Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: The queen of darkness    18/01/2013    2 recensioni
Un ragazzo con una voce straordinaria. Una ragazza che ne rimane affascinata. Un amore indissolubile. E la nascita di un mito inventata da me.
[questa è la mia prima Fanfiction e, vi prego, recensite! :)]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Guardava il suo profilo attraverso il vetro che dava sulla veranda: indossava un vestito leggero con una fantasia estiva, allegra e colorata, su sfondo acqua-marina, con quelli che presumeva essere dei minuscoli fiorellini stampati sopra. Nonostante l'abito cadesse largo, la sua figura impeccabile riusciva ad essere messa in risalto comunque, e nel modo migliore.  Aveva un libro appoggiato sulle gambe rannicchiate, che si erano ritagliate un posto sulla poltrona di vimini.    Un cappello color panna a larga tesa la proteggeva dal sole, anche se sullo spazio in legno i raggi non arrivavano.   Inutile dire quanto fosse elegante, anche se aveva una matita a farle da fermaglio per capelli e ogni tanto, lanciando un'occhiata protettiva ai bambini che giocavano sul prato verde, si mordicchiava il bordo di un'unghia, per quante volte lui gliel'avesse fatto dolcemente notare, baciandole il dito affusolato con un "non si fa" sussurrato a fior di labbra.    Accanto a lei, alla sua Regina, si sentiva felice, e non sapeva assolutamente come aveva fatto a meritarsi tutto ciò.  Era una donna splendida, una mamma attenta e una moglie focosa, che riusciva a dare spazio alla vita di famiglia mischiandola a quella di coppia in maniera a dir poco eccellente.     E poi, beh, lo viziava in continuazione, come se fosse un bambino bisognoso d'amore e attenzioni.  Lo cullava finché non si addormentava quando, tornato esausto dalla sala prove, non riusciva nemmeno a chiudere occhio pensando a ciò che lo aspettava il giorno dopo, oppure cucinava dei manicaretti speciali quando tornava per una pausa al volo, e spariva di nuovo pensandola sempre e costantemente. Aveva sempre un sorriso dolce da dedicargli anche se era stanca e affaticata quanto lui, o forse anche di più, e si occupava più che volentieri di tutte le incombenze di casa.   Era sempre stata una ragazza molto attiva, e il non lavorare le stimolava la fantasia in quanto a mansioni: anche se non le mancavano, si sforzava per trovarne sempre di nuove. Passeggiava, puliva sul pulito, cucinava a tutte le ore, rammendava ogni buco possibile e immaginabile sulla biancheria, stirava, appaiava i calzini, metteva in ordine i cassetti, sistemava le cianfrusaglie, si occupava della mansarda, ascoltava tutti i racconti di Alex, leggeva favolette alla piccola Kelly che, più che capirle, rideva per il suono delle parole, cuciva vestiti tutti pizzi e merletti per la bambina e si occupava di qualsiasi cosa con una minuziosità ammirevole.    E Brian, tornando stanco, anzi distrutto, trovava sempre la casa linda e pulita, la cena pronta, i bambini in pigiama (bambini; ormai Alex, per quanto si illudesse, stava crescendo a vista d'occhio, e stava per compiere quindici anni in piena maturità intellettuale e una delicatezza appena accennata da bravo ragazzo, serio e diligente) e una consorte sorridente che lo abbracciava e lasciava che si rilassasse sul divano.   Poi, parlava un po' con Alex, guardava imbambolato la bambina dormire e si dedicava alla moglie, che si lasciava accarezzare e sbaciucchiare quasi fossero tornati al liceo.  Delle volte non aveva la forza di fare altro. Ma quando il lavoro lo permetteva, avendo ritmi molto irregolari, si concedevano completamente l'uno all'altro, e lei lo punzecchiava con un'ardore unico nel suo genere.    Si sentiva amato e protetto, ed era la sensazione migliore del mondo.  Aveva due figli splendidi e una moglie stupenda: cosa poteva desiderare di più?            Andò in cucina, impeccabile come sempre, aprendo il frigo e afferrando una confezione di succo ghiacciato. Se Carol l'avesse visto, gli avrebbe dato una tirata d'orecchi pazzesca, dicendo che le bevande non andavano consumate così gelide, e lo avrebbe obbligato a tenere la confezione fuori sul ripiano per una decina di minuti, come sempre quando lo beccava. "Così impari", gli diceva poi facendogli la linguaccia, e lui la inseguiva su per le scale ridendo come un bambino. Naturalmente la cosa aveva il risvolto più ovvio solo se erano a casa da soli. E, guarda caso, si dimenticava persino della sete, in quelle occasioni.       Seduti al tavolo, c'erano Alex e Carol (la figlia di Kelly e Chad), che facevano i compiti e ridacchiavano con complicità.   La madre aveva ragione: il ragazzo gli somigliava terribilmente, ma con i capelli tagliati come si deve, il fisico atletico e i tratti mitigati dall'influenza materna era proprio un bel giovanotto, per dirla in termini quasi ottocenteschi. Vederlo così cresciuto, e tanto in fretta poi, gli fece venire una fitta di nostalgia, ma non lasciò che ciò intaccasse il suo buon umore mattutino, derivato dal mese di riposo. Era pieno d'orgoglio per il ragazzo, e tanto bastava. Però...il modo in cui i due adolescenti ridevano, parlavano, si muovevano...sottintendeva un risvolto decisamente più tenero della semplice algebra. Insomma, va bene che i tempi erano cambiati, ma non ci si divertiva di certo mentre si facevano calcoli letterali.   Appena fece la sua apparizione, però, si interruppero, ritornando seri di botto e sistemandosi meglio sulle sedie, recuperando distanza fra i loro quaderni. O i loro visi.   Quando avvertiranno chiaramente lo sguardo del cantante su di loro avvamparono simultaneamente, e lo scribacchiare delle matite sulle pagine si fece frenetico e inconcludente.    Chissà perché, quell'immagine gli ricordò lui e Carol da giovani, quando camminavano insieme e giocavano a sorprendersi con piccole tenerezze.   Trangugiò il suo bicchiere di spalle, un po' per sfuggire al caldo afoso di fuori, un po' per lasciare ai due un po' d'intimità.   Prima di uscire, però, non poté impedire a sé stesso di lanciare ad entrambi un'occhiata in tralice che li fece arrossire ancor più violentemente.   Uscì dalla stanza. Ricordava bene quei tempi, e se ci ripensava, trovava ancora più strano essere un padre alle prese con un figlio innamorato. Preferì non pensarci: voleva mantenere ancora un po' l'immagine di un bambino innocente che gli sorrideva chiedendogli cosa ne pensava delle avventure di Tom Sawyer. Perché l'innamoramento faceva parte dell'età adulta, e suo figlio vi stava piano piano entrando. Aveva abbandonato la luce gioiosa degli occhi sostituendola con qualcosa di più mite e tranquillo, che ogni tanto gli davano un'aria riflessiva e intelligente. La sua eccellente applicazione allo studio e allo sport lo lasciava sempre piacevolmente sorpreso, e aveva cercato di prepararsi da tempo all'idea che, a contatto con tutti quei poeti che leggeva ogni giorno, si sarebbe prima o poi innamorato. Ma si sa che, per quanto pensieri si facciano, la realtà è ben altra cosa, e rimase abbastanza turbato. Anche se sempre in modo stupito, accogliendo il tutto come parte naturale della sua nuova, fantastica vita.   Fremette al pensiero di diventare nonno: quella sera ci voleva un discorsetto, non per fare il guastafeste, bensì perché non voleva che succedesse come era stato per i genitori.  Sarebbe stato troppo crudele da sopportare, ancora una volta.      Col bicchiere ormai vuoto, uscì in veranda; le voci chiassose di Michael, Amy e la piccola Kelly riempivano l'aria rendendola allegra e frizzante.  Giocavano a rincorrersi, e le due bambine sembravano un po' malferme sulle gambe, ma non meno agguerrite. Il piccolo non poté che rimanere sopraffatto.     Avvicinandosi silenzioso come un gatto, le lasciò un bacio leggero sopra l'orecchio, sentendola sussultare. Amava sorprenderla.   Gli regalò uno splendido sorriso. -Hey ragazzaccio- sussurrò, baciandolo sulla bocca, stavolta. -Sai di succo di frutta- constatò poi. Storse il naso, con aria vagamente di rimprovero. -E hai la lingua fredda-.   Lui alzò le mani in segno di resa. -Beccato- disse lupesco, affatto dispiaciuto ma intenzionato a rubarle un altro bacio.       La sentì sospirare, ma sempre col sorriso. Era così...tremendamente bella.  Soprattutto nella luce del pomeriggio, protetta dal cappello, vestita così leggera, tanto che le si indovinavano le forme.  Brian stette per un po' a guardare i bimbi giocare, assieme alla moglie seduta lì al suo fianco. -Kelly e Chad?- chiese solo.   La donna sorrise: -Li ho invitati a cena-.     -Saggia scelta-, osservò Brian. Avevano ancora un bel po' di vacanza a disposizione, quindi avevano deciso di sbrigare la faccenda ospiti, fra l'altro molto gradita, nella prima settimana, dedicandosi alla loro famiglia nel tempo rimanente. Il giorno dopo venivano Jeordie e Nina a pranzo, poi la domenica era dei genitori e, il giovedì e il venerdì erano dedicati ad alcuni amici della coppia, conosciuti prima o dopo il matrimonio.   -Senti....- disse il marito dopo un attimo di silenzio. Era la questione che gli premeva di più. La moglie si voltò verso di lui, guardando preoccupata le sue sopracciglia aggrottate: -Cosa c'è?- chiese allarmata.   -Quei due, là dentro...- la sua espressione doveva dire tutto, perché Carol rise come una ragazzina, sembrandolo anche nei lineamenti distesi.   -Shhh-, disse dolcemente. -Lasciali stare-.  Poi gli fece l'occhiolino. Ah, ma allora era un complotto fra madri...non avrebbe mai capito i meccanismi della mente femminile. Tornarono a guardare la scena, sereni e tranquilli.   Tutto, nelle loro vite, si era risolto, e il passato adesso faceva molta meno paura. Le fratture si erano saldate, le ferite rimarginate, e piano piano avevano ingranato la marcia per ripartire meglio di prima, creandosi la loro personale e assoluta felicità.     Carol lo guardò, uno sguardo pieno d'amore e gioia: era grata a quell'uomo per tutto quello che le stava offrendo, per i loro figli e la vita insieme, per tutto quanto. Era felice, come mai prima d'allora.     Tutte le cicatrici sbiadivano, seppur lentamente, ma in modo assolutamente indolore.   Osservò il suo profilo per la milionesima volta, guardando rapita il naso importante, la pelle liscia e chiara, gli occhi di un colore indecifrabile fra il marrone intenso e il verde ombroso. Un colore in costante mutamento ma dalla rara bellezza, soprattutto se trafitto dalla luce calda dell'estate.   Sorrise al vento, che portava un dolce profumo di fiori e allegre risate di bambini: era riuscita, finalmente, a portare il suo principe oscuro in una vita felice, ed era questa la cosa che contava di più.   Finalmente, il mondo non faceva più paura, là, in quel posto che si trova Oltre le Tenebre.                      ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::  Dunque, il momento è giunto.  Quando ho iniziato quest'avventura, non credevo che sarei riuscita a finirla, pensando piuttosto che avrei interrotto tutto a metà come mio solito. Invece, recensione dopo recensione, ero spronata a scrivere con rinnovata energia, perché scoprii che mi faceva sentire bene, che mi aiutava a dare una sorta di normalità alla mia vita sconclusionata. Sono molto affezionata a questi personaggi,( i quali li ho un po' manipolati, lo ammetto), in quanto sono stati i primi con cui io mi sia mai destreggiata. Inizialmente, infatti, tutte le mie storie erano raccontate a voce oppure rimanevano rinchiuse per sempre nella mia mente caotica.    Ma bando alle ciance, parliamo di cose importanti, non voglio annoiarvi. Vorrei ringraziare tantissimo tutti i lettori che hanno seguito la mia storia fino alla fine, a chi si è fermato prima e a chi ha saltato capitoli; per molti saranno anche solo numeri sul contatore, ma per me sono la cosa più importante del mondo, il sale della scrittura. Senza di voi tutti questo non sarebbe stato possibile.     Sono infinitamente grata a tutti i recensori, che mi hanno aiutata con entusiasmo a capire se i miei capitoli non facevano squarciare le vene e potevano restare online, mi rallegravano davvero tanto le giornate.   Grazie alle mie compagne di classe, la maggior parte delle quali non sono su EFP (ma le due più accanite sì, u.u) per avermi dato un sostegno esterno non indifferente, magari senza neppure saperlo.                   Un grazie anche alle persone inconsapevoli che popolano la mia vita in modo più o meno stabile, per avermi tenuta stressata quanto bastava per non addormentarmi sulla tastiera.  Grazie mille, davvero, è stato tanto importante per me (questa ragazza in lacrime vi chiede di non abbandonarla).   E poi, beh, mi scuso per vari errori di battitura, formattazioni deludenti, ritardi e recensioni a cui non ho risposto, ma ero troppo emozionata per trovare le parole. Che dire? Vi lascio alla vostra vita sperando di averla allietata un po'.   Continuate a seguirmi, se vi va :) Alla prossima, The Queen.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: The queen of darkness