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Autore: u s h i o    21/01/2013    4 recensioni
“E tu che cosa desideri, Sakura?” riprese parola sviando il discorso.
“Non penso di poterlo dire” mormorò lei con tono insicuro. Sasuke poteva percepire le mani di lei strette attorno a sé tremare leggermente.
“Sì che puoi. Dillo”.
Sakura sgranò gli occhi verdi non appena sentì la mano di Sasuke coprire delicatamente la sua, ancora poggiata sul suo fianco. La mano di lui si era semplicemente adagiata sulla sua, in modo delicato e gentile, senza stringerla minimamente, bensì sfiorandola soltanto. Il resto del corpo di Sasuke intanto non si era mosso di un millimetro, quasi come se volesse fingere di non aver fatto nulla. La sua mano era lì, senza pretese, facendo soltanto notare a lei che la sua presenza c’era. Un gesto delicato, effimero, semplicemente da Sasuke.
“Non potrei desiderare nulla di più che non sia stare con te” confessò lei, dopo aver preso coraggio dal gesto – che chiunque avrebbe considerato insignificante, ma non lei – di Sasuke. Prese ancora fiato, cercando ancora una volta il coraggio perduto. “Ma l’unica cosa, forse, sarebbe...” aggiunse “un bambino”.
[SasuSaku] - E, beh, Sasuke papà.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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いつまでも、いつまでも守ってゆく
Ti proteggerò sempre, per sempre

Capitolo 2. ... even if just about everything changes.




Prima di recarsi per la prima volta all’ospedale per fare la prima ecografia della gravidanza, Sasuke aveva avuto estrema difficoltà nell’accettare la richiesta di accompagnare Sakura dal medico. Nonostante lei più volte si fosse impuntata – sapendo alla perfezione quanto per Sasuke fosse importante l’avere un figlio – nel volerlo convincere a tutti i costi e nonostante ci avesse messo impegno e molto, troppo tempo per riuscire a convincerlo, Sasuke aspettò fino all’ultimo prima di lasciarsi andare a ciò che, in fondo, anche lui aveva sempre saputo di voler fare. Mebuki durante quel lasso di tempo non aveva fatto altro che insistere ancora di più della figlia, mettendolo ancor più sotto pressione; per non parlare di suo marito Kizashi che non faceva altro che ripetergli parole come gli uomini veri affrontano di tutto, guadagnandosi come risposta da parte di Sasuke solamente una bella sfilza di insulti.
Solo nel momento in cui la dottoressa Tsunade visitò Sakura, nel giorno della prima ecografia, alzandole delicatamente la maglietta e scoprendo la pancia appena visibile per spalmarci il liquido trasparente necessario alla visita, Sasuke si rese davvero conto dell’errore che avrebbe commesso se mai si fosse tirato indietro dal vedere quella creatura minuscola muoversi sullo schermo che si accese poco dopo, al momento dell’ecografia vera e propria: così piccola, così innocente e così sua. Sua come non lo era mai stato nient’altro nella sua intera esistenza.
Nell’istante in cui i suoi occhi si posarono sullo schermo tutto smise di girare e qualunque dettaglio parve scomparire; Tsunade, la quale muoveva l’attrezzo per l’ecografia sulla pancia di Sakura distesa sul lettino bianco, i rumori del traffico provenienti da fuori dalla finestra, la fila dal ginecologo, i genitori di Sakura. Perfino Sakura stessa. Ogni cosa smise di esistere.
“Sasuke-kun?” lo chiamò lei, destandolo dal guardare il video di fronte a lui.
Anche Tsunade si girò a guardarlo con un sorriso dolce stampato in viso, mentre continuava a muovere la sonda sul pancione – ancora non troppo grande – di Sakura.
“L’hai visto?” gli chiese poi la ragazza dai capelli rosa indicando lo schermo “è così piccolo, hai visto?”.
Sasuke annuì deglutendo, mentre posava ancora una volta lo sguardo su suo figlio, stupito e ammaliato nel vederlo ancora così minuscolo. Avrebbe posato lo sguardo su di lui ancora, e ancora, e ancora. E sempre.
“Sì” mormorò, quasi incredulo nello scoprirsi capace di dire qualcosa. “L’ho visto”.
Sakura allungò con calma il suo braccio e gli prese la mano. La strinse forte nella sua.

~

Sasuke fece tardi al lavoro a causa degli straordinari, quella notte. Quando varcò la soglia di casa, alle undici di sera, trovò praticamente tutte le luci spente se non quella della cucina, dove vide la tavola ancora apparecchiata con la sua cena pronta da chissà quale ora. Sakura gliela doveva aver lasciata lì evitando di sparecchiare, notò Sasuke con un pizzico di sorpresa – ripensandoci, però, mica tanta, visto che era proprio da Sakura compiere gesti simili per lui.
Ignorò la sua cena sulla tavola ancora imbandita e si diresse al piano di sopra, intento a cercare dove fosse sua moglie. Era strano che lei non lo avesse accolto al suo ritorno o che non stesse girovagando per la casa intenta a fare chissà quali stranezze. Entrò nella loro camera da letto dopo aver cercato in bagno, in studio e nel corridoio, e trovò Sakura stesa a letto – senza nemmeno addosso le coperte – in una posizione decisamente contorta e scomoda, con una mano poggiata sul ventre e la maglia alzata fino a poco sotto al seno.
“Che incosciente” gli venne da dire in un primo momento nel vederla così scoperta senza preoccuparsi minimamente del fatto che potesse prendere freddo, ma subito dopo sul suo volto si formò un’espressione quanto più vicina a ciò che si potesse definire sorriso.
Posò a terra la valigetta e senza fare troppo rumore si svestì con calma, cambiandosi e mettendosi un semplice completo blu da notte, sempre attento a non svegliarla dal sonno profondo che l’aveva colta. Una volta sistematosi, si avvicinò al letto matrimoniale e indugiò per qualche istante sul pancione di Sakura, in bella vista a causa della maglia rialzata; istintivamente allungò una mano verso di esso sempre facendo attenzione che Sakura non si svegliasse – non avrebbe mai potuto farsi vedere in certi atteggiamenti dagli altri,nemmeno da lei – e andò a sfiorare delicatamente con le dita il suo ventre che pian piano cresceva sempre di più col passare del tempo. Prese più confidenza e vi poggiò il palmo, cominciando ad accarezzare con movimenti circolari la pelle delicata di Sakura.
Non si rendeva nemmeno conto di come si stava comportando in quel momento, ma senza pensarci si mise in ginocchio accanto al letto e portò l’orecchio vicino alla sua pancia e lo posò su di essa, cercando di sentire qualche rumore provenire da suo figlio. Nemmeno il tempo di aspettare cinque minuti e si addormentò in quella posizione, preda della stanchezza che si portava dietro da tutta la giornata.
La mattina dopo quando Sakura aprì gli occhi lo trovò pacificamente addormentato sul suo ventre, sorrise e non si alzò finché lui non aprì gli occhi, restando a guardarlo dormire e ad accarezzargli i capelli per tutto il tempo, in silenzio. Ininterrottamente.

~

[Chiisana Te No Hira; http://youtu.be/L6BxXz-Vj1Y]

Sakura quella sera aveva deciso di andare a dormire prima del previsto, a causa della nausea che era sempre più frequente fin da quando era rimasta incinta. Era consapevole che quello era l’orario in cui Sasuke si sedeva sulla scrivania posta proprio in camera loro per finire di lavorare sui suoi affari di lavoro, ma non se ne curò pur sapendo che probabilmente lui non avrebbe voluto nessuno a disturbarlo. La scrivania era posizionata proprio di fronte al loro grande letto matrimoniale – abbastanza inusuale per una camera da letto da coppia – e Sasuke era seduto sulla sedia in legno dandole le spalle, concentrato sul suo lavoro.
Sakura non ci badò, pensando che fosse meglio lasciarlo perdere ed evitare di rivolgergli la parola durante il suo lavoro. Si sistemò sul materasso lentamente, senza sforzare troppo la schiena e tenendosi con una mano il pancione ormai al quinto mese. Mise il cuscino contro la spalliera del letto così da usarlo come schienale e si sedette su di esso, rilassando le gambe. Osservò per qualche secondo la schiena di Sasuke, intento a lavorare, e si chiese se lui l’avesse notata o meno in quel momento. Prese ad accarezzarsi piano il pancione, con movimenti lenti e circolari, posando gli occhi smeraldini su di esso.
Ciao, sono la mamma.
Sakura non si accorse nemmeno che in quel momento Sasuke, per un solo, velocissimo secondo, aveva girato lo sguardo verso di lei e l’aveva guardata con la coda dell’occhio. Poi, come se fosse la cosa più semplice del mondo, Sakura cominciò a cantare continuando ad accarezzare il proprio ventre.
“Tooku de, tooku de, yureteru inaho no umi” intonò lei, mormorando le prime parole a bassa voce.
Neanche il tempo di finire la prima frase che sentì distintamente Sasuke grugnire, probabilmente infastidito da lei, ma non se ne curò e “ho o age, ho o age…” proseguì ancora, accennando un sorriso nel notare che lui stringeva sempre più la penna fra le mani “mezashita omoide e to”.
“Non ho bisogno della colonna sonora mentre lavoro” la interruppe velocemente Sasuke – dopo averla lasciata cantare anche troppo, per i suoi gusti – con tono scocciato.
Sakura trattenne una risata, divertita dalla reazione di lui. “Non cantavo per te”.
“Allora ti stavi cantando la colonna sonora da sola?” domandò sarcastico – da quando Sasuke Uchiha sapeva cosa fosse il sarcasmo? – mentre si girò verso di lei che in risposta scosse soltanto la testa.
“Cantavo per…” lasciò in sospeso la frase facendo cadere il suo sguardo di nuovo sul pancione “per lui”.
Sasuke sussultò, leggermente spiazzato dalla frase di Sakura.
“Come se potesse sentirti” rispose poi ricomponendosi, con tono acido. Soltanto in quel momento si rese conto che lei stava tenendo un piccolo registratore nella mano libera, che aveva portato vicino alle labbra. Alzò un sopracciglio, confuso.
“Perché ti stai registrando?” le chiese ancora, prima che lei potesse rispondere all’affermazione precedente, perplesso.
“Mi stavo registrando, Sasuke-kun” puntualizzò Sakura “prima che tu facessi storie. Comunque, lo faccio perché io so che lui, o lei, può sentirmi” il suo tono di voce si addolcì man mano che proseguiva a frase “e registro in modo che quando crescerà potrà sentire la mia voce ogni volta che ne avrà bisogno”.
“Tsk” sbuffò Sasuke come suo solito, girandosi nuovamente verso le scartoffie poggiate sopra la scrivania di legno “è una cosa ridicola”.
“Almeno quando nascerà ricorderà bene la mia voce, a differenza della tua”.
L’affermazione di Sakura lo fece voltare di nuovo, se possibile più infastidito di prima. “Non dire scemenze”.
Ma tutto ciò che ricevette in cambio a quell’affermazione fu una sonora risata di Sakura, che non riuscì a trattenersi nel vedere la gelosia che lui già provava nei confronti del figlio, seppur non fosse ancora nato. Riprese a cantare, facendo finta di niente e lasciando cadere il discorso.
“Bokura wa, kyou made no, kanashii koto zenbu oboeteru ka, wasureta ka…” mormorò piano lei intonando la canzone, non curandosi delle sfumature di voce non sempre intonate, e fece ripartire il registratore riprendendo ad accarezzare il proprio addome.
Sul momento non si accorse nemmeno che Sasuke, senza pensarci, aveva lasciato perdere quel lavoro che tanto voleva continuare a tutti i costi, e che si era fermato ad osservarla voltando le spalle alla scrivania e alle scartoffie poggiateci sopra.
“Chiisa na te ni mo itsu kara ka bokura, oikoshiteku tsuyosa” continuò ancora a canticchiare, e stavolta alzò lo sguardo trovando Sasuke immobile ad osservarla con addosso un’espressione indecrifrabile, con la testa appoggiata allo schienale della sedia. Sakura sollevò leggermente il capo e gli rivolse un sorriso dolce, che lo fece sussultare così da indurlo a girarsi di nuovo, facendo – come suo solito – finta di non aver fatto nulla.
Scommetto che papà con te non si farà tutti questi problemi.

~


“Sasuke-kun, vorrei parlarti” disse Sakura mentre camminava al fianco di lui lungo l’argine del fiume, tenendogli stretta la mano che lui però si ostinava a non stringere. “Non abbiamo ancora parlato del nome da dare al bambino, ed è già il sesto mese”.
Sasuke si fermò di colpo dal camminare, lasciando cadere il suo sguardo su di lei che ricambiò all’istante alzando il volto in sua direzione. Percepì le dita di Sakura serrarsi ancor di più attorno alle sue mentre lo conduceva in un prato poco distante da lì, chiedendogli indirettamente di sedersi in quel luogo per un po’, così da poter stare da soli e tranquilli. Sasuke silenziosamente accettò e aiutò Sakura a sedersi a terra, attento che non si facesse male. Si sedette accanto a lei, appoggiandosi con le mani al terreno e stendendo le gambe di fronte a sé.
“Allora, Sasuke-kun?” chiese ancora lei, riprendendo il discorso.
“Cosa?”.
“Se fosse una femmina, come la chiameresti?” domandò.
Sasuke ci pensò qualche secondo su, ma non fu difficile pensare a una risposta. In fondo, non era la prima volta che ci rifletteva – anzi, si poteva dire che quella fosse una delle tante volte.
“Mikoto” rispose lui semplicemente, guardando il panorama di fronte a sé.
Il nome di sua madre. Sakura aveva immaginato più volte che Sasuke avrebbe compiuto quella scelta e, avendo già pensato da tempo di far scegliere il nome di loro figlio a lui sapendo quanto ci tenesse, sperava davvero che il nome da dare a un’ipotetica bambina fosse davvero quello anziché qualsiasi altro nome. Mikoto era un nome davvero sentito e amato da Sasuke, pensò lei sorridendo, contenta di quella scelta.
“E se fosse maschio?”.
Non ricevette risposta. Convinta che Sasuke non avesse sentito ciò che gli aveva chiesto, ripeté un’altra volta la sua domanda a voce leggermente più alta e sicura, così da farsi sentire meglio da lui.
Non sentendolo rispondere di nuovo, Sakura distolse lo sguardo da lui e “come… lo chiameresti?” aggiunse gesticolando con una mano.
“Credevo lo sapessi già” rispose Sasuke con tono leggermente insicuro, portando un dito a sfregare sulla propria tempia. Sakura capì. In quel momento, capì di aver immaginato bene i desideri di suo marito fin dal primo momento in cui aveva scoperto di essere incinta, che in fondo non erano poi così difficili da intuire.
Per un uomo che aveva sempre messo suo fratello prima di qualsiasi cosa, che aveva quasi perso se stesso dopo la morte di lui e che ancora era capace di andare in crisi al solo sentir nominare il suo nome, sarebbe stato ovvio immaginare quale nome avrebbe potuto scegliere per suo figlio. Sakura infatti, immaginandolo, non si era mai fatta alcuna domanda su che nome dare a loro figlio in caso fosse stato maschio, perché semplicemente – pur non avendone mai parlato prima con lui – sapeva quale sarebbe stato il più grande desiderio di Sasuke.
Si rese conto che in fondo lo aveva sempre saputi, anche prima di quel giorno.
“È quello, no?” domandò lei voltando il viso in sua direzione, notando che lui a differenza sua teneva lo sguardo dritto davanti a sé.
“È quello” arrivò subito la conferma di lui.
Sakura sorrise socchiudendo le proprie palpebre e poggiò la sua piccola mano sopra quella di Sasuke, accarezzandone il dorso liscio con movimenti lenti.
“Itachi” mormorarono all’unisono.
Nessuno dei due sapeva il sesso del bambino – anche se Sakura immaginava che Sasuke, pur restando in silenzio, probabilmente avrebbe preferito venirne a conoscenza prima del parto – per libera scelta e perché lei voleva che fosse una sorpresa da scoprire dopo il parto, ma in fondo il problema sul nome da dare, a differenza di qualsiasi altra coppia, non si era mai posto veramente in quanto entrambi già sapevano.
“Sasuke-kun” ricominciò a parlare lei interrompendo i propri pensieri “lo sai che il nome Itachi significa donnola?”.
“Lo so” rispose lui atono.
“E sai cosa simboleggia la donnola?” domandò di nuovo Sakura, per poi fare una pausa al silenzio di lui. “Simboleggia la disgrazia e la cattiva sorte” rispose da sola alla propria domanda, vedendo che suo marito non era intenzionato a risponderle.
A quella frase Sasuke istintivamente ritirò la mano da sotto quella di lei e girò la testa dal lato opposto, quasi come se quello fosse un modo come un altro per chiudersi in sé stesso – comportamento che manteneva spesso, soprattutto quando e se si toccava quell’argomento. Sakura non se la prese, essendo abituata a certi suoi comportamenti e blocchi. Riusciva a capire perfettamente le sue reazioni, ormai.
“Donnola vuol dire cattiva sorte… Ma sono convinta che finché lui tornerà da noi e noi lo proteggeremo, tutte le disgrazie saranno lontane da lui” snocciolò infine lei col tono di voce più dolce possibile “credo che la nostra famiglia, se sarà unita, potrà cambiare il significato di questo nome”.
Sasuke stavolta abbassò il capo volgendo lo sguardo a terra, e le rispose solo con due parole che fecero illuminare l’espressione di Sakura come mai prima di quel momento.
“Starà bene”.

~

L’ospedale era sempre così.
Bianco, neutro, sempre pronto a dare delusioni.
Sasuke lo sapeva, avendoci passato metà della sua vita, ma di certo non avrebbe mai lontanamente immaginato che anche in quell’occasione – che avrebbe dovuto essere un evento felice, senza nemmeno la minima sfumatura di tristezza – la sua opinione su quel luogo sarebbe stata confermata ancora un’altra volta.
Quando aveva accompagnato Sakura per uno degli ultimi accertamenti, la ginecologa aveva parlato ben chiaro, senza usare mezzi termini.
“Sakura rischierà durante il parto del bambino, a causa della debolezza del suo corpo e della sua malattia renale che potrebbe creare complicazioni”.
Sia Sasuke che i genitori di lei erano rimasti senza parole nel sentire quella frase pronunciata dalla dottoressa Tsunade con così tanta facilità, quella facilità che solo i medici erano capaci di avere in determinate occasioni.
Rimasero immobili, ad occhi sgranati, quasi come se fosse caduto a tutti e tre il mondo addosso in un colpo solo, nonostante sapessero dei problemi di salute di Sakura. L’unica a non intimorirsi né a stupirsi fu proprio lei, che sembrava invece essere perfettamente consapevole della sua situazione. Per tutta la vita era stata soggetta a continue febbri e malattie, e aveva perso più di un anno a scuola a causa della sua debolezza fisica – anche Sasuke, questo, lo sapeva bene.
Ma Sakura non avrebbe mai rinunciato a suo figlio solo per qualche complicazione. Mai.
“Lo so” disse di colpo Sakura in tono consapevole.
Mebuki prese un lungo sospiro chiudendo gli occhi, cercando la forza per parlare. “Rischierà molto?”.
“Se seguita bene durante il parto, qui, potremmo farcela senza problemi” rispose Tsunade chiudendo la cartella clinica della ragazza. Sakura spalancò gli occhi.
“Come? Vuol dire che dovrò stare in ospedale nel momento del parto?”.
“Esatto”.
Sasuke nel frattempo rimase in silenzio ad ascoltare per filo e per segno, con gli occhi fissi sulla dottoressa e un gomito poggiato alla sedia. Sakura sperò con tutta sé stessa che lui dicesse qualcosa, ma in fondo sapeva che non l’avrebbe mai fatto se non su sua richiesta.
“Io voglio partorire in casa” confessò lei ignorando i suoi pensieri su suo marito “voglio far nascere mio figlio nella casa in cui crescerà”.
“Mi dispiace, Sakura, ma questo non sarà possibile, metteresti a rischio anche il bambino” rispose Tsunade.
“Come sarebbe a dire che vuoi partorire a casa?” esclamò Kizashi, su tutte le furie dopo aver sentito l’affermazione della figlia. “Lo sai che non puoi!”
Sakura si limitò ad annuire confermando sia l’una che l’altra affermazione del padre, sapendo che entrambi avevano ragione. Voleva far capire di essere perfettamente al corrente di non essere in buona salute, ma che ugualmente avrebbe voluto dare alla luce suo figlio in casa sua, assieme all’uomo della sua vita e ai suoi genitori.
Cercò di farlo capire a tutti con il proprio sguardo, per poi voltarsi di poco in direzione di Sasuke accennandogli un lieve sorriso. In cambio, però, lui le rivolse soltanto un cipiglio del tutto contrariato dal suo comportamento, che Sakura interpretò come un assecondare in silenzio le parole di Kizashi. Lo ignorò.
“Sakura, cerca di ragionare” le intimò successivamente Mebuki di fronte a Tsunade che assisteva alla scena “la tua salute non te lo permette”.
“Lo so, ma non importa. Voglio che nasca comunque in casa nostra” s’intestardì la ragazza, distogliendo lo sguardo e sorridendo nell’accarezzare la propria pancia che piano piano, col passare dei mesi, era diventata sempre più grande. Tsunade scosse la testa.
Il padre si limitò ad alzarsi in silenzio e dirigersi fuori dallo studio della dottoressa, mentre sua madre rimase lì ad osservarla, cercando invano le parole giuste per dissuaderla. Sasuke ascoltò ancora la discussione tra i genitori e la figlia immobile e in completo silenzio, seduto accanto a Sakura e con lo sguardo perso nel vuoto, un’espressione illeggibile sul suo volto.
Sakura tentò di chiamarlo, sperando di poter essere appoggiata almeno da lui. “Sasuke-kun, digl-”.
“Partorirai in ospedale, Sakura” la interruppe prontamente lui prendendo finalmente parola “che tu lo voglia o meno. Ne va della tua salute”.
Solo allora Tsunade si accorse che lo sguardo di lei cambiò e che la sua espressione, da prima convinta e sicura delle sue idee, diventò improvvisamente una semplice maschera; una maschera che era caduta nello stesso istante in cui Sasuke l’aveva rimproverata. Sakura abbassò lo sguardo sulle proprie gambe mentre stringeva i pugni poggiati su di esse, stringendo la stoffa della gonna fra le piccole dita.
“Qual è la tua decisione?” le chiese allora la dottoressa, dopo aver aspettato anche per troppo tempo che la famiglia si chiarisse.
“Va bene... Partorire in ospedale” sussurrò lei con un filo di voce.
Tsunade giurò di aver intravisto una minuscola stilla d’acqua cadere dagli occhi verdi di Sakura, quel giorno, mentre bisbigliava con la poca voce che riuscì a tirar fuori quelle parole.

~


Sakura era al nono mese.
Ormai la gravidanza era agli sgoccioli, e fra due settimane – o poco più – sarebbe venuto alla luce loro figlio, in un freddo giorno di dicembre. Tsunade per qualsiasi necessità aveva messo a disposizione la sua collega, l’infermiera Shizune, che fortunatamente abitava a pochi passi da casa Uchiha e in caso di qualsiasi complicazione o dubbio si sarebbe potuta spostare senza alcun problema – sempre quando non era di turno in ospedale.
Quel giorno, il quattordici dicembre, nevicò ininterrottamente, impedendo così a chiunque volesse di spostarsi dalla propria casa per andare a lavorare o a scuola, in quanto la neve lungo le strade ormai stava raggiungendo anche i venti centimetri d’altezza. A casa Uchiha non si era mosso nessuno, se non i genitori di Sakura che si erano recati proprio a casa loro per andare a trovare la figlia, alla quale in quei giorni – come accadeva ogni inverno di ogni anno, anche per lunghi periodi – era salita a vista d’occhio la febbre. Sasuke non poteva stare sempre a casa con lei, quindi nei giorni in cui lavorava si prendevano cura di lei Mebuki o Kizashi che gentilmente si attivavano per aiutarla. Quel giorno, vista la neve che imperterrita continuava a imbiancare la città, non era necessario che i genitori tornassero a farle visita; perché anche Sasuke quel giorno – fortunatamente – era rimasto a casa dal lavoro e avrebbe potuto benissimo aiutarla da solo; ma nonostante lui gliel’avesse ripetuto più di una volta i due rifiutarono, decidendo di andare ugualmente.
Erano già passati cinque di giorni da quando a Sakura era venuta la febbre, e nonostante Mebuki facesse tutto il possibile per prendersi cura di lei, Sasuke non si sentiva del tutto convinto nel lasciarla da sola nonostante fosse l’unica scelta possibile.
Oltre alla paura per la salute di Sakura che cresceva sempre più, si sommava quella per quell’esserino che pian piano, dentro di lei, stava prendendo vita, ogni giorno si faceva più palpabile. Sakura gli stava donando un mondo intero, il suo mondo intero era dentro la pancia della donna che amava.
Sasuke tastò piano la fronte a Sakura, facendola stendere piano sul futon nella camera degli ospiti.
“Stai qui ferma, adesso” ordinò lui cercando di parlare con il tono più severo di cui fosse capace “io vado a prenderti da bere”.
Sakura gli mostrò un sorriso dolce, ma contemporaneamente scosse la testa debolmente.
“Sasuke-kun” sorrise ancora “non fare il bacchettone, adesso” continuò mentre si alzava piano a sedere, tossendo un po’. “Ce la faccio anche da sola. Posso alzarmi”.
“E tu non cominciare ad essere insopportabile” Sasuke corrucciò la fronte prendendola per le spalle e facendola stendere di nuovo sulla superficie morbida sotto di lei. “Stai qui e basta”.
Non le permise di replicare in alcun modo e lei lasciò correre sapendo come fosse testardo in occasioni come quelle. Sasuke si alzò dal kotatsu per andare in cucina a prendere l’acqua da farle bere, così almeno da rinfrescarla un po’ dal calore della febbre; ma non appena entrato nell’altra stanza sentì un urlo improvviso che lo fece correre nuovamente da Sakura, visibilmente spaventato.
Quando rientrò nella camera in cui aveva lasciato Sakura, trovò entrambi i genitori di lei in piedi dal lato opposto, che la guardavano con occhi sgranati. Il letto era completamente bagnato e Sakura a fatica si era alzata di nuovo a sedere, guardando incredula ciò che era successo al suo corpo senza che nessuno se lo aspettasse.
“Si sono rotte le acque”.

















Beh, eccomi qui col nuovo capitolo. Non è niente di che, visto che è solo un raggruppamento di alcuni momenti della gravidanza... Giusto per non passare subito al parto di punto in bianco. Volevo ringraziare tutte le persone che hanno recensito, o messo questa storia tra le seguite/ricordate/preferite! Vi ringrazio tanto!
Soprattutto perché per me questa è una situazione abbastanza nuova... Non sono molto "esperta", ecco. Sia di SasuSaku sia di gravidanze lol. Spero che vi piaccia anche questo capitolo, anche se è più un slice of life che altro .-. beh, sappiate che dal prossimo le cose cambieranno.
Non so quando riuscirò ad aggiornare, spero il prima possibile (il prossimo weekend, credo e spero). Dimenticavo: i personaggi non sono miei e appartengono a Kishimoto, la storia non è a scopo di lucro. Alla prossima!

   
 
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