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Autore: bells swan    27/01/2013    4 recensioni
[La storia non ha niente a che vedere con il film]
Bella è fidanzata con James, James è il migliore amico di Edward, Edward prova attrazione per Bella. E se un giorno Bella cedesse? E se Edward la ricattasse per un’ultima notte d’amore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, James | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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È trascorsa una settimana da quando io e Edward abbiamo tradito la fiducia di James.
Quella sera è trascorsa in totale imbarazzo da parte mia e in silenzio assoluto da parte sua. Ognuno, comunque, perso nei suoi pensieri. Non ci siamo più rivisti ma sapevo che prima o poi sarebbe giunto il giorno in cui avrei dovuto rincontrare Edward.
Mi sono maledetta, durante questa settimana, per la mia azione sconsiderata: amo James, perché tradirlo con il suo migliore amico?
Sospiro, non trovando risposta, e apro la borsa per prendere le chiavi e aprire la porta. Persa nei miei pensieri, non ho sentito il cellulare squillare. Lo prendo con una mano mentre con l’altra afferro le chiavi di casa e apro la porta. Accetto la chiamata senza neanche vedere chi è il mittente.
Non l’avessi mai fatto.
“Bella.” La sua voce è calma, seppur circospetta. Morbida, seppure distante. È Edward.
Sono indecisa se bloccargli il telefono in faccia o andare avanti con la conversazione. Opto per la seconda; dovrò affrontarlo prima o poi, fuggire servirà solo a ritardare quel momento, facendomi stare più in ansia.
“Dimmi” lo incito, calma e rilassata. Ovviamente, è solo a favore mio e della commedia che devo portare avanti.
“Non fare finta di niente. Siamo soli” ribatte immediatamente.
“Chi ti dice che sono sola?” chiedo, sfidandolo.
“Tu. Non avresti mai detto così con James davanti. Si sarebbe insospettito.”
È furbo. Purtroppo.
“Cosa vuoi Edward?” Al diavolo.
“Voglio vederti” risponde subito. Serio.
“Tu cosa?” chiedo offesa. Ciò che è successo non ricapiterà più, cosa gli fa credere che al suo ordine io corra da lui per ripetere una follia?
“Dobbiamo parlare” spiega.
Ah. Ho capito male. “No, non dobbiamo. L’unica cosa da fare è ignorare il nostro errore.” Non mi sono resa conto di essere in casa mia, seduta sul divano.
“Stasera saremo da te. Io, Emmett, Jasper e le loro fidanzate” comunica.
Questo non lo sapevo. “James non mi ha avvertito” ribatto.
“C’è stata un’emergenza in ospedale. Non ha potuto.”
James, insieme a Emmett, Jasper e Edward, lavora all’ospedale di Forks.
“Perciò non è meglio se chiariamo prima? Così non ci sarà imbarazzo tra noi stasera. James non se n’è accorto la scorsa volta, ma tu sai benissimo che potrebbe.”
È vero.
“Allora?”
Sospiro, dando il mio consenso. “Va bene. Quando puoi venire?”
“Anche adesso. Ho fatto il turno di notte per due notti, oggi ho la mattinata libera.”
“Okay. Ti va bene ‘Da Mario’?”
‘Da Mario’ è un piccolo bar molto accogliente. In più, sempre gremito di clienti. Non ci saranno rischi.
“Perché non a casa tua?” chiede. È forse divertito?
“Perchè...” Già, perché? Di cosa ho paura?
Edward sembra dare voce ai miei pensieri, ponendomi la stessa domanda un secondo dopo.
“Non ho paura di niente, Edward. Possiamo vederci anche a casa mia” ribatto, stizzita.
“Facciamo a casa mia. Sono molto stanco e sono già a casa.”
“A casa tua allora.” Chiudo la chiamata, poggiandomi al divano.
Non ho paura di niente.
 
Casa di Edward è dall’altra parte della città. Fortunatamente, le strade di Forks sono affollate solo durante le feste. Questa mattina non rientra tra quest’ultime.
L’ho già vista in passato: piccola, vecchia, da ristrutturare. Però è accogliente. Mi piace.
Edward ci vive da solo, i suoi genitori abitano a Los Angeles. Li va a trovare durante il week-end, lavoro permettendo ovviamente.
Do un’occhiata al mio abbigliamento: jeans, scarpe con i tacchi a spillo e maglietta nera.
Niente di speciale. Non deve pensare che desidero provocarlo, è l’ultima cosa che voglio.
Suono il campanello, aspettando che mi apra. Niente. Suono una seconda volta. Alla terza, sono pronta a ritornare in macchina quando spunta un Edward con solo un asciugamano a coprirgli i fianchi e il petto ancora gocciolante. Una mano sulla maniglia, l’altra che asciuga con un’altro asciugamano i capelli bagnati che fanno cadere gocce d’acqua sul collo liscio, Edward mi apre dopo quasi un quarto d’ora che aspetto davanti alla sua porta.
“Okay che siamo a luglio, ma a Forks si muore comunque dal freddo” esordisco io, il sopracciglio inarcato.
Edward ride di gusto. È bello, non c’è niente da dire. E se non fossi fidanzata, e innamorata, di James... altro che errore da non commettere più…
“Entra” dice solo.
Entro, sedendomi sul divano dopo essermi tolta la giacca. Il riscaldamento da lui è accesso, come in ogni altra casa a Forks. Mi volto verso di lui, scoprendolo intenzionato a fissarmi, le braccia conserte e l’asciugamano per i capelli intorno al collo.
Edward non è solo bello, è sexy. Un miscuglio pericoloso.
“Puoi andarti ad asciugare e metterti qualcosa addosso?” chiedo, distogliendo lo sguardo. Le gocce d’acqua che scendono dai suoi capelli sul collo, per andare verso il petto ampio, finendo il percorso dentro l’asciugamano che copre i fianchi di Edward, sono una tentazione per me.
Sorride. “Come desideri” mormora, togliendo con un movimento fluido ed elegante della mano l’asciugamano sul collo e salendo le scale.
Mi passo una mano tra i capelli, scompigliandoli. Mi siedo sul divano aspettando Edward.
Ritorna poco dopo, i capelli ancora bagnati ma almeno non più grondi d’acqua, un paio di jeans che gli fasciano perfettamente le gambe muscolose e una maglietta che gli scolpisce il petto, evidenziando i suoi muscoli e le braccia possenti.
Quasi quasi, gli chiedo di rimettersi come prima. È ancora più sexy.
Ho lo sguardo basso, non solo per non fissarlo troppo ma anche perché lui è il miglior amico del mio ragazzo e ci ho fatto sesso. Sesso selvaggio. Non è cosa da poco.
“Allora...” esordisce lui, sedendosi sul divano.
Non so come prendere il discorso e lui sembra divertirsi del mio imbarazzo. Esplodo. “Non capisco perché tu mi abbia chiesto di venire quando la soluzione è solo una.”
“E sarebbe?” chiede, inarcando un sopracciglio.
Dimenticare tutto” dico con fare ovvio.
Annuisce, quasi sovrappensiero. “Già... dimenticare...” Scuote la testa, tornando a fissarmi tranquillo. “Il fatto, Bella, è che io non ci riesco.” Si alza dal suo posto, sedendosi vicino a me. Per riflesso, mi alzo per mettere più distanza tra noi.
Edward è più veloce e mi afferra per un polso. “Non riesco a dimenticare te, mezza nuda sotto di me.”
Arrossisco cercando di allontanarmi.
Edward non molla la presa e continua imperterrito. “Non riesco a dimenticare il sapore della tua pelle... o i tuoi gemiti di piacere che riempivano le mie orecchie.”
Rallento i miei movimenti, cullata dal suono della sua voce. Il mio sguardo è posato sul contatto della sua mano sul mio polso. Edward ha delle mani bellissime, le dita lunghe ed affusolate. Le stesse dita che mi hanno accarezzato tra le gambe quella sera. Emetto un piccolo, basso, gemito al ricordo.
“Non posso dimenticare le tue lunghe gambe intorno ai miei fianchi.”
Il respiro accelera, così come i battiti del mio cuore. Il mio sguardo si sposta tra le sue gambe, dove c’è un rigonfiamento. È eccitato. E io? Io mi sento già bagnata...
“Nonvoglio dimenticarela tua espressione quando ti ho fatto venire, né il movimento del tuo seno quando sei salita sopra di me a cavalcioni.”
Alzo lo sguardo nello stesso momento in cui con uno strattone mi attira sulle sue gambe. Ancora una volta,a cavalcioni. Non mi bacia, non mi accarezza, non fa niente. Infila solamente le sue mani sotto la mia maglietta, stringendomi i fianchi e premendo con forza la sua erezione contro la mia intimità.
“Lo senti Bella? Il mio desiderio per te, lo senti?”
Non rispondo.
Con lentezza, una sua mano lascia il mio fianco. L’indice accarezza il mio stomaco, scendendo con una linea retta più giù.
Devo fermarlo, ma sono come bloccata. Anche il mio respiro si blocca.
Apre i pantaloni senza difficoltà, con maestria.
I nostri sguardi sono incrociati ma ben diversi. Io sono indecisa, è come se vedessi tutto come una semplice spettatrice eccitata alla visione di un film erotico, Edward è deciso.
Scosta il tessuto delle mie mutandine, sfiorandomi il clitoride.
È come una goccia d’acqua durante una giornata di pieno sole del deserto sulla tua pelle: mi risveglia dalla trance.
Provo ad allontanarmi ma Edward mi blocca, aumentando la presa e la carezza delle sue mani. A quel gesto, chiudo gli occhi inarcando di poco la schiena. Sento due labbra morbide sul mio collo che lasciano un bacio. Alla fine, sento anche la punta della lingua calda di Edward sfiorarmi la pelle bollente. Gemo, il primo gemito udibile anche per le sue orecchie, e come risposta Edward si attira a sè, baciandomi famelico il collo e muovendo con un ritmo costante la sua mano dentro le mie mutandine.
“No Edward” lo supplico. Ormai, l’unico che potrebbe tirarsi indietro è solo lui.
Edward non accenna a lasciarmi andare ed io, invece che allontanarmi o cercare di farlo, lo attiro con forza verso di me, la mia mano sui suoi capelli. Ma quando mi allontana, quasi grido di gioia. Per quanto il mio corpo lo desideri, il mio cuore urla tutt’altro. Ma è troppo presto per parlare: Edward mi lascia ricadere sul divano per potersi alzare e slacciarsi i jeans. Con una mano, mi afferra e mi fa distendere per terra.
Il pavimento è gelido.
“Edward, per favore.” Non riesco ad allontanarmi, è come una droga. Più tento di resistergli, più o voglia di lui.
E il bastardo l’ha capito, questo gioca a mio sfavore.
Si intrufola tra le mie gambe, abbassando le mie mutandine dopo i jeans e poggiando la punta del suo membro sul clitoride. “Ti piace?” La sua voce è un sussurro, l’eco della sua eccitazione.
“No” ribatto subito, lanciandogli un’occhiataccia.
“Bugiarda” mormora lui, sorridendo dolcemente.
È questo suo sorriso per nulla divertito ma realmente dolce che mi fa abbassare la guardia. Più di quanto non fosse in precedenza.
Inizia a muovere la sua erezione su di me, stimolando il clitoride con essa.
Ormai, non connetto più. Getto indietro la testa.
“Brava Bella, lasciati andare” sussurra, abbassandosi su di me.
Con un movimento veloce, toglie la mia maglietta e il reggiseno. Toglie definitivamente i miei pantaloni e li getta lontano, per poi fare lo stesso con i suoi.
“Niente vestiti stavolta” spiega.
Ma io non voglio spiegazioni, voglio solo che si allontani e mi lasci in pace. Allo stesso tempo, fremo per sentirlo dentro di me, più vicino del lecito.
“Bella, sto impazzendo.” Sembra supplicarmi.
Capisco che quella frase è un modo per chiedermi se voglio andare avanti o fermarmi adesso.
Se me l’avesse chiesto tre minuti prima, probabilmente lo avrei subito allontanato. Ma l’ha fatto adesso, e adesso non ragiono se non con il mio corpo.
Passo una mano sulla schiena bagnata di sudore di Edward. Deve faticare parecchio nel trattenersi. Lo prende per quel che è: un invito a continuare. Apre le mie gambe, affondando dentro di me con forza brutale. Lancio un gridolino di dolore ma, Dio, è estremamente eccitante!
“Mio Dio” mormora Edward al mio orecchio, ansimando. Inizia subito a spingere in me.
Ansimo così rumorosamente che mi imbarazzo come non mai. “Edward” lo chiamo, premendo le mie mani sulla sua schiena mentre getta la testa all’indietro.
Ma non è questo il nome che dovrei pronunciare in quel momento, maledizione! Non quello dell’amico del mio fidanzato!
“James…” sussurro con voce rotta. Lacrime scendono dai miei occhi oscurati dal piacere.
Non doveva andare così...
Edward abbassa la testa, continuando a spingere. “Non pensare a lui” mormora, asciugandomi con dolcezza le lacrime, poggiando la sua fronte alla mia. “Non adesso, ti prego” mi supplica con lo sguardo.
Mi perdo in quegli occhi verdi come dei veri smeraldi. Sento improvvisamente la sua mano tra i nostri corpi, ad accarezzarmi ancora tra le gambe. E quando poggia le sue labbra sulle mie, dimentico tutto. Ricambio, senza il pensiero di James a rendere tutto questo solo ‘una cosa sporca’.
Non lo è, non al momento.
“Bella?” ansima Edward, le sue spinte che si intensificano. Il momento sta per arrivare non solo per lui, ma anche per me. “Dimmi che prendi la pillola.”
Ho voglia di baciarlo. Lo faccio, per la prima volta senza rimorso. Le mie mani partono dal suo petto, accarezzandolo sensualmente, e arrivano al suo collo, spostandosi tra i suoi capelli. “Sì” ansimo sulla sua bocca, baciandola subito dopo.
Edward mi divora le labbra. Sembra apprezzare molto che stavolta l’iniziativa, per quanto semplice, l’abbia presa io.
Ma per me non è affatto semplice.
Morde il mio labbro superiore, leccandolo subito dopo per alleviare il dolore alla ferita. Basta questo per farmi raggiungere l’orgasmo, facendomi gemere più forte. Come l’altra volta, Edward si lascia andare subito dopo di me. I cuori che battono all’impazzata, i nostri respiri sono affannati. Edward si sposta, uscendo da me e coricandosi al mio fianco.
E io ritorno alla realtà.
 
 

Spazio autrice


Capitolo un po’ lunghetto ma spero non sia stato un peso, soprattutto la scena di sesso.
Sto molto attenta a descrivere una scena di sesso con la S maiuscola ma senza essere volgare, conto su di voi affinché mi facciate sapere se ho esagerato.
E niente, spero quindi che vi sia piaciuto :3
 
 
 
 
 
   
 
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