#Nott
Theodore
“Non
doveva andare a finire così, Theodore.”
“Padre, è andata meglio di quanto sperassi.”
“Padre, è andata meglio di quanto sperassi.”
Erano molte le qualità che veniva riconosciute a Theodore Nott sin dal primo anno a Hogwarts, ma la più ammirata era la sua intelligenza.
Non era scontata e precisa come quella di Hermione Granger, frutto di notti passate a studiare e condite con l'ansia e il senso d'inferiorità; era una intelligenza intuitiva, scaltra e per nulla scontata.
Osservando gli altri aveva iniziato a riconoscere intrighi e tradimenti.
I Tassorosso non erano alla fine così santi come sembravano.
Tutti quei sorrisi e quelle moine celavano tradimenti di ogni genere e una grave mancanza di autostima.
I Corvonero si nascondevano dietro la scusa dei libri e dei compiti pur di non sentirsi inadeguati mentre i cari Grifondoro non perdevano occasione di perdere la testa e diventare protagonisti di assurde scene.
I Serpeverde erano tutt'altra cosa, nessuno di loro aveva paura di mostrare la sua vera natura, Nott meno di tutti.
Preferiva una lettura extra-scolastica alle chiacchiere in Sala, una passeggiata solitaria vicino ai confini della foresta o del lago, l'efficienza delle azioni anziché il ronzio delle vuote parole.
Per questo non si era stupito quando Potter aveva annunciato al mondo il ritorno del Signore Oscuro, per questo aveva fatto di tutto per sembrare innocente agli occhi del Ministero della Giustizia Magica.
Era riuscito a far cadere ogni accusa, ogni possibile dubbio e con sua grande gioia gli furono riconsegnati la sua bacchetta e tutti i beni della sua antica famiglia. Era ritornato a vivere nel vecchio e polveroso castello scozzese, isolato come ad Hogwarts e dedito ai suoi studi sull'Alchimia e la Trasfigurazione.
Interrompeva quei mesi di solitudine voluta solo per incontrare suo padre, per non passare agli occhi degli Auror come il classico figlio ingrato. Durante una delle sue regolari visite, decise per una volta di allontanarsi a piedi, assaporando l'aria frizzante di novembre, cercando di muoversi con disinvoltura per le strade Babbane della capitale.
Voleva raggiungere il centro ed entrare in una libreria, giusto per capire qual'era il livello di preparazione dei Babbani quando i suoi occhi notarono una chioma rossiccia.
Si bloccò, rendendosi conto che solo un idiota non avrebbe pensato d'incontrarla da quelle parti, lei che viveva a poca distanza dal Ministero.
S'impose di girare all'incrocio e di voltarle le spalle ancora una volta, ma il suo sorriso sincero, lo irrigidì completamente.
Fu solo quando lei si avvicinò a lui, una distanza talmente ridicola che un tempo lui colmava con un bacio, si permise di respirare profondamente e rispondere al suo sorriso.
Dopo anni passati ad osservare gli altri e a preparare mosse solitarie, si lasciò andare a un sorriso e all'incertezza del futuro.
L'unica cosa che ora gli premeva fare era baciare quelle labbra sorridenti, al resto avrebbe pensato in un altro momento.
Precisazioni:
{L'identità
della ragazza dalla chioma rossa, verrà svelata
prossimamente.}