“Know I'll fight my corner,
And that tonight I'll call ya,
After my blood is
Drowning
in alcohol,
No I just wanna hold ya.”
—Ed
Sheeran, Give me love
Era
scappata via. Troppo, troppo presto. Non aveva
avuto il tempo di osservarla, di sfiorarla senza farsene accorgere.
Scappava
dove poi? Non avevano nessun appuntamento
di lavoro quel mattino.
E
chi ti
dice che riguardi il lavoro? Rispose
la sua mente.
Certo,
avrebbe potuto essere in giro a cercare l’abito
giusto, la giusta chiesetta, le giuste fedi.
Un
nodo gli si formò in gola, un peso sullo
stomaco.
Con
un gesto secco chiuse tutti i fascicoli e si
passò una mano tra quei capelli biondissimi.
Dinanzi
a lui quella scrivania vuota. In perfetto
ordine. Tipico della Granger.
Sorrise.
Sua
madre non poteva nemmeno immaginare cosa
scaturiva in lui quella donna. Il suo corpo, quelle curve perfette.
Quegli occhi
detestabili e amabili. Quei capelli cespugliosi. Quelle labbra perfette
da
baciare.
Scosse
il capo.
Ripensò
alla proposta di sua madre, proporsi ad
Astoria quella sera, al suo party. Non sapeva nemmeno se Astoria ci
sarebbe
stata a quel party, non
sapevo nemmeno
se Astoria era ancora nella sua vita.
Ci
sarà
lei al tuo party.
La
mente, sibillina, suggeriva quelle parole. Quelle
parole così vere, così affilate, così
detestabili.
Lui
non voleva amarla. Lui avrebbe voluto amare
follemente Astoria come cinque anni prima, all’inizio della
loro relazione.
Un
Malfoy non poteva amare una mezzosangue.
Eppure
lei l’aveva reso possibile. Lei con la sua
intelligenza, la caparbietà. Si era insinuata nella sua
vita, come un fulmine a
ciel sereno, ricordava ancora il primo giorno di lavoro assieme. Il
disgusto, l’odio
reciproco..
[flashback]
Draco
Malfoy
sedeva nel suo studio come ogni giorno. Era intento a sfogliar
fascicoli e a
sorseggiare del caffè rigorosamente offerto dal suo amico
d’infanzia: Blaise
Zabini.
“Così
oggi conoscerai il tuo nuovo collega. Sai come si chiama?”
Il
biondo
sollevò il capo fissando il suo sguardo glaciale in quello
azzurro dell’amico.
“No.
Non
so chi sia. Potrebbe anche essere una donna, per quanto ne
so.”
“Se
davvero fosse così, dovresti sperare sia una super
gnocca.”
Il
biondo
rise.
“No,
Blaise, lo sai.”
“Non
dirmi che da quando esci con Astoria sei diventato un
puritano.”
Il
rampollo
di casa Malfoy scosse il capo.
“Voglio
che le cose funzionino. Sono cambiato. E lo devo ad Astoria.”
“Le
cose
funzionerebbero anche se tu te la spassassi un po’. Ormai sei
solo lavoro,
casa, Astoria. Qualora volessi, questa sera io e i ragazzi ci
incontriamo al campo
per una partita a Quidditch e poi per un bicchierino tutti insieme.
Pensaci e
fammi sapere se ti unisci a noi.” Proferì Zabini
sollevandosi e salutando con
un gesto del capo l’amico, uscì.
Qualche
attimo
dopo un forte bussare richiamò la sua attenzione.
“Avanti.”
Pronunciò secco senza sollevare il capo dai fascicoli.
“Signor
Malfoy, mi scusi per il disturbo, ma il Ministro mi ha chiesto di fare
le sue
veci e presentarle la signorina Granger.”
Il
biondo
sbarrò gli occhi aggirando la scrivania e fermandosi dinanzi
la porta.
La
segretaria
del Ministro era dinanzi a lui, ma fu la figura alle sue spalle ad
attirare la
sua attenzione.
Imbronciata,
con le braccia strette al petto, c’era Hermione Granger.
L’odiosa sotuttoio,
castoro, la sua nemesi per eccellenza.
Era
lì, a
pochi passi da lui, che batteva un piede frenetica e nervosa.
“E’
uno
scherzo.” Sussurrò il biondo.
La
Granger
sbuffò e avanzò all’interno della
stanza.
“No,
Malfoy. Magari lo fosse. Ma a quanto pare da oggi lavoriamo, purtroppo,
insieme.”
La
segretaria
tossì richiamando l’attenzione dei due su di
sé.
“Se
volete scusarmi, tornerei al mio lavoro. A quanto pare non è
necessaria la mia
presenza. Signorina Granger, per qualsiasi cosa lei abbia bisogno,
sappia che
può rivolgersi a me. Arrivederci. Arrivederci, signor
Malfoy.”
Il
biondo
salutò la giovane ragazza con un cenno del capo e la porta
si richiuse.
“Non
è
possibile.” ripetè.
“Oh,
Malfoy. Per favore, stà zitto.”
“Dovrei
star zitto? Granger sono inorridito. Noi due non possiamo lavorare
insieme. Non
esiste. Io disprezzo te. Tu disprezzi me. Come potremmo mai lavorare
insieme? Non
riusciremmo a stare un secondo senza affatturarci a vicenda.”
“A
quanto
sembra, il Ministro ci ritiene i migliori MagiAvvocati e vuole che
lavoriamo
per lui. Non so tu mai io desidero questo lavoro e quindi
resterò qui. Se per
te ci sono problemi, quella è la porta.”
“Sei
sempre la solita Granger. Sotuttoio maleducata, schifosa.”
“Taci,
Malfoy e passami quei fascicoli. Lavoriamo, ci sarà tempo
per discutere e
soprattutto per lanciarti mille Avada.”
[fine
flashback]
Ricordava
ancora quel giorno, quelli seguenti,
quando la Granger aveva tentato davvero d’ammazzarlo dopo una
notte passata a
lavorare.
Ricordava
quando l’aveva vista addormentarsi su uno
dei divanetti del loro ufficio.
Ricordava,
come se lei fosse lì dinanzi in quell’attimo,
il suo mordersi il labbro inferiore.
Se
solo
lei avesse potuto darle il suo amore.
Si
sollevò e prese dalla libreria alle sue spalle
un foglio di pergamena bianco. Intinse la penna nel calamaio e
iniziò a
scrivere.
Granger,
non
so
cosa ti sia saltato in mente questa mattina. Ti ricordo che il nostro
ufficio
si chiama ‘M&G’, ma sembra che qui a
lavorare sia solo io. Capisco che la
gioia per il tuo futuro matrimonio con Lenticchia ti abbia annebbiato
il
cervello (mi chiedo ancora come Weasley abbia trovato il coraggio di
chiederti
in moglie), ma dovresti liberarti dei casi ancora in corso prima di
partire
mentalmente per il tuo umile viaggio di nozze. Detto questo, ti invito
questa
sera a Malfoy Manor per un party in mio onore. L’invito
arreca un +1 accanto al
tuo nome, spero sceglierai di non portare quel buzzurro del tuo
fidanzato con
te. Cerca di essere presentabile. Ore 19. A questa sera.
DM.
Finito
di scrivere, il biondo s’incamminò verso la
guferia. Lì, legò la lettera alla zampa di uno
dei gufi del Ministero.
“Hermione
Granger” sussurrò al gufo e quando
quest’ultimo
fu uscito dalla finestra e si fu librato nel cielo, fece ritorno nel
suo
ufficio.
-
Hermione
si era smaterializzata nel suo ‘rifugio’. Anzi
nel rifugio suo e di Ronald. Quello che
‘amava’chiamare, nido
d’amore.
Una
piccola baita in montagna, lontana dalla Londra
frenetica e rumorosa. Circondata dal verde e da un piccolo lago.
Quella
casa le era stata regalata dai suoi genitori
dopo la MagiLaurea in MagiAvvocatura.
Era
lì che si era concessa per la prima volta a
Ron, durante le vacanze dagli studi. Era lì dove avevano
passato i loro
migliori momenti assieme, andando a pesca, raccogliendo frutti
selvatici,
stando a letto tutto il giorno.
Ora,
quella baita, le sembrava così piena di
ricordi, ma al tempo stesso così lontana da lei.
Aveva
pensato che avrebbe regalato, con Ron, quella
baita ai suoi figli. Tutti con i capelli rossi, le lentiggini. Aveva
sempre
pensato che lì avrebbe vissuto la sua vecchiaia con
l’amore della sua vita. Ma
era cambiato tutto, in primis lei.
Era
cambiato l’oggetto del suo amore.
No,
non riusciva ad accettarlo. Non voleva questo. Lei
non voleva Malfoy.
Bugiarda.
Scosse
il capo e prese la teiera. Vi mise dell’acqua
all’interno e la mise a riscaldare.
Levò
le decolté, lasciandole inermi sul parquet.
Si
sedette su uno sgabello in attesa che l’acqua
iniziasse a bollire.
Era
scappata dal lavoro. Di sicuro l’indomani il
suo ‘collega’ l’avrebbe strapazzata per
bene. Se solo avesse saputo il motivo
del suo continuo assentarsi.
Un
sonoro pop la riscosse.
“Hermione!”
Dinanzi
a
lei, l’uomo con i capelli rossi che
all’età di undici anni le aveva letteralmente
rubato il cuore. Quello che l’aveva vista crescere, piangere.
Il ragazzo che l’aveva
difesa trascinandola via dalla mani di quella pazza di Bellatrix
Lestrange.
Lui
c’era sempre stato. Lui ci sarebbe sempre
stato.
Sorrise,
guardandolo ancora.
Le
si era avvicinato.
Le
aveva afferrato il mento e l’aveva sollevato con
delicatezza.
“Ciao.”
Le sussurrò.
“Ciao.”
Rispose lei di rimando.
“Cos’hai?
Come mai non sei a lavoro?” domandò lui
iniziando a lasciare dei baci sulla sua chiara pelle.
Incavo
del collo. Orecchie. Palpebre. Naso. Capelli.
Stava
tracciando quel confine risvegliando la donna
che inerme sostava dinanzi a lui.
“Volevo
vederti.”
A
quelle parole, il rosso la fece sollevare e
iniziò a sbottonarle la camicia bianca, aveva abbassato le
coppe del reggiseno,
lasciando liberi quei due boccioli che erano i suoi seni.
Proseguì
lasciando dei baci su di essi, leccandoli,
succhiandoli.
Una
mano dell’uomo scese sino alla gonna,
abbassando la zip e poi correndo sulle cosce, sfiorando le autoreggenti
e
risalendo sino agli slip.
Hermione
sentiva l’erezione dell’uomo premere
contro il suo ventre. Sollevò lo sguardo in cerca di quello
dell’uomo.
Lo
vedeva, capelli biondi, occhi grigi che la scrutavano.
Urlò,
distaccandosi da quel corpo caldo.
Ron
la sorresse.
“Hermione?
Stai bene?”
La
donna si allontanò, sedendosi poi sul divano,
con solo gli slip, la camicia sbottonata.
Si
sistemò il reggiseno e rinchiuse i bottoni della
camicia nelle loro asole.
L’uomo
le si fece accanto mentre la teiera iniziava
a fischiare.
“Cosa
è successo?”
“Nulla.
E’ solo che non mi sento bene.”
“Hermione
–l’uomo l’attirò a
sé, baciandole il
capo- sai che io ci sono sempre, per qualunque cosa, vero?”
La
donna annuì contro il petto dell’uomo mentre
lacrime calde scendevano lungo il suo volto.
“Ho
bisogno del tuo amore, Hermione. Ultimamente mi
respingi troppo, troppo spesso. Ho bisogno di te, di quello che
eravamo. Dammi il
tuo amore.”
Lui
ti ama.
E tu pensi ad un altro anche quando state per fare l’amore.
Hermione
asciugò una nuova lacrima, stringendo le
braccia al petto, circondandosi, come se le braccia dell’uomo
che doveva
sposare non bastassero.
Non
bastano
quelle braccia.
Non
è del
suo amore che hai bisogno.
Se
solo
Malfoy potesse darmi il suo amore. Pensò
la donna.
All’improvviso
un ticchettio alla finestra.
Hermione
si sollevò per guardare il gufo.
“E’
un gufo del Ministero.” Proferì aprendo la
finestra e lasciando entrare il volatile.
Estrasse
la lettera. E dopo averla aperta iniziò a
leggere con avidità il contenuto.
“Stronzo.”
Sibilò a denti stretti.
“Chi?”
le domandò il rosso avvicinandosi alla
donna.
“Malfoy.”
L’uomo
sbuffò abbracciando la donna alle sue
spalle.
“Cosa
vuole?”
“Sembra
che siamo stati invitati ad un party.”
Spazio
autrice.
Eccomi
qui con il nuovo capitolo. Ehm..chiarito un po’
il primo incontro tra Draco ed Hermione. Ora quest’ultima
tenta di porre fine
alla sua ossessione passando del tempo con il suo fidanzato, ma questo
non
sembra funzionare.
Grazie
a chi legge in silenzio, a chi recensisce, a
chi metterà la storia tra le seguite. Alla prossima.
JaneA