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Autore: Elena Breezy Gilbert    18/01/2013    2 recensioni
Sono Crystal ho 20 anni e sono una ragazza piuttosto simpatica… Vivo perennemente in balia del mio dolore… Sì dolore! Dolore per tante cose : famiglia, amore , amicizia. Sono sociale, timida e amante della scrittura e della lettura. Non amo molto parlare di me (preferisco scrivere di me) perché ho un carattere difficile, chiuso.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il tempo scorreva lento, non accadeva nulla di eclatante e nulla che riuscisse ad entusiasmarmi..
L'unica cosa che riusciva a farmi sorridere di rado era mio fratello, l'unico che a quanto pare sì ricordasse della mia esistenza.. Mi sentivo vuota, non riuscivo più a trovare il coraggio di andare avanti, non avevo motivo per sorridere né per alzarmi dal letto la mattina..
Iniziai pian piano ad abbandonarmi, a non prendermi più cura di me stessa, trascorrevo le mie giornate buttata sul letto.. Anche piangere, era diventata un'immane fatica per me. Osservavo il soffitto della mia stanza come se stessi guardando la mia vita scorrere su uno schermo gigante del cinema..
Avevo tagliato i contatti con il mondo esterno, mia nonna continuava a chiamarmi invano ogni giorno, la notte gli incubi mi seguivano come cacciatori che inseguono le loro prede.. Mi sentivo quasi risucchiata da quel dolore sempre più forte, sempre più intenso..
Sapevo bene che non potevo continuare così, anche se mi sentivo morta dentro, non potevo lasciare che la mia vita scivolasse via dalle mie dita.. Così, una mattina decisi di affrontare il mio dolore.. Mi alzai dal letto e dopo aver fatto una doccia uscii di casa, diretta verso la fonte del mio immenso dolore.. Quando misi piede fuori casa ebbi l'istinto di correre in camera mia e rifugiarmi sotto le coperte, mi spaventava anche il sole, come se in qualche modo anche lui potesse ferirmi ma, presi un profondo respiro e mi diressi verso casa di Robert.
E' incredibile come un singolo posto possa procurarti tanto dolore.. Arrivata davanti l'enorme porta di ferro di quel garage sentii la rabbia prendere possesso di ogni cellula che mi componeva.. Quella rabbia sovrastò anche il dolore, bussai ripetutamente, con violenza.
 
-APRI QUESTA DANNATA PORTA, LO SO CHE CI SEI.-
 
Mi sembrava quasi di poter sentire il suo respiro, il respiro affannoso di chi sa di essere colpevole.. Passò qualche minuto, prima che la sua immagine sfuocata comparì da dietro quella porta. Sentii i miei occhi gonfiarsi, la voglia di piangere e gridargli in faccia tutto quello che sentivo era così forte da straziarmi.. I suoi occhi guizzarono nei miei con prepotenza.
 
-Crys..-
 
Non riuscì a dire altro, rimase lì impalato a guardarmi, con quegli occhi per cui avevo perso la testa, quegli occhi che avevano dapprima cullato il mio cuore per poi spezzarlo senza pietà. Lo guardai per un breve istante, dopodiché con arroganza aprii la porta e lo scansai bruscamente entrando in quel garage che aveva accolto la mia anima nelle notti gelide. Quel posto carico di emozioni, di ricordi, di cose che un tempo mi avevano resa felice ma, che poi con la stessa velocità mi avevano distrutta, annientata, uccisa.
 
-ADESSO TU MI STAI A SENTIRE. NON AZZARDARTI MAI PIU' A CERCARMI, NON AZZARDARTI MAI PIU' A MANDARMI DEI FIORI O A PARLARMI D'AMORE. SPARISCI DALLA MIA VITA. SPARISCI DAI MIEI PENSIERI.-
 
E le lacrime che tanto avevo cercato di trattenere, vennero fuori silenziosamente, graffiando le mie gote arrossate.. Scendevano violentemente, spezzandomi il respiro.. Sì avvicinò a me silenziosamente ed io feci qualche passo indietro, non sopportavo l'idea che mi sfiorasse.
 
-Devi perdonarmi, io non volevo, è stato solo un momento..Non ho mai conosciuto una come te, mi hai fatto sentire speciale come non mi sono mai sentito in vita mia.-
 
Mi avvicinai a lui scuotendo il capo, per poi voltarmi di spalle..
 
-TU NON MI HAI MAI CONOSCIUTA, SE DAVVERO LO AVRESTI FATTO NON TI SARESTI MAI COMPORTATO IN QUEL MODO. IO MI FIDAVO DI TE, IO MI SONO APERTA CON TE RIVELANDOTI TUTTI I MIEI TORMENTI E TU MI HAI UCCISA ROBERT, HAI FATTO SI CHE IO NON AVESSI PIU' UN MOTIVO PER SVEGLIARMI AL MATTINO, NON TI PERDONERO' MAI. MAI.-
 
Gridai ancora, la rabbia stava svanendo, riuscivo ancora a sentire quel dolore che martellava il mio cuore, come se battesse su enormi chiodi per perforarlo. Lo guardai per un'ultima volta e poi mi avvicinai alla porta per andarmene.
 
 
-ODIO I FIORI, ODIO IL TUO ODORE, ODIO ME STESSA. ADDIO..-
 
Abbassai lo sguardo per nascondere il volto tra i capelli e sbattei la porta correndo lontana da quel posto che mi lesionava, mi feriva, mi infliggeva torture atroci. Corsi via a perdifiato, nell'unico posto dove riuscivo a sentirmi ancora io.. Mi ero persa, avevo smarrito me stessa.. Entrai nel cimitero senza neanche guardare dove andassi, sapevo arrivarci anche ad occhi chiusi.. Raggiunsi quella lapide ed accarezzai il nome che vi era inciso sopra..
 
-Perché te ne sei andato? Perché permetti che mi succeda tutto questo? Non ce la faccio senza di te.. Nessuno pensa a me nonno..-
 
Piansi e parlai per ore, immaginando di tanto in tanto la sua mano che mi arruffava i capelli, quella mano ruvida di cui ricordavo perfettamente il tocco.. Avevo bisogno di un suo abbraccio, di una sua parola, di udire la sua voce.. Mi sentivo dannatamente sola, tremendamente smarrita.. 
Quando tornai a casa il senso di vuoto tornò ad invadermi, mia madre, mio fratello ed il mio patrigno, sedevano felici a tavola, loro erano una famiglia. Neanche sì accorsero di me, sentivo le loro risate felice e per un breve momento provai una sorta di invidia, per loro ero solo un fantasma, iniziavo a sentirmici davvero, invisibile a tutti, ma troppo pesante per me stessa.
Me ne tornai in camera, lasciandomi alle spalle quell'aria di serenità che non mi apparteneva e mai mi sarebbe appartenuta.. Sprofondai nel mio letto, rannicchiandomi ad osservare il muro difronte a me, lo sguardo fisso nel vuoto e le lacrime, mie fedeli compagne che bagnavano il cuscino, come sempre.
  
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