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Autore: SenzaPH    26/01/2013    1 recensioni
Dall'ultimo capitolo:
"[...] Perché la storia insegna una sola verità: Cicerone vinse, Catilina perse."
Ambientato in un futuro apocalittico dove una crudele dittatura è abilmente mascherata da Repubblica, un giovane diciottenne: Sergio Marco Catilinasco ha deciso di entrare in politica per cambiare il mondo.
Adottato da una ricca famiglia e cresciuto con le immagini della guerra negli occhi, matura leggendo i grandi classici e rimanendo ammaliato dalla guerra intrapresa da Cicerone contro Catilina.
Sviluppando l'idea che Catilina sia solo una vittima di una dittatura mascherata da Repubblica decide di seguire il suo esempio complottando un colpo di Stato...
Genere: Generale, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 2

“Il Console vede,e tuttavia costui vive. Vive? E’ venuto anche in Senato,diventa partecipe delle pubbliche decisioni,nota e,con gli occhi,designa ciascuno di noi alla strage.”

 
 
Mi aveva sempre ammaliato quella parte del “Console vede e bla bla bla” soprattutto quando trattava la sfacciataggine di Catilina: “E’ venuto in Senato, si fa partecipe delle pubbliche decisioni! Nota e con gli occhi designa ciascuno di noi alla strage!” , ogni volta che lo leggevo mi veniva in mente un Cicerone paonazzo e infuriato che cercava di nascondere il terrore con l’impeccabile retorica che possedeva e che sempre più convinceva i colleghi senatori del gran male che Catilina rappresentasse.
 
Il pericolo, la paura, la consapevolezza che un senatore potesse far cadere la Repubblica e instaurare la dittatura, che ipocrisia! Con quale coraggio definivano “Repubblica” un governo gestito sempre dalle stesse famiglie dirigenti, con il popolo che moriva sempre più di fame e loro che ingrassavano alle spalle degli altri, con quale coraggio dicevano di Catilina come un pazzo che tentava il colpo di stato! Ipocriti.
 
Chissà se Catilina si difese, chissà se parlò ed iniziò un’arringa per tenere testa al suo accusatore, magari la fece ma nessuno l’ha riportata per non sminuire la grandezza e l’importanza di Cicerone, certo perché lui era l’eroe designato per salvare la “Repubblica” e Catilina era l’antagonista, il cattivo, il malvagio sovversivo.
 
Non sono mai stato d’accordo con questa descrizione, mai.
Catilina aveva tentato di salire correttamente al potere per ben due volte ma fu ostacolato in tutti i modi, e vorrei vedere! Lo Stato non voleva concorrenza nel ruolo di dittatore! E se poi Catilina avesse buttato giù il Governo? Se avesse mandato a casa i senatori e avesse eletto tribuni della plebe come guida dello Stato? Sacrilegio! Blasmefia! Non dovevano farlo assolutamente arrivare ad un ruolo di dirigenza!
 
E cosi fu. Catilina dovette usare i mezzi sporchi per diventare senatore, si vide costretto ad organizzare un complotto per poter aggiustare la situazione e nonostante fossero passati secoli e secoli da quell’avvenimento, non riuscivo a non disgustarmi notando che le cose al giorno d’oggi erano così simili a quelle di allora!
 
A sette anni imparai una delle verità che nessun bambino dovrebbe mai sapere: le persone si odiano, quindi si uccidono.
A sette anni i miei occhi videro lo schifo causato dalla 3° Grande Guerra, di quel periodo ricordo solo i continui boati causati dalle esplosioni di sempre più bombe, il fischiare dei proiettili che più volte tentarono di uccidermi, polvere, sangue, urla, pianti…
 
A otto anni imparai un’altra lezione importante: la vita fa schifo, ma spetta a te renderla migliore.
Avevo perso la mia famiglia rimanendo orfano, solo una cosa mi salvò: un grosso favore, un favore che comprendeva l’occultamento di un cadavere e l’omicidio di un paio di testimoni che dovevano assolutamente essere zittiti.
 
Mio padre era Catilinasco, Lucio Catilinasco e lui la crisi della nostra “Repubblica” l’aveva veramente vista, sentita e percepita sulla sua pelle. Dopo aver perso il lavoro per mantenersi iniziò a farsi una cattiva fama come sicario, era incredibile il numero di omicidi che gli commissionavano gli impeccabili e giusti senatori della “Repubblica”,  poi incontrò mia madre: un’aristocratica ribelle che provava schifo nel vedere come suo padre mangiasse e ingrossasse il suo portafogli alle spalle del popolo.
 
Così mandò a fan culo lui e la famiglia scappando di casa e sposandosi con mio padre, poi iniziarono le prime tensioni tra i vari Stati mondiali e quando nacqui io la terra tremò e il cielo fu abbagliato da una forte luce: la prima bomba esplose aprendo i conflitti.
 
Per salvare almeno me mio padre si ricordò di un certo cliente: Cornelio Van Hosgot.
A cui aveva seppellito un cadavere scomodo e ucciso un paio di testimoni che avrebbero distrutto la sua nascente carriera di avvocato, bussò alla sua porta con la cenere in viso, il sangue sulle mani e le fiamme alle spalle, guardò dritto negli occhi l’uomo e nessuno dei due sentì il bisogno di parlarsi.
 
Cornelio mi prese tra le braccia lasciando la porta aperta anche a mio padre ma lui non entrò, preferiva stare in mezzo all'Inferno tentando di aiutare più persone possibili, quella fu l’ultima volta che lo vidi << Ti voglio bene Sergio, non scordarlo mai  >> mi disse con il sorriso più sereno che avessi mai visto il quale contrastava con lo scenario apocalittico alle sue spalle. Non riuscii neanche a rispondergli perché i singhiozzi mi strozzavano le parole alla gola e le copiose lacrime distorcevano le immagini.
  
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