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Autore: Tods    16/01/2013    6 recensioni
Mi fece l'occhiolino:"Sei il mio angelo"
"A furia di sentirmelo dire, comincio a crederci davvero."
"E se cominciassi a dire che mi piaci? Crederesti anche a quello?"
Io. La mia migliore amica. Dublino.
Due matte a piede libero, ecco cosa siamo.
Non avrei mai pensato d'incontrarli così i miei idoli, ma è successo. Grazie al cielo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
Tre anni dopo.
La casa era addobbata a festa come ogni anno. I palloncini la invadevano, e gli striscioni con su scritto ‘Buon Compleanno!’ la soffocavano. Piccole testoline frettolose correvano di qua e di là travolgendo tutto quello che incontravano, sfuggendo ad ogni tocco e ad ogni richiamo.
Non mi fu difficile individuare le due testoline ricce che cercavo. La piccola Elena era circondata da uno stuolo di ragazzetti alti mezzo metro che la guardavano assorti: sembravano pendere dalle sue labbra. Lei era assorta, pettinava i capelli ad una bambola, raccontando chissà quale aneddoto della sua vita complicata da bambina di tre anni.
-Tanti auguri!-dissi, facendole l’occhiolino. Si girò verso di me con gli occhi che le brillavano.
-Zia!-mi saltò al collo snobbando i bambini che la guardavano ancora speranzosi.
-Peste!-le scompigliai la zazzera, e lei si aggiustò i capelli sospirando-Tutto bene?
La guardai con fare interrogativo. Lei mi prese una mano e cominciò a giocherellare con l’anello che portavo al pollice, improvvisamente timida, troppo occupata.
-Birba, sto parlando con te!-i suoi occhini verdi incrociarono i miei, e lei mi sorrise, solare.
-Sì zia, sì. È il mio compleanno! Faccio gli anni così!-mi mostrò la manina, con tre dita sollevate.-Dov’è zio Harry?-lo cercò alle mie spalle.
-Sta parlando con la mamma, vedrai che adesso arriva.-all’improvviso mi sentii incredibilmente stanca.
Non condividevo il fatto che Ludo non avesse detto la verità ai gemelli. Harry se n’era lavato le mani, certo, ma era pur sempre il loro padre. Non aveva senso declassarlo a ‘zio’, e prima o poi la cosa sarebbe tornata a galla, incasinando tutto. Tutto ha un prezzo.
Elena adorava, anzi no, lei…amava Harry. Non suo fratello, io intendo suo…padre. Harry era la luce dei suoi occhi, da sempre, e quando era nei paraggi Elena quasi sembrava dimenticarsi di Ludo e Liam, e soprattutto sembrava essere più legata a lui che a loro. Lo sapevano, e la cosa li faceva impazzire. Letteralmente.
I gemelli avevano imparato a parlare in inglese, ma sin da subito Ludo aveva cercato di inculcargli qualcosa dell’italiano. Non se la cavavano granchè maluccio, per loro era come un gioco, un linguaggio segreto.
Una mano mi sfiorò piano la spalla. Quando mi voltai vidi il riccio che mi strizzava l’occhio. Faceva male vedere quanto somigliasse ad Elena. Faceva quasi paura.
La bambina scalpitò:-Zio, zio!-allungò le braccia verso di lui.
Harry la prese al volo, facendola girare:-Oggi è il compleanno della mia principessaaa!- le loro risate si fusero, originando un unico, limpidissimo, suono.
Andai alla ricerca dell’altro gemello, quell’Harry in miniatura con gli occhi verde ghiaccio.
Tra i due, Harry era decisamente il più timido ed introverso. Non aveva certo preso la spavalderia del padre, e cresceva tra le braccia protettive di Liam che, per contrastare la schiacciante somiglianza con Styles, aveva cercato di trasmettere al figlio almeno il suo carattere. Cosa che con Elena non era affatto riuscita.
Harry stava seduto in un angolo, con un libro illustrato tra le mani, dimostrando una pacatezza che non si addiceva per niente alla sua età. Sospirò, grave. Doveva essere dura avere tre anni…! Ludovica lo aveva rimproverato? Elena gli aveva rubato un giocattolo?
-Ehi campione!-alzò lo sguardo e mi sorrise.-Me lo dai un bacio?
Arrossì ed io lo invitai ad avvicinarsi, spalancando le braccia. Mi schioccò velocemente un bacio sulla guancia e poi corse via. Una risata conosciuta mi accarezzò l’orecchio, facendomi voltare.
-Elena, Elena, Elena…non ti basta l’Harry originale?
Sorrisi:-Tommo,Tommo,Tommo, non ti smentisci mai, eh?
Gli saltai al collo e ci abbracciammo stretti. Era un po’ che non lo vedevo. Salutai anche Alessia, era raggiante. Tre giorni dopo il suo ventiduesimo compleanno Louis l’aveva portata a Las Vegas, e lì si erano sposati, in quattro e quattr’otto, con “Hey Jude” al posto della marcia nuziale, in jeans e maglietta. Il sogno segreto ed inconfessabile di Alessia:solo Louis era abbastanza folle da assecondarla.
Era stato due mesi prima, o poco più. Erano appena tornati dal viaggio di nozze a Bora Bora. Interessante. Invidia portami via.
-Vi trovo bene!-li informai, strizzando l’occhio.
Louis diede di gomito:-Sì,sì. È stato da urlo, diglielo Alessia! Abbiamo fatto snorkeling, wind-surf ed abbiamo nuotato con i delfini! Bora era stupenda, ma anche Bora non era male. Ad essere onesti ho trovato il servizio un po’ scadente: non c’era un’anima e l’acqua era piena di sassi ma, eh! Che ci vuoi fare…questo turismo emergente!-ridemmo, e feci per dire qualcosa, quando i miei occhi si posarono sulle due figure che erano appena entrate. Tutto quello che c’era nel mio cervello in quel momento si azzerò. Lanciai la mia borsa in aria e,schivando amici di Ludo e Liam e genitori di amichetti dei gemelli, raggiunsi l’atrio strillando:-HAAAAAAAAAR!
Ci stringemmo forte, e posai la testa sulla sua spalla come ai vecchi tempi. Non ci vedevamo da prima di Natale: quell’anno, finalmente, io ed Harry eravamo riusciti a partire insieme alla volta di Parigi, questa volta, mentre lei era andata con Niall a Dublino. Eravamo state separate per forse una settimana, ma ci erano sembrati davvero secoli.
-Piccola cicci!-mi disse con un sorriso.-Divertita nella città dell’amore?
-La Tour Eiffelè grande, Lafayette è scintillante, MontMartre malinconico, il Louvre interessante…l’hotel era carino: la vista non era niente male, ed i materassi erano davvero davvero comodi…
Prima che Har avesse il tempo di scandalizzarsi, una voce dolce e con un forte accento irlandese mi disse:-No, davvero, non disturbarti a salutarmi. E non chiedermi nemmeno con così tanta insistenza come sto e cos’abbiamo fatto con mia madre e quel simpaticone di Chris!
Mi voltai ed abbracciai Niall:era rimasto pressoché lo stesso da quando lo avevamo conosciuto, tre estati prima. I suoi occhi luccicavano ancora come stelle.
-Mi sei mancata, stupida italiana.
-Mi sei mancato anche tu, irlandese di sti cazzi.-rise forte, e poi intercettò il saluto di Harry, che aveva ancora sua figlia in braccio.
-Saluta zio Niall, Elena. Da brava, salutalo, così, con la manina.-sentii che diceva, e mi venne da sorridere. Harry era perfetto come padre, checché ne dicesse.
Da quando c’erano i gemelli si era fatto il culo in quattro per essere presente nella loro vita. Ludo all’inizio lo aveva ostacolato in ogni modo: lui l’aveva mollata con il culo per terra, le aveva detto di non essere pronto! Alla fine aveva ceduto: Harry appostato ore ed ore sotto casa sua con il dito premuto sul citofono non era facile da ignorare.
Harry era dolce, premuroso, faceva il babysitter quando Ludovica e Liam avevano da fare. Era un vero e proprio padre part-time. Certamente un padre, ma pur sempre part-time. Lo osservai guardare Elena con gli occhi che gli brillavano. Le scostò piano i capelli mentre lei mostrava la lingua a Niall. Ricordavo che quando Ludovica ci aveva chiamati per dirci che i gemelli avevano imparato a camminare, quella notte Harry aveva pianto. Mormorava nel sonno “mi sto perdendo tutto”.
Le cose tra Liam ed Harry andavano a singhiozzi, non erano più gli amici di un tempo. Più l’uno cercava di avanzare richieste sui bambini, più l’altro si faceva scontroso nei suoi confronti. Difendeva il suo territorio, lo capivo. Temeva che le cose tra Ludovica ed Harry si sarebbero messe a posto così facendo, temeva tornassero insieme per il bene dei bambini. Lo temeva lui come lo temevo io.
-Ehi Zayn!-Har mi riscosse salutando il ragazzo che era appena entrato. Lui stringeva la mano ad un ragazza che purtroppo conoscevo fin troppo bene: capelli scuri riccissimi, un neo sotto l’occhio. Zayn e la meretrice facevano coppia fissa da tre anni ormai. Si erano conosciuti durante l’estate, lui aveva tradito Alessia con lei, e poi si erano incontrati di nuovo in ospedale il giorno della nascita dei gemelli. Il giorno in cui Yola se n’era andata.
Beth si posò una mano sulla pancia, e mi sorrise appena. Io mi appesi al collo di Malik:-Vuoi essere ancora il mio Super Malik?-mi fece girare, ridendo. Harry, sempre tenendo Elena per mano, ci raggiunse. Mi scompigliò i capelli proprio come faceva con sua figlia:-Ehi bimba, mi lasci parlare due secondi con il mio amico?-Zayn mi lasciò e volteggiai su me stessa due volte. Beth mandò gli occhi al cielo seccata.
Mi allontanai, ma restai a portata d’orecchio.
-Che hai combinato, amico?- Harry sembrava allarmato. Zayn si grattò la testa piano.
-Non era in programma, ma Beth è incinta.-mi andò la saliva di traverso. Cominciai a tossire così forte da piegarmi in due. Har accorse a picchiettarmi dolcemente la schiena.
-Cos’è successo?-mi chiese lei, ed io cominciai a strabuzzare gli occhi e a indicare la pancia di Beth. Har mimò un pancione ed io annuii. Lei si morse le labbra per non ridere.
-Ehi Zayn! Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, non credi anche tu?-annunciò, e il riccio al fulminò con lo sguardo. Zayn prese Beth per mano e la guidò all’interno della casa. Io presi un bicchiere di carta, e mi lascia cadere stancamente sul divano, sorseggiando spumante. E così anche Zayn avrebbe avuto una figlia di lì a poco. Anche lui era davvero troppo giovane, ma quelli sono i rischi che si corrono a scopare con chi ti capita a tiro. Quello, e le malattie veneree. Credo che chiunque avrebbe preferito un figlio alla sifilide. Per lo meno io avrei preferito.
-Un saluto non si paga.-una voce alla mia sinistra mi allontanò dai miei pensieri-l’aria di Parigi ti ha per caso dato alla testa?
Avrei riconosciuto quel timbro in mezzo a mille. Erano cambiate molte cose, da quando ero solo una ragazzina che ascoltava musica nella sua stanza, ma la voce di Liam era sempre la stessa.
-Ciao, Lee.-si lasciò cadere sul divano con aria stanca.-Scusa, mi sento ancora un po0 disorientata.
-Elena il volo sarà durato mezz’ora!-ridemmo. Il gemello maschio corse a nascondersi tra le ginocchia del padre, in lacrime.
-Ehi campione, cosa c’è?
-Voglio andare a casa mia papà, nella mia stanza, con i miei giochi.-tirò su con il naso, e Liam lo prese in braccio.-Voglio che vanno tutti via, papà.
-Non preoccuparti, campione, nemmeno a papà piace tutta questa confusione, ma la mamma ha deciso così. Perché non vai a giocare con Kevin? Con le macchinine, guarda. Ti va di giocare con le macchinine?-Harry annuì, scese giù e trotterellò verso un paio di testoline bionde che giocavano in ginocchio sul pavimento.
-Sei un bravo pare, Liam.-gli dissi, poggiando una mano sul suo ginocchio. Lui sospirò: sembrava invecchiato di dieci anni.
-Lo so.-sorrise, guardano Elena che mostrava le sue bambole dai capelli colorati alle sue amichette.-Vedi, anche se non sono figli miei io li amo, li amo da morire-lo capivo.-Conosco tutto di loro: so il colore preferito di Elena, so il cartone che Harry ama guardare la mattina mentre fa colazione, per esempio so che entrambi odiano la minestra ed amano il succo di mela, so che Elena ha paura del buio, e che Harry detesta quando lo si chiama per nome. Loro sono i miei figli, ormai. Lo sono diventati. Io e Ludo siamo la loro famiglia.
Ludovica entrò in salotto il vassoio della torta: era immensa, e bella, con una decorazione di pasta di zucchero verde acceso.
-Tutti noi siamo la loro famiglia.-disse con un sorriso. Aveva i capelli raccolti in uno chignon, con un paio di ciocche che le ricadevano sulle guance. Indossava un cardigan scozzese ed un jeans scuro: era entrata perfettamente nel ruolo della mamma, e non sfigurava affatto in mezzo alle trentenni che piluccavano stuzzichini in salotto.
Elena ed Harry le si attaccarono addosso come due cozze, e lei alzò gli occhi al cielo seccata.
 
Ci avvicinammo tutti, per le solito foto ricordo obbrobriose che non fanno altro che ricordarti quanto il tempo scorra veloce. Sulla consolle dell’ingresso c’erano entrambe le foto dei compleanni precedenti.
I bambini, Ludo e Liam, Niall ed Har, Zayn e Beth, Alessia e Louis, io ed Harry. Ci stringemmo un’altra volta ancora, gli uni agli altri, per l’ennesima foto. Corpi rigidi, sorrisi di plastica.
Anche quell’anno si aggiungeva a tutti quelli precedenti, anche quei ricordi si accumulavano agli altri. Ne avevamo passate tante, tutti insieme, sin dall’inizio. Drammi, crisi, dubbi e quant’altro. Dopo meno di un mese avrei avuto l’età che aveva Harry quando ci eravamo conosciuti. Diciotto anni. Era una libertà che agognavo, che cercavo, una libertà in cui speravo.
Assurdo quanto potesse essere piena la mia vita a soli diciotto anni.
Mi strinsi ad Har, che aveva il braccio di Niall sulla spalla. Guardai l’obiettivo sorridente, consapevole di tutto quanto avevo attorno.
La mia vita era cambiata un sacco in quei tre anni: avevo fatto cosa che non avrei mai immaginato, visto posti davvero stupendi, incontrato persone che nemmeno immaginavano la mia esistenza!
L’obiettivo si restrinse, il flash scattò. Mi rilassai, lasciando cadere le braccia e mi abbandonai ad un sorriso autentico.
Altro anno, altra foto. I bambini, Ludo e Liam, Niall ed Har, Zayn e Beth, Alessia e Louis, io ed Harry.
So che può sembrare la fine, un lieto, lietissimo fine. Ma in realtà, io lo bene, è solo l’inizio

 


***
Mi piace pensare che Niall ed Har vivano in una grande casa bianca, in una piccola città sulla costa. Mi piace pensare che si amino come il primo giorno, e che abbiano due figli, Oliver e Sofia. Mi piace pensare che siano una di quelle famiglie che tutti invidiano, una di quelle famiglie da pubblicità del Mulino Bianco. 

Mi piace pensare che Beth abbia lasciato Zayn, e che lui viva in un appartamento in centro con la loro figlia, Simone. Mi piace pensare che Zayn la adori, e che lei vada fiera del suo papà tatuato.

Mi piace pensare che Liam e Ludo vivano ancora in quella grande casa a Londra, in periferia, e che finalmente abbiano una figlia tutta loro. Mi piace pensare che litighino spesso, ma che lui ceda sempre a tutte le sue richieste, perchè la ama.

Mi piace pensare che Louis ed Alessia (no, non vivono in un sottomarino giallo a largo del Pacifico, lol) vivano in una casa poco lontana da quella di Ludo, con un gran portico ed un bel giardino curato, con i loro figli Tom, John, Georgia e Stella e con il loro cane Paul (Ogni riferimento ai Beatles non è affatto casuale). Mi piace pensare che siano una famiglia sui generis, un po' stravagante, ma molto molto unita. 

Mi piace pensare che Elena ed Harry vivano in una casa in campagna nel Cheshire, con le loro due figlie Julia e Darcey. Mi piace pensare che lui sia ritornato a lavorare da Mandeville, e che si sia tatuato i nomi dei suoi figli dietro il collo. Mi piace pensare che nessuno scoprirà mai che sono suoi figli, e che tutti associno quell' "Elena ed Harry" a lui e sua moglie. Mi piace pensare che a loro vada bene così. Mi piace pensare che finalmente vivano in pace, sereni, finalmente, e che lui si sia inciso sul dorso della mano "Piacere, Mr. Umiltà", per celebrare il loro incontro.

Mi piace pensare che queste non siano le ultime cose belle successe sotto il cielo di Dublino, ma che siano solo l'inizio di qualcosa di grande e meraviglioso, simile ad un miracolo.

Forse non incontreremo mai i One Direction, ma state pur certi che se dovesse accadere, le cose andrebbero esattamente così.


*
Spazio autrice (ahahaha)
Sono in lacrime davanti ad uno stupido pc, ditemi voi se è normale!
Se all'ultimo capitolo ho cominciato a vacillare, adesso sono proprio scoppiata.
Non so per voi quanto questa storia contasse, ma come ho detto,
per me è molto molto importante.
E' una delle prime cose che ho portato a termine, e ne vado molto più
che fiera. Mi ha aiutata a crescere, e a sognare, e mettere un punto
definitivo ed irremovibile è stato davvero difficile.

Tuttavia non posso concludere senza una buona dose di ringraziamenti.
Innanzitutto grazie ad Har, senza la quale questa storia
non sarebbe mai nata, e non sarebbe mai stata così bella. Grazie piccola, 
ricorda sempre: tu illumini il mio mondo come nessun altro!
Grazie mille anche a Manu, Alessia e Yola, che hanno letto la storia 'in fieri'
e che mi hanno supportata moralmente.
Grazie a Giorgia, che l'ha letta solo perchè gliel'ho chiesto (prava pampina)
Grazie a Federica, che ha letto e recensito ogni orribile capitolo di passaggio
sempre e comunque, motivandomi e spingendomi a continuare.
Grazie ad Ylenia,  la prima Toddatic Ufficiale, lol.
E grazie a TUTTI quelli che hanno letto, anche solo il prologo (1500 è un risultato
ASSURDO!) sappiate che vi sono grata per aver speso un po' di tempo 
per dare retta a questa pazza isterica *si indica*
Un'ultima cosa, una soltanto.
Vorrei segnalarvi la canzone di Adele 'Don't you remember?' che, come
si è accorta Har ben prima di me, sembra parlare proprio di Under Dublin's sky.

Siete la mia forza,
                                                                                                                                    Elena 

 

  
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