-ehi zayn-lo salutai.
-ciao, harry non è ancora uscito?- chiese non degnandomi nemmeno di uno sguardo e cercando con lo sguardo la chioma riccioluta di harry tra la folla.
-zayn, io volevo parlarti-dissi decisa una volta per tutte, volendo finalmente dire quello che provavo.
-sono occupato ora, sto cercando harry, non vedi?-
-allora non ti disturbo-dissi girandomi e incamminandomi verso casa.
Perché mi trattava così?
‘oh, aspetta, hai baciato il tuo ex’
È stato lui a baciare me, tanto per precisare.
‘non mi pare che a te sia dispiaciuto’
In effetti…
-allison, aspettami!-sentii niall alle mie spalle, accelerai il passo –ti ho chiesto di aspettarmi!- disse posando una mano sulla mia spalla per bloccarmi.
-vado di fretta- mugugnai rallentando il passo, ma non smettendo comunque di camminare.
-posso venire di fretta con te?- mi chiese sorridendomi.
-nah-
-come posso farmi perdonare se non me ne dai modo?-
-sei tu che hai chiuso la nostra relazione, non devo aiutarti io a riaprirla-
-se ci tenessi davvero a noi, ci proveresti-forse aveva ragione, ma il casino l’aveva combinato lui.
-l’hai combinato tu il guaio-sbuffò ormai stanco di quella situazione.
-quindi non mi ami più? Stai dicendo questo? Stai dicendo che siccome ho fatto uno sbaglio, ora sono sotto un’altra luce per i tuoi occhi e quindi non mi ami più come prima?-
-qui quello che non ha dimostrato il suo amore sei tu-sbuffò nuovamente, dandomi sui nervi –vuoi smetterla di sbuffare?- sbottai girandomi verso di lui, che fino ad ora aveva camminato dietrodi me.
-sai che ti dico? Ci rinuncio. Non ti sopporto quando fai troppo la preziosa. Quando stavamo insieme, pensavi solo a te stessa, non hai pensato di cosa avessi bisogno io?-
-niall, tu non sai cosa pensavo, tu non puoi capire come mi sento, tu non capisci niente-
-allora sembra che neanche tu capisci me-detto questo se ne andò nella direzione opposta alla mia.
Non potevo corrergli dietro, non dopo quello che mi aveva fatto.
***
Sedeva al tavolo concentrato, masticando la penna di tanto in tanto, nervoso.
Cercava di rimettere a posto i pezzi, tutto quello che a lei piaceva, per farsi perdonare.
Non avrebbe davvero abbandonato tutto.
Come poteva farlo?
Capiva l’errore che aveva commesso e capiva anche che lei non lo avrebbe perdonato facilmente.
Doveva fare una cosa che avrebbe sorpreso lei. Doveva arrivare a fare la cosa più romantica, più bizzarra, che ogni ragazza si potesse aspettare.
Lei gli aveva detto che amava la musica, che si rispecchiava nelle parole che scorrevano melodiche.
Gli aveva anche detto che ogni volta che si guardava allo specchio trovava un’imperfezione, anche se lui l’amava, l’amava anche perché ora lo faceva disperare per trovare il modo di farsi perdonare.
Gli aveva detto che l’aveva amato in segreto, morendo dentro ogni volta che lo vedeva con un'altra.
E lui lo ricordava.
Ricordava quella volta nel parco, quando lei gli aveva detto di amarlo, quando lui aveva sentito singhiozzare lei, quando era corso da lei chiedendogli il perché di quelle lacrime, quando lei aveva urlato “perché ti amo, cazzo”.
Anche lui l’aveva amata, solo che non se ne era mai accorto, fino a quella sera, che la vide scendere le scale della sua abitazione in tutta la sua bellezza.
La vedeva stupenda, mentre il suo battito cardiaco accelerava.
Si chiedeva perché improvvisamente gli sembra così stupenda e raggiante, perché vedeva ogni suo piccolo, stupendo particolare, perché il suo rossore sulle guance lo faceva sentire il ragazzo più fortunato del mondo, perché si sentiva sempre a casa quando era con lei.
Ecco la risposta: si era accorto dell’amore che provava per lei.
Fece cadere la penna sulla scrivania, mettendosi le mani nei capelli e stiracchiandosi.
Tirò fuori dal cassetto della scrivania un anello argentato avvolto in un tessuto, sospirando.
Voleva regalarle quell’anello, con il simbolo dell’infinito sopra, prima che succedesse tutto quel casino.
-ti amo allison, per favore torna da me-sospirò continuando a osservare l’anello, come se sperasse che la ragazza potesse sentirlo. Una lacrima scivolò sulla sua guancia, bagnando poi il foglio posato sulla scrivania.