiosa di sapere dove suo padre volesse andare a parare.

 

"Tra qualche ora sarà già domani, no"?

 

Il bambino aveva annuito curioso e attento, sapeva già che da suo nonno c'era da aspettarsi qualsiasi cosa.

 

"E allora non credi che visto il naturale evolvere delle nostre vite verso l'immediato futuro, già tutti gli esseri viventi viaggino di per sè attraverso il tempo"?

 

Bulma e Bunny avevano riso di gusto mentre Trunks con l'aria contrariata aveva sbuffato incrociando le braccia con fare seccato. Forse sarebbe arrivato davvero il giorno in cui sarebbe diventato uguale a suo padre, e quel giorno sua madre sarebbe stata forse più felice sapendo di realizzare ciò a cui suo figlio aveva ambito fin dalla più tenera età.

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La velocità e lo spazio.

Due variabili di infinita importanza il cui prodotto avrebbe portato a qualcosa di molto più prezioso dell'oro a cui in passato era stata abituata, poichè quando fuori dalle proprie mura la guerra devasta e uccide, dei beni materiali ci si può fare ben poco. Allora lavorava incessantemente giorno e notte solo per poter dare alla propria esistenza qualcosa di cui poter andare orgogliosa, qualcosa per cui sarebbe stata ricordata anche quando la sua triste vita avrebbe avuto fine un giorno vicino o lontano al termine di una battaglia che era durata troppo e che ancora anno dopo anno, gli aveva tolto quanto di più bello avevano avuto in vita.

 

Avrebbe regalato ai posteri qualcosa di cui ogni essere umano era sempre stato avido per poter sentire completa la propria vita e i propri progetti, una nuova occassione per poter cambiare la propria esistenza senza dover pronunciare col senno di poi frasi condide di se e ma come invece troppo spesso aveva fatto lei. Avrebbe donato all'intera umanità qualcosa che nessun altro mai avrebbe potuto regalare o quanto meno anche solo immaginare.

 

Il tempo perduto.

 

Aveva sentito spesso parlare di alcune teorie scientifiche che giustificavano l'idea di viaggiare attraverso epoche ed ere diverse, ma nessuno prima di allora era riuscito ad inventare anche solo un prototipo di quella macchina che ora invece si ergeva sfavillante ed orgogliosa dinanzi ai suoi occhi in quello che una volta era stato il suo bellissimo e avanzato laboratorio per esperimenti. Costante e caparbia come era sempre stata, per anni aveva messo da parte calcoli e materiali resistenti, e se solo avesse avuto l'occassione avrebbe volentieri viaggiato nello spazio per scovare leghe molto più resistenti e malleabili rispetto a quelle terrestri.

 

Era impazzita durante notti insonni ad approfondire con cura i manuali di meccanica quantistica e relatività speciale al solo scopo di rendere perfetto il suo nuovo brevetto, quella macchina rivestita dal logo di famiglia che per anni avrebbe portato nella sua anima come marchio indelebile delle sue origini intellettive. Era certa che esistessero tante copie del mondo tante quante sono le possibili variazioni quantistiche delle particelle che lo compongono, ma a lei bastava che anche solo un'epoca lontana da loro anni luce potesse salvarsi dalla catastrofe che per troppo tempo aveva colpito la loro dimensione fatta di distruzione e di morte, sperando che questo viaggio con avesse intaccato troppo il normale scorrere degli eventi.

 

Ticchettava imperterrita sul suo computer nel buio più assoluto del laboratorio, sola con la speranza che gli ultimi ritocchi potessero essere terminati al più presto salvando un'altra se stessa da una vita di rinunce, dove l'amore non aveva trionfato e i migliori uomini della terra erano morti lasciando nei loro cuori un vuoto incommensurabile, una voragine affettiva che nulla avrebbe più colmato se non la speranza che un giorno tutto quel dolore sarebbe finito per sempre.

 

Quanti anni erano trascorsi dal momento in cui Gohan li aveva lasciati, ancora non lo ricordava. La stanchezza di quei giorni o forse solo la voglia di dimenticare, avevano portato una donna forte e combattiva a chiudersi nel lavoro e nella voglia di dimenticare, poichè lei era stata plasmata alla sofferenza molto tempo prima di allora, ed una cicatrice in più per quanto profonda, non avrebbe leso ancora maggiormente una corteccia già spessa e indurita dal trascorrere degli anni.

 

Chi aveva sofferto profondamente di quella perdita era stato Trunks.

Bulma sapeva e immaginava che quel giorno sarebbe arrivato, era solo questione di tempo. Non si poteva chiedere ad una ramo di crescere lontano dall'albero a cui apparteneva, e Gohan come suo padre, avrebbe fatto di tutto pur di donare serenità e pace a chi invece non ci credeva già più.

Trunks si era sentito abbandonato al suo destino, solo per l'eternità e legato ad un sogno di vendetta a cui troppo spesso si era lasciato andare, tornando ogni volta sconfitto e malconcio con ferite che guarivano nel corpo ma non nella coscienza...

 

"Non è giusto mamma... Gohan ci ha lasciati senza che io potessi aiutarlo. Aveva promesso di non abbandonarmi ed invece lo ha fatto. A cosa è servito addestrarmi se poi non sono stato d'aiuto nella lotta"?

 

Bulma si era stretta nelle spalle mentre stringeva rabbiosa la pezzuola inumidita che da poco aveva tolto dalla fronte di suo figlio. Sentiva le stesse emozioni che molti anni prima aveva provato in fondo all'anima quando un giorno di Maggio aveva perso l'uomo che avesse mai amato senza nemmeno potergli dire addio. Abbandono, noncuranza, rabbia e atroci dolori. Quella sensazione di vuoto e abnubilamento la conosceva fin troppo bene, e ancora adesso non si poteva considerare indifferente ai ricordi che a volte tornavano prepotenti nelle migliaia di notti tristi e solitarie di tutta la sua vita.

 

"Non è giusto"!

 

Il ragazzo aveva stretto i pugni digrignando i denti. Gli occhi erano pieni di pianto nonostante fossero trascorsi alcuni giorni dalla sua perdita mentre il suo cuore era rimasto bloccato a quel momento di sofferenza e oscurità. Nessuno aveva osato consolarlo fino ad allora e anche sua madre aveva preferito che il dolore fuoriuscisse dal suo corpo prima di intreprendere qualsiasi tipo di discorso sensato o quanto meno consolatorio, poichè Trunks aveva ragione e di giusto in quella vita non c'era stato davvero nulla.

 

"E' ora che tu capisca Trunks che la giustizia a questo mondo non trionfa quasi mai".

 

Trunks l'aveva osservata dal suo letto impietrito ed incredulo. Sua madre era stata diretta e cruda senza inutili giri di parole, e se anche lei che era sempre stata ottimista e sorridente aveva osato pronunciare quelle parole, allora davvero quella sarebbe stata una lezione di vita che valeva la pena di essere ascoltata.

 

"Gohan non ti ha abbandonato nè tradito".

 

Bulma aveva posto sulla sua fronte la pezzuola che pochi secondi prima aveva inumidito avvicinandosi svelta alla finestra di quella camera aveva guardato con occhi rassegnati l'orizzonte color dell'ambra portatore di un nuovo giorno.

 

"Non è morto a causa tua Trunks quindi asciuga le tue lacrime e segui i suoi insegnamenti, solo cosi potrai onorare la sua memoria. Sei fortunato figliolo perchè è la seconda volta che qualcuno sacrifica la propria vita pur di salvare la tua, solo che stavolta hai avuto il privilegio di conoscere il volto di un uomo che ti ha voluto bene e sempre te ne avrebbe voluto..."

 

Si era sentito in colpa e tremendamente debole, non capace di aver aiutato colui che aveva considerato alla stregua di un fratello, e per giorni interi non era riuscito a guardare negli occhi nè sua madre nè tanto meno Chichi. Più volte aveva rischiato la vita contro i due cyborgs e l'ultima volta, quella decisiva, sua madre lo aveva rincuorato tanto da fargli cambiare idea e abbandonare per il momento il suo sogno di vendetta. Doveva crescere e maturare, guardare avanti e credere nel futuro cosi come le aveva suggerito suo padre molti anni prima quando l'unico uomo che avesse mai amato aveva perso la propria vita proteggendo la loro.

 

Trunks non sapeva che in realtà chi non era riuscito a salvare Gohan dal suo destino era stata proprio lei non avendo mantenuto fede alla promessa fatta a Goku sul suo letto di morte. Aveva promesso di stargli accanto e accudirlo nei momenti di sconforto, la spalla su cui piangere che era stata per suo padre, il mentore da seguire per poter diventare uno scienziato illustre e brillante. E di tutto questo ormai erano rimaste solo parole non mantenute e che facevano male ogni qual volta le si voleva riportarle alla mente.

 

Forse se solo fosse riuscita a costruire molto tempo prima la sua macchina del tempo, ora avrebbero avuto una soluzione alla loro tragedia, e Gohan avrebbe continuato ad essere lì con loro e con la propria famiglia, ma non era quello il momento di rimuginare su cose già accadute e andate via con la loro felicità. Ora era il tempo di rimediare e dare speranza, ora era il tempo di cambiare il destino di tutti, di tutti tranne il loro...

 

"E' ora che tu venga a letto Bulma è già molto tardi".

 

Si era girata lentamente sulla sua sedia e aveva sorriso.

Era molto più piccola di lei e nonostante ciò non si era mai risparmiata dal darle consigli e a volte anche ordini. Il suo modo di fare non era mai stato intaccato cosi come la sua tempra e la sua disciplina, e forse era stato meglio cosi. Sopravvivere alla morte di un figlio era il supplizio più atroce che ogni madre potesse mai provare in vita, e lei che aveva già provato l'amaro gusto della morte, era rimasta fedele al suo carattere serio e incorruttibile.

 

"Arrivo Chichi, salvo dei dati e corro subito a letto".

 

Aveva annuito mentre indaffarata raccoglieva appunti sparsi dal pavimento e tazze ancora imbevute di caffè diventato ghiacciato. Bulma si era accesa una sigaretta e dopo aver inspirato la prima boccata di nicotina, aveva aiutato l'amica a riordinare il caos che si era creato da molti giorni a questa parte.

 

"Dovresti smettere di fumare o prima o poi ne morirai".

 

Bulma non riuscì a trattenere una risata, e mettendole una mano sulla spalla l'aveva accompagnata fino all'uscita del suo laboratorio entrando cosi nel corridoio che portava alle camere da letto.

 

"Ho quasi terminato il mio lavoro, mancano giusto delle inezie e poi Trunks potrà tornare nel passato cambiando la vita di molte altre persone".

 

Chichi era rimasta in silenzio e aveva ascoltato senza proferire parola alcuna, ma alla fine entrando nella sua camera, non era riuscita a trattenersi ulteriormente, e cosi disse d'un fiato ciò che il suo egoismo di donna e di essere umano aveva urlato per anni interi da quel fatidico dodici di Maggio.

 

"Cambieranno le vite di molte altre persone, ma non le nostre..."

 

Uno sguardo deciso incorniciava quelle parole piene d'astio e di rabbia repressa. I suoi occhi neri, molto simili a quelli del compianto marito, avevano perso il bagliore e la gloria di un tempo, ed ora ne rimaneva solo un color ebano spento e rassegnato.

Aveva richiuso la porta dietro le sue spalle senza aspettare che l'amica potesse controbbattere, lei che provava la sua stessa angoscia, non avrebbe mai compreso il suo stesso dolore.

 

"Tra le altre vite Chichi ci sono anche quelle dei nostri figli, e loro meritano più di chiunque altro una vita migliore. Anche più di noi due..."

 

La sentì singhiozzare dietro un muro spesso quasi quanto le mura erette intorno al suo cuore. Non si sarebbero mai capite fino in fondo ed entrambe lo avevano sempre saputo. La vita le aveva avvicinate senza chiedergli il permesso, ed ora ognuna col proprio dolore, cercava di raggiungere il mattino dopo senza che la vita potesse abbatterle ulteriormente, poichè di programmi non ne avevano più fatti e il loro unico scopo era quello di finire un giorno intero senza ascoltare quella voce interiore che ogni volta gli diceva di arrendersi. Gettò la sigaretta quasi intatta dalla finestra della sua camera e chiudendo gli occhi sul suo letto, pregò di poter sognare i momenti del passato in cui davvero era stata felice, quei momenti dove davvero aveva creduto che avrebbe vissuto per sempre felice e contenta.

 

Quei momenti in cui stretta alle sue braccia tutto il mondo aveva acquistato un nuovo significato...

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Tutto intorno a sè era bianco e sterile.

Gli sembrava di non riuscire a capire quali potessero essere i limiti temporali che lo circondavano, senza contare che non vi erano presenti mura che ne delimitassero lo spazio intorno. Silenzio e pace ne facevano da padroni, cosi lui che da sempre era abituato al frastuono della guerra e all'odore del sangue, aveva trovato un giovamento tale da sentirsi sereno e felice come non era ormai più da tempo.

 

Camminava lentamente cercando di toccare l'impalpabile nebbia che circondava il suo corpo. Non un rumore e non una voce, solo il leggero avanzare dei suoi passi gli teneva compagnia in quello che poteva realmente sembrare un breve ma intenso viaggio solitario. Ad un tratto in lontananza un'ombra oscura si avvicinava a lui che con la mente, prima ancora che con gli occhi, cercava di capire a quale entità misteriosa potesse appartenere quel corpo senza ancora un volto, un intercedere veloce e sicuro tra lo scorrere dei suoi pensieri fino ad intravederne un viso e dei lineamenti incerti.

 

Con suo sommo stupore scoprì che lo straniero all'orizzonte non era altri che un bambino.

Un ragazzino dallo sguardo malinconico e al tempo stesso dolce e rassicurante, una zazzera di capelli neri e lunghi raccolti in modo spartano e dei muscoli tesi e ben tortiti coperti da una divisa insolita e mai conosciuta prima. Continuava a camminare guardandolo in viso senza mai distogliere lo sguardo, avanzava spedito fino a quando la distanza tra loro non venne segnata dai loro corpi posti l'uno di fronte all'altro, circondati solamente da una luce chiara e inconsistente.

 

Si studiarono a vicenda senza fretta o parole vacue. Il bambino che aveva di fronte era stranito e colpito dalla sua presenza, cosi inclinò la testa su di un lato attendendo una sua qualsiasi mossa anche la più banale, e l'antagonista non lo fece attendere. Cosa avesse provato in quel momento non lo avrebbe potuto descrivere nemmeno a distanza di anni. L'istinto o forse la familiarità con quello sguardo cosi profondo, gli trasmise un senso di pace e rassicurazione. Non lo conosceva e non lo aveva mai visto prima in vita sua, eppure quell'aria pacifica lo aveva convinto da subito a potersi fidare di lui.

 

Si era abbassato leggermente fino ad arrivare alla sua altezza, lo sguardo sempre dritto nei suoi occhi ed una mano poggiata sul capo di quel bambino involontariamente con lo stesso istinto che lo aveva portato dinanzi a lui per poterlo osservare da vicino e potergli parlare schiettamente come mai nella sua vita avrebbe mai osato fare con un estraneo.

 

"Non ti deluderò mai più e sarai orgoglioso di me".

 

Il bambino gli aveva sorriso diventando evanescente come l'aria che aveva respirato, mentre la sua mano inesorabilmente rimaneva poggiata al nulla, poichè di quella sagoma misteriosa ora non rimaneva altro se non un ricordo lontano in un luogo mai visitato prima. Aveva corso cercando invano il suo corpo tra la bianca luce che ora gli feriva gli occhi, e tutto intorno taceva ripercuotendo dentro sè un rumore assordante, un frastuono impossibile da sopportare ancora un minuto di più.

Disperato cominciò ad alzare la voce cercando il suo viso ancora una volta per potergli parlare e sorridere, cercare insieme a lui un motivo a quella frase pronunciata senza nemmeno sapere la ragione, o forse più semplicemente solo per pura compagnia. Non era lui che doveva deludere o rendere orgoglioso, non era certo di lui che aveva bisogno in una battaglia che era diventata fin troppo personale. Quello sguardo gli aveva stordito l'anima più di qualsiasi altra cosa avesse mai incontrato durante il suo cammino, e pur avendolo incrociato solo per pochi istanti, ne sentiva già la mancanza in un lasso di tempo troppo breve per poter anche solo pensare ad un vero e proprio incontro di anime.

 

Di lui non rimaneva più nulla, solo silenzio e molta solitudine..

 

Cosi Trunks si svegliò di soprassalto portandosi una mano alla fronte madida di sudore.

Aveva riaperto gli occhi immediatamente facendo si che il suo sguardo potesse farsi strada nel buio della notte riconoscendo uno ad uno gli oggetti che da sempre avevano arredato la sua misera stanza. Come pezzi inifiniti di un puzzle mentale, aveva riordinato le idee nella testa rimembrando ciò che aveva appena sognato, quel viaggio onirico di cui ricordava solo una stanza illuminata da una luce bianchissima ed uno sguardo sconosciuto ma fin troppo familiare.

 

Si era alzato dal letto senza fare rumore certo del fatto che sua madre non avesse ancora riposato. Decise cosi di rimanere tra le mura della sua stanza pur di non destare preoccupazione alcuna, e solo con i suoi pensieri cercare ancora una volta una risposta a tutti i suoi dubbi.

Mancava poco ormai e la sua vita sarebbe cambiata nuovamente poichè essere sconfitti in battaglia era qualcosa che davvero non era riuscito ad accettare. Difficile era stato rinunciare ad una vita normale, ma ancor più da vigliacchi sarebbe stato abbandonare ogni speranza di rinascita. Barattare ciò che gli era stato negato per qualcosa a cui aspirare in futuro non era da lui nè da sua madre, e anche ad anni di distanza entrambi avrebbero gridato quel senso di rivalsa che per sempre aveva accompagnato le loro vite.

 

Di tutte le perdite a cui la vita lo aveva forgiato, una sola gli aveva avvelenato l'anima come mai nessuno aveva osato fare. Un'ombra misteriosa e sconosciuta aveva da sempre oscurato la sua esistenza fatta di rimorsi e rimpianti macchiando la sua crescita di una pecca incommensurabile, una mancanza di livelli inarginabili e che anche ora si faceva sentire nonostante la sua già precoce maturità. Quel padre che non aveva mai conosciuto, quel saiyan che troppo spesso aveva sentito nominare in discorsi fatti di veleno e amore allo stesso tempo, quell'uomo che aveva rubato il cuore di una madre sempre sofferente e per la vita votata al suo solo ricordo.

 

"Sei l'unico in grado di affrontare questo viaggio Trunks. In quell'epoca tu non eri ancora nato e di te amore mio non ne sentivo nemmeno l'esigenza. L'idea di avere un figlio era qualcosa che non mi sfiorava nemmeno, troppo lontana dalla mia volontà. Tutto questo però prima di incontrare tuo padre..."

 

"Devo ammettere che non vedo l'ora di conoscerlo mamma".

 

"Non illuderti troppo Trunks... Lui era forte e malinconico proprio come te ma allo stesso tempo era infinitamente orgoglioso e avrebbe preferito morire mille volte piuttosto che chiedere l'aiuto di qualcuno".

 

Discorsi fatti all'infinito, sempre alla continua ricerca di frammenti di una vita troppo complicata e dolorosa da poter essere raccontata ad un figlio che mendicava conoscenza.

Già da tempo aveva capito quanto quella ferita sanguinasse ancora di un amore mai del tutto consumato o spento, eppure si era accontentato delle briciole che sua madre e il suo Gohan avevano osato gettargli ai piedi. La sua nascita non era stata programmata cosi come non lo era stato l'amore nato tra i suoi genitori.

 

Suo padre era forte e malinconico, ma allo stesso tempo estremamente orgoglioso.

Avrebbe preferito morire mille volte piuttosto che chiedere aiuto eppure sua madre si era innamorata di lui riuscendo a concepire anche un figlio. Quale coraggio spavaldo e infame l'aveva portata a legarsi ad un cuore di ghiaccio, ad un alieno di siffatte caratteristiche fisiche e mentali? Anni trascorsi cercando di comprenderla e assecondare il prezioso e geloso ricordo che lei serbava nel labirinto inespugnato della sua geniale mente affinchè le sue origini potessero crescere dentro il suo cuore e alimentare uno stadio raggiunto solo versando il sangue di un amico caro, un uomo destinato alla sofferenza proprio come lo era stato lui.

 

Chiederle quale era stata la molla capace di fargli credere che in lui ci fosse stato davvero del buono, che il suo animo fosse stato davvero capace di redenzione quando invece aveva seminato solo morte e terrore nei vari pianeti che aveva conquistato, ma alfine ciò che gli era davvero mancato era stato il coraggio di chiedere e di sapere. Conoscere di quale dolore suo padre avesse sofferto in vita e di quali peccati si era macchiato nella sua piena coscienza esistenziale.

 

Il coraggio di dirle che nonostante suo padre fosse stato anche il più crudele di tutti gli esseri viventi, lui avrebbe volentieri fatto carte false pur di vedere il suo viso. La forza di raccontarle che nonostante suo padre fosse stato pronto a morire mille volte pur di non chiedere aiuto, lui sarebbe stato disposto a morire anche solo una volta pur di dirgli che sua madre meritava una seconda possibilità, e che forse dopo tutto la meritava anche lui.

Il figlio che purtroppo non era mai riuscito ad allevare come un vero saiyan...

 

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Approfitto di questo spazio per dire due parole.

Quando ho cominciato a scrivere questo capitolo erano le prime ore pomeridiane del 30 Dicembre 2012 e ho appreso con mio grande dolore, la perdita di una delle donne più intelligenti e forti d'animo che la storia abbia mai conosciuto, RITA LEVI MONTALCINI.

Grazie a lei ho scoperto l'amore per lo studio e per la medicina, leggendo delle sue ricerche ho capito quanto importante possa essere la forza di volontà e la caparbietà, la voglia di fare e di sperimentare cose nuove pur sbagliando e maledicendosi per le notti insonni trascorse sulle pagine di ogni libro. Pionera nell'Accademia delle Scienze, senatrice a vita pur non avendo mai avuto a che fare con mafia o affini, premio Nobel per la medicina e scopritrice di molti capisaldi dell'attuale biologia genetica, è grazie a lei se ora possediamo nozioni capaci di sconfiggere mali incurabili come il cancro.

A lei va la mia più sincera gratitudine, e soffro pensando a quante giovani menti sono rimaste orfane di una donna coraggiosa che nella gioventù aveva investito tutta la sua intera esistenza.

Spero tanto che il suo ricordo possa vivere sempre nei cuori di molti ed essere d'esempio a tutte le nuove generazioni che si affacciano in questo tanto bistrattato mondo del lavoro.

Un ringraziamento particolare va a quanti di voi continuano a leggere questa mia storia lasciandomi sempre dei bellissimi commenti. Un abbraccio fortissimo va invece a edvige hoshi le cui parole mi hanno emozionato come pochi fino ad ora hanno saputo fare, sperando inoltre che questa mia nuova parte le piaccia come quelle precedenti. Questo capitolo è dedicato a lei e al suo affetto nei miei confronti. Spero davvero che questa storia possa rimanere nel cuore di chi l'ha letta, cosi come lei mi ha confidato. ^_^

Grazie di tutto amici miei.

Reina

   
 
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