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Autore: Amy Dickinson    17/01/2013    2 recensioni
Ciao a tutti,
questa è la prima volta che scrivo una storia su Twilight e non ho la più pallida idea di cosa ne verrà fuori, comunque... spero che vi piaccia!
Non c'è moltissimo da dire, la fanfiction è ambientata in Inghilterra, nella città di Manchester e la protagonista è il mio personaggio femminile preferito sia nei film che nei libri della Meyer: Alice. La nostra piccola Cullen è una ragazza inglese di appena 20 anni, è una studentessa universitaria che vive insieme all'amica Bella, conducendo una vita normale, tranquilla e forse anche un po' monotona. C'è effettivamente qualcosa che manca nella sua vita, lei finge che la cosa non le pesi e che tutto sia regolare ma in effetti... - può andare come anticipo?
Leggete! :) Magari se vi è piaciuta lasciatemi qualche recensione... d'accordo, vale anche se non vi piace! Fatemi sapere comunque e per favore non siate troppo severi con me, un abbraccio.
Amy
P.S. Mi scuso sin da ora per eventuali errori di svariato genere, appena possibile correggerò le sviste e posterò la conclusione. Spero che possiate comunque godervi il contenuto. Grazie dell'attenzione ^^
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Living in Manchester - Saga'
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Le basi per il futuro

 

La luce del sole penetrò dalla finestra della stanza e colpì Alice in pieno viso, svegliandola. Grugnì e aprì gli occhi lentamente. Si stiracchiò e notò di avere indosso solo un lenzuolo, non ricordando momentaneamente il perché. Poi sorrise mentre la sua mente iniziò a riempirsi di immagini che raffiguravano lei, Jasper e gli avvenimenti degli ultimi due giorni. Erano stati incollati l’uno all’altra per quasi tutto il tempo, stava benissimo ma la testa le girava un po’, tanto era ubriaca di piacere. 

Pigramente, si alzò dal letto e indossò gli indumenti intimi ed il pigiama, poi si decise a scendere di sotto, sperando di trovarvi il suo ragazzo. 

Jasper l’aspettava in cucina, la radio era accesa e la colazione quasi pronta. La visione di lui ai fornelli le strappò un sorriso mentre Whatever you want risuonava nella piccola stanza, si appoggiò allo stipite della porta e si gustò la scena di lui che fischiettava, ancheggiando appena. Cercò di non ridere ma non riuscì a trattenersi a lungo, le ricordava troppo Edward. Sentendo la risatina, Jasper si voltò nella sua direzione e la guardò con finta aria offesa. 

“Ah, mi spii! Per punizione non dovrei farti mangiare!” esclamò, abbassando di poco il volume della radio. 

“Ma sei troppo buono e non mi faresti mai morire di fame” commentò lei, avvicinandosi e ancheggiando a sua volta ma con fare più sensuale.

“Mi conosci bene eh, piccola?” le cinse la vita con le braccia e la baciò sulle labbra.

“Ovviamente sì”

“Buongiorno, comunque”

“Buongiorno. Cos’hai preparato?”

“Caffè, frittelle alla crema e muffin con banane e cioccolato”

“Però, l’imbarazzo della scelta!”

“Questo ed altro per il mio dolce folletto”

Alice prese posto a tavola e zuccherò una tazzina di caffè, guardando Jasper come se volesse mangiarlo. Gustò con calma la colazione e si lasciò coccolare dalle mani del ragazzo che si prodigò per massaggiarle le spalle. 

“Che ore sono, amore?” chiese poco dopo. 

“Le dieci e dieci” le rispose, adocchiando l’orario sul proprio telefono. “A proposito, poco fa ha chiamato Bella”

“Cosa? Che ha detto? Perché non mi hai svegliata?”

“Calma, piccola, calma. Va tutto bene, non mi ha detto nulla ma l’ho sentita tranquilla. Dice che partiranno tra circa un’ora”

“Ah. Beh, speriamo che sia andato tutto per il meglio”

“Sicuramente, te l’ho detto: dalla voce sembrava sollevata. Dai, non preoccuparti” le accarezzò una guancia. “Piuttosto, togliamo di mezzo queste cose, così quando Bella tornerà troverà la cucina immacolata” 

“Già, in due faremo prima”

“Eh sì, poi dovrò tornare da Rose”

“Perché? Non ti piace stare con me?”

“Sai benissimo quanto mi piaccia stare con te, non fingere di non saperlo. Solo che devo tornare a concentrarmi sulla mia tesi”

“D’accordo, anch’io dovrei rimettermi a studiare come si deve, ultimamente non ho combinato nulla”

“Ci vediamo stasera?”

“Purtroppo no, lavoro”

“Okay, allora vengo a prenderti quando finisci, va bene?”

“Perfetto, amore, grazie!”

 

 

Quando Bella e Edward rincasarono Jasper se ne era andato già da diverse ore, trovarono Alice seduta sul divano, immersa nello studio, seminascosta dietro una pila di volumi. 

“Bella!” esclamò, saltando in piedi e correndole accanto. “Come ti senti?”

“Un po’ stanca per il viaggio, a dire il vero” rispose.

“Siediti, su, vieni. Aspetta, ti prendo dell’acqua”

“No, Alice, non ce n’è bisogno, non ho sete”

“Sei sicura?”

“Sì, siediti anche tu e non preoccuparti”

“D’accordo. Com’è andata? L’hanno presa bene?”

“Sì e no” sopraggiunse Edward, facendo il suo ingresso. 

“Che vuol dire?”

“Mia madre è stata davvero sorpresa dalla notizia ma l’ha accettata di buon grado, sai, adora i bambini. Mio padre, invece, credo sia tuttora shockato, ho cercato di parlargli, di aprirmi di più, ma è evidente che ha bisogno di tempo”

“Il povero Charlie non se lo aspettava proprio, la sua è una reazione anche normale, se vogliamo, ma alla fine dovrà pur accettare la situazione”

Bella aveva l’aria stanca ma sembrava stare bene tutto sommato, quello con l’aria provata tra i due era più che altro Edward.    

“Perché non vai un po’ a riposare, tesoro?” chiese il ragazzo. “Dalla tua faccia dubito che il senso di nausea sia passato”

“No, infatti. Credo che andrò di sopra, mi scusate?”

“Scherzi? Va’ pure, anzi se ti serve qualcosa sappi che sono a disposizione”

“Grazie, Alice”

“Tra poco dovrò andare” disse Edward, rivolgendosi alla sua ragazza.

“Sì, lo so”

“Ti chiamo più tardi, okay?” le diede un bacio e la osservò salire i gradini che portavano al piano superiore, quindi prese posto sul divano accanto ad Alice.

“Vuoi un caffè? Hai l’aria di chi ha lavorato ventiquattr’ore di seguito”

“L’avrei preferito…” 

“Davvero? Il padre di Bella è tanto terribile?”

“No, non lo definirei proprio terribile, piuttosto come una persona che sfiora l’impossibile. Non mi ha guardato in faccia per tutto il tempo e non voleva che gli rivolgessi la parola”

“Wow, che tipetto…" 

“Comunque sì, un caffè non mi dispiacerebbe, ho ancora una lunga giornata davanti” 

“Vieni in cucina, così continui a raccontare”

“Beh, non c’è molto da dire. Charlie era praticamente sotto shock, come se avessi fatto qualcosa di orribile alla sua bambina. Renée, invece, si è mostrata molto solare e disponibile, ha detto che può capitare quando due persone hanno un rapporto stabile, non ci reputa irresponsabili”

“Davvero? Praticamente pensa tutto il contrario del suo ex marito”

“A quanto pare sì”

“Mamma e papà, invece, cos’ hanno detto?”

“Hanno iniziato a parlare per primi, spiegando la situazione e facendo loro sapere cosa ne pensano. Sono favorevoli al fatto che Bella e io vogliamo tenere il bambino e credo che lo sia anche Renée, o, almeno, lo suppongo” 

“Il padre di Bella, invece…”

“Mi spiace per lui, capisco che sia stato un gran colpo, ma nemmeno noi immaginavamo che una cosa del genere sarebbe potuta accadere, soprattutto non per una singola distrazione, però è successo. E deve farsene una ragione, Bella ed io formeremo una famiglia e spero che prima o poi lo accetti perché non abbiamo fatto nulla di male, in fin dei conti. Invece si comporta come se avessi commesso un abominio, come se Bella non fosse stata consenziente e…”

“Ha detto questo?” chiese Alice, interrompendolo. 

“Beh no, non proprio, però a volte non servono parole per capire lo stato d’animo di una persona” 

“Mi spiace Edward, capisco non sia facile per te. Comunque vedrai che le cose si aggiusteranno, Charlie si ammorbidirà, si tratta pur sempre di sua figlia e, anche se non ti adora, ti accetterà come compagno di Bella e padre di suo nipote”

“Lo spero”

La ragazza gli porse una tazzina di caffè già zuccherata e lui bevve in un paio di ampi sorsi. 

“A giorni andremo in ospedale, è meglio che Bella venga visitata” esordì dopo un lungo minuto di silenzio. “Sai, per vedere da quanto tempo è incinta e se è tutto nella norma”

“Certo, mi sembra giusto”

“Sono un po’ preoccupato. Mamma e papà dicono che è normale in molti casi avvertire nausee ricorrenti, eppure non sono del tutto tranquillo. Se dovesse sentirsi ancora male mi telefonerai subito, vero?”

“E’ naturale!”

“Bene” sospirò. “Adesso è proprio il caso che vada, devo fare ancora un sacco di cose e ti confesso che non vedo l’ora di farmi una doccia e andare a dormire”

“Ci credo, hai l’aria piuttosto stanca”

“E già. Grazie, sorellina”

“Del caffè?” azzardò lei con un sorriso.

“Anche, mi ci voleva. Ma mi riferivo a tutto il resto, è bello poter contare su di te” 

“Non ringraziarmi, Bella è mia amica e tu sei mio fratello, c’è altro da dire?”

Edward sorrise e le stampò un bacio sulla guancia, aprì la porta e si congedò con un gesto della mano.

 

 

“Gradite un altro dolcetto?” domandò Rosalie. 

“No, grazie” risposero all’unisono Alice e Bella. 

La giovane Hale le aveva invitate a casa sua in un pomeriggio di inizio aprile per discutere di una questione molto importante: i preparativi per il suo matrimonio. Ormai le cose tra lei ed Emmett andavano a meraviglia e la ragazza non voleva più aspettare per riprendere ad organizzare il proprio matrimonio e, per l’occasione, volle chiedere aiuto alle sue amiche, sperando che le avrebbero dato una mano, visto che ne aveva bisogno e persino Emmett non si era tirato indietro. 

“Scusate se l’ho chiesto a voi ma mia madre è perennemente impegnata e…” tentò di dire.

“Non dirlo neanche per scherzo!” esclamò prontamente Bella. 

“Saremmo felici di aiutarti” concordò anche Alice. 

“Non si tratterà di nulla di pesante, ve l’assicuro, solo che ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a gestire tutto perché, credetemi, è stressante farlo da sola”

“Tranquilla, a cosa servono gli amici sennò?”

“Grazie, davvero. Anche Emmett ha promesso che non mi lascerà sola questa volta”

“Bene, più siamo e meglio è”

“Cercherò di coinvolgere anche Edward, quando possibile” 

“Fa’ quello che puoi, ma non serve impegnare anche lui”

“Io invece, studio e lavoro a parte, sono libera”

“Lo so, Jasper è molto preso dalla tesi e ti sta un po’ trascurando, ma tieni duro, ormai non gli manca molto”

“Certo, capisco la situazione e non gliene faccio una colpa, è solo un periodo e passerà”

“Tornando al discorso matrimonio, quali saranno i nostri compiti?”

“Ve lo faccio sapere domattina, prima di decidere volevo sentire le vostre opinioni. Piuttosto, Bella, com’è andata ieri?”

“Bene, direi. Ho fatto la prima ecografia”

“Davvero? Hai anche la foto con te?”

“Sì, aspetta” frugò nella borsa e tirò fuori una busta che poi porse alla bionda. 

“Vediamo… oh, Dio, è così piccolo!” 

“Vero? Ancora non si distingue nulla”

“Gli voglio già bene o… le voglio. Quando si saprà se è maschio o femmina?”

“Non saprei con certezza. Stando a quanto dice il medico ci vuole ancora un po’ di tempo” 

“Qualunque sesso sia sono sicura che sarà adorabile”

“Riceverà mille attenzioni da tutti noi”

“Non ne dubito, siete speciali”

 

 

Il tempo iniziò a scorrere più in fretta – o almeno così parse ai ragazzi – e l’arrivo della bella stagione mise la combriccola di buon umore. I preparativi per il matrimonio di Emmett e Rosalie ripresero ma sembrava chiaro che, seppur lavorando tutti insieme, non sarebbe stato possibile rispettare la data che era stata decisa all’inizio e perciò la cerimonia avrebbe avuto luogo in autunno. Inoltre anche gli Hale dichiararono che altri impegni li trattenevano e che non sarebbero potuti venire prima di metà ottobre. Rosalie non parve molto entusiasta della cosa, aveva immaginato le sue nozze in un miglior periodo dell'anno e con i suoi genitori liberi dall’estenuante lavoro per almeno un paio di giorni, ma non si scoraggiò: non sarebbe stato proprio tutto perfetto ma avrebbe avuto accanto le persone a lei più care e sarebbe diventata la moglie di Emmett, l’uomo che aveva fatto breccia nel suo cuore, quindi ciò che contava davvero non sarebbe mancato. 

Emmett lavorò molto intensamente a causa di un’importante progetto che gli era stato affidato, tuttavia riuscì lo stesso ad adempiere alla promessa che aveva fatto a Rosalie, non tirandosi mai indietro quando gli chiedeva un favore, soprattutto se riguardava il loro matrimonio. Alla sera era sempre spossato ma anche molto felice della piega che avrebbe preso la sua vita entro qualche mese. 

Edward riuscì a trovare un secondo lavoro, come il primo non era un granché, ma gli consentiva di guadagnare di più e, più guadagnava, più riusciva a mettere da parte. Avrebbe potuto chiedere aiuto ai suoi genitori o a suo fratello dato che vivevano in una condizione economicamente più agiata della sua, ma si rifiutò poiché desideroso di cavarsela da solo. A causa dei turni di lavoro si vide costretto ad abbandonare temporaneamente l’università e il suo sogno di diventare medico con grande dispiacere di Bella che cercò più volte di dissuaderlo. Non sentì ragioni, spiegandole che avrebbe ripreso a studiare appena possibile e che non doveva preoccuparsi per lui, in quanto farlo non gli pesava affatto perché lo faceva per una buona causa. La ragazza non era poi molto convinta però non disse più nulla a riguardo, sperando così di non mettere il dito nella piaga, continuando ancora a sentirsi responsabile però, poiché Edward appariva sempre stanco e assonnato. 

Bella continuò a studiare e, per quanto possibile, a frequentare i corsi, ma presto dovette lasciare il suo piccolo impiego su espressa richiesta del medico poiché man mano che il bambino cresceva dentro di lei, la ragazza avrebbe dovuto fare meno sforzi possibile e, anche se il suo lavoro non era molto faticoso, le era stato sconsigliato di proseguire. Le dispiaceva lasciare quella piccola sicurezza economica ma il bene del suo piccolo era indubbiamente più importante. Inoltre sua madre – che le scriveva via mail quasi tutti i giorni – le aveva comunicato che aveva concordato con Charlie un importo che avrebbero messo insieme e che le avrebbero inviato ogni mese, dato che aveva lasciato il lavoro. Fu immensamente grata ad entrambi perché, almeno quando si trattava di lei, erano uniti. Sperò che la notizia facesse desistere Edward dall’improvviso stacanovismo che lo aveva colpito ma il ragazzo continuò a fare di testa propria, sorridendole sempre con assoluta dolcezza tra uno sbadiglio e l’altro.       

Jasper, desideroso di finire gli studi quanto prima per poter così iniziare a cercare lavoro, si dedicò anima e corpo alla sua tesi di laurea, trascurando la sua vita sociale e persino il suo adorato folletto. Lo aveva premesso sin dall’inizio che avrebbe avuto bisogno della massima concentrazione e si era anche scusato perché già sapeva che ciò avrebbe comportato vedersi per poco tempo e non proprio spessissimo. Anche se Alice si era dimostrata comprensiva e paziente, il ragazzo sapeva che la cosa non la entusiasmava, d’altronde come avrebbe potuto? Quale ragazza sarebbe stata felice di non poter passare tempo con il proprio ragazzo? Se ne dispiaceva molto, perciò si impegnò notevolmente, soprattutto per lei. 

Alice fece il possibile per nascondere tutta la sua impazienza, sforzandosi anche di essergli di supporto ogni volta che il ragazzo n’ebbe bisogno. Sperava però che quel momento finisse presto e che Jasper conseguisse l’agognato titolo per poi tornare a frequentarsi stabilmente, poiché gli mancava non poterlo vedere ogni volta che avrebbe voluto. Approfittando del tempo libero a disposizione studiò sodo, sia da sola che con le amiche, e ben presto si rivelò insostituibile sia per Bella, che veniva accontentata in ogni minimo bisogno o capriccio di donna incinta, sia per Rosalie, che arricchì la già alta opinione che aveva per la piccola Cullen con sempre maggior considerazione. Alice era felice di rendersi utile, le sue giornate erano via via più impegnative ma le affrontava con un sorriso. Nonostante i numerosi compiti svolti si mostrava sempre fresca ed attiva sia in aula che al pub e faceva risplendere la casa, trasformandosi così da semplice studentessa a tuttofare con un’esagerata vena altruistica. 

“Alice, stai facendo un ottimo lavoro, davvero, sei indispensabile ma… non ti sembra di esagerare un po’?” le aveva chiesto Bella una domenica mattina.

“Esagerare? No, non mi pare” aveva risposto Alice, intenta a spolverare i mobili in salotto. 

“Io, invece, credo di sì”

“Non capisco, perché lo dici?”

“Mi sembra ovvio: studi, lavori, rassetti la casa, mi stai sempre dietro e fai anche le commissioni per Rose. Stai facendo tutto troppo all’improvviso, non è un bene”

Alice alzò le spalle. 

“Ti dirò, la sera sono stanca ma, allo stesso tempo, rendermi utile mi regala energia per il giorno successivo”

“E questo mi fa piacere ma, secondo me, dovresti rallentare un po’ i ritmi, pensare più a te stessa”  

“Mi fa piacere che ti preoccupi per me, Bella, ma non ce n’è bisogno, mi riposo spesso e non risento particolarmente di tutto quel che faccio” 

“Ti stai comportando come tuo fratello, voi non fate altro che lavorare mentre io me ne sto qui. Mi sento inutile a non potervi dare una mano”

“Ascolta, tu aspetti un bambino, non conduci una vita sedentaria perché ti piace ma perché la tua condizione te lo impone, quindi non devi sentirti così, perché non sei affatto inutile. Edward e io siamo felici di poter essere di aiuto, stiamo bene, non devi stare in pensiero per noi”

Bella sbuffò, capendo che non avrebbe convinto a desistere né Alice né Edward dai loro propositi – a volte quei Cullen erano dei gran testoni!    

 

 

“Tesoro, sei sicuro di voler uscire?” gli domandò per l’ennesima volta. 

“Fino a quando dovrò ripeterti che non hai di che preoccuparti, Alice?” fece Jasper, in tono vagamente esasperato. “Sono settimane che non metto piede fuori di casa, avevo davvero bisogno di una boccata d’aria. Ma, soprattutto, avevo bisogno di vederti, non ce la facevo più a sentirti solo per telefono o per messaggio”

“Nemmeno io” ammise la ragazza, stringendosi attorno al suo braccio.

“Ci sto mettendo tutto me stesso in questa tesi, sto facendo dei grossi sacrifici ma un’uscita di tanto in tanto non è un problema”

Stavano camminando da circa un quarto d’ora ma non stavano percorrendo la solita strada, difatti erano ancora nel quartiere dove viveva Rosalie, a confermarlo c’erano numerosi cancelli che circondavano sontuose ville. Se ne accorse solo diversi minuti dopo essere usciti di casa insieme e ne rimase perplessa – anche perché il ragazzo non le aveva chiesto dove desiderasse andare, cosa che, invece, faceva sempre. Vedendo che dopo venti minuti non accennava a dirle nulla prese coraggio e gli domandò:

“Jazz, ma dov’è che stiamo andando?”

“Sapevo che me lo avresti chiesto, prima o poi. Non serve che te lo dica, è una sorpresa”

“Una sorpresa?”

“Esatto e no, non guardarmi con quegli occhi da cucciolo, dalle mie labbra non uscirà una parola a riguardo”

“Sei sicuro?”

“Sicurissimo e, te lo dico, non funziona nemmeno la malizia”

Alice sbuffò, impaziente com’era. Incominciò a farsi delle domande, magari poteva arrivarci. Ma si arrese in fretta, causa buio totale. Nel frattempo il ragazzo si era fermato bruscamente davanti a una delle tante ville e stava scoprendo il polso per controllare l’orario. 

“Beh, perché ci siamo fermati?” chiese lei.

“Siamo arrivati, ora non ci resta che aspettarlo” rispose in tono vago e la piccola Cullen gli avrebbe certamente chiesto di chi si trattasse se un anziano e distinto signore non si fosse avvicinato loro alzando una mano con fare amichevole. 

“Buonasera, zio” salutò Jasper.

“Mio caro ragazzo!” esclamò l’uomo, tradendo un vago accento italiano nella voce. “Sono felice di rivederti, l’ultima volta eri ancora un bambino ma adesso sei un uomo di bella presenza, di sicuro non ti mancano le ragazze, eh?” 

“Ehm… la ragazza, zio” fece, non senza un po’ di imbarazzo, indicando Alice. “Eccola qui” 

“La tua ragazza? Lei? Oh, ma quanta grazia!” esclamò, come abbagliato, porgendole la mano. “Vedo con piacere che il buongusto è ancora una qualità della nostra famiglia”

“Piacere di conoscerla, signore, sono Alice Cullen” disse educatamente, stringendogli la mano.

“Quale onore! Aro Hale Volturi, al tuo servizio”

Alice sorrise, a sua volta imbarazzata, adocchiando Jasper con sguardo interrogativo. 

“Dunque, zio, Marcus mi diceva che non è interessato ma che potrebbe proporre l’affare ad un suo amico. Sei sicuro di volertene disfare? Non vorrei che prendessi una decisione affrettata e te ne pentissi quando sarebbe troppo tardi…” 

“Benedetto ragazzo, avrò anche ottantasette anni ma non sono ancora rimbambito! Se ti dico che ho deciso devi fidarti. Ecco perché ti ho chiamato per esaminare tutto, riponendo in te la mia piena fiducia”

“Ti ringrazio”

“Sono io a doverti ringraziare. Ma perché non entriamo? Sono ansioso di conoscere il parere tuo e, se vuole, di questa deliziosa signorina” e detto ciò tirò fuori un mazzetto di chiavi, quindi Jasper lo aiutò ad aprire e a spingere il pesante cancello dell’abitazione alle loro spalle. 

“Jasper, io continuo a non capire” bisbigliò Alice. 

“Fra poco capirai tutto” le assicurò. 

“Seguitemi, ragazzi” disse l’uomo, andando avanti per primo.

Entrarono nella proprietà ed attraversarono un giardino grande quanto quello di Rosalie, anche se piuttosto trascurato, e sorpassarono l’entrata della splendida villa che, contrariamente a quella moderna della bionda, era ammobiliata in stile vittoriano. La giovane rimase costernata non solo dalla raffinatezza degli interni ma, soprattutto, da quanto il tempo non ne avesse intaccato la bellezza. 

“Sei rimasta a bocca aperta, eh?” fece all’improvviso il signor Hale. “Ti capisco, anch’io ero meravigliato quando l’ho ereditata. Sai, apparteneva a mio padre, un lord decadente che si trasferì in Italia e, qualche tempo dopo, si sposò. Diceva che le inglesi non facevano per lui. Buffo pensare che suo figlio maggiore ne ha sposata una!”

“Quindi lei è in parte italiano?”

“Sì, e ci ho vissuto fino ai vent’anni, poi ho conosciuto una turista e ho scelto di venire a vivere qui con lei, mettendo su famiglia. Povera cara, non avrebbe dovuto lasciarmi lei per prima, ma purtroppo così è stato”

“Oh, mi spiace”

“Sei gentile, ma sai com’è, quando si diventa vecchi si è più fragili. Per molti decenni abbiamo vissuto felici in questa casa ma, da quando lei è venuta a mancare, ho chiuso tutto e sono tornato al mio Bel Paese. Erano anni che non venivo qui”

“Marcus me l’aveva accennato” s’intromise Jasper. “Capisco la tua scelta”

“Ho vissuto bene, ragazzo mio, ma adesso non ho più bisogno di tutto questo, di una casa piena di ricordi e troppo grande per me. E, dato che non ho avuto la fortuna di avere figli, sono felice di venderla ad altri che, di certo, sapranno darle nuovo lustro”

“Di sicuro, zio. Vedi, il motivo per cui ho portato Alice con me è che anche lei è studentessa nello stesso campo, due pareri saranno meglio di uno, non credi?”

“Certo ma, a giudicare dall’espressione che ha ancora sul viso, non credo ci siano dubbi sul fatto che questa casa le piaccia, o sbaglio?”

“Nossignore, è magnifica!” rispose la ragazza. “Chi l’acquisterà sarà di certo molto fortunato, è piena d’arte ed è conservato tutto in maniera impeccabile”

“Visto? A questo punto allora credo non ci siano più dubbi su chi debba essere ad ereditarla”

“Non capisco, Marcus aveva detto che avevi bisogno di un intenditore che ti aiutasse a fare delle valutazioni, cosa c’entra la questione dell’eredità ora?”

“In effetti, Jasper, inizialmente era ciò che volevo ma poi, vedendo che sei il tipo sveglio ed intelligente che pensavo e dato che sei già impegnato, ho cambiato idea. Questa casa sarà una perfetta dimora per te ed Alice”

“Ma zio…”

“Non accetterò repliche. Ad Alice piace e a me basta come motivazione per affidarti questo posto”

“Zio, è molto gentile da parte tua ma non posso davvero permettermela”

“Nessuno ha parlato di soldi, è un regalo. Sai bene che non sono mai stato un tipo troppo generoso, voglio riscattarmi così”

“E cosa diranno gli altri?”

“Ho già sistemato tutto, ognuno avrà quello che gli spetta. Tu non hai di che preoccuparti”

“Io non… non so che dire, mi hai spiazzato”

“Era quello che volevo. Vediamo, potresti incominciare con un ‘Grazie, zio’!

“Hai ragione, sai? Mi sembra un po’ una follia ma… grazie infinitamente”

“Di nulla, mio caro. Sei forse l’unico che saprà trattare questa casa con il rispetto che merita”

Per tutto il tempo Alice era rimasta ad ascoltarli, muta ed attonita. Quel signore stava davvero offrendo a Jasper – e a lei – quella casa da sogno? Non lo credeva possibile.   

“Naturalmente, una volta che sarete i nuovi proprietari potrete fare le dovute ristrutturazioni e cambiare tutto quello che volete. Non fatevi problemi, non mi importa, davvero. Ho già individuato quelle poche cose che vorrei portar via con me, del resto non mi interessa”

“Ti ringrazio, non mi aspettavo nulla di tutto ciò”

“Mi hai già ringraziato, una volta è sufficiente. Adesso venite con me, vi mostro il resto della casa, di sicuro nemmeno tu la ricordi bene”

“In effetti, non molto”

“Vieni anche tu, cara?”

“Ehm… sì”

“Verranno a prendermi fra più di mezz’ora, c’è tutto il tempo e poi il vostro giudizio mi serve ancora. Ci sarebbero delle cosette di cui non conosco l’effettivo valore, ad esempio, quelle tele ispirate alle ballerine di Degas…”

 

 

Un’ora dopo Alice e Jasper erano seduti sul divano a casa di Rosalie con la radio in sottofondo. La ragazza era ancora immersa nei suoi pensieri quando lui la riportò alla realtà carezzandole un braccio. 

“Qualcosa non va? Sei stata silenziosa per tutto il tempo” le disse.

“Tuo zio mi ha lasciata senza parole”

“Già, non dirlo a me, non mi sarei mai aspettato nulla del genere, specie da lui”

“Beh, ti ha fatto un bel regalo, direi, sottolineo. Anzi, un bellissimo regalo”

“Indubbiamente” inspirò. “Ma cos’hai? Se credi che con questo voglia metterti fretta, ti sbagli. Nemmeno io ero a conoscenza dei piani di mio zio e infatti ne sono ancora sorpreso, ma non cambierà le cose tra noi”

“Ma no, Jasper, cosa hai capito? E’ che non mi sembra possibile poter vivere in un posto del genere, con te, un giorno. Lo sogno da mesi e in futuro sarà un progetto realizzabile. Ancora non ci credo!”

“Oh, bene, per un momento ho temuto di aver sbagliato qualcosa”

“Il punto è questo: tu non sbagli mai. No, non sono parole dolci le mie, dico sul serio. Da quando sei entrato nella mia vita tutto va esattamente come desidero, stiamo insieme da mesi eppure sembri conoscermi alla perfezione da sempre e sei una specie di attira fortuna, come ci riesci?”

“Non lo so. Forse perché mi sembra di non aver mai nemmeno conosciuto la parola ‘amore’ prima di incontrati. Forse la fortuna vuole un po’ della mia felicità quando ti sto accanto e, in cambio, mi bacia, donandomi un pizzico di buona sorte”

Alice gli sorrise e poi si tuffò su di lui, baciandolo appassionatamente finché non fu lui a bloccarla un momento per riprendere fiato.

“Sei sicura che per te va bene, quindi?”

“Vivere con te? Certo! A patto che prima ci sposiamo, come avevamo concordato tempo fa, ricordi?”

“Sì e mi sembra ragionevole. Come me sei cresciuta in una famiglia tradizionalista, persino Emmett, che sta con Rose da non so più quanto tempo ormai, non ha mai convissuto con mia sorella, rispettandone la scelta”

“Infatti, così come fa Edward con Bella”

“Per me è affermativo, non mi perderei per nulla al mondo lo spettacolo di te con l’abito bianco”

“Né io di vederti con uno smoking”

“Vedrai, piccola, non appena sarà tutto sistemato inizieremo la nostra vita insieme”

“Ci vorrà del tempo ma non vedo l’ora, Jazz”

“E lo dici a me?” sorrise. “Certo, dobbiamo ancora laurearci, ma comunque ci vorrà un po’ prima che la casa risulti di mia proprietà, inoltre ci sono vari aspetti che vanno sistemati e mentre tu ti dedicherai allo studio me ne occuperò io, così non perderemo tempo, anche se non c’è fretta”

“A proposito, hai poi trovato l’appartamento in affitto?”

“Ne ho visti un paio ma erano indecenti. Appena ho un momento proseguo con la ricerca, in fondo Rose e Emmett convoleranno a nozze fra pochi mesi, è il caso che me ne vada via al più presto, non voglio rimanere intrappolato nei fili del nido d’amore”

L’espressione che aveva in volto ed il tono che aveva usato fecero ridere Alice, le sembrò di avere davanti un bambino inorridito. 

“Beh, non credi anche tu che sia giusto che ognuno abbia i propri spazi? La casa è grande, okay, ma le nostre stanze sono vicine, sai com’è… e poi non voglio rischiare di scendere in cucina e trovare tuo fratello vestito con nient’altro che il grembiule… Di certo non mi farebbe un’impressione positiva, anzi, mi farebbe impressione… E basta”

Alice scoppiò in una fragorosa risata, immaginandosi la scena e la faccia di Jasper. 

“Stare con Edward ti fa male, ti contagia con le sue battute…” boccheggiò. “Comunque, scherzi a parte, mi sembra più che giusto, approvo la tua scelta”

“Mi fa piacere saperlo”

“Oh, cavolo!”

“Che c’è?”

“Ma è tardissimo! Devo essere al pub tra venti minuti e Bernie mi caccia se arrivo in ritardo”

“Non disperare, Rose sarà qui a momenti”

“E allora? Non posso approfittare di lei”

“Chiedere un favore non vuol dire approfittarsi di una persona, è poi è mia sorella, vai tranquilla”

“Ma…” stava per ribattere ma il ragazzo la tirò verso di sé e la baciò, impedendole di dire altro. 

 

 

Quella sera, di ritorno dal lavoro, Alice si occupò di smistare la posta ed aprì l’unica missiva destinata a lei. Dalla grafia con cui era stato scritto l’indirizzo comprese che le era stata spedita dall’avvocatessa che si era occupata di difenderla in tribunale nei mesi precedenti circa il caso Jacob. Il ragazzo era stato riconosciuto colpevole non solo del tentativo di violenza ed omicidio ma anche di altri casi di delinquenza che, seppur più piccoli, contribuivano a sporcare la sua fedina penale. Tempo prima era stato condannato a numerosi anni di reclusione, con sollievo di tutti perché la giustizia aveva trionfato. 

La ragazza era riuscita a togliersi dalla testa l’episodio e l’esperienza in ospedale ma vedere quella lettera la lasciò un po’ turbata. Comunque si decise a tirar fuori il foglio. La sua legale la informava che, dopo molte insistenze da parte del mittente, le allegava la lettera che Billy Black, il padre dell’imputato, aveva scritto di suo pugno, destinandola a lei. La donna aveva anche specificato che, in caso non avesse voluto leggerla, l’avrebbe potuta rispedire indietro, così se ne sarebbe occupata lei, agendo per vie legali. Alice prese la lettera e decise che l’avrebbe almeno letta. La dispiegò e lesse mentalmente. 

 

Gentilissima Miss Cullen,

le scrivo questa lettera perché ne sento il bisogno e la prego almeno di leggerla. Come ricorderà, il mio nome è Billy Black e sono il padre di Jacob. So che leggere questo cognome non le farà piacere ma la prego di capire il mio punto di vista. 

Quando sono stato chiamato dalla polizia e messo al corrente di quanto era accaduto, le confesso, mi è crollato il mondo addosso. Non avrei mai immaginato che mio figlio fosse capace di compiere simili azioni, eppure è ciò che è successo. All’inizio ero shockato ma poi ho cominciato a stare male per lei e la sua famiglia. Ho pensato molto a voi e perciò non sono stato in grado di perdonare mio figlio né lo sono oggi. E non scrivo perché voglio giustificarlo, anzi, disapprovo nella maniera più assoluta ciò che ha fatto e, trattandosi di mio figlio, la cosa mi addolora profondamente. Mi sento davvero in colpa. Non ha mai dato segni di squilibrio in tutta la vita e, anche se non potevo sapere che avrebbe fatto qualcosa di così sbagliato ed immorale, sento che, in qualche modo, la colpa è mia perché la coscienza mi dice che avrei dovuto pensare a questa possibilità quando era ancora bambino. Vorrei solo scusarmi, con lei e con tutta la sua famiglia, nella maniera più umile e sincera possibile, per gli errori miei e di Jacob. Volevo metterla al corrente di quello che ho dentro, anche se non le importa. E volevo dirle che quel gesto che ho fatto, quel giorno, in tribunale, era proprio un segno di rispetto verso di lei. Un padre difende suo figlio ma un padre davvero giusto sa anche quando suo figlio ha torto e merita di pagare le conseguenze delle proprie azioni. Per questo ho scelto di non difenderlo anche se ero il suo unico alleato. Mi sono attirato addosso il suo odio, ma non me ne pento, era giusto così. Ecco come ho scelto di dimostrarle il mio dispiacere, sappia, però, che non pretendo nulla in cambio. Se ha accettato di leggere questa lettera, per me già è sufficiente. Non sa che vergogna ho provato e che provo ancora oggi e le chiedo scusa, di nuovo, per tutto. Le garantisco che non ci saranno altre lettere e che nessun altro Black le arrecherà fastidio alcuno. 

Sinceramente,

Billy Black          

“Alice? Quando sei tornata?”

La ragazza sussultò, immersa com’era nella lettura. Nascose la lettera.

“Ti ho spaventata?”

“No, tutto a posto, Ed. Sono tornata pochi minuti fa, tu eri con Bella?”

“Sì, le ho preparato la cena e poi le ho fatto compagnia per tutta la sera, dato che si sentiva stanca, adesso si è addormentata”

“Aspetta… tu che cucini?”

“E allora?”    

“Non credevo sapessi cucinare, pensavo mangiassi solo cibi in scatola”

“Sei rimasta molto indietro, cara mia” fece, prendendo le chiavi delle macchina dal tavolo. “Adesso vado, devo ancora dare una sistemata al mio appartamento, tra un po’ non ci si vive più…”

“E quando mai è stato così?”

“Come siamo spiritose!”

“Pensavi di essere il solo?”

“No, no. Comunque stasera ti concedo la vittoria ma solo perché sono scarico, al prossimo round

“Quando vuoi. Buonanotte, fratellone”

“Anche a te, sorellina”

Non appena Edward se ne fu andato, Alice si lasciò andare a un profondo sospiro. Aveva cercato di apparire normale, non voleva che vedesse la lettera e le chiedesse qualcosa a riguardo. La lesse ancora una volta e si disse che, in fondo, apprezzava il coraggio di quell’uomo che si era deciso a scriverle, ad addossarsi parte della colpa e a chiederle perdono. Inoltre era vero che era andato contro suo figlio per senso del dovere, chi altro l’avrebbe mai fatto? Pensò di rispondergli, così preparò un foglio e una penna e scrisse una breve lettera che avrebbe inviato il giorno successivo al suo avvocato. Disse all’uomo che apprezzava il gesto leale e rispettoso ma che la ferita era ancora aperta e che, anche se il peggio era stato evitato, il ricordo di quegli attimi di panico non l’avrebbe lasciata tanto facilmente. Perciò non riusciva a perdonare Jacob. Dopodiché salì al piano superiore, controllò che Bella stesse riposando, scrisse un messaggio a Jasper e poi andò a dormire anche lei. 

   

 

Qualche settimana dopo Jasper tornò temporaneamente a Birmingham per discutere la tesi e ci rimase per una decina di giorni. Quindi tornò a Manchester trionfante – laureato con lode – e si rese subito disponibile per andare a lavorare con James Knightly, un amico di Emmett, con cui aveva già parlato in precedenza. 

Insomma, le cose si prospettavano benissimo un po’ per tutti. E se fossero andate ancora in meglio? 

 

 

 

 

_____________________________

 

L’angolo di Amy

Ciao gente,

lo so, è tipo un’eternità che non aggiorno, ma le parole non volevano saperne di essere scritte, colpa del caldo estivo che mi ha rubato l’ispirazione e la voglia di scrivere e ha voluto ridarmele solo ora… cooomunque, spero che questa storia continui ad interessarvi almeno un po’, specie ora che mancano solo due capitoli alla fine. Qui non è successo molto ma vorrei comunque conoscere le vostre impressioni, please! 

Spero di aggiornare presto, un abbraccio a tutte e… Buon 2013!

Amy  

  
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