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Autore: Egle    28/07/2004    6 recensioni
Per dimostrare la sua fedeltà all'Oscuro Signore, Draco viene incaricato di rapire Ginny Weasley, figlia di due membri dell'Ordine della Fenice. Ma le cose non vanno secondo i piani e i due ragazzi si trovano ad affrontare una situazione ben più complicata del previsto...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4 – UNA NUOVA HOGWARTS

CAPITOLO 4 – UNA NUOVA HOGWARTS

 

Camminava piano, godendosi la brezza fresca di settembre. Erano trascorsi cinque giorni da quando erano arrivati nella Hogsmeade che non conoscevano. Cinque lunghissimi e faticosissimi giorni, in cui avevano dovuto adeguarsi a vivere senza magia. Era così che Ginny aveva scoperto che non si poteva semplicemente far sparire la spazzatura , ma si doveva portarla fuori, come era toccato a lei quella sera. Non aveva compreso quanto fosse difficile la vita babbana fino a quel momento. Suo padre seguitava a studiarne ogni aspetto, affascinato dalla tecnologia e dalle scoperte scientifiche, ma non aveva mai provato a vivere senza magia, ad affrontare anche il più stupido dei compiti, come cucinare o fare il bucato, senza utilizzare incantesimi.

Il rumore di una moto che passava sulla strada di fianco a lei , la fece trasalire. Non era ancora abituata a tutta quella “babbanità”. La moto, un bel modello da strada, nero e argento, imboccò il vialetto della casa di Karen e Meg e si fermò davanti al garage. Subito Karen sbucò dalla porta principale e si gettò tra le braccia del nuovo arrivato stampandogli un bacio sulla bocca. Ginny si sentì in imbarazzo. Avrebbe voluto allontanarsi senza essere vista, per non disturbare, ma Karen si scostò dal ragazzo e le fece cenno di avvicinarsi.

“Steve, lei è Ginny” la presentò. Il ragazzo le rivolse un largo sorriso e le strinse la mano. Era alto, atletico, con una folta massa di capelli biondi riccioluti.

“E così questa è la tua nuova pupilla?” chiese il ragazzo “ah, non dar retta a Karen o prima che tu te ne accorga ti ritroverai ad abbracciare alberi e a cercare non so quali punti segreti nel tuo corpo…”

“Si chiamano chakra, asino” lo riprese lei piccata, dandogli un pugno scherzoso sul braccio. Il ragazzo gettò la testa all’indietro scoppiando a ridere.

“Non far caso a lui, tesoro. È solo un rozzo … babbano? Ignorante!” esclamò Karen, prendendo Ginny a braccetto e conducendola in casa, ignorando volutamente Steve.

“Come se questa casa non fosse già abbastanza affollata è arrivato anche il tuo maritino” disse Meg, sistemando i piatti nella lavastoviglie.

“ehi, noi due non siamo sposati”

“non ancora, mia piccola strega” rispose Steve prendendo tra le braccia la ragazza e baciandola.

“quei due fanno venire il voltastomaco” sbuffò Meg, arcuando le sopracciglia.

Ginny non aveva mai visto due sorelle così diverse: Karen era…strana, forse una delle persone più strane che avesse mai conosciuto. Per molti aspetti le ricordava la professoressa di Divinazione: lo stesso modo di vestire inusuale- anche per una strega, quindi Ginny non osava immaginare come dovesse apparire agli occhi dei Babbani- , la stessa ossessionante ricerca di risposte nelle stelle e in segni che solo lei riusciva a cogliere. Ma Karen era anche dolce, comprensiva, in qualche modo materna, sebbene avessero solo dieci anni di differenza. Mentre Meg aveva tutte le caratteristiche di quelle che il suo libro di testo di Babbanologia descriveva come “donne in carriera”: tailleur castigati, razionalità, ogni singolo minuto della giornata perfettamente programmato e occupato da qualche improrogabile impegno, ma era anche irosa, combattiva- lei e Draco litigavano incessantemente, forse perché in qualche modo erano simili. Meg era distante, irraggiungibile paragonata a Karen. Era cortese e gentile, ma non lasciava mai aprire uno spiraglio per superare quella cortina di ghiaccio che ergeva tra sé e il mondo. Non che a Ginny non piacesse, ma si riconosceva di più nel carattere allegro e solare di Karen.

“E lui dev’essere il nostro nuovo mago” esclamò Steve, separandosi da Karen e tendendo una mano verso Draco. Il ragazzo continuò a mantenere le braccia incrociate sul petto. Ginny si morse nervosamente il labbro inferiore. Possibile che non potesse mostrarsi almeno educato? Erano ospiti a casa delle due sorelle…non poteva comportarsi ancora come se fosse un principe nel suo maniero!

“e così sei un duro” disse Steve, studiandolo attentamente. Draco sostenne il suo sguardo con fermezza, serrando le mascelle. Ginny si accorse di trattenere il respiro. Perché Draco cercava sempre di provocare gli altri? Perché non poteva mai comportarsi come un essere umano civile?

“beh buon per te” disse il ragazzo dai riccioli biondi scoppiando a ridere e ritirando la mano. Non sembrava offeso. “allora” continuò voltandosi verso Karen “non c’è niente da mangiare per me?”

“Sì, sì” rispose Meg mettendogli davanti un piatto.
”Adesso sì che l’hai combinata grossa, sorella!”

“Che intendi dire?”

“Ora che ha assaggiato la cucina di Ginny non riusciremo più a togliercelo dai piedi!”

Ginny sorrise per il complimento, mentre Steve le assicurava che era tutto veramente ottimo. La ragazza si voltò verso la porta,ma Draco se n’era andato. Scivolò fuori dalla stanza e salì al piano superiore silenziosamente. Lo studio era diventato il loro campo base e una specie di tana per Draco. Avevano passato in rassegna per tre giorni ogni singolo testo della molto fornita libreria delle due sorelle senza trovare niente che potesse aiutarli. Si erano cimentati- più che altro lei, dato che Draco continuava a ripetere che erano solo scemenze- in alcuni riti, ma senza risultati. Lo vide in piedi con i gomiti appoggiati al davanzale. La luna piena tracciava il contorno della finestra sul pavimento, facendo risplendere i capelli biondi del ragazzo. Ginny fece per accendere la luce, ma lui la bloccò.

“Che cosa vuoi, Weasley?”

“Sapere che cosa stai facendo”

“Non lo vedi?”

“Io vedo solo un ragazzo molto, molto testardo. E scorbutico”

“Nessuno ha chiesto il tuo parere”

Ginny strizzò gli occhi per la rabbia. Era stanca di sentire le sue battute pungenti, i suoi insulti…di sopportare il suo costante malumore. Anche a lei non piaceva stare lì, ma non si sfogava su di lui!

“ah lo so perfettamente che a te il mio parere non interessa!” sibilò raggiungendolo. Draco non si mosse. “Vorrei solo sapere che cosa ti passa per quella testaccia dura! Potevi anche essere un po’ più cortese con il ragazzo di Karen. Ci stanno sfamando, ci hanno dato un posto dove stare…”

“E credi per niente? Svegliati, bambolina!” ribatté lui, voltandosi verso di lei. Ginny non riusciva a decifrare l’espressione del suo volto nella penombra. “Vogliono imparare quello che sappiamo. Per questo ci tengono qui. La tipa strampalata ti ha vista…schiantarmi e ora vuole imparare come si fa. Mi sembra chiaro”

“A me sembra chiaro che tu non ti fidi di loro. Tu non ti fidi di nessuno” rispose Ginny cautamente. Inspirò profondamente, mentre Draco si allontanava di nuovo e fissava un punto indistinto fuori dalla finestra.

“Non posso fidarmi di nessuno” mormorò il ragazzo a voce bassa.

“non vuoi fidarti di nessuno. E’ diverso”

“Davvero? Non voglio?”

“Potresti fidarti di me, per esempio”

Draco emise una breve risata carica di amarezza, distorcendo le labbra in una smorfia.

“di te? Di un Weasley?”

“io non sono un Weasley come tu non sei un Malfoy! Io sono Ginevra e tu sei Draco. Ora, appurato di conoscere i rispettivi nomi di battesimo , ti dispiacerebbe dirmi quale motivo ti avrei dato per non fidarti di me?”.

Draco non rispose, stringendo i pugni e mantenendo gli occhi puntati sul cielo stellato.

“Allora sto aspettando!” puntualizzò Ginny, incrociando le braccia sul petto.

“Solo perché mi sono sfogato con te in un momento di debolezza, non significa che…”

“non cambiare discorso, Malfoy! Vorrei sapere che cosa ho fatto per farmi odiare da te!”

Il ragazzo appoggiò una mano sul vetro freddo, sbattendo le sopracciglia. La sua espressione dura si tramutò lentamente in un’infinita tristezza.

“Non ti odio , Weasley” mormorò stancamente, quasi che parlare gli costasse un’enorme fatica.

“Non credo di aver capito bene” rispose Ginny, assumendo un tono molto simile a quello della madre, quando smontava le scuse di Fred e George per qualcosa che avevano combinato.

“Hai capito benissimo”

“Io ho capito solo che tu sei spaventato” ribatté lei convinta, mentre lui si voltava furente dalla sua parte. I suoi occhi grigi scintillavano nella semi oscurità pericolosamente, ma Ginny non si sentiva intimorita. Quando era di quell’umore nemmeno Voldemort in persona avrebbe potuto farla sentire in soggezione. “E ho capito anche che non fai avvicinare nessuno a te non perché provi…una specie di innata repulsione per tutti gli esseri viventi, ma perché hai paura che possano farti del male, che possano scoprire quanto tu sia impaurito. Hai nascosto così bene le tue insicurezze dietro la tua arroganza e la tua strafottenza da esserti quasi convinto che sei invulnerabile. Ma non è così. Tu hai paura di diventare un Mangiamorte, hai paura di non essere in grado di far del male alle altre persone come sicuramente sarai costretto a fare, ma allo stesso tempo hai paura a ribellarti a tuo padre e alla tua famiglia. Tu sei solo…un dannato vigliacco! Almeno Tom Riddle ha avuto il coraggio di essere malvagio fino in fondo, tu ti limiti a fare scherzi ai Grifondoro e a tiranneggiare quelli più piccoli con i tuoi due gorilla alle spalle! Sei solo un piccolo, patetico ragazzino viziato, troppo terrorizzato per prendere una posizione ben precisa. Diventa Mangiamorte. Semina terrore e morte. Oppure combatti il male, schierati dalla parte di Silente, ma fa qualcosa! Non puoi aspettare che gli altri decidano per te. Se non vuoi diventare un seguace di … Voldemort, non farlo , ma smettila di atteggiarti da duro e  cattivo, quando sei solo … un povero furetto rimbalzante! Ecco quello che sei! Dici di non avere scelta…Beh qui non ci sono gorilla che ti proteggano e non c’è nemmeno la tua famiglia! Qui ci siamo solo io e te…eppure tu non riesci lo stesso a mettere da parte quel … quel cumulo di odio e  paura che hai dentro per cercare un modo di tornare a casa!”. Ginny tacque, ansimando come se avesse corso per tutto quel tempo.

“Hai finito?” sibilò la voce strozzata di Draco, facendole chinare lo sguardo. Non voleva dire tutto quello che aveva appena detto. Era andata da lui solo per convincerlo a essere un pochino più disponibile, non voleva buttargli in faccia l’idea che si era fatta di lui, standogli costantemente vicino per cinque giorni.

“Sì, ho finito” sussurrò, stringendosi le braccia intorno al corpo, come se avesse freddo.

“Bene. Quando vorrò altri pareri su di me, te li verrò a chiedere” rispose il ragazzo uscendo dalla stanza.

Ginny chiuse gli occhi inspirando profondamente. Sentì avvicinarsi dei passi , ma sapeva che non era lui.

“Io…non volevo ascoltare, ma gridavate talmente forte che…”tentennò Karen. In mano aveva due piatti con due fette di torta. Non avevano ancora mangiato il dolce…

Ginny si morsicò il labbro inferiore nel tentativo di trattenere un singhiozzo. Come aveva potuto essere così insensibile? Aveva preso le poche confidenze che il ragazzo le aveva fatto e gliele aveva rigettate in faccia… Non avrebbe dovuto comportarsi così. Non avrebbe dovuto…tradire la sua fiducia. Anche per lui doveva essere difficile essere lì e anche lui doveva appoggiarsi a qualcuno. Si era lasciato andare…si era aperto con lei anche se solo per pochi minuti e lei lo aveva…

Si coprì la bocca con una mano, mentre due lacrime le rotolavano giù dalle guance.

“Oh Karen, io…non avrei… non volevo che lui…”

“va tutto bene, cara”
”No, non va tutto bene. Non va bene per niente” gemette, correndo fuori dalla stanza. Doveva scusarsi con lui. La bolla era esplosa. Il delicato equilibrio dei sentimenti di Draco si era spezzato e la colpa era sua. Interamente sua. Corse in giardino e lo vide camminare a passo spedito, lungo la strada. Le mani ficcate nella lunga giacca di pelle, che Karen gli aveva regalato.

“Draco” lo richiamò, ma il ragazzo si limitò ad aumentare l’andatura, senza voltarsi. Ginny corse giù dai gradini e lo raggiunse.

“Draco…mi dispiace. Non ho nessun diritto di dirti che cosa devi o non devi fare. Non ho il diritto di buttar lì dei giudizi, basati unicamente su…”

Il ragazzo si voltò verso di lei con rabbia. I suoi occhi grigi avevano assunto la tonalità del cielo invernale appena prima di una tempesta e la vena sulla sua tempia gli pulsava dolorosamente. Non lo aveva mai visto così infuriato.

“E’ tutto vero, Weasley. Ogni parola. Soddisfatta?” sibilò, torreggiandola.

“Che cosa ti ho fatto” mormorò Ginny sollevando una mano per accarezzargli una guancia, ma lui si scostò da lei violentemente.

“Fatto? Credi davvero che le tue parole possano ferirmi?”

“Perdonami” sussurrò, voltandosi e correndo verso casa. Le lacrime avevano cominciato a scenderle lungo le guance silenziosamente, senza singhiozzi. Perché c’era così tanto odio in lui? Così tanto veleno? E perché lei stava così male per lui? perché non poteva semplicemente infischiarsene? Lui è Malfoy! Tentò di ricordarle ancora una volta la parte razionale del suo cervello, ma per lei non era più Malfoy. Era Draco. Si era allontanata solo pochi passi , quando lui la costrinse a voltarsi. Il ghigno cattivo gli si paralizzò sulla faccia , guardando le lacrime di lei. Il ragazzo la fissò per qualche istante , incapace di reagire a quello. Ginny sembrava così indifesa davanti a lui, con i grandi occhi scuri sgranati e le guance bagnate di lacrime. Sfiorò con la punta delle dita la sua pelle, percorrendo la scia di una lacrima, come se non ne avesse mai viste prima.

“Perché stai piangendo?” bisbigliò.

“Non lo so” mormorò Ginny con un filo di voce “forse perché credo ancora che le mie parole non ti abbiano lasciato del tutto indifferente, altrimenti perché saresti scappato via…”

“non dovresti piangere per uno come me” mormorò lui, facendo aderire completamente il palmo contro la guancia di lei “Non ne vale la pena”

“questo lascialo decidere a me” sospirò Ginny, coprendo la mano di lui con la sua.

Il rumore della porta di casa che veniva parte li fece trasalire. Si allontanarono l’uno dall’altra velocemente, come se fossero appena stati colti in flagrante.

“Ho per caso interrotto qualcosa?” chiese Meg, spostando il suo sguardo dall’uno all’altra.

Ginny scosse la testa, affrettandosi ad asciugarsi gli occhi con un avambraccio.

“Ci chiedevamo se gradivate il dolce” continuò la ragazza.

Draco rientrò in casa, senza degnarsi di rispondere e si rifugiò nello studio, mentre Ginny si limitò a scuotere di nuovo la testa in segno di diniego.

 

******

Scese in cucina, stupendosi di aver dormito così tanto. Meg stava leggendo un quotidiano, sorseggiando una tazza di caffè, mentre Karen stava disponendo dei tarocchi sul tavolo.

“Buongiorno, cara” la salutò con un sorriso.

“Mi dispiace di aver dormito così tanto” si scusò, dato che di solito preparava la colazione.

“Non ti devi scusare” disse Karen, porgendole una tazza di tè caldo.

“sapete dov’ è Draco?”

“E’ fuori con Steve. Sta imparando a guidare una moto”

“sta facendo cosa?” chiese Ginny inarcando le sopracciglia per la sorpresa.

Meg si strinse nelle spalle, alzando per la prima volta lo sguardo dalla pagina. “Quando ci siamo alzate questa mattina erano già in garage a confabulare attaccati a quei mostri…”

Mostri?”

“Meg non ama molto le motociclette. Forse perché il suo ragazzo ai tempi del liceo…”

“KAREN!”

La ragazza con la bandana colorata le fece la pernacchia, dando un colpetto a Ginny con il gomito. Anche Ginny sorrise, notando il rossore sulle guance di Meg.

“E’ meglio che vada a vedere cosa combinano. Dobbiamo metterci al lavoro, se vogliamo imparare qualche incantesimo”

“Credo che oggi il tuo capo ti conceda un giorno di vacanza. Dopotutto è sabato…” le disse Karen, mentre stava per uscire.

“Draco? Un giorno di vacanza? Ma se è uscito dallo studio solo per andare in bagno da quando siamo arrivati!”

“beh ci siamo ricordate di una cosa” rispose Meg, posando il giornale “Ma ieri sera non ci sembrava il momento più adatto per parlarvene”. Ginny abbassò gli occhi imbarazzata, mettendosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio. “c’è un posto appena fuori città, arroccato sulla collina, che dà sul lago…”

“Ma è dove…”

“Sì, secondo le vostre indicazioni, è dove si erge la vostra scuola nel vostro mondo. Ha proprietà magiche anche qui. Io e Karen siamo state iniziate lassù da nostra madre e là abbiamo praticato i nostri primi incantesimi. Potreste sempre provare…”

“Vado a dirlo a Draco e…”

“veramente lo sa già. E’ per questo che Steve gli sta insegnando a guidare una sua vecchia moto”. Ginny deglutì un paio di volte a vuoto prima di capire perfettamente quello che Karen le aveva appena detto.

“vuoi dire che intende andare là in moto?”

“il piano sembra questo” rispose la ragazza, mentre Ginny usciva come una furia dalla cucina. Prima si dichiarava contro qualsiasi diavoleria babbana e poi meditava di andarsi a uccidere con una di quelle…motociclette!

Si fermò davanti al garage, nel preciso momento in cui Draco smontava dalla moto. Incredibilmente aveva l’ombra di un sorriso sulla faccia!

“Impari in fretta ragazzo” si complimentò Steve, prendendo il casco che gli porgeva.

“Sono un Purosangue” ribatté Draco come se fosse la cosa più naturale del mondo. Steve rise di quella sua risata allegra e contagiosa.

“sei pronta Weasley?”

“Pronta per cosa?” esclamò Ginny sbarrando gli occhi, nel vedere che lui le stava allungando un casco.

“Non dobbiamo andare sul colle?”

“con … con quella?”

“sì, Weasley, con quella!” rispose Draco spazientito. “Non dirmi che hai paura?”

“IO? Paura? Ma come ti viene in mente?” ribatté Ginny spavaldamente, mentre pensava che avrebbe di gran lunga preferito avere una scopa su cui volare, piuttosto che quel mostro, come lo aveva definito Meg.

“vi ho preparato il pranzo e nella borsa vi ho messo anche dei testi che potrebbero esservi utili” disse Karen,mettendole una borsa azzurra a tracolla.

“ma, io veramente preferirei…” balbettò la ragazza dai capelli rossi, quando venne spinta a forza dalla strega sulla moto. Draco si allacciò il casco sotto il mento e fece partire il motore.

“divertitevi” li salutò Karen, stringendosi nello scialle.

“ma non troppo” aggiunse con una punta di malizia Meg, mentre Draco faceva scivolare lentamente sulla strada la moto.

“Sei sicuro di sapere guidare questo coso?” gemette Ginny, ancorandosi a lui per non cadere.

“Vuoi smetterla di preoccuparti , Weasley?”

“io non sto preoccupandoooo” gridò Ginny, quando lui partì inaspettatamente a tutta velocità. L’aria fresca le sferzava il viso e le scompigliava i capelli, mentre l’asfalto sfuggiva sotto le ruote, come un fiume nero. Aveva circondato la vita di Draco con le braccia, aggrappandosi a lui spasmodicamente. Le sembrava di venir sbalzata all’indietro da un secondo all’altro.

“Vuoi rilassarti? O devo pensare che ti piaccia starmi appiccicata?”

Ginny aprì gli occhi, sollevando di poco la testa. Non era poi così terribile andare su quella moto...non era per niente terribile, anzi era eccitante! Enormemente eccitante. Allentò un po’ la stretta intorno al torace del ragazzo e chiuse gli occhi, godendosi il vento e i raggi tiepidi del sole sulla pelle. L’aria era impregnata di un buon profumo e faceva incredibilmente caldo per essere la fine di settembre.

Dopo poco meno di un quarto d’ora, Draco parcheggiò la moto nel grande spiazzo sulla collina. Sotto di loro il lago si estendeva placido, costellato da alcune barche. Era tutto così diverso…vuoto. Quel posto non aveva nulla di quello che loro ricordavano. Il campo di Quiddicth, il parco, la Foresta Proibita, il castello, la casupola di Hagrid…non c’era niente lì che potesse richiamare alla memoria la loro Hogwarts. Nulla. Per loro quel luogo non significava nulla.

“io non sento niente” mormorò Ginny con voce affranta.

Draco le voltò le spalle, raggiungendo il limite del precipizio. Si sedette sull’erba umida e lasciò penzolare le gambe di sotto. Ginny lo imitò.

“Questa non è Hogwarts”confermò lui con voce neutra.

“Quindi è tutto inutile. Non torneremo mai indietro”

“Non ho detto questo”

“E allora…”

“ho detto solo che questa non è Hogwarts, come Hogsmeade non è Hogsmeade, come Diagon Alley non sarà Diagon Alley, ma possiamo tentare ugualmente. Dammi la mano”

Ginny obbedì mettendo la mano in quella di lui.

“ora chiudi gli occhi” mormorò Draco e la sua voce trasmetteva sicurezza, tranquillità. Era calda e vellutata. “Libera la mente da ogni pensiero. Ogni pensiero. Tutto viene portato via da una leggera brezza e la tua mente si svuota a poco a poco…”

Ginny chiuse gli occhi, cullata dalla voce di lui. Sentiva la consistenza della sua mano sotto la sua e la sua spalla che sfiorava la sua…

E poi la sua mente venne invasa dal freddo. Da un freddo pungente e malevolo. Tentò di stringere più forte la mano di Draco,ma non avvertì nessun contatto.

Si trovava in un grande giardino, ornato dalle piante più belle che avesse mai visto e da fiori di rara bellezza e grazia. Era il giardino di sua madre. Lo curava quasi ossessivamente, impedendogli di giocarci per non rovinare le aiuole. Aveva scorto qualcosa di circolare ai piedi di un albero e vi si era avvicinata con circospezione. Era un nido caduto da uno dei rami. Due uccellini ciechi e senza piume pigolavano debolmente al suo interno.

“Che cosa hai trovato, Draco?”
”Un nido, padre”

Lucius Malfoy l’aveva raggiunta, picchiettando sull’erba con il suo bastone dal pomello argentato.

“Che orribili esseri”

Anche lei li trovava orribili, ma capiva che avevano quell’aspetto perché erano piccoli, una volta cresciuti sarebbero stati delle bellissime civette. Ma suo padre aveva puntato la sua bacchetta contro di loro e li aveva uccisi. I loro corpicini erano diventati un’informe massa nerastra. Un conato di vomito le aveva ristretto la gola, ma si era impedita qualsiasi reazione. Era quello che ci si aspettava da lui.

“guarda Draco. Guarda che cosa si deve fare agli esseri inutili e disgustosi. E ora andiamo. È l’ora del tè”

E poi di nuovo lei in giardino, in piena notte. Indossava solo il pigiama e aveva freddo. E paura. Molta paura. Se l’avessero scoperta di fuori a quell’ora le avrebbero riservato un soggiorno particolare nelle stanza al terzo piano, quella che suo padre chiamava la “stanza della meditazione e del temperamento”. Aveva raccolto quello che restava del nido e degli uccellini e lo aveva seppellito sotto all’albero. Aveva pianto per loro.

E poi le ombre del giardino furono sostituite da una parete scura e umida. Faceva ancora più freddo e aveva paura. Molta paura.

“Spero che ti sia servita di lezione, piccolo insolente”

Lucius Malfoy, impeccabile nel suo completo elegante, era entrato nella stanza spoglia. La luce alle sue spalle gli faceva brillare i capelli chiari, mentre gli occhi scintillavano incastonati nel viso dai lineamenti duri, come se fossero scolpiti nella pietra.

“Chiedo perdono padre”

“t- tu chiedi…chiedi perdono? E solo perché tu lo chiedi io sarei obbligato a concedertelo?”

“no, padre”

“Esatto. Rimarrai qui fino a domani sera. Senza mangiare”

La porta veniva sbattuta e lei si ritrovava di nuovo nell’oscurità, subito sostituita dal verde del giardino.

“un altro nido, Draco?”

“Sì , padre”

“Che cosa si deve fare degli esseri inferiori, Draco?” aveva chiesto Lucius Malfoy e lei aveva puntato la bacchetta contro al nido e li aveva ammazzati.

“bene, molto bene, figliolo”

E poi di nuovo il giardino di notte. Un’altra buca sotto all’albero in cui seppellire quelle povere creaturine. E le sue lacrime. La fronte appoggiata al tronco dell’albero e le lacrime che le colavano sul viso…lei non voleva farlo, ma se non l’avesse fatto suo padre…

“Weasley, svegliati”

Ginny aprì gli occhi, offuscati dalle lacrime. In qualche modo era scivolata all’indietro e si era ritrovata tra le braccia di Draco. Tentò di rimettersi in piedi, ma una vertigine la fece vacillare. Il freddo…il buio…Lucius Malfoy.

“io…io…tuo padre…”

“Hai visto mio padre?”

Ginny annuì lentamente, facendo saettare gli occhi tutt’intorno, quasi avendo paura che Lucius comparisse all’improvviso di fianco a loro.

“Lui…lui… mi ha rinchiuso nella stanza al terzo piano…” balbetto, artigliando inconsciamente le braccia di Draco.

“Abbiamo lasciato le menti libere di vagare, rimanendo collegati l’uno all’altra per non…perderci. Ma la nostra vicinanza deve aver provocato una specie di corto circuito. Che cosa hai visto?” le chiese Draco con calma, circondandole le spalle con un braccio per sostenerla.

“Un giardino…i nidi con gli uccellini”

“già, mi ero quasi dimenticato di quel ricordo”

“ricordo?” mormorò Ginny, realizzando che Lucius non aveva chiuso lei nella stanza buia, ma suo figlio…Draco. Lei aveva visto tutto attraverso i suoi occhi. Aveva provato quello che aveva provato lui. aveva sentito la sua tristezza come se fosse la propria, la sua disperazione per un cammino che era stato già ben delineato da qualcun altro. qualcuno che gli aveva posto intorno alte mura per non lasciargli scampo.

“Ci siamo trasmessi alcuni ricordi” le spiegò, aiutandola a rimettersi seduta in posizione eretta.

“alcuni ricordi? Ma allora anche tu hai visto i miei…”

“Sì, qualcosa” confermò, prendendo la borsa ed estraendone una barretta di cioccolato.

“c-che cosa hai visto?”

“che Fred e George sono più imbecilli di quanto credessi… Lo Sputacchione Brevettato Weasley” sospirò Draco, staccando un quadratino di cioccolato e porgendolo alla ragazza.

Ginny sorrise masticando il dolce lentamente. Il cioccolato era il rimedio migliore contro…il freddo, come aveva insegnato loro il professor Lupin.

“mi ricordo quel pomeriggio. Avevo convinto Fred e George a insegnarmi a sputare come un vero Weasley, ma mamma ci sorprese e se la prese con loro…”

“Sì, ho visto anche questo, Weasley. e poi ho visto che rubavi le loro scope e imparavi a volare da sola.”

“Fred e George non volevano che io giocassi con loro. Dicevano che ero troppo delicata…che ero una femmina e quindi non sarei mai stata al loro livello! Secondo me avevano solo paura di fare brutta figura. Soltanto Bill volava con me, tenendomi stretta a lui…tutto all’insaputa di mamma, chiaramente. Ma poi Bill se n’è andato…e ho iniziato a volare da sola, ma non è bello come con Bill. Hai visto altro?”

“che i tuoi fratelli ti vogliono bene e che sono tutti iperprotettivi con te”

“Non sai quanto! Soprattutto Ron! A volte credo che lui mi consideri ancora una bambina! Abbiamo soltanto un anno di differenza, ma lui si riconosce perfettamente nel ruolo del fratello maggiore, pronto a salvare la timida sorellina in qualunque situazione. Per fortuna Ron è…come dire….troppo infantile per accorgersi di certe cose!” confermò Ginny, addentando un altro pezzo di cioccolato.

“Ti invidio , Weasley” mormorò Draco con un filo di voce, tornando a guardare il lago.

Prima di sapere che cosa stesse facendo, Ginny si era sporta verso di lui e lo aveva abbracciato. Sentiva il suo corpo rigido e i suoi muscoli tesi, ma non lo lasciò andare. appoggiò la fronte sulle sua spalla, accarezzandogli piano la nuca con una mano. Percepiva l’odore dei suoi capelli e la solidità del suo corpo tra le sue braccia.

“Che cosa stai facendo?”

“Ne avevo bisogno” mormorò Ginny scostandosi da lui per poterlo guardare negli occhi “e anche tu. E ora mangiamo qualcosa di più sostanzioso. Chissà che cosa ci ha messo Karen nella borsa” aggiunse cominciando a tirare fuori ogni tipo di piatto.

Pranzarono in silenzio, osservando la superficie del lago, limpida e luccicante sotto di loro.

“sarà meglio tornare. Credo che per oggi non riusciremo a fare altro. Io sono un po’ stanca…”

“Non credevo che fossi così deboluccia, Weasley”

“Perché vorresti dirmi che tu non sei stanco? Siamo stati in meditazione o comunque la chiami tu per quasi tre ore senza nemmeno rendercene conto. Credo di aver esaurito la mia concentrazione…”

“Sali” l’interruppe lui, mettendosi a cavalcioni della moto.

Ginny sbuffò, ma obbedì. Draco fece scendere la moto dalla piazzola e imboccò la strada asfaltata a velocità moderata.

“Hogsmeade è dall’altra parte” gridò Ginny per farsi sentire.

“lo so”

“e allora dove stai andando?” gli domandò , ma lui non rispose , aumentando la velocità. La strada costeggiava le sponde del lago, zigzagando tra le colline che lo circondavano. Ginny si strinse a lui, godendo del vento tra i capelli e della bellezza del paesaggio. Quella non era la Hogwarts che loro conoscevano, ma forse poteva essere la loro Hogwarts, un luogo non meno…magico della scuola di stregoneria. Una nuova Hogwarts di cui solo loro due avrebbero serbato il ricordo. Presto il sole cominciò a calare dietro all’orizzonte e le acque del lago assunsero i mille riflessi del tramonto. Draco fermò la moto sulla riva del lago e aiutò Ginny a scendere.

“metti questo” le disse, porgendole il suo giaccone di pelle.

“Ma tu avrai freddo…”

“Weasley, per una volta nella mia vita che voglio concederti una gentilezza non discutere”

Ginny arrossì, indossando la giacca. Aveva il suo profumo e il calore del suo corpo...

“un po’ grande” mormorò mentre sollevava lo sguardo accorgendosi che il viso di Draco era così vicino al suo…così inaspettatamente vicino…

E di nuovo sperò che accadesse, che lui la baciasse, lì sulle sponde del lago al tramonto…lui Draco Malfoy. Voleva essere baciata da lui. Voleva che lui l’abbracciasse come lei aveva fatto prima. Voleva sentire il suo corpo sul suo, il suo fiato sulla sua pelle e i suoi occhi invasi da quella luce calda…

Ma Draco si limitò a fissarla, finchè il suo sguardo non divenne troppo pesante e imbarazzante e la costrinse a una rapida ritirata. Ginny si voltò verso il lago, spicciando qualche commento sul fatto che non riuscissero a scorgere Hogsmeade da quel punto, per poi risalire sulla moto. Circondò la vita di Draco con le braccia e chiuse gli occhi, appoggiando la guancia sulla sua schiena. Come erano arrivati a quel punto? Come erano cadute le barriere tra di loro? Forzati dalle circostanze , avevano scoperto di poter non essere nemici , ma qualcosa di molto simile ad alleati. Non erano amici. Ginny non provava nulla di simile per nessuno dei suoi amici. Nemmeno per Harry. Con Draco tutto era così…confuso e friabile. Muri di silenzio tra di loro si ergevano e crollavano nel giro di pochi minuti…inaspettati, imprevedibili. Non sapeva che tipo di rapporto fosse il loro. Non era nemmeno sicura che Draco le piacesse come persona. Non aveva fatto nulla di particolarmente diverso, rispetto a quando erano a scuola. Draco non era perfetto. Draco era arrogante e presuntuoso, eppure lei non riusciva più a vederlo come prima…a pensare a lui come prima. Non era Malfoy. Era Draco! Ma per lui , lei rimaneva Weasley… e quel pensiero le chiuse lo stomaco in una morsa dolorosa, rendendola immensamente triste. Non si era mai curata di quale potesse essere la sua opinione su di lei, fino a quel momento. Che cosa era cambiato? Da dove provenivano quei sentimenti, ancora così difficili da decifrare? Perché la sua considerazione era diventata così importante?

Concentrata nei suoi pensieri non si accorse che erano ritornati a casa di Karen e Meg, finchè Draco non si liberò della sua stretta e non scese dalla moto.

“grazie per la giacca” gli disse, ma lui si rifugiò in casa , senza darle risposta.

 

 

 

Nota: grazie di nuovo a tutti coloro che hanno commentato la storia! Spero che anche questo nuovo capitolo vi sia piaciuto!

Un bacione a tutti

Egle

 

   
 
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