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Autore: SeverusPitonFanForum    13/08/2007    5 recensioni
Una nuova, particolare alunna ad Hogwarts ed un professore dagli incredibili occhi neri-Severus
autrice Damarwen
storia già finita che pubblicheremo a poco a poco per questioni di tempo
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La porta dell’aula di trasfigurazione era aperta, dentro la voce acuta della professoressa Mc Granit decantava l’efficacia di un’antica formula a un pubblico di studenti poco interessati.
Incrociai gli occhi di Minerva che, dolcemente, mi sorrise e mi fece cenno di entrare.
Mi sentivo soffocare, dovevo uscire da quel castello, dovevo respirare l’aria fresca dell’inverno, dovevo riportare il mio cuore ad un ritmo accettabile, mi sentivo morire, sentivo sulle labbra il suo sapore e sul corpo il calore delle sue mani. Lo amavo, lo amavo immensamente.
Corsi fuori seguita dagli occhi preoccupati dell’anziana strega, mi diressi verso il lago, ancora, quel lago che tante volte aveva ascoltato il mio dolore e che ora volevo rendere partecipe della mia gioia.
Mi aveva baciata, come io avevo baciato lui, con passione, una passione travolgente. Volevo urlare, saltare, correre. Rimasi ferma, con l’acqua a lambire le mie scarpe, per ore, finchè non fu notte e il cielo si tinse di nero, profondo, come i suoi occhi.
Apparvero le prime stelle, e con loro si fece nitido il ricordo della mia vita.
Ripensai a tutti gli anni passati in Giappone, ripensai agli allenamenti massacranti, al dolore, al sangue delle mie stesse vene che scorreva sul mio corpo sotto i fendenti dei miei maestri. Ripensai al mio Colorado e ad Aquila Grigia che tante volte, insieme a me, aveva cavalcato cavalli selvaggi, ripensai ai suoi occhi che tanto si sforzavano di capire il mio malcontento, i suoi occhi gonfi di lacrime nel vedermi partire, il mio unico, vero, amico che non aveva capito, ma aveva accettato il mio dolore, e con affetto immenso mi aveva lasciata andare via. Ripensai a quella pergamena, solcata da lettere d’oro, che mi aveva condotta fino a lì, ripensai al suo sguardo, quella sera in sala grande, ripensai alla sua voce, alle sue labbra, al suo corpo, ripensai al suo mantello nero che ondeggiava lento al ritmo elegante del suo passo sicuro, alle sue mani sottili e curate, all’odore della sua pelle che era diventato ossigeno, ripensai a quel bacio strappato con forza al quale aveva risposto con così tanta infuocata passione, ripensai a lui, a quanto lo amavo, a quanto dannatamente, ostinatamente, immensamente lo amavo.
“ Perché fai cosi Severus, perché? Perché mi seduci con i tuoi occhi di ghiaccio e fuoco? Perché mi insulti, mi deridi, mi offendi? Perché mi baci? Perché, maledizione perché ti amo così tanto?”
Sentii un brivido di freddo e mi riscossi dai miei pensieri.
Mi voltai a guardare il castello, era bellissimo, si stagliava alto nel cielo, con le sue torri, le sue gullie, tempestato di diamanti gialli splendenti che le luci delle stanze facevano brillare.
“ Dove sarai adesso, amore mio?”
Mi incamminai lenta verso un dormitorio che mi parve troppo lontano, volevo dormire, volevo sognare quel bacio, ancora, e ancora, volevo sognare il mio Severus, quello che con tenerezza una sera d’inverno mi aveva appoggiato lo scialle sulle spalle, quello che mi aveva accarezzato la mano, quello che mi aveva sorriso.
Arrivai e trovai i miei amici ad aspettarmi, era tutto il giorno che non mi vedevano.
Dopo la litigata furiosa con Piton erano usciti come lui aveva ordinato, poi avevano assistito alle lezioni che io, troppo scossa, avevo saltato, mi avevano cercata, ma, fortunatamente, senza successo. Volevo stare sola.
Ora erano lì, davanti a me, con le bocche piene di domande che si costringevano a non fare uscire, sorrisi.
- “ Tutto a posto.” Dissi con un sorriso “ Ora vado a letto, sono stanchissima.”
Imboccai le scale che portavano alla nostra stanza con i loro occhi increduli puntati sulle mie spalle, sentii alcuni passi veloci e vidi Hermione raggiungermi.
- “ Che cosa è successo? Piton sembrava una furia quando ci ha mandati via. Non dovresti provocarlo così Keira, è un uomo pericoloso, lo sai.”
La presi per un braccio e la spinsi su dalle scale velocemente.
- “ L’ho baciato!” le dissi tutto d’un fiato.
Gli occhi di Hermione divennero enormi, la bocca leggermente aperta, sembrava che avesse visto un fantasma, anche se a ripensarci di fantasmi ne vedeva spesso.
- “ E………?” sussurrò con un fil di voce, sembrava terrorizzata all’idea.
- “ E lui ha baciato me, o meglio, mi ha quasi mangiata. E’ stato un bacio travolgente, passionale, non avevo mai baciato nessuno così. E’ stato….fantastico!”
La mia amica si portò una mano alla testa come per cercare di non farla esplodere.
- “ E poi?” disse timorosa.
- “ Poi mi ha guardata, mi ha detto di andarmene e si è rintanato nel suo studio. Non lo capisco Hermione, prima sembra l’uomo perfetto, poi tutt’a un tratto diventa un demonio, e poi, poi mi bacia così. Non so più cosa pensare, so solo che lo amo, lo amo da morire.”
Mi prese la mano, mi guardò negli occhi, poi mi abbracciò stretta a sé e sussurrò:
- “ Non so come andrà a finire, so solo che posso dirti mille volte cosa penso di lui, ma tu continuerai ad amarlo, so solo che un’amica deve aiutare, confortare, ascoltare. Bhè Keira, io ci sarò! Non posso dirti di smettere di amarlo, ti posso dire che se vorrai amarlo, io sarò con te.”
La abbracciai più forte, era quello che volevo, solo un’ amica, un’amica vera.
Andammo a dormire entrambe, evidentemente anche la giornata di Hermione era stata pesante. Mi misi nel letto e decisi che, a come risolvere le problematiche che avevano causato le mie assenze dalle lezioni, ci avrei pensato il giorno successivo.
Mi addormentai quasi subito sognando di lui.

Mi svegliai sotto gli scossoni di Hermione.
- “ Sta mattina vengo a correre con te!”
“ Che carina” pensai “ non vuole proprio lasciarmi sola”.
Ci preparammo e scendemmo nella mattina che, di giorno in giorno, diventava sempre più fredda, corremmo per poco perché Hermione, fuori allenamento, non riusciva a mantenere il mio ritmo. Decidemmo che avremmo finito camminando.
Passeggiammo a lungo davanti alla foresta e sulle rive del lago, poi, infreddolite, tornammo al castello per prepararci per la lezione di erbologia.
Scendemmo alle serre con notevole anticipo poiché dovevo dare giustificazione della mia assenza del giorno precedente, la professoressa Sprite non c’era. Ci accomodammo al nostro posto terrorizzate all’idea di dover, ancora una volta, estirpare il succo dalle mandragole urlanti.
Aspettammo per un quarto d’ora buono, poi vedendo che non arrivava nessuno cominciammo a preoccuparci.
La porta sbattè violentemente non dandoci il tempo di farci troppe domande.
- “ Figurati” disse una voce tristemente conosciuta “ dove volevi che fossero due secchione di Grifondoro? La Sprite è ammalata, la sostituisce Piton. Non vedendovi arrivare e sapendo che -sotuttoio- non si sarebbe mai persa una lezione mi ha mandato a cercarvi, ma voi non li leggete gli annunci?”
E si rinfilò nel buco della porta da cui era entrata. Da dietro Parsy Parkinson sembrava un pugile pronto a sferrare il suo attacco, aveva le spalle larghe e leggermente piegate verso l’avanti, non era bassa, ma la sua corporatura tutt’altro che snella la faceva apparire tale. Hermione sembrò capire i miei pensieri e rise sommessamente.
- “ Stai tremendo eh, sudicia babbana? Ieri devi aver passato davvero un brutto quarto d’ora con Piton alterato a quel modo!” disse sghignazzando.
Guardai la mia amica e non riuscii a trattenere una risata. L’idea di vederlo effettivamente mi faceva tremare, solo non proprio nel modo che intendeva la Parkinson.
Raggiungemmo l’aula di pozioni, ormai la conoscevo perfettamente, ogni suo angolo, l’avevo sognata non so più quante volte, la porta era chiusa, Pansy bussò.
- “ Avanti” rispose la sua voce calda dall’interno. Entrammo, la mia nemica in testa, Hermione ed io dietro.
- “ Immagino che gli avvisi vengano ritenuti superflui” biascicò mellifluo il professore “ venti punti in meno a Grifondoro per ognuna di voi” proseguì soddisfatto con il suo solito sorriso obliquo.
Ci sedemmo senza ribattere, questa volta non aveva torto, per la fretta di arrivare in anticipo avevamo saltato a piè pari la bacheca.
- “ Visti i risultati a dir poco inquietanti delle vostre prove suppongo che ripetere l’esperimento possa dimostrarsi assai divertente, perlomeno dal mio punto di vista.
Signorina Huoot” disse voltandosi verso di me “ la sua prova è stata la peggiore, non che me ne sia stupito, ma vorrei in ogni modo distanziarla dal resto della classe per evitare una sua spudorata copiatura.”
Mi spostò il banco con un cenno della bacchetta e mi rivolse un sorriso beffardo.
- “ Pensa di riuscire almeno a trovare gli ingredienti da sola o vuole che le mandi la sua amichetta sotuttoio a darle una mano? Suppongo che, da questa distanza, non riuscirà a copiare. Questa volta.”
C’era un sarcasmo cattivo che traboccava dalle sue parole, sentii il sangue gelare pronta ad un suo prossimo attacco. “ Perché? Perché fai così, maledizione!?” pensai. - “ Pozione disintossicante.” Annunciò freddo.
Non avevo mai sentito nominare quella pozione, non me ne stupii.
Presi il calderone e lanciai uno sguardo allarmato ad Hermione che scosse la testa capendo che non avrebbe potuto aiutarmi. Guardai sul suo banco, Piton si sbagliava, riuscivo a vedere qualcosa, perlomeno ero riuscita a distinguere gli ingredienti, iniziai a disporli sul mio banco.
Uno sguardo stupito si fermò sul piano di legno, Piton mi stava guardando, sembrava non darsi pace del fatto che ero riuscita a trovare gli ingredienti, gli sorrisi con aria di sfida e lui si voltò di scatto. Quella battaglia l’avevo vinta.
Copiai i movimenti di Hermione che, capite le mie intenzioni, si muoveva lenta.
Alcuni Serpeverde avevano nascosto sotto il banco il libro di pozioni, non riuscivo a credere che Piton non lo vedesse, poi capii che probabilmente non aveva nessuna intenzione di farlo.
Anche i miei compagni lo notarono e, consolati dal silenzio del professore, fecero altrettanto.
In meno di un’ora e mezza quasi tutti i libri della classe erano aperti sul tavolo, Piton teneva la testa china sulla scrivania, forse non si era davvero accorto di niente, tentai il tutto per tutto visto che da Hermione non riuscivo a copiare quasi più nulla essendo diventati i movimenti assai difficili da distinguere, tirai fuori il libro.
In meno di un secondo Piton fu su di me, mi strappò il volume dalle mani e lo gettò a terra.
- “ Capisco che tu non riesca a comprendere esattamente le mie parole, ma PROVA mi è sembrato un concetto piuttosto facile, persino per te!” mi ringhiò maligno.
Poi gettò lo sguardo sulla mia pozione, qualcosa di indecifrabile passò sul suo volto.
- “ Ah, dimenticavo, il tuo voto è irrecuperabile, potresti consegnarmi una pozione perfetta, e ti assicuro che non è questo il caso, ma la tua rimarrebbe un’insufficienza!”
- “ Ne è davvero sicuro professore? Vede la figura del libro? Mi sembra perfettamente identica. Capisco che lei non riesca a comprendere esattamente le mie parole, ma il significato di IDENTICA mi sembra piuttosto semplice. Non trova?”
Vidi i suoi occhi riempirsi di lampi, forse avevo esagerato, era vero, ma non tolleravo più la sua ingiustizia, non dopo quello che era successo.
Si chinò sul mio banco con gli occhi che lampeggiavano pericolosamente.
- “ Puoi portarmi tutte le pozioni esatte che vuoi, babbana, io non ti concederò mai neanche l’ombra di una sufficienza. Vuoi stare in questa scuola? D’accordo, ti renderò la vita impossibile, stanne certa, come tu l’hai resa a me e a tutti i maghi che a pieno diritto frequentano i suoi corsi. Non avrei mai pensato che Hogwarts potesse cadere così in basso.”
Si alzò di scatto e con un cenno veloce della bacchetta rovesciò l’intero contenuto del mio calderone sul pavimento. Mi guardò e mi rivolse un sorriso obliquo. - “ Cinquanta punti in meno a Grifondoro. Pulisci il disastro che hai fatto, subito!” sbraitò.
Hermione, traboccante di odio per l’ingiustizia che mi veniva rivolta, si alzò dal suo banco e si diresse con passo deciso verso di me, si chinò, prese uno straccio e cominciò ad asciugare il viscido liquido rossastro della mia pozione praticamente perfetta che continuava ad espandersi sul pavimento.
- “ Non mi sembra di aver richiesto il tuo intervento signorina Granger, torna immediatamente al tuo banco! Voglio che questa ragazzina capisca qual è il suo posto!”
disse indicando il pavimento con un cenno del capo.
La sua voce era pervasa da una rabbia incontrollabile, sembrava che si sforzasse di dire parole il più cattive possibile, sembrava che stesse facendo di tutto per farsi odiare.
Feci un cenno ad Hermione indicandole di andare a posto, non era proprio il caso che le sue vittime diventassero due.
Gli avrei tenuto testa, ancora una volta, dovevo solo ripescare in fondo al mio cuore un briciolo di dignità, quella dignità fatta a brandelli dalle parole velenose dell’uomo che amavo sopra ogni altra cosa.
Ripulii il pavimento, mi alzai e gli rivolsi uno sguardo di sfida. Gettai lo straccio a terra, con quanta forza avevo in corpo, proprio davanti ai suoi piedi.
- “ Sei contento? Ora il pavimento è perfettamente pulito” poi abbassai la voce e mi avvicinai a lui “ è sulla tua anima che nutro qualche dubbio!”.
Vidi i suoi occhi velarsi per un istante, non poteva essere ma in quel momento mi parve tristezza. Si riscosse immediatamente, fece un cenno della mano e mi sorrise maligno.
- “ Non direi!”
Mi voltai, il pavimento era nuovamente pieno di melma rossastra.
Sentii le tempie pulsare, mi voltai e vidi il suo volto soddisfatto guardarmi con l’aria di chi ha appena dimostrato che non esiste guerra.
- “ Te l’ho gia detto ragazzina, io vinco sempre!”
Mi chinai a terra, pulii nuovamente quel disastro, le mani mi bruciavano a contatto con la sostanza che doveva essere leggermente corrosiva, divennero rosse e screpolate, ma finii, restai a terra ugualmente finchè il pavimento non fu completamente pulito, di nuovo.
La classe era ammutolita, i miei amici mi guardavano con compassione e rivolgevano al professore sguardi carichi di disprezzo, i Serpeverde ridevano allegramente e mi lanciavano a voce alta parole ignobili, Piton non faceva nulla per fermarli.
Mi alzai, mi diressi verso il mio banco, mi sedetti e feci per riprendere da capo la mia pozione, non avevo nessuna intenzione di dargliela vinta.
In un attimo mi raggiunse, mi si avvicinò.
- “ Hai capito qual è il tuo posto in questa scuola, babbana?”
Non risposi, lo fissai con gli occhi che si sforzavano di far trafelare odio, trattenendo ormai a stento le lacrime.
- “ Sei un essere ripugnante” gli dissi a voce alta.
- “ Davvero? Eppure ieri non sembravi pensarla così ragazzina. Ho ancora il tuo sporco odore addosso!”
Lo avevano sentito tutti, ne ero certa, aveva voluto farsi sentire da tutti.
Gli occhi mi si riempirono di lacrime, non riuscivo più a fermarle, il mio cuore distrutto non riusciva più a trattenerle, la rabbia salì, incontrollabile, ancora una volta, salì fino a non poter essere più trattenuta, salì fino a farmi esplodere.
- “ Sei un bastardo!” gli urlai con tutto il fiato che avevo in corpo alzandomi e rovesciandogli violentemente il calderone, con ciò che era rimasto del suo contenuto, addosso.
Mi avviai verso la porta quasi correndo urtandolo violentemente con la spalla passando al suo fianco.
- “ Torna subito al tuo posto ragazzina, ho detto al tuo posto!” mi ringhiò.
Ormai avevo raggiunto l’uscita, aprii con forza.
- “ Sibila i tuoi fottuti ordini a qualcun altro, io me ne vado!”
Gli urlai ancora, poi varcai la soglia facendo sbattere violentemente la porta.
Corsi fuori, con tutta la forza che avevo.
Avrei dovuto odiarlo, perché, maledizione perché non ci riuscivo?
Avevo il cuore gonfio di pianto di tristezza e di amore quando avrei dovuto averlo pieno di rabbia e disprezzo.
“Perché Severus, perché?”
Non potevo restare in quel castello, dovevo andare via. La guerra era diventata straziante, mi stava uccidendo.
Dov’erano finiti il mio sorriso, la mia allegria, il mio ottimismo? Vivevo per lui, e lui mi uccideva giorno dopo giorno, sempre un po’ di più.
Aveva ragione Hermione, quella sera lontana nella quale ci eravamo incontrate, aveva ragione su tutto.
“ Non riesco a smettere di amarti Severus, me ne andrò cercando di conservare il ricordo di te al quale mi appiglio per non morire, me ne andrò e ti libererò della mia presenza. Forse hai ragione tu, neanche questo è il mio posto. Ti amo, ti amo, infinitamente ti amo.”


******


Sono qui seduto alla mia scrivania.
La classe che mi sono sempre divertito a spaventare mi osserva con il terrore dipinto negli occhi.
Solo la Granger mi guarda con odio, se solo tu potessi sapere, Hermione, quanto in questo momento io condivida lo sguardo che mi stai rivolgendo.
Mi disprezzo, mi disprezzo per quello che ti ho detto, per quello che ho fatto. Perdonami Keira, perdonami, ti prego. Se solo conoscessi un altro modo per salvarti, se solo potessi evitarti tutta questa sofferenza.
Ho visto i tuoi occhi che non riuscivano quasi più a trattenere le lacrime, ho visto il tuo cuore puro infrangersi sotto il peso delle mie schifose parole, ho visto il tuo sorriso spegnersi, ancora una volta, affogato dalla mia forzata cattiveria. Perdonami, ti prego.
Sei uscita insultandomi, sbattendo la porta, non sono riuscito a farti avere paura di me, non ci riuscirò mai, sei troppo forte, troppo ostinatamente, dannatamente forte. Perché ancora mi ami Keira, perché?
Non riesco più a sopportare il peso che comporta questa guerra. Non ci riesco, non riesco più a vedere i tuoi occhi gonfi di tristezza a causa mia, non ce la faccio più. Odiami amore mio, ti prego, odiami.


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