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Autore: leeyumhugme    27/01/2013    0 recensioni
Lei, viene da una piccola città.
Lei, vuole solo godersi la sua età.
Lei, ha gia avuto fin troppi casini.
Lei,ha una splendida migliore amica.
Lui semplicemente non sa ancora niente.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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L’aria fresca entrava come un turbine nella stanza ancora piena di scatole e valige fuori posto, ma a lei non importava. Inspirava quell’aria cercando di renderla tutta sua, cercando di assaporarla fino a stare male. Sorrideva, o almeno cercava di farlo, era perlomeno serena, la vita stava iniziando a prendere la piega che voleva lei. Gli ultimi mesi non erano stati per nulla facili, ma ora era li, nel suo appartamento, nella sua città, nella sua Londra e tutto quello che voleva fare era vivere, era godersi quell’estate che per tanti anni aveva desiderato, bramato con tutta se stessa. Aveva sudato per guadagnarsela, aveva dovuto, prima di tutto convincere i suoi genitori a lasciarla partire nonostante i suoi diciassette (quasi diciotto) anni, aveva dovuto cercare un lavoro che le permettesse di pagare metà affitto, aveva dovuto uccidersi di studio l’ultimo mese di scuola per uscire senza debiti, dopo essere stata assente venti giorni a fine Marzo, perdendosi gran parte del programma. Ma ora nessuno poteva fermarla.I lunghi capelli mossi d’un castano tanto scuro da sembrare neri come la pece, ma risplendenti appena venivano colpiti da un raggio di sole, le ricadevano morbidi sulle spalle coperte solo da un golf color crema forse un po’ troppo grande, i suoi occhi verdi sfumati di grigio fumo scrutavano l’orizzonte, i palazzi lontani che s’intravedevano tra le fronde degli alberi di Regent Park, cercavano, tra i vicoli, le strade, la gente, curiosi di vedere cose nuove, scambiare occhiate sfuggevoli, trovare, trovare..ma cosa? Non lo sapeva neanche lei.

Quella vista era mozzafiato. No, ok non era stupenda ma anche solo il fatto che davanti a lei, non si vedesse la solita strada e l’insulso parco di cavalli della sua insignificante cittadina italiana, rendeva quel posto speciale. Un suono interruppe i suoi pensieri d’aspettativa, un messaggio

 ‘il volo è prenotato, fra esattamente 72 ore e 34 minuti sarò lì! Cant wait to see u, darlin! Xx’.

Sorrise, di nuovo, felice di sapere che finalmente anche la sua dolce metà l’avrebbe raggiunta, non si vedevano da esattamente tre settimane e, beh, non era mai successo da quando si conoscevano, non era fisicamente concepibile, non era neanche possibile che un’idea simile potesse nascere nei loro pensieri la ‘lontananza’, ma per cause superiori era successo, ma nel giro di tre giorni sarebbe tornato tutto alla normalità. L’amore? Spero non stiate pensando che con ‘dolce metà’ intenda l’amore perché ..vi sbagliate di grosso.                                                                                                                                    La mia metà, la persona più importante, la causa e l’effetto del mio mondo, la mia ancora, definitela come vi pare, è Elena, la mia migliore amica. Bella, anzi, stupenda, si lo so che è una cosa che si dice sempre delle proprie amiche, ma lei lo è davvero, alta, non magrissima, insomma con le curve al punto giusto, capelli castani mossi lunghissimi, occhi piccoli, anch’essi marroni, ma con delle sfumature gialle, da cerbiatta, in cui, quando ti ci immergevi, venivi trasportato in tutt’altra dimensione, ansiosa, sclerata, rompicoglioni, super precisa, ma ..perfetta.                                                                                                                                                                                               Forse non saremo quelle amiche da ‘oddio amore mio sei uno splendore’ ogni volta che ci vediamo, ma ci vogliamo bene, davvero tanto e ce lo dimostriamo semplicemente coi gesti, senza tante parole che, si sa, spesso vengono buttate al vento.

 ‘me too. I’m waitin on ya, babe’

Guardai l’orologio, le sette e mezzo, sono sempre stata una mattiniera, amo dormire, ma a volte mi sembra di perdere tempo. ‘Il frigo è vuoto, e cosa più drammatica, anche la scatola del caffè lo è, mi converrà andare a fare la spesa oggi, intanto scenderò allo Starbucks sotto casa’.                                                                                                                                                                                                                               Chiusi la finestra, infilai al volo un paio di jeans a sigaretta e le mie vans old school sciupate dal tempo, e mi catapultai a fare la mia meritata colazione. Lo Starbucks distava due minuti da casa, era praticamente di fronte, chiusi la porta, scesi i due scalini e mi accesi la prima Winston blue della giornata, avevo giurato di smettere, ma, come, sempre erano parole buttate al vento.                                   Camminavo senza fretta mentre nelle orecchie risuonavano gli accordi di ‘over again’, guardavo le casette a schiera quasi identiche alla nostra, i marciapiedi, la strada ad una sola corsia  segnata dai alti platani rinchiusi in piccole aiuole. Arrivata al bar, mi appogiai col ginocchio ad una panchina mentre aspettavo di finire la sigaretta.

Sentii picchiettarmi su una spalla, ‘scusa, hai un accendino?’, mi girai e mi persi in quegli occhi meravigliosi.
  
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