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Autore: StelladelLeone    20/01/2013    2 recensioni
Jasper si guardò intorno: c’era qualcosa che non andava. Ma cosa? Emmett era seduto di fianco a lui a guardare la partita di baseball ed Edward era seduto sulla poltrona a leggere, il silenzio regnava sovrano e…
Il silenzio regnava sovrano?!
E le ragazze dov’erano finite?!
Ecco tre capitoli sul ventitré, ventiquattro e venticinque dicembre in casa Cullen!!
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Emmett Cullen, Jasper Hale, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Emmett/Rosalie, Jacob/Renesmee
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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 Yoooo minna! Mi prostro davanti a voi per il ritardo indecente ma sono state delle settimane da incubo, roba da film horror. Quindi vi prego: perdonatemi!! (e abbassate quelle armi)
In questo capitolo ancora una volta descrivo tutto dal tragico punto di vista dei ragazzi di casa Cullen, per cui ho una vera adorazione, nonché una grande compassione visto cosa gli accadrà per mano delle nostre affascinanti e terribile vampire, che nonostante ciò loro amano la follia. Ammetto di aver dato spazio al mio lato demente anche in questo capitolo, spero vi piaccia lo stesso.

Al prossimo aggiornamento (presto stavolta)

Buona lettura!

Il ventiquattro  Dicembre


Alice saltellò per l’ennesima volta dentro la sua gigantesca cabina armadio; quando finalmente ne uscì aveva un’espressione di profonda soddisfazione sul volto, che faceva a pugni con quella visibilmente scocciata, per non dire irritata, del giovane biondo appoggiato alla parete.

Il piccolo folletto piombò davanti a quella statua.

“Jasper…sei ancora arrabbiato con me…?” chiese incrociando le mani dietro la schiena e sbattendo gli occhioni dorati.

Il suddetto Jasper non si mosse di un millimetro: le braccia incrociate sul petto e i pugni serrati, il viso atteggiato in un evidente espressione di rimprovero, gli occhi puntati in quelli di lei.

” Dai Jazz…” continuò lei abbracciandolo nonostante la sua immobilità.

“Avevi promesso…” mormorò la statua prendendo vita: le sopracciglia si aggrottarono visibilmente.

“Beh…non era mia intenzione fare ventisette ore di shopping e anche il fatto che la carta di credito di Rosalie fosse in mano mia è stato un incidente! E ricorda che per tutto il giorno ti sono stata accanto e ti ho lasciato ringhiare contro tutti i ragazzi che volevi!” disse lei con un velo di rimprovero nella voce e allacciandogli le braccia al collo per vederlo meglio in faccia, mentre l’espressione del vampiro diventava scettica, molto scettica.

Ci fu una silenziosa battaglia di sguardi: quasi si vedeva l’elettricità scaturire dall’incontrarsi dei loro occhi; ma non era una semplice battaglia era più una guerra in cui si decideva il destino di molte vite, infatti si combatteva per uno dei punti fondamentali in casa Cullen, ovvero come passare il ventitré dicembre, e, per l’ennesimo anno, era prevalso il volere della ragazze che, vista la tenacia del loro piccolo e letale comandante, non avevano intenzione di cambiare.

“Sei proprio un piccolo mostriciattolo!” cedette infine Jasper avvolgendo le braccia intorno ai fianchi della sua ragazza (in senso lato).

La piccoletta sorrise soddisfatta della sua vittoria e depose un bacio delicato sulle sue labbra; poi, repentinamente, sfuggì alla sua forte ma delicata presa e, conducendolo per mano, lo trascinò giù dalle scale per raggiungere il resto della famiglia giù nel salotto.

Edward stava beatamente seduto tra la sua amata Bella e Renesme, scherzando e parlando con loro: l’immagine del relax fatto a persona; Emmet stava giocando con la playstation, anche lui appena rilasciato dalle grinfie di Rose che, una volta finito di fargli sistemare i suoi acquisti nell’armadio, era andata in garage a risistemare tutte le macchine che il giorno prima aveva sabotato.
Carlise leggeva il giornale, tranquillamente seduto sulla poltrona, mentre di Esme non c’era traccia.

Jasper si guardò in giro chiedendosi dove fossi finita la mamma-vampiro.

“È tutto il giorno che setaccia la casa alla ricerca di qualcosa, ma si è rifiutata di dirci cosa, pensa che è riuscita perfino a nascondermi i suoi pensieri, e di farsi aiutare” rispose Edward attirando l’attenzione di tutti: non era nel carattere di Esme tenere qualcosa segreto ai suoi figli.

Mentre Bella e Renesme si lanciavano occhiate incuriosite, i maschi ebbero un moto di inquietudine.

“Li ho trovati! Li ho trovati, ragazzi!” trillò la voce di Esme, seguita da lei in persona, interrompendo le speculazioni sul misterioso oggetto della sua ricerca; la materna figura che irruppe nel salotto era oscurata da una gigantesca pila di scatoloni in precario equilibrio tra le sue mani. Nell’aria si espanse un odore di qualcosa di vecchio, polveroso e famigliare.

Sette paia di occhi curiosi si girarono a guardarla. Il primo a muoversi fu Carlise che, raggiunta la moglie, prese dalle sue mani gli scatoloni e li pose sulla poltrona su cui si era precedentemente seduto, come se Esme non fosse una vampira dalla forza sovraumana e dai riflessi impareggiabili, ma una semplice donna in difficoltà. Perchè la cavalleria non muore mai, soprattutto nei vampiri pluricentenari. Fortunatamente.

Jasper con la sua particolare abilità saggio le sensazioni che Esme irradiava: euforia, nostalgia, dolcezza e una strana sensazione a cui non sapeva dare un nome, come quando un soldato davanti ai nemici capisce che è giunto il momento di lottare. Un’emozione che aveva sentito raramente in Esme.

Il volto di Edward, invece, subì delle strane trasformazioni: inizialmente, con ancora il sorriso sulle labbra, si girò a guardare la madre incuriosito, poi si fece vagamente perplesso, inarcando le sopracciglia, e infine, con grande inquietudine dei fratelli che tenevano d’occhio il loro unico allarme in caso di pericolo, la paura si fece strada nei suoi occhi.

Carlise, che, a insaputa di tutti, osservava anche lui, preoccupato dalle idee della moglie, il figlio, si avvicinò alla dolce vampira, che saltellava e sorrideva come una bambina che ha appena scartato un regalo a lungo desiderato, con un sorriso leggermente teso.

“Tesoro, potresti spiegarci cos’è che hai trovato da renderti così felice?” Ogni suo gesto e parola esprimeva cautela. Mai svegliare improvvisamente la bestia che dorme.

“Ma come caro?! Non lo riconosci?! È il nostro scatolone delle decorazioni di Natale! Non ci posso credere: sono quasi sette o otto anni che non lo prendo” disse lei con le lacrime di commozione agli occhi (in senso figurato), aprendolo e tirando fuori dalla micidiale scatola di cartone delle palline e stelle di Natale panna e oro.

A Edward vennero le lacrime agli occhi. E non di commozione. Di terrore puro.

A Emmet cadde il joystick di mano. E a un vampiro non cade mai di mano niente. Niente.

A Jasper cadde la mascella, mentre la sua mente di geniale stratega si attivava, vegliando centinaia di soluzioni e strategie al minuto che potessero portare la salvezza a sé e ai suoi alleati in quella nuova e feroce guerra che si prospettava all’orizzonte. Forse più a se stesso che agli altri.

La prima domanda che sorse nella sua brillante mente fu: “Come Ha fatto Esme a dimenticarsi cosa accadde otto anni fa?!”

La seconda e più preoccupante fu: “Dov’è Alice?”

Edward si girò verso di lui, gemendo dal terrore.

Emmett, accortosi della situazione, incominciò a sudare freddo.

Esme…” la voce di Alice colse Jasper di spalle; era dolce e suadente, come quella del cacciatore che cerca di convincere la sua preda a non scappare.

Ahi.

Jasper corse a rifugiarsi alle spalle di Edward, ancora seduto sul divano.

La piccola vampira danzò sulle punte dei piedi fino al divano, opposto a quello dove si nascondeva suo marito, e lì, con grazia e senza bisogno dell’aiuto di nessuno (non che qualcuno avesse intenzione di fare una mossa azzardata quale avvicinarsi alla piccoletta), depose tre grandi scatoloni con scritto in cima, in grande: “Alice”.

Esme cara, senza offesa, ma credo che quelle decorazioni non siano adatte…” propose sorridendo ed estraendo dallo scatolone dei piccoli fiocchi blu e argento.

Nella stanza non si udì nemmeno un respiro.

Esme lasciava fare qualsiasi cosa ad Alice, per quanto costosa o assurda che fosse, tranne che mettere in discussione le decorazioni natalizie di casa Cullen. Era un punto d’onore.

“Alice cara, senza offesa, ma credo che siano le tue decorazioni a non essere adatte…”

I maschi di casa Cullen capirono che le cose si mettevano male da tutti quei vezzeggiativi e titoli di cortesia; avevano un solo significato: la tempesta era vicina. Troppo vicina.

Alice fece un passo verso di lei, stringendo leggermente le mascelle.

“Esme, carissima, credimi se ti dico che sono le mie decorazioni la cosa migliore!” il tono si era fatto leggermente perentorio e raggiungeva ottave più alte del solito.

Anche Esme fece un passo verso Alice e strinse i pugni, facendo sbiancare le nocche.

“Alice, tesoro, ho qualche centennio in più di esperienza e ti dico per certo che sono meglio le mie!” la voce di Esme, di solito dolce e materna, si alzò di un ottava.

Alice sibilò minacciosa accucciandosi.

Esme ringhiò apertamente.

Carlise non aveva nessuna intenzione di vedere la sua testa staccarsi dal collo e quindi rimase fermo dov’era.

“ORA BASTA!” la voce perentoria di Rosalie congelò la due avversarie che, lanciando occhiate assassine, si voltarono molto, molto lentamente.

“Siete ridicole! Vi comportate come delle bambine! Come potete litigare per delle decorazioni tanto brutte?!” ringhiò estraendo da dietro la schiena uno scatolone da cui trasse un lungo festono natalizio di un bel rosso sangue, abbinato al suo smalto e al riflesso che baluginava nei suoi occhi.

Emmet cercò di nascondersi dietro la colonna mentre Jasper si lasciava cadere sul divano, coprendosi il volto con le mani ed Edward usava sua figlia come scudo; ma Bella e Nessie non se ne stettero lì a proteggere il padre/marito osservare, anzi, si avvicinarono alle tre contendenti che si scrutavano minacciose per vedere meglio come sarebbe continuata la battaglia.

Piccola Alice, dolce Esme, dovrete essere d’accordo che sono lemie decorazioni ad essere le migliori, vero?!” disse sorridendo mentre i suoi canini scintillavano di una luce minacciosa.

“Sorellona, non immischiarti in cose che non ti riguardano!”

Cara, lascia che ce la vediamo io e la tua dolce sorellina.” La liquidarono le due per poi tornare a scrutarsi con fare minaccioso.

“Certo che mi riguardano” ringhiò lei irritata, “io vivo qui, ricordate?!”

“Solo perché tu ed Emmet questa volta non avete distrutto solo la camera da letto ma l’intera casa che Carlise vi aveva regalato solo tre settimane fa!”

“E allora?”

“Amore, ufficialmente tu sei residente nell’Alaska orientale; è come se tu non fossi qui!”

“Ma SONO QUI, Esme! E non intendo vedere quelle cose ridicole appese per sull’albero!” disse parandosi davanti all’albero gigante di Natale che torreggiava in un angolo del salotto, come per proteggerlo.

“Emmet!! Aiutami!” urlò lei accecata dal furore, avendo scorto la testa del marito spuntare da dietro la colonna.

“M-ma R-rose…” balbettò cercando una via di fuga: forse avrebbe potuto sfondare la finestra e chiedere asilo politico ai Quileute…

“Visto sorellona?! Anche Em pensa che siano orribili! Vero fratellone?!”

La bionda si girò con fare glaciale verso il vampiro più forte di casa Cullen (dopo Bella).

“Scimmiotto… se non vuoi venire a fare shopping con me per i prossimi tre mesi, prestami il tuo aiuto…”

Il povero Emmett era in trappola.

Alice e Esme litigavano animatamente sotto lo sguardo scioccato di Jasper e quello attento di Bella, mentre la piccola Nessie camminava inquieta su e giù lungo il salotto.

Ecco che improvvisamente il campanello della porta congelò tutti quanti.

Suonò una volta.

Due volte.

Tre volte.

“EHI CULLEN!! MI VOLETE APRIRE?!” Finché Jacob, con i suoi modi aggraziati e leggiadri, svegliò i Cullen dalla loro situazione di stasi.

Nessie si fiondò come un razzo ad aprire la porta, con un sorriso che avrebbe illuminato il mondo: finalmente era arrivato. Non sapeva come avrebbe potuto fare senza di lui a questo punto. Era di vitale importanza. Era la sua unica speranza. L’unica cosa importante in quel momento.

“Amore!” esclamò Jake sentendo la porta aprirsi e l’odore di lei raggiungerlo.

La piccola emise un trillo di gioia.

Afferrò gli scatoloni che coprivano il volto di Jake con gioia selvaggia.

Sbattè la porta in faccia al povero licantropo.

Il licantropo cadde a terra stordito dalla botta.

La piccola Nessie si fiondò in mezzo alle donne di casa Cullen urlando: “Sono le mie decorazioni le migliori! Guardate che belle!” dopodiché estrasse delle bellissime decorazioni bianche e argento.

“COSA?!” esplosero tutte ringhiando e perdendo il controllo.

“Come hai potuto Nessie?! Io che ti ho viziata come nessun’altro!” esplose Rosalie, beccandosi un occhiataccia da Bella

“Perché mi hai tradito?! Io che ti ho pure aiutato a convincere tuo padre a lasciarti fidanzare con Jake!!” Alice era in preda ad una crisi isterica, mentre Jasper, dopo esser quasi stato morsicato dalla sua affascinante metà, aveva deciso, sotto consiglio della sua mente da stratega, di rimanere lì fermo a osservare la sua morte che si avvicinava e la sua adorata Alice trasformarsi in una belva assetata di sangue.

“Come hai potuto dare un dolore tale alla tua nonna!” esclamò Esme portandosi le mani al cuore, quasi glielo avesse spezzato.

“PAPÀÀ!! LE ZIE E LA NONNA GIOCANO SPORCO!!!!” esclamò la piccola (si fa per dire) mentre il padre, che in un momento di cameratismo maschile aveva appena recuperato il povero Jake ancora seduto a terra per la botta presa fuori dalla porta, aggiornava il compagno di sventura.

Edward si guardò in giro in cerca di salvezza ma Jasper stava guardando fisso il vuoto davanti a sé, Emmet si era nascosto dietro l’albero oggetto della guerra e Jake era in preda allo shock mentre cercava di metabolizzare che la sofferenza inflittagli il giorno precedente non era che un assaggio del sadismo femminile e vampiresco, o forse era ancora rintronato dalla botta; si stava ormai disperando quando vide la sua salvezza, la sua anima, l’unica persona che lo abbia mai davvero capito: Bella!

“Bella, amore…” mormorò tendendo le sue mani verso di lei e scatenando vigliaccamente il suo sguardo magnetico e irresistibile, spinto dal terrore che il senso di autoconservazione della moglie vincesse sul
suo amore per lui.

Lei lo guardò dubbiosa.

Si morse il labbro, indecisa.

Una ruga di preoccupazione le increspò la mente marmorea.

Edward sorrise, certo di essere ormai approdato su una spiaggia sicura.

Bella assunse un aria decisa.

Guardò fissa negli occhi Edward.

Gli allacciò le mani dietro al collo mentre lui la attirava a sé.

Sorrise con gli occhi luccicanti

“Edward voglio che tu dica a tutti che sono le mie le decorazioni più belle!!!!” gli ordinò lasciandolo di botto e correndo a prendere uno scatolone nascosto dietro la poltrona da cui spuntavano delle decorazioni verdi e argento.

La spiaggia sicura altro non era che una distesa infida di sabbie mobili.

Edward crollò in ginocchio per lo shock.

“BELLAAAA!!”

Tutte le altre si erano fermate dalle loro liti e scrutavano assassine la vampira.

“Io che ti ho accolto in casa mia e ti ho dato a mio figlio nonostante fossi umana!”

“Sei la mia migliore amica! La mia sorella preferita!”

“Traditrice! Ti ho anche aiutato ad accudire Renesme quand’era piccola!”

“Mamma! Sono il sangue del tuo sangue!”

 Bella le guardò serafica, innalzando leggermente un sopracciglio.

“Non è colpa mia se le mie decorazioni sono più belle delle vostre!” mugugnò poi prima di lanciarsi nella rissa, scoppiata nuovamente.

La casa era tutto un risuonare di trilli e ringhi rabbiosi nonché insulti espressi con parole eleganti e forbite che raggiungevano ottave sconosciute agli umani.

“ORA BASTA!!” le bloccò Carlise, ricomparso dal nulla, con gli occhi fuori dalle orbite.

 E pensare che far perdere la pazienza a un vampiro pluricentenario è reputata cosa impossibile.

“Ragazze sedetevi sul divano! Subito!” un’occhiata glaciale impedì alle delicate creature di replicare.

“Ragazzi, voi sull’altro; sì, anche tu Jake: ormai fai parte della famiglia.” A malincuore i ragazzi obbedirono al capofamiglia.

“Anche otto anni fa è successa la stessa identica cosa e alla fine non siete giunte a capo di niente! Quest’anno le cose andranno diversamente, organizzeremo una competizione di decorazioni: la giuria saranno i ragazzi e voi metterete in mostra i vostri addobbi; il voto della giuria sarà assoluto.”

Le ragazze si guardarono in cagnesco, prima di annuire incerte.

I ragazzi si guardarono un attimo disperati, prima di fronteggiare il loro peggiore incubo.

“Bene, sono contento che siamo giunti a una conclusione. Ora se permettete ho ricevuto una chiamata dall’ospedale…” detto questo Carlise cercò di congedarsi.

“Caro, ma tu di solito non lavori la domenica…” fece notare angelica Esme.

La mano di Carlise si paralizzò sulla maniglia in ottone.

Si girò e la tensione era evidente anche per chi non aveva il talento di Jasper.

“Cara, era una chiamata urgente…”

Esme digrignò i denti e il sorriso dell’angelo si trasformò nel ghigno del demonio.

“Eppure, caro, non mi sembra di aver sentito il tuo cellulare suonare…”

Carlise si inchiodò dov’era.

“…Forse è meglio se mando loro un messaggio per avvisarli che non sarò presente all’operazione…”

“Sarà meglio.” concluse soddisfatta Esme guardando il marito sedersi al suo posto.

Poi tutte le giovani aspiranti arredatrici di alberi natalizi si diedero da fare per mettere in mostra i pezzi forti delle loro armi decorazioni.

“Bene ragazzi; votate!” La voce di Alice diede inizio al massacro.

I poveri vampiri di casa Cullen si guardavano disperati: cosa avrebbero potuto fare?!

Di scegliere neanche a parlarne: le perdenti avrebbero compiuto una strage di massa.

Di non scegliere non c’era speranza: non li avrebbero lasciati muovere da lì fino a che non avessero dato un responso.

I pensieri di tutti concordano con quello di Edward: Carlise avrebbe pagato per questo.

E la parte peggiore doveva ancora iniziare: l’attacco psicologico.

“Emmet, amore, se convincerai gli altri a votare le mie, passeremo un bel week-end io e te da soli su qualche isola sperduta. Che ne dici?” insinuò Rose seducente.

“Emmet, fratellone, per quanto hai intenzione di lasciarti schiavizzare?! Vedo già un futuro più roseo per te se deciderai di votare le mie e… Jasper? Sai che oggi, dopo aver finito di sistemare l’armadio ho visto che c’era un enorme spazio vuoto ancora da riempire…” La voce angelica del folletto danzò nelle loro menti, che inutilmente cercavano di trovare una via di uscita.

“È inutile: non c’è…” mormorò Edward affranto.

“Jake, ovviamente, credo non ci sia nemmeno bisogno che io ti minacci come certe persone per farti votare per me, vero? Papà, tu invece, ricorda quando mi sedevo sulle tue ginocchia ad ascoltare le favole che mi raccontavi: è un ricordo così dolce! Sei sicuro di non voler votare per la tua bambina?” Sembrava che Nessie avesse ingoiato un cucchiaino di miele tanto era dolce e i due poveri mosconi ci si sarebbero immischiati decisamente se non fosse intervenuto un uragano a salvarli. O forse a finirli definitivamente e in modo più veloce?

“Edward, amore, mi sembra di ricordare che sia io la donna a cui tu abbia giurato fedeltà e amore eterno giusto?! Non vorrei mai che te lo dimenticassi…Ah Jake, se vuoi poter ancora uscire con mia figlia ti consiglio di votare per la tua migliore amica…” Gli occhi dorati di Bella scagliavano lampi e saette che paralizzarono i due mosconi.

Esme sovrastò tutte le altre voci.

“Figli miei, non vorrete mai dispiacere la vostra cara e adorata mamma, vero?! Carlise amore, tu sei libero di votare per la donna che ami di più…”

Edward lesse i pensieri degli altri martiri che corrispondevano più o meno a questi.

Emmet: Se non voto per Rosalie non riusciremo più a fare un week-end insieme per i prossimi trecento anni e le cicatrici delle sue unghie rimarranno visibili per sempre sul mio viso…ma Alice mi saprebbe rendere anche lei la vita impossibile ed Esme mi caccerebbe di casa…cosa devo fare?! Edward, trova una soluzione!

Jasper: Se non voto per Alice mi rinchiuderà per sempre in un centro commerciale e le mie carte di credito diverranno un sogno lontano…ma…Esme arrabbiata…è qualcosa che nemmeno io posso combattere…potrei scappare da Carmen ed Eleazar e… no, Alice mi troverebbe e la sua vendetta sarebbe la mia fine…Edward! Qualsiasi idea che possa salvarci, la seguirò!

Jacob: stupida psicologia inversa! Se voto per Bella la mia piccola Nessie mi farà a pezzi, squartandomi pezzo dopo pezzo, ma forse Bella mi proteggerebbe…no, mi abbandonerebbe nelle sue mani per decorare l’albero…se invece voto per Nessie, Bella la murerà viva in casa e mi sparerà a vista…succhiasangue?! Tu mi proteggeresti dalle due belve?! Oppure rimarresti a guardare il martirio di un innocente?!

Carlise: Credo che Esme mi stesse un tendendo un trabocchetto…se scelgo le decorazioni di chiunque altro che non sia lei sarebbe come dichiarare che non la amo più di tutte e ciò porterebbe al mio decesso istantaneo…ma come posso tradire la fiducia delle ragazze che sono come figlie per me?! Edward, ragazzo mio cosa mi consigli?

Edward avrebbe voluto mandare al paese tutti gli altri giudici, che lo guardavano imploranti, in particolare Carlise, ma era troppo preoccupato dal ghigno malvagio e dal luccichio folle negli occhi di Bella e dall’aura rossastra che volteggiava intorno alla figlia per poter anche esprimere un insulto decente.

Una volta tanto (prima e ultima volta), però, la fortuna fu favorevole ai giovani (si fa per dire) Cullen: le ragazze, arrabbiate per i tentativi di manipolazione dei ragazzi che amavano si distrassero completamente dalla competizione, lanciandosi nuovamente in una lotta accanita che ben presto degenerò.

“Alice!! come ti permetti di manipolare il mio scimmione!” urlò Rose alzandosi in piedi sul divano e sovrastando la sorellina che ghignava guardandola con lo sguardo più fintamente innocente che si fosse mai visto.

“Io dico solo la verità cara Rose…ma la persona che più di tutti sta massacrando psicologicamente il mio povero Jazz sei tu: Esme! Come puoi fare una cosa del genere ai tuoi figli!?” ringhiò la piccoletta mentre il povero Jasper cercava di far notare che tutte loro li stavano manipolando e per questo prendendosi da Alice un cuscino in faccia lanciato con tanta forza che cadde all’indietro del divano.

“Cosa c’è Alice? Hai appena visto che Jazz vuole più bene a me e che quindi voterà le mie decorazioni!” chiesi angelica Esme scatenando l’ira del folletto e dovendo quindi, poi, schivare il cuscino lanciato da Alice.

“Renesme lascia stare tuo padre e il mio migliore amico!” scatenò la sua furia Bella, pizzandosi a difesa dei due poveretti appena citati che, in realtà, avrebbero voluto essere protetti dagli artigli di entrambe le due donne.

“Ma è il mio ragazzo, mamma!”

“Sei ancora minorenne e in casa mia comando io!”

“Siamo a casa della nonna!”

“È lo stesso!”

Sotto lo sguardo spaventato dei ragazzi, che si erano rifugiati davanti all’albero di Natale, schiena contro schiena per difendersi da eventuali attacchi a sorpresa, iniziò la Grande Guerra delle Decorazioni di Natale.

Esme con un balzo felino si riempì le braccia di delicate palline con grandi fiocchi panna e oro; senza dare al tempo di capire cosa succedeva all’avversaria cominciò a scagliare le sue munizioni sulla testa di Alice.

Alice ruggì come una bestia ferita, facendo tremare Jasper, per poi armarsi di piccole stelle, da appendere come decorazione, blu e argento che brillavano graziosamente; dopo aver compiuto un carpiato all’indietro ed esser atterrata con grazia letale sul divano, incominciò a lanciare come se fossero shuriken le stelle, mirando a Esme.

Con acrobazie da far invidia ad una ginnasta Esme evitò i colpi di Alice, mentre gli shuriken natalizi si conficcavano nel muro.

Rosalie, sentendosi esclusa, prese alcuni babbo natali in porcellana da appendere e li scagliò contro la sorellina, dimenticandosi però che sapeva prevedere il futuro e che quindi si abbassò all’ultimo secondo mentre il babbo-proiettile si schiantava contro la testa di Nessie.

Edward si pietrificò trattenendo il respiro, mentre Jake si sentiva soffocare a causa dal terrore.

Nessie si girò a guardare la lanciatrice di Babbi indifesi con un ghigno che avrebbe fatto tremare i Volturi al completo, dopo di che prese due di quelle lunghe e grosse candele argentate che avrebbe voluto utilizzare per decorare ed illuminare la casa; a questo punto si lanciò urlando e roteando le due candele come se fossero due scimitarre contro la zietta che, afferrato un candelabro dorato dallo scatolone, rispondeva colpo su colpo.

Intanto Edward praticava la manovra di Heimlich su Jake che giaceva a terra privo di conoscenza.  

Rosalie era stata quasi messa al muro da Nessie, o la bestia feroce che aveva preso il suo posto, quando con la coda dell’occhio vide la sua amica di parto Bella che, afferrato il suo scatolone come un giocatore di rugby tiene la palla correndo verso la meta, correva verso l’albero urlando a squarciagola nella speranza che ciò spostasse il gruppo impaurito di vampiri che si erano riuniti davanti al suo obbiettivo per uno sfortunato errore di prospettiva.

Ancora prima che raggiungesse e spazzasse via i miseri difensori dell’albero, Rosalie prendendo la rincorsa si gettò su di lei atterrandola.

Erano ancora a terra a rotolarsi avvinghiate l’una all’altra nella speranza di mettere k.o. l’avversario quando un fulmine coi riccioli ramati le superò con un balzo e si lanciò come una belva affamata sopra i ragazzi.

Ancora prima che le sue mani sfiorassero il volto di Jasper, obbligato a stare in prima linea poiché gli altri lo avevano eletto loro comandante in caso di situazione estrema e che quindi aveva il dovere di proteggere i suoi soldati, un palla di cannone dai capelli corti e neri schiantò al muro la piccola Nessie.

 Infatti Esme era stata sopraffatta da Alice grazie alle sue previsioni azzeccate delle mosse della sua avversaria, e giaceva inchiodata al muro da numerose stelle-shuriken con l’espressione più incollerita che potesse mai avere.

 Rosalie gettò da un lato Bella e si riappropriò del suo fidato candelabro pronto a servirla fino alla morte, ma Bella, rialzatasi in piedi con la velocità e la grazia di un gatto, si lanciò su un lunghissima ghirlanda verde smeraldo sbrilluccicante, che avrebbe voluto arrotolare intorno all’albero per abbellirlo, e incominciò a farlo scattare come una frusta.

Rosalie ringhiò qualcosa a proposito di armi scorrette ma Bella si era già lanciata contro il muro per usarlo come superfice di rimbalzo e avventarsi sopra Rosalie, che incominciò a venir sopraffatta dalla giovane vampira.

Nessie, invece, dovette ricorrere all’arma segreta di ogni donna per togliersi di dosso il folletto malefico: con forza la tirò per i capelli. Il suo errore fu lasciare la presa appena Alice gemette, perché questa saltò come un razzo verso il suo scatolone e si riequipaggiò con nuovi shuriken, che prese a lanciare con precisione infallibile contro Nessie.

Renesme non si lasciò prendere dallo stupore e, afferrato lo scatolone, ne estrasse il lungo puntale bianco con una stella appuntita argento per poi lanciarsi all’inseguimento di Alice che evidentemente preferiva il combattimento a distanza.

Durante la sua fuga precipitosa ebbe la fortuna, per lei, di schiantarsi contro Esme che, riuscita a liberarsi, stava scattando verso l’albero; il rumore prodotto dallo scontro dei corpi di Esme, Alice e Renesme, che non era riuscita a fermarsi in tempo, fu quello di due autocarri che si scontrano. Le tre vampire finirono a formare una montagna di corpi, ma il motivo per cui non si rialzarono subito non era perchè il colpo le aveva rincretinite, ma perchè una visione inaspettata le aveva tolto la capacità di ragionare.

Finalmente si rialzarono, con lentezza esasperante e la stessa espressione allucinata di un serial killer psicopatico.

Il movimento attirò l’attenzione di Bella che, in quel momento, aveva appena finito di legare Rosalie alla poltrona con il suo festone natalizio verde e, dopo avergli infilato al collo per immobilizzarla ulteriormente una ghirlanda di quelle che si appendono alle porte, la stava imbavagliando con la sciarpa che il suo adorato marito le aveva regalato l’inverno scorso. Molto utile.

Con la stessa identica espressione delle altre due, Rosalie e Bella, si paralizzarono, prima che Bella sciogliesse Rosalie ed insieme si congiungessero alla linea di fronte femminile che si stava formando.

Davanti a loro stavano Jake, Edward, Jasper ed Emmet con un’espressione fissa nel vuoto e, dietro di loro, un bellissimo albero addobbato con decorazioni oro ramato.

Le ragazze ruggirono all’unisono.

I ragazzi si svegliarono dalla loro trance.

Seguirono lo sguardo delle loro dolci metà fino alle loro mani a si accorsero che, a loro insaputa, reggevano delle decorazioni oro ramato uguali identiche a quelle sull’albero.

Edward sbiancò.

Bella fece schioccare il suo festone-frusta.

Jake vide farsi tutto nero e solo con un grande sforzo non svenne nuovamente.

Nessie cominciò a puntare la sua gola con il puntale.

Jasper, con un movimento moolto naturale e indifferente, nascose tutto dietro la schiena.

Alice trasse dalle tasche le sue amate stelle-shuriken

Emmet le lasciò cadere sul pavimento, terrorizzato sia dagli addobbi che si era trovato in mano si dalla faccia di Rosalie.

Rosalie fece roteare i due candelabri.

Esme fece saltare le palline di Natale nelle sue mani

“B-Bella, amore…n-n-on è come pensi…”

“N-Nessie ti g-giuro! n-n-on ne so niente!”

“A-A-lice… c-c ’-è u-una spiegazione t-tesoro…lo s-sai c-che non fare m-mai…n-n-non so c-c-come siano f-f-finite nelle m-m-mie m-mani…”

“R-R-R-R-R-Rose…t-t-t-t-i p-p-prego no-no-non u-u-uccidermi!”



“Ehi figlioli guardate, ho trovato il puntale: sta benissimo! Nonostante la fatica è venuto un albero bellissimo!” Carlise, salito sulla scala appoggiata all’albero, aveva messo il puntale e lo fissava soddisfatto; non ottenendo risposta, si girò per vedere cosa succedeva e sbiancò di colpo.

"CARLISE!!!!"

“RAGAZZI!!!!!”

 

  
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