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Autore: llAmortentia    27/01/2013    2 recensioni
Seth prese un sasso piatto dalla sabbia dove eravamo,scaldati dal caldo sole di luglio,e lo lanciò nel fiume di la Push facendolo saltare gioioso tra le calme acque che si increspavano leggermente.
Il ragazzo mi lanciò un'occhiata non troppo convinta,ma dopo pochi istanti ritornò con lo sguardo su quella vasta distesa azzurra.
-"Non sto scappando da quello che sono, Seth. Vorrei solo prendere una pausa" presi un respiro e quell'inspiegabile senso di soffocamento si fece sentire,di nuovo.
-"Sai,da me,da tutte queste sfighe,da quest'immortalità. Vorrei essere normale,per un po'. Non dover sapere niente di tutto questo" continuai sconsolata abbassando la testa.
-"Allora andiamocene" propose lui d'un tratto. "Io e te,una meta sperduta. Non importa dove,ma saremo lontano da qui".
Continuai a setacciare la sabbia dalla mano sinistra a quella destra e sorrisi sognante ancora a testa bassa.
-"Emily" mi chiamò dolcemente,dopo qualche minuto di silenzio e mi alzò il viso delicatamente,mettendo il mio sguardo in parallelo al suo "saresti disposta a prenderti una pausa e affidarti totalmente a me?" i suoi occhi brillavano con un progetto gradevole in testa.
-"Si,lo voglio" annuii sorridendogli.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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 -CAPITOLO 6-


Quella sera a cena,l'atmosfera era avvolta nel silenzio con qualche cenno di rabbia e tensione. Non si sentiva altro che il tintinnio delle posate che sfioravano il piatto e lo scrocchiare del cibo sotto i denti; nessuno se la sentiva di parlare.
L'orologio scoccava ogni secondo che passava,spostando la propria lancetta lentamente.
Sgattaiolai in camera mia non appena ebbi svuotato il piatto,dovevo rifugiarmi in un posto sicuro e pensare un po'.
Dopo essermi chiusa a chiave mi buttai sul letto. Da lì si potevano ammirare le pareti di un viola spento tappezzate di poster e scritte,poiché quel colore spento mi dava un'aria malinconica. L'anno scorso l'avevo abbellita un po' con qualche graffito e a mamma e papà la cosa non era piaciuta. Dicevano che avevo rovinato il lavoro di un estate passata a imbiancare. Davanti al letto,su una scrivania nera,poggiava un computer bianco con stampante annessa. Quello era stato il regalo per il mio 14esimo compleanno da parte dei miei zii,Emmet e Rosalie. Papà era contrariato all'idea, sosteneva che mi avrebbe fatto diventare ritardata a quell'età,ma il motivo secondo me era un altro; A Jake non andava a giù l'idea che i Cullen spendessero soldi per sua figlia,non gli andava di sentirsi..inferiore,forse? Chiusi gli occhi dal disgusto. 'Inferiore a che cosa?' pensai furiosa. Hanno anche loro tutto il diritto di farmi un regalo,no? Perchè doveva essere tutto così complicato? Perchè tutti mi detestavano e dovevano per forza rovinarmi la vita?

'Non hai fatto assolutamente niente!' ruggì il mio ego.

Eppure mi odiavano tutti.. Aprii di scatto gli occhi presa da una collera incontrollata e mi alzai velocemente tanto da farmi venire un capogiro,ma nemmeno quest'ultimo riuscì a calmarmi. Tirai un calcio alla scrivania che si spostò di qualche centimetro. La voglia di urlare inondava il mio corpo salendo sempre di più,riuscendo quasi a tenere testa al dito del piede destro che pulsava. Urla soffocate raschiavano la mia gola prepotenti dalla voglia di uscire. Qualcuno alla porta bussò ma non mi curai di rispondere avevo di meglio da fare,ma il bussante non dava segno di cedere così mi rassegnai e andai ad aprire.
Mio padre restò sulla soglia guardandosi attorno,spaesato.

-”Ho sentito dei rumori e sono venuto a vedere se stavi bene” spiegò avanzando.
-”Da quando ti interessa se sto bene o meno?” gli chiesi pungente guardandolo in faccia
-”Smettila” alzò gli occhi al cielo “sempre,da sempre. Sei la mia..bambina.”

Cosa udivano le mie orecchie? Ma se non sapeva nemmeno qual'era il mio piatto preferito!

-”Questo pomeriggio non sembrava così” gli diedi le spalle e finsi di cercare qualcosa nel cassetto.
Volevo solo che se ne andasse,volevo rimanere da sola. Perchè tutti mi tormentavano?
-”Ti fa ancora male?” cambiò discorso dopo una breve pausa.
-”Tu che dici?” lo sfidai
Sollevai la testa immersa nei vestiti e gli lanciai un'occhiata di sfuggita.

Jacob si guardava ancora intorno spaesato mentre una ruga gli attraversava la fronte dandogli un aria concentrata. Probabilmente si stava preparando un'altra ramanzina da farmi sull'essere responsabili,tenere in ordine la camera e blablabla.
Prese in mano i cd messi in fila sullo scaffale vicino all'entrata e iniziò a leggerne i titoli. La sua espressione mutava da 'questa roba è orribile',a 'passabile',a 'hai dei buoni gusti'.

-”So che è un periodo difficile..l'adolescenza..il tuo corpo sta cambiando,il tuo carattere e..” iniziò ma lo interruppi bruscamente.
-” Se è mamma che ti ha mandato qui potresti farmi il favore di andartente?” il mio tono era secco e autoritario o meglio glaciale. Si,glaciale: Un iceberg sarebbe stato più morbido e più caldo.
-”Sto solo cercando di fare il padre!” mi rinfacciò lui “ma tu non me lo permetti più”.
-”Forse ho preso da qualcuno,papà!” gli feci notare sarcasticamente.
Mise giù i cd e si avvicinò al margine invisibile che mi ero creata per stargli lontana.
-”Perchè?” chiese esasperato.
-”Perchè,cosa?” il mio tono era un misto di irritazione e confusione.
-”Bevi alcolici?” chiese insospettito
-”No” risposi confusa doppiamente.
-”Frequenti cattive compagnie?” alzò un sopracciglio
-”Cosa?” risi esaspetata
-”Ti droghi?” chiese anche lui confuso
-”No!” eruttai come un vulcano “e ora se il tuo interrogatorio è finito,ho da studiare” dissi snervatamente mentre mi avviavo alla porta,facendogli segno di uscire.
Ma lui non dava segno di volersene andare,ma si impuntò e rimase fermo dov'era.
-”Solo un'ultima cosa” mi disse lui

Gli lanciai un'occhiatina incoraggiante. Tutto pur che se ne andasse.

-”Domani alle otto ti porterò da Emily. E' la tua punizione,ma te la spiegherà lei domani.” continuò con voce ferma e aspra.
-”Ok” riuscii a rispondergli freddamente prima che mi rendessi conto che aveva lasciato la stanza.

La mia camera rimase calma e rilassata mentre le ultime ore di sole svanivano dietro gli enormi pini verdi. Aprii la finestra e un'aria calda e umida mi accarezzò il viso,annusai l'aroma degli alberi. Erano un misto di muschio,mugo e erba fresca. Così come la notte si preparava a calare,anche io mi preparavo all'imminente punizione di cui mi aveva parlato poco prima mio padre. Non sapevo se preoccuparmi o meno,poichè Emily era una sorpresa unica. Mi avrebbe portato a tagliare legna? A quello potevo sopravvivere.. pensai. Così lasciai vagare la mia immaginazione mentre pian piano la mia vitalità si spegneva e un sonno profondo mi abbracciava.

  
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