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Autore: PolvereVolante    21/01/2013    4 recensioni
"Fin dalle origini luce e tenebra coesistono.
Due entità sempre state in equilibrio, finchè le tenebre non decisero di avanzare.
Con la creazione del cristallo nero e la nomina di Frior, sicario immortale delle ombre, le tenebre diffusero il caos.
La luce decise di intervenire.
Creò il cristallo bianco, con il potere di mille soli, e nominò I DESTINATI.
Sei uomini puri e dall' animo nobile ai quali donò il potere degli elementi, della natura e delle menti.
A defferenza delle tenebre però, non gli concesse l' immortalità, non volendo che venissero corrotti dal potere.
I compiti dei DESTINATI erano tre ; Proteggere il cristallo, contrastare l' oscurità e trovare i loro successori.
Essi dovevano essere trovati ed allenati, per poi mettersi completamente al servizio della luce.
Questo procedimento è stato ripetuto centinaia di volte, e siamo arrivati a te ... "
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Jack
 
 
 
Rimanemmo a fissarci per non so quanto tempo, prima che lui, con tutto la tranquillità possibile, mi si sedette accanto.
Tutta la classe aveva seguito i suoi movimenti e ci squadrava stralunata, me compresa che lo osservavo mentre sistemava le cose sul banco accanto al mio.
“Professoressa quel posto è già occupato da Megan che oggi è assente” disse con voce sicura Penelope Soul, una ragazza tanto fastidiosa quanto superficiale, a mio parere.
Io ero ancora intontita da quegli occhi, che tra l’ altro  appartenevano al ragazzo seduto accanto a me .
“Ha ragione signorina Soul, quando la signorina Jinix (Megan) tornerà, si siederà a tquel banco che ricordo vuoto !” disse l’ insegnante indicando un posto vicino alla finestra.
Non sarebbe stato più logico far sloggiare questo  – Jack- ?
Stavo per urlare alla professoressa, anche se preferii evitare, non che avessi qualcosa contro di lui, ma a causa suo avrei dovuto dire addio alle chiacchierate durante le lezioni con la mia migliore amica.
“Bene ragazzi, ora che è tutto chiarito, ricominciamo la lezione. Stiamo facendo i Promessi Sposi signor Banson, avete già iniziato l’ opera nella sua scuola l’ anno scorso?” chiese, sicura di avere una risposta negativa .
“No, professoressa.”disse tranquillo, aveva una voce davvero profonda  .
“Non c’ è problema, per adesso cerchi di seguire, poi si rimetterà in pari nel corso delle prossime lezioni.”
La classe tornò al capitolo del libro, mentre io riprendevo a far finta di leggere, lanciando occhiate ostili all’ indirizzo del mio compagno di banco.
Era davvero bello, su questo non ci pioveva.
Con il naso dritto, le labbra carnose e un accenno di barba, per non parlare di quegli occhi di un verde meraviglioso.
Il suo arrivo era un po’ strano, entrato con un foglio in mano e messo a sedere ad un banco, senza dire quasi niente.
Intercettò anche una delle mie occhiate, alla quale rispose con un sorrisetto e un luccichio furbo negli occhi.
Nella classe si sentiva un chiacchiericcio di sottofondo sempre più forte man mano che la lezione proseguiva e la professoressa non provò neanche a fermarlo.
Mi arrivò anche un bigliettino sul banco, per il ragazzo seduto dietro di me.
Lo passai senza togliere gli occhi dal mio libro, sul quale avevo iniziato a disegnare una rosa.
Il disegno è un’ altro dei miei passatempi preferiti, mi tranquillizzava e mi portava fuori dal mondo, ma niente era come la lettura !
Quando la campanella suonò tutti balzarono in piedi, correndo all’ aula di matematica, tranne Jack, che parve sorpreso dal comportamento dei miei compagni, infatti non gli risparmiò un’ occhiata stupita.
Speravano sicuramente che il prof non fosse arrivato per scriversi appunti sul banco …
Pensai, preferendo non dirlo ad alta voce.
Io mi alzai con calma, raccogliendo le mie cose, ma alzando la cartella dal banco ebbi una sorpresa indesiderata.
La tracolla cedette di botto, facendo cadere tutti i libri a terra con un frastuono madornale.
Mi chinai per raccoglierli, senza risparmiarmi un sonoro sbuffo.
Uno dei libri volò ai piedi del mio nuovo compagno di banco a sorpresa, che lo alzò ed iniziò a passarlo da una mano all' altra.
“I tuoi compagni escono sempre dalla classe come una mandria imbufalita ?” mi domandò sornione, porgendomi un libro.
Ecco che ricomparve quel sorrisetto.
“Oggi c’ è compito di matematica e preparano i bigliettini.” dissi diffidente, prendendo il libro che mi porgeva.
“Comunque piacere, Jack Banson !” mi disse con una scrollata di spalle, mentre io cercavo di fare un nodo dove la tracolla mi si era rotta.
“Elisabeth Carson, più in là vedrò se è un piacere ." dissi senza peli sulla lingua.
"E' sempre un piacere conoscermi" disse presuntuoso, ma con una nota di divertimento nella voce.
“Sembri sicuro di te, io ho metri di misura molto elevati ..” stetti al gioco.
In risposta ricevetti un cenno presuntuoso.
Quel ragazzo mi affascinava, sicuro e intrigante, con una luce furba negli occhi.
“Andiamo insieme all’ aula di matematica, forse arrivi in tempo per scrivere qualche regola …” mi fece l’ occhiolino e si incamminò verso la porta.
“Cosa ti fa pensare che io abbia bisogno di aiuti ?” chiesi, seguendolo.
“Tutti i tuoi compagni ne hanno bisogno, perché non anche tu ?” mi chiese con naturalezza.
“Sono capace di superare la verifica anche ad occhi chiusi, potresti rimanerne impressionato !” dissi guardandolo dall’ alto al basso, anche se per gioco.
“Non metto in dubbio le tue capacità” ormai la conversazione era diventata una gara a chi la spuntava, e mi stava divertendo.
“Fai bene, non conviene a nessuno sottovalutarmi” il corridoio era quasi del tutto deserto, tranne qualche ritardatario come noi.
“Lo terrò a mente …” disse enigmatico, mentre bussava alla porta dell’ aula, ormai chiusa.
Maledizione, speravo che il prof. Giorgi mi facesse entrare in classe dopo quel ritardo.
“Bene signorina Carson, la ringrazio per averci degnato della sua presenza !” 24 teste erano girate verso di me, e il tono del professore era tutt’ altro che ben disposto.
“Mi scusi professore è colpa mia. Oggi è il mio primo giorno e non trovavo la sua aula. Mi sono diretto da tutt’ altra parte e Elisabeth mi è venuta a cercare.”disse Jack serafico sbucando da dietro le mie spalle.
Sarebbe stato meglio se fosse rimasto zitto, le voci che sarebbero girate su questa storia non avrebbero mai avuto fine come le prese in giro…
“Va bene signorina Carson, si sieda.” Disse porgendomi il foglio con gli esercizi da fare e congedandomi.
Io mi diressi veloce al mio banco, cercando di evitare le occhiatine che mi lanciavano i miei compagni e di non pensare a Jack che si era preso la colpa del mio ritardo.
“Bene, lei deve essere il signor Banson. Dato che è appena arrivato non dovrà fare il compito come i suoi compagni. Per adesso si sieda e faccia silenzio.
L’ avverto che dovrò testare le sue conoscenze riguardo la mia materia, quindi domani porterò un test apposta per lei.” disse serioso, facendo accomodare anche Jack, che si sedette accanto a me.
Fosse un vizio quello del posto?!
“Ora dovrai farlo ad occhi chiusi.” Mi bisbigliò all’ orecchio, facendomi sorridere.
Il compito era facilissimo, feci ogni esercizio con naturalezza, ed in una mezz’ ora lo consegnai.
Le espressioni di Jack e del professore furono impagabili, data la mia velocità.
“ Già finito signorina? ” chiese il prof, prendendo i fogli che gli porgevo.
Io annuii e tornai a sedere, sicura che Giorgi avesse già iniziato la sua caccia all’ errore.
Mi dispiaceva per lui, ma non ne avrebbe trovati.
“Cosa mi dice che non hai fatto solo scarabocchi ?” mi chiese Jack quando mi risedetti, quasi risentito.
“Mi vuoi proprio provocare, non è vero ?” chiesi, girandomi verso di lui, e guardandolo con aria di sfida.
“Semplicemente non è possibile che tu abbia già finito, ho dato un’ occhiata alle consegne, non hanno senso !” disse lui, reggendo il mio sguardo.
I nostri occhi si incrociarono come all’ inizio dell’ ora di Letteratura e si incastonarono come se fossero fatti per stare insieme.
Una sensazione strana mi attanagliò lo stomaco e sentii come qualcosa che si dimenasse in me.
Come un animale, un potere, eravamo come un flusso di elettroni, due poli opposti che creavano elettricità, ed essa scalciava per manifestarsi.
Ci misi molta forza di volontà per girare lo sguardo ed ebbi come la sensazione di riprendere aria dopo minuti di apnea.
Jack sembrava sconvolto quanto me, aveva le ciglia aggrottate e la testa leggermente inclinata.
“Se tu non capisci non vuol dire che sia impossibile !” sussurrai cercano di riprendere la conversazione nel disperato tentativo di uscire da quel momento di imbarazzo.
“Io e la matematica non siamo mai andati d’ accordo!” rispose lui, facendo un mezzo sorriso.
“Dovrai ripetere bene le cose che hai già studiato, il professore, come avrai capito, non è molto comprensivo !” fortunatamente la conversazione aveva ripreso piede e non era più forzata come pochi secondi prima.
Continuammo a chiacchierare per il resto della lezione e, con mio grande stupore, il prof ci sgridò solo due volte, apposto di metterci una nota come avrebbe fatto in situazioni normali.
La nostra conversazione era più che altro un punzecchiarsi a vicenda, un domanda e risposta.
Scoprii che Jack si era trasferito con suo padre, che si era appena risposato, così aveva chiesto trasferimento in un ospedale al centro di Londra, in quanto medico, per avvicinarsi al teatro dove la nuova moglie dava lezioni di recitazione.
Io gli parlai della scuola e dei miei interessi, sempre rispondendo alle sue domande provocatorie e senza togliere dal mio viso un sorriso derisorio.
Era piacevole parlare con lui, era una cosa naturale e mi sentivo a mio agio, nonostante ci trovassimo in piena classe, ed eravamo i bersagli delle occhiatine della metà dei nostri compagni.
Al suono della campanella ci alzammo per primi per lasciare l’ aula, andando nei rispettivi spogliatoi a prepararci per l' ora di educazione fisica.

 

 

  
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