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Autore: ginnihoran    27/01/2013    1 recensioni
La fan fiction parla della difficile storia di una ragazza che dopo aver perso il padre, ed essere stata sottratta a qua madre si ritrova in un orfanotrofio. Lì incontra i suoi idoli e infine riesce a partire con loro ed assapora un intricata ed appassionante storia d'amore.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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…Ora eccomi qui, in una biblioteca di un orfanotrofio. La biblioteca in questo periodo rallegra i miei noiosissimi pomeriggi dopo le lezioni. Visto che non ci danno compiti, mi arrangio come posso. Questa tenebrosa libreria è un po’ decadente: sedie rotte o cigolanti,  tavoli pieni di fori, muri sgretolati… Insomma non è molto invitante, ma non saprei che altro fare qui. Non ho ancora nessun amico, e l’atmosfera si sta facendo pesante, avrei voglia di divertirmi un po’, di correre, di sentirmi libera, ma purtroppo sono costretta a stare in questo luogo, noioso e monotono. Inoltre la mia compagna di stanza non si sa dov’è finita…! Ho proprio voglia di andarmene, di essere libera. Vorrei scappare, correre finche tutti i brutti ricordi della mia vita non si cancellino. Mi alzo dalla sedia, prendo il primo libro che mi capita sotto mano dal tavolo e in seguito mi dirigo verso la mia stanza. Mi butto a peso morto sul mio letto, letto insomma diciamo brandina, e apro quel libro che avevo in mano. Leggo le prime righe, poi mi alzo di scatto per cercare un pezzo di carta che mi faccia poi da segna libro. Guardo nella tasca esterna della mia valigia, quando la mia mano finalmente trova qualcosa: una foto. Ma non una qualunque, una bellissima foto di mia madre e mio padre insieme. Sento gli occhi diventare pieni di lacrime, mi siedo per terra e la strappo a metà per dividere i miei genitori. Lancio con disprezzo la metà in cui era raffigura mia madre, e osservo attentamente la parte dove c’è mio padre. Contro mia voglia una goccia solca il mio viso. Lui  è in uniforme, già… faceva il militare, quando ero con lui ricevevo sempre affetto a differenza di mia madre. Lui era il mio punto di riferimento, tra di noi c’era un unione speciale, purtroppo se n’è andato troppo presto. Giro la foto curiosa di sapere quando fu scattata, ma invece di una semplice data trovo una magnifica frase:
“Raccogli le tue forze e rialzati,
fai tesoro di ogni briciola di grinta che ti resta 
e usala per "andare". 
Non fermarti a metà strada.
Non c'è tempo da perdere.
Non c'è un secondo da sprecare.
Solo chi trova il coraggio di seguire le proprie emozioni,
per quanto folle sembri, 
potrà sentirsi libero!”
Lui mi guarda, mi protegge, lo sento. Dopo questo grande insegnamento mi convinco di quello che le mie emozioni vogliono. Avvicino a me la valigia, e prendo delle cose essenziali che mi potrebbero servire. Infilo delicatamente quella metà foto nella mia piccola borsa e mi dirigo verso il cancello di questa galera. Alzo lo guardo verso la fine di esso, è proprio alto. La mia determinazione e convinzione mi fanno superare le mie paure. Appoggio le mie mani calde sulla superficie umida dell’inferriata. Afferro una sporgenza di ferro arrugginito più in alto, e in seguito trovo un appoggio per i piedi. Pochi metri mi separano dalla libertà più totale. Resto ferma per qualche minuto a pensare come sarà la mia vita dopo questo ostacolo. Ho saputo che raramente in questo orfanotrofio vengono delle persone disposte a prendersi la responsabilità di accudire un ragazzo adolescente e problematico, che per la maggior parte dei casi ha passato dei brutti momenti, e ne sono completamente conoscenti. Di solito sono indirizzati a bambini piccoli più facili da gestire… Questo pensiero mi spinge ancora di più a fuggire. Con i piedi cerco di andare più alto per riuscire ad aggrapparmi all’ultima sporgenza di quel cancello ma scivolo e rimango sospesa in aria con una sola mano salda ad un ferretto. La paura mi invade senza preavviso, la notevole altezza che mi separa dal suolo fa si che mi muova bruscamente e anche quell’ultimo pezzo di metallo, la mia unica possibilità di salvezza, mi fa il dispetto di rompersi e cado verso il sassoso terreno. Dopo un forte impatto l’oscurità impossessa il mio corpo…
  
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