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Autore: Harry_Wife    18/01/2013    2 recensioni
Ho sempre vissuto a Londra. Anche se ''vivere'' è una parola veramente grande.
Troppo per poter riferirsi a me. Al massimo esistito. Sì esistito è più adeguato.
Comunque io, Adela Young adolescente di 18 anni ho sempre vissuto a Londra fino ai miei 17 anni perchè da lì in poi io sono solo ''esistita''. è impossibile vivere dopo tutto il dolore che ho provato. O forse mi sbaglio?
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niall*
Che le sia successo qualcosa?
Questa idea mi balenò in mente e mi perseguitò per tutta la settimana. Passata un’altra settimana di sua assenza decisi di andarla a trovare. Ma… Dove abitava? Chiesi un po’ ai miei compagni ma nessuno sapeva il suo indirizzo, perché nessuno aveva fatto amicizia con lei. Allora chiesi alla prof, e dopo averla assicurata svariate volte che era unicamente per ‘motivi scolastici’ si decise e mi diede l’indirizzo. Vittorioso guardai il nome della via in cui abitava. Era una via piuttosto conosciuta ma ora mi sfuggeva il luogo e il motivo per cui era famosa. “Vabbeh l’importante è che ce l’abbia” Sorrisi inconsciamente.
Finita scuola andai a casa, dove pranzai, mi feci una doccia e mi cambiai per poter essere presentabile. Decisi di mettere la mia maglietta rossa con i jeans beige e le supra rosse. Tutto bello e profumato presi il pullman e mi diressi a casa sua. Il pullman si fermò e io guardai sbalordito la via. “Ora capisco perché il nome mi diceva qualcosa…”. Era la zona dei riccastri. “ E chi l’avrebbe mai detto?”. Mi incamminai finchè non arrivai davanti a casa sua. Alla vista di quella imponente casa mi prese l’agitazione. Quella casa avrà avuto si e no 2-3 piani ed era sorretta da colonne bianche in stile moderno. Si vedeva benissimo l’enorme giardino con la smisurata piscina. “Una piscina in casa?Il mio sogno!” Mi ripresi dallo stato di contemplazione ammirando quella casa e andai davanti al campanello. “E ora che faccio?” Deglutii rumorosamente. “Suona cretino!” Mi disse la mia vocina, più fastidiosa che mai. “E se ci sono i suoi? Io non mi oso!” Ma allora cosa sono venuto qua a fare? “A dargli gli appunti e i compiti!” Non ce la posso fare… Beh se mi apriranno i suoi mi presenterò come suo compagno di classe, cioè quello che sono. Presi un respiro profondo e suonai il campanello. Dopo qualche minuto una ragazza mi venne ad aprire la porta: Adela. Oggi aveva uno stile completamente diverso da quando si presenta a scuola. Ha una maglietta blu che rimane morbida sul busto e quindi le rimane una spalla scoperta in cui si intravede la spallina del reggiseno nero, la maglia è più aderente sulle braccia. Indossa dei semplicissimi jeans e ai piedi porta le classiche Converse alte nere e con i lacci bianchi. Gli occhi invece sono leggermente contornati da un’ombretto azzurro. Appena mi vede grugnisce e mi sbatte la porta in faccia. “Eh?
Adela*
E lui cosa vuole da me?” pensai irritata. “Chi diavolo gli ha dato il mio indirizzo?!”. I miei pensieri vennero interrotti dal suono del campanello.
“Vattene via!” gli urlai. Sentii le lacrime salire.
“Ehi Adela, devo parlarti” disse con tono calmo. “Ma come fa a restare calmo?! Gli ho appena urlato contro!
“Io non ti voglio parlare, per colpa tua io ora non posso più andare a scuola per la vergogna!”
“M-mi dispiace.. Ho gli appunti qui! E anche i compiti” Aprii leggermente la porta e vidi che teneva in mano dei quaderni.
“Dammeli e vattene!” dissi mentre tentavo ricacciare le lacrime.
“Non posso domani mi servono!”. Mi affacciai completamente e notai la sua espressione. Sembrava dispiaciuto. Mi asciugai velocemente gli occhi.
“Ok” furono le uniche parole che mi uscirono di bocca, aprii la porta e gli feci segno di entrare. Mi guardò con un’espressione entusiasta
“Ti rende così felice entrare in casa mia?” Lo guardai con fare stranito. Lui ridacchiò un poco mostrando il suo bel sorriso, che avevo già notato in classe e mi disse
“Beh sì, questo vuol dire che non ce l’hai più tanto con me!” Lo guardai e iniziai a ridere. Strano. Rido così di rado nell’ultimo periodo.
“Sei un ragazzo strano sai?” Dissi e lui mi sorrise.
Lo feci accomodare in camera mia, appoggiai i suoi appunti sulla scrivania e iniziai a copiarli. Lui invece si guardò un po’ intorno. Rimase spiazzato alla vista del letto. Iniziai a ridere per la sua espressione e tra una risata e l’altra gli dissi
“Guarda che ti puoi anche sedere sul letto eh! Non mi da mica fastidio!” Lui mi guardò con una strana luce negli occhi e si buttò sul letto con un balzo.
“Questo è tutto tuo?” disse guardandomi con i suoi occhi-cielo puntati nei miei
“Eggià, figo eh?” Lui fece un sorriso a 32 denti che mi fece ridere di nuovo. Parlammo del più e del meno, mentre io copiavo gli appunti e lui rimaneva steso sul mio letto.
“Ma i tuoi?” Mi chiese improvvisamente Niall.
“Loro ci vengono di rado in casa” dissi indifferente
“Come mai?” chiese incuriosito.
“Perché.. Non reggono molto il mio comportamento e poi perché hanno tanto lavoro” Feci uno dei miei soliti sorrisi finti. Credo che lui non si accorgesse che erano finti perché tutte le volte mi rispondeva con il suo splendido sorriso. “è un ingenuo”.
“Quindi tu.. Sei da sola tutti i giorni? Immagino quante feste tu dia, quante amiche tu possa invitare tutti i gironi..” Lo disse con lo sguardo sognante, come se volesse essere nei miei panni.
“No.. Ecco io.. Non ho amiche, cioè non più. E le feste mi annoiano. Preferisco restare a casa”. Lui mi guardò e nei suoi occhi riuscivo a leggere “Tu sei pazza” e a quell’espressione non potei che ridere.
“Comunque se vuoi puoi restare per cena” Il motivo per cui lo sto invitando? Beh.. nemmeno io lo so. È solo che quando sono con lui non penso.
“Sicura? Sono capace di svuotarti la dispensa, io!” Risi a quell’affermazione
“Tranquillo ne ho di cibo sotto!” Proseguimmo la nostra serata, tra una risata e un’altra, con tante battute e ballando a Just Dance 4. A una certa ora lui dovette andare e lo salutai, rimanendo sola in casa. Quella casa non mi è mai piaciuta. Tra quei muri c’erano troppi ricordi che ancora facevano male. Mi infilai il pigiama e mi misi nel letto. Iniziai a pensare. Non mi piaceva pensare. Perché ogni volta che lo facevo la mente mi portava a lui e non potevo che stare male. Mi raggomitolai su me stessa mi misi le mani sui capelli e iniziai a piangere. Il pensiero che mi tormentava era quello di lui. Di Eric.
 
*Messaggio Autrice*
Holaaaaaa piace questo capitolo? :D
Voglio delle recensioniiiiiiiii! Se vi fa schifo ditemelo! E ditemi i punti in cui posso migliorare per poter fare una storia migliore! Ne aspetto tante, eh!
p.s. Who’s Eric? :o
Love, F.
  
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