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Autore: Dryas    16/01/2013    4 recensioni
L’odio, la vendetta, i pugni stretti nell’oscurità. Sentimenti che hanno avvolto l’anima e il cuore di Neji Hyuga, diventando la sua ragione di vita. Un’ingiusta condanna, un’esistenza negata, un isolamento forzato, in attesa di ottenere la sua rivincita. E tutto sarebbe andato secondo i suoi piani se non fosse stato per una sconosciuta ninja di Konoha, la senza cognome Tenten. La sua indesiderata presenza, la sua incosciente fiducia, le sue paure riuscirono a riaprire ferite così profonde che Neji pensava di aver messo al sicuro, lontano dallo sguardo di tutti.
Una difficile battaglia tra amore e odio, tra vita e morte. Chi vincerà?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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.... siamo agli scoccioli, ultimi capitoli. Questo dovrebbe essere il terzultimo!

VENTINOVESIMO CAPITOLO




-Impiccagione-








Neji salì le scale che l’avrebbero portato verso l’esterno, trascinando con sé le catene invisibili che ancora sentiva legate ai polsi. Nell’aria non c’era profumo di libertà.
Gai avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, ma niente avrebbe cancellato il debito che sentiva di avere con lui. Non si spiegava nemmeno come avesse potuto lasciare che succedesse. Forse Gai almeno su una cosa aveva ragione: sulla sua mancanza di combattività.
Avrebbe dovuto fermarlo prima.
Aprendo la porta, sospirò. La luce del sole, che non vedeva da giorni, lo accecò e l’aria tiepida riscaldò i suoi polmoni. Guardandosi attorno riconobbe quelle mura, quegli angoli, quei corridoi tanto familiari e l’angoscia gli fece desiderare di tornare nella sua prigione.
Lo avrebbe fatto, se l’arrivo frettoloso di Rock Lee non l’avesse fermato.
-Maestro, Hiashi sta arrivando!-
L’espressione di preoccupazione e apprensione disegnata sul suo volto lo confuse e non riuscì a ignorarla. Probabilmente Lee scambiò quella confusione con la reazione che Gai avrebbe realmente avuto. Neanche per un istante dubitò che ci fosse qualcosa di strano.
-Non abbiamo altra scelta, l’unica possibilità è fermare l’esecuzione nell’attimo in cui Hiashi abbassa la guardia. È d’accordo?-
L’arrivo del capo clan degli Hyuga gli impedì di rispondere. Con passo deciso e la solita aria spavalda si stava avvicinando. Neji sentì nascere in sé il desiderio di attaccarlo, immediatamente, senza perdere il tempo. L’odio non era ancora scomparso.
Ma Hiashi lo guardò e subito capì che aveva percepito la sua ostilità. Non era così ingenuo da farsi ingannare da quella tecnica così semplice e banale.
-Qualcosa non va Gai?- gli chiese.
Incerto su cosa dovesse fare e sulle parole da usare fu costretto a reggere il gioco. Anche se la tentazione di lanciarlo contro la dura roccia della parete alle sue spalle era forte, un minimo di senno lo aveva conservato e saggiamente gli aveva ricordato che non aveva neanche la forza di alzarlo da terra di un centimetro. Quindi, per il momento, avrebbe recitato.
-La tensione comincia a farsi sentire- rispose -lo sa anche lei, non è una missione semplice per noi-
-Metta da parte i sentimentalismi, stiamo solo facendo ciò che è giusto-
A quella risposta l’istinto di saltargli al collo gli percorse la spina dorsale come un brivido.
Mentiva spudoratamente, senza un briciolo di pietà. Era lui il mostro.
-Ora lo porteremo fuori. E’ già tutto pronto per l’esecuzione-
-Non è detto che debba essere giustiziato- intervenne Rock Lee, con un’audacia che non aveva mai sentito da parte sua -potrebbe essersi pentito, non se lo ricorda?-
-Sei un ingenuo se hai ancora fiducia in quell’assassino- ribatté Hiashi, fulminandolo con lo sguardo -e sei ancora più idiota a pensare che io me ne sia dimenticato. Ora muoviamoci-
Spalancando la porta cominciò a scendere le scale.
Rock Lee, scuro in volto, gli fu subito dietro e anche Neji li seguì, sebbene con passo più incerto. Il piano si stava attuando senza che avesse avuto la possibilità di dire a Lee la verità, ma ormai non poteva più tirarsi indietro: non avrebbe permesso di essere in debito con uno stupido e impulsivo ninja dai capelli a caschetto.
Quando Hiashi arrivò di fronte Gai nelle sue sembianze studiò ogni mossa con attenzione, ma non colse alcun accenno di sospetto mentre lo guardava, mentre gli parlava o si avvicinava per alzarlo da terra.
Non dubitò di quegli occhi vuoti né dell’atteggiamento passivo. Anzi, fu lui a stupirsene: Gai esprimeva al meglio quello che sentiva dentro di sé ed che in quel momento era costretto a nascondere.
E ora poteva capire la rabbia di Tenten nel vederlo arreso e, anzi, probabilmente al suo posto e di fronte a un comportamento simile avrebbe utilizzato parole ben peggiori.
Perdente, gli aveva detto, ma debole e vigliacco suonavano meglio.
Nonostante tutto, però, se n’era andata. Il solo pensiero che lei non avesse avuto abbastanza fiducia in lui bastava per rimandare a terra ogni debole speranza che resuscitava nel suo spirito.
Tenten aveva preferito ascoltare il suo consiglio e non immischiarsi in faccende troppo grandi e di cui non doveva venire a conoscenza. Era ancora convinto delle sue parole, e il suo unico sollievo era di essere riuscito a proteggerla. 
-Gai non glie l’hai detto?-
Improvvisamente Hiashi si rivolse a lui, ma si accorse di non aver ascoltato il loro discorso. A toglierlo dai pasticci fu il vero Gai, che con una perfetta interpretazione attrasse tutta l’attenzione su di sé.
-Non mi importa niente di come morirò- disse rivolgendosi ad Hiashi -basta che vi sbrighiate. Ne ho abbastanza di questa storia, e specialmente di vedere la tua faccia-
-Sarai accontentato. La forca è già pronta, prepara il collo caro nipote-
Nell’ombra Rock Lee strinse i pugni. Velocemente li nascose dietro la schiena per evitare che Hiashi se ne accorgesse, ma la sua rabbia non rimase nascosta a Neji. Era proprio vero, allora, che era in cerca di perdono.
-Hiashi, lascia fare a me. Sei troppo nervoso- decise di buttarsi. Si avvicinò a Gai e terminò il lavoro iniziato da suo zio. Gli legò i polsi e lo guidò verso le scale. Senza perdere tempo l’anziano Hyuga si era già precipitato fuori dalla porta, facendo loro strada.
Vide Rock Lee lanciargli un’occhiata di intesa; Gai invece non si sbilanciò mai, nemmeno quando il suo allievo prediletto si avvicinò per dirgli qualche parola non esitò nel rispondere in versione “Neji”. Rimase distante e freddo in ogni momento.   
Quando uscirono all’esterno, sull’ampio cortile di pietra grigia, vide il patibolo di legno scuro spiccare solitario e minaccioso. Il silenzio lasciava percepire che la tensione nell’aria era al massimo e guardando il viso di Lee ne ebbe la conferma: pallido e agitato, lanciava continuamente occhiate furtive prima Hiashi e poi Neji, in attesa spasmodica di un colpo di scena.
-Bene- esclamò Hiashi una volta che fu salito sul patibolo -è il momento della verità. Ti sarai pentito nipote? O il tuo cuore è ancora pieno di odio e furia omicida? Io potrei scommetterci la vita sulla risposta-
Gai non rispose alla provocazione, ma rimase a fissarlo con sguardo al limite del disgusto. L’odio che trasmetteva sembrava quasi vero. Solo quando Hiashi si calò su di lui per spostare il lembo della sua maglia e scoprirgli il petto posò lo sguardo su Neji.
Lo vide calmo e al tempo stesso coinvolto, mentre Lee era eccessivamente nervoso. In quel momento Gai capì che non sapeva nulla del piano, ma tornando a guardare di nuovo Neji non incrociò i suoi occhi.
-Come mi aspettavo- disse Hiashi mostrando a tutti i presenti lo Shin no ikuin -è colpevole-
A Rock Lee scappò un lamento di delusione, ma fu costretto a prestare più attenzione alla rapidità con cui il capo clan Hyuga aveva già posizionato Neji sopra la botola e si apprestava a legargli il cappio al collo.
-E’ troppo tardi- sussurrò a colui che credeva il suo maestro, ma non ottenne risposta.
Neji non riusciva a parlare, riusciva a mala pena a pensare. Tutta la sua attenzione era concentrata a individuare il momento giusto, l’istante esatto in cui avrebbe potuto mettere fine con un colpo solo tutta quella storia. Il morto ci sarebbe stato, ma non sarebbe stato né lui né Gai.
-Qualche ultimo desiderio?- domandò Hiashi a Nej, ormai pronto per l’esecuzione.
-Non lo dirò certo a te- fu la risposta del ragazzo.
-Meglio così, risparmiamo tempo- continuò -di addio al tuo team, nipote. È l‘ultima volta che lo vedi, da vivo-
Il condannato spostò lo sguardo verso Gai e Lee mentre Hiashi si allontanava e raggiungeva la leva che avrebbe aperto la botola sotto i suoi piedi. Di nuovo cercò una risposta negli occhi trasformati di Neji, ma ciò che vide non fece altro che aumentare la sua confusione.
-Fermo-
Sentì la sua stessa voce ordinare a Hiashi con tono autoritario e deciso di non muovere la leva. Ma la stranezza non stava in questo: quello che non capiva era perché puntava un kunai alla gola di Lee e non a quella eburnea del capo clan Hyuga.
Il suo ordine funzionò, Hiashi obbedì,  e soltanto perché il sospetto di essere stato raggirato lo stava angosciando tanto da renderlo ancor più pallido di quello che normalmente era.
-Esatto, zio, sei caduto in trappola- continuò Neji mostrando una certa soddisfazione -stavi per impiccare l’uomo sbagliato-
-Che cosa?- chiese Lee, incredulo -Gai sensei … -
-Gai sensei è quello sulla forca- gli rispose bruscamente l’altro -io sono Neji-
-L’entrata in scena non sarebbe stata male- commentò Hiashi, dopo un attimo di smarrimento -ma a quanto pare il tuo talento tanto ammirato non è poi così speciale. Hai sprecato un’occasione d’oro per uccidermi, lo sai? E per uccidere questi due idioti-
-A differenza tua, io non voglio morti sulla coscienza. Ovviamente tu fai eccezione- lo contraddisse immediatamente Neji -il mio ultimo desiderio è quello di battermi con te- continuò indurendo lo sguardo -voglio vendetta, voglio il tuo sangue. Voglio dar sfogo a tutto il mio odio su di te, perché è solo per causa tua se è nato. Voglio che tu te lo riprenda, zio, ti appartiene-
Hiashi non rispose. Ascoltò con attenzione le sue parole e non ne sembrò minimamente turbato. Le sue mani, ancora appoggiate sulla leva, si strinsero attorno ad essa. Un sorriso spuntò sul suo viso.
-Se non ti importa di loro- esordì -non ti dispiacerà se lo impicco, vero?-
Prima che potessero fermarlo, tirò la leva. La botola sotto i piedi di Gai si aprì. Il vuoto sotto di lui lo fece precipitare, fin quando la corda si tese e si strinse attorno al suo collo con violenza. L’uomo a sua volta si irrigidì, nel tentativo di opporre resistenza.
-Sensei!- urlò Lee con disperazione.
Ignorando il kunai che Neji ancora gli teneva premuto sul collo, si precipitò verso di lui. Il sangue cominciò a scorrere lungo il suo collo, ma non si fermò. Estrasse uno shuriken e lo lanciò verso la corda, nel tentativo di tagliarla e di salvarlo.
Ma Hiashi si mise in mezzo e lo deviò. Rock Lee si fermò, sconvolto e disarmato.
Poteva sentire lo scricchiolio delle fibre in tensione e vedere le gambe di Gai che si muovevano nel vuoto, nell’inutile tentativo di trovare un appoggio.
Stava vedendo il suo sensei morire e non riusciva a salvarlo. 

















ANGOLO AURTICE:

Oooooooh ma quante recensioni lo scorso capitolo, grazie mille a tutti! Mi mancherete ç.ç

Se non si capiscono i dialoghi, ditemelo vi prego. Io, sapendo già la storia, non ho un occhio molto obbiettivo. Quindi, se come Hiashi vi confondente tra chi è Gai e tra chi è Neji, non preoccupatevi, non state impiccando nessuno, ma sono solo io che ho scritto male. 

Per DarkShadowShyra mi dispiace, domenica non ce l'ho fatta, ma spero che questo capitolo possa comuque esserti un pò di sollievo in questa settimana e farti dimenticare un pò lo stess ;)


A presto cari lettori!

Dryas

   
 
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