.... siamo agli scoccioli, ultimi capitoli. Questo dovrebbe essere il terzultimo!
VENTINOVESIMO
CAPITOLO
Neji
salì le scale che l’avrebbero portato verso
l’esterno, trascinando con sé le catene invisibili
che ancora sentiva legate ai polsi. Nell’aria non
c’era profumo di libertà.
Gai avrebbe potuto
dire qualsiasi cosa, ma niente avrebbe cancellato il debito che sentiva
di avere con lui. Non si spiegava nemmeno come avesse potuto lasciare
che succedesse. Forse Gai almeno su una cosa aveva ragione: sulla sua
mancanza di combattività.
Avrebbe dovuto
fermarlo prima.
Aprendo la porta,
sospirò. La luce del sole, che non vedeva da giorni, lo
accecò e l’aria tiepida riscaldò i suoi
polmoni. Guardandosi attorno riconobbe quelle mura, quegli angoli, quei
corridoi tanto familiari e l’angoscia gli fece desiderare di
tornare nella sua prigione.
Lo avrebbe fatto, se
l’arrivo frettoloso di Rock Lee non l’avesse
fermato.
-Maestro, Hiashi sta
arrivando!-
L’espressione
di preoccupazione e apprensione disegnata sul suo volto lo confuse e
non riuscì a ignorarla. Probabilmente Lee scambiò
quella confusione con la reazione che Gai avrebbe realmente avuto.
Neanche per un istante dubitò che ci fosse qualcosa di
strano.
-Non abbiamo altra
scelta, l’unica possibilità è fermare
l’esecuzione nell’attimo in cui Hiashi abbassa la
guardia. È d’accordo?-
L’arrivo del
capo clan degli Hyuga gli impedì di rispondere. Con passo
deciso e la solita aria spavalda si stava avvicinando. Neji
sentì nascere in sé il desiderio di attaccarlo,
immediatamente, senza perdere il tempo. L’odio non era ancora
scomparso.
Ma Hiashi lo
guardò e subito capì che aveva percepito la sua
ostilità. Non era così ingenuo da farsi ingannare
da quella tecnica così semplice e banale.
-Qualcosa non va Gai?-
gli chiese.
Incerto su cosa
dovesse fare e sulle parole da usare fu costretto a reggere il gioco.
Anche se la tentazione di lanciarlo contro la dura roccia della parete
alle sue spalle era forte, un minimo di senno lo aveva conservato e
saggiamente gli aveva ricordato che non aveva neanche la forza di
alzarlo da terra di un centimetro. Quindi, per il momento, avrebbe
recitato.
-La tensione comincia
a farsi sentire- rispose -lo sa anche lei, non è una
missione semplice per noi-
-Metta da parte i
sentimentalismi, stiamo solo facendo ciò che è
giusto-
A quella risposta
l’istinto di saltargli al collo gli percorse la spina dorsale
come un brivido.
Mentiva
spudoratamente, senza un briciolo di pietà. Era lui il
mostro.
-Ora lo porteremo
fuori. E’ già tutto pronto per
l’esecuzione-
-Non è
detto che debba essere giustiziato- intervenne Rock Lee, con
un’audacia che non aveva mai sentito da parte sua -potrebbe
essersi pentito, non se lo ricorda?-
-Sei un ingenuo se hai
ancora fiducia in quell’assassino- ribatté Hiashi,
fulminandolo con lo sguardo -e sei ancora più idiota a
pensare che io me ne sia dimenticato. Ora muoviamoci-
Spalancando la porta
cominciò a scendere le scale.
Rock Lee, scuro in
volto, gli fu subito dietro e anche Neji li seguì, sebbene
con passo più incerto. Il piano si stava attuando senza che
avesse avuto la possibilità di dire a Lee la
verità, ma ormai non poteva più tirarsi indietro:
non avrebbe permesso di essere in debito con uno stupido e impulsivo
ninja dai capelli a caschetto.
Quando Hiashi
arrivò di fronte Gai nelle sue sembianze studiò
ogni mossa con attenzione, ma non colse alcun accenno di sospetto
mentre lo guardava, mentre gli parlava o si avvicinava per alzarlo da
terra.
Non dubitò
di quegli occhi vuoti né dell’atteggiamento
passivo. Anzi, fu lui a stupirsene: Gai esprimeva al meglio quello che
sentiva dentro di sé ed che in quel momento era costretto a
nascondere.
E ora poteva capire la
rabbia di Tenten nel vederlo arreso e, anzi, probabilmente al suo posto
e di fronte a un comportamento simile avrebbe utilizzato parole ben
peggiori.
Perdente, gli aveva
detto, ma debole e vigliacco suonavano meglio.
Nonostante tutto,
però, se n’era andata. Il solo pensiero che lei
non avesse avuto abbastanza fiducia in lui bastava per rimandare a
terra ogni debole speranza che resuscitava nel suo spirito.
Tenten aveva preferito
ascoltare il suo consiglio e non immischiarsi in faccende troppo grandi
e di cui non doveva venire a conoscenza. Era ancora convinto delle sue
parole, e il suo unico sollievo era di essere riuscito a
proteggerla.
-Gai non glie
l’hai detto?-
Improvvisamente Hiashi
si rivolse a lui, ma si accorse di non aver ascoltato il loro discorso.
A toglierlo dai pasticci fu il vero Gai, che con una perfetta
interpretazione attrasse tutta l’attenzione su di
sé.
-Non mi importa niente
di come morirò- disse rivolgendosi ad Hiashi -basta che vi
sbrighiate. Ne ho abbastanza di questa storia, e specialmente di vedere
la tua faccia-
-Sarai accontentato.
La forca è già pronta, prepara il collo caro
nipote-
Nell’ombra
Rock Lee strinse i pugni. Velocemente li nascose dietro la schiena per
evitare che Hiashi se ne accorgesse, ma la sua rabbia non rimase
nascosta a Neji. Era proprio vero, allora, che era in cerca di perdono.
-Hiashi, lascia fare a
me. Sei troppo nervoso- decise di buttarsi. Si avvicinò a
Gai e terminò il lavoro iniziato da suo zio. Gli
legò i polsi e lo guidò verso le scale. Senza
perdere tempo l’anziano Hyuga si era già
precipitato fuori dalla porta, facendo loro strada.
Vide Rock Lee
lanciargli un’occhiata di intesa; Gai invece non si
sbilanciò mai, nemmeno quando il suo allievo prediletto si
avvicinò per dirgli qualche parola non esitò nel
rispondere in versione “Neji”. Rimase distante e
freddo in ogni momento.
Quando uscirono
all’esterno, sull’ampio cortile di pietra grigia,
vide il patibolo di legno scuro spiccare solitario e minaccioso. Il
silenzio lasciava percepire che la tensione nell’aria era al
massimo e guardando il viso di Lee ne ebbe la conferma: pallido e
agitato, lanciava continuamente occhiate furtive prima Hiashi e poi
Neji, in attesa spasmodica di un colpo di scena.
-Bene-
esclamò Hiashi una volta che fu salito sul patibolo
-è il momento della verità. Ti sarai pentito
nipote? O il tuo cuore è ancora pieno di odio e furia
omicida? Io potrei scommetterci la vita sulla risposta-
Gai non rispose alla
provocazione, ma rimase a fissarlo con sguardo al limite del disgusto.
L’odio che trasmetteva sembrava quasi vero. Solo quando
Hiashi si calò su di lui per spostare il lembo della sua
maglia e scoprirgli il petto posò lo sguardo su Neji.
Lo vide calmo e al
tempo stesso coinvolto, mentre Lee era eccessivamente nervoso. In quel
momento Gai capì che non sapeva nulla del piano, ma tornando
a guardare di nuovo Neji non incrociò i suoi occhi.
-Come mi aspettavo-
disse Hiashi mostrando a tutti i presenti lo Shin no ikuin
-è colpevole-
A Rock Lee
scappò un lamento di delusione, ma fu costretto a prestare
più attenzione alla rapidità con cui il capo clan
Hyuga aveva già posizionato Neji sopra la botola e si
apprestava a legargli il cappio al collo.
-E’ troppo
tardi- sussurrò a colui che credeva il suo maestro, ma non
ottenne risposta.
Neji non riusciva a
parlare, riusciva a mala pena a pensare. Tutta la sua attenzione era
concentrata a individuare il momento giusto, l’istante esatto
in cui avrebbe potuto mettere fine con un colpo solo tutta quella
storia. Il morto ci sarebbe stato, ma non sarebbe stato né
lui né Gai.
-Qualche ultimo
desiderio?- domandò Hiashi a Nej, ormai pronto per
l’esecuzione.
-Non lo
dirò certo a te- fu la risposta del ragazzo.
-Meglio
così, risparmiamo tempo- continuò -di addio al
tuo team, nipote. È l‘ultima volta che lo vedi, da
vivo-
Il condannato
spostò lo sguardo verso Gai e Lee mentre Hiashi si
allontanava e raggiungeva la leva che avrebbe aperto la botola sotto i
suoi piedi. Di nuovo cercò una risposta negli occhi
trasformati di Neji, ma ciò che vide non fece altro che
aumentare la sua confusione.
-Fermo-
Sentì la
sua stessa voce ordinare a Hiashi con tono autoritario e deciso di non
muovere la leva. Ma la stranezza non stava in questo: quello che non
capiva era perché puntava un kunai alla gola di Lee e non a
quella eburnea del capo clan Hyuga.
Il suo ordine
funzionò, Hiashi obbedì, e soltanto
perché il sospetto di essere stato raggirato lo stava
angosciando tanto da renderlo ancor più pallido di quello
che normalmente era.
-Esatto, zio, sei
caduto in trappola- continuò Neji mostrando una certa
soddisfazione -stavi per impiccare l’uomo sbagliato-
-Che cosa?- chiese
Lee, incredulo -Gai sensei … -
-Gai sensei
è quello sulla forca- gli rispose bruscamente
l’altro -io sono Neji-
-L’entrata
in scena non sarebbe stata male- commentò Hiashi, dopo un
attimo di smarrimento -ma a quanto pare il tuo talento tanto ammirato
non è poi così speciale. Hai sprecato
un’occasione d’oro per uccidermi, lo sai? E per
uccidere questi due idioti-
-A differenza tua, io
non voglio morti sulla coscienza. Ovviamente tu fai eccezione- lo
contraddisse immediatamente Neji -il mio ultimo desiderio è
quello di battermi con te- continuò indurendo lo sguardo
-voglio vendetta, voglio il tuo sangue. Voglio dar sfogo a tutto il mio
odio su di te, perché è solo per causa tua se
è nato. Voglio che tu te lo riprenda, zio, ti appartiene-
Hiashi non rispose.
Ascoltò con attenzione le sue parole e non ne
sembrò minimamente turbato. Le sue mani, ancora appoggiate
sulla leva, si strinsero attorno ad essa. Un sorriso spuntò
sul suo viso.
-Se non ti importa di
loro- esordì -non ti dispiacerà se lo impicco,
vero?-
Prima che potessero
fermarlo, tirò la leva. La botola sotto i piedi di Gai si
aprì. Il vuoto sotto di lui lo fece precipitare, fin quando
la corda si tese e si strinse attorno al suo collo con violenza.
L’uomo a sua volta si irrigidì, nel tentativo di
opporre resistenza.
-Sensei!-
urlò Lee con disperazione.
Ignorando il kunai che
Neji ancora gli teneva premuto sul collo, si precipitò verso
di lui. Il sangue cominciò a scorrere lungo il suo collo, ma
non si fermò. Estrasse uno shuriken e lo lanciò
verso la corda, nel tentativo di tagliarla e di salvarlo.
Ma Hiashi si mise in
mezzo e lo deviò. Rock Lee si fermò, sconvolto e
disarmato.
Poteva sentire lo
scricchiolio delle fibre in tensione e vedere le gambe di Gai che si
muovevano nel vuoto, nell’inutile tentativo di trovare un
appoggio.
Stava vedendo il suo
sensei morire e non riusciva a salvarlo.
ANGOLO AURTICE:
Oooooooh ma quante recensioni lo scorso capitolo, grazie mille a tutti! Mi mancherete ç.ç
Se non si capiscono i dialoghi, ditemelo vi prego. Io, sapendo già la storia, non ho un occhio molto obbiettivo. Quindi, se come Hiashi vi confondente tra chi è Gai e tra chi è Neji, non preoccupatevi, non state impiccando nessuno, ma sono solo io che ho scritto male.
Per DarkShadowShyra mi dispiace, domenica non ce l'ho fatta, ma spero che questo capitolo possa comuque esserti un pò di sollievo in questa settimana e farti dimenticare un pò lo stess ;)
A presto cari lettori!
Dryas