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Autore: JaneA    28/01/2013    3 recensioni
Hermione Granger e Draco Malfoy son colleghi ormai da anni, entrambi 'fidanzati e innamorati' dei rispettivi compagni, o almeno questo è quello che credono. Sarà il loro vero amore? O c'è altro in serbo per loro?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Know I'll fight my corner,
And that tonight I'll call ya,
After my blood is 

Drowning in alcohol,
No I just wanna hold ya
.”
Ed Sheeran, Give me love

 

 

 

 

 

 

Era scappata via. Troppo, troppo presto. Non aveva avuto il tempo di osservarla, di sfiorarla senza farsene accorgere.

Scappava dove poi? Non avevano nessun appuntamento di lavoro quel mattino.

E chi ti dice che riguardi il lavoro? Rispose la sua mente.

Certo, avrebbe potuto essere in giro a cercare l’abito giusto, la giusta chiesetta, le giuste fedi.

Un nodo gli si formò in gola, un peso sullo stomaco.

Con un gesto secco chiuse tutti i fascicoli e si passò una mano tra quei capelli biondissimi.

Dinanzi a lui quella scrivania vuota. In perfetto ordine. Tipico della Granger.

Sorrise.

Sua madre non poteva nemmeno immaginare cosa scaturiva in lui quella donna. Il suo corpo, quelle curve perfette. Quegli occhi detestabili e amabili. Quei capelli cespugliosi. Quelle labbra perfette da baciare.

Scosse il capo.

Ripensò alla proposta di sua madre, proporsi ad Astoria quella sera, al suo party. Non sapeva nemmeno se Astoria ci sarebbe stata a quel party,  non sapevo nemmeno se Astoria era ancora nella sua vita.

Ci sarà lei al tuo party.

La mente, sibillina, suggeriva quelle parole. Quelle parole così vere, così affilate, così detestabili.

Lui non voleva amarla. Lui avrebbe voluto amare follemente Astoria come cinque anni prima, all’inizio della loro relazione.

Un Malfoy non poteva amare una mezzosangue.

Eppure lei l’aveva reso possibile. Lei con la sua intelligenza, la caparbietà. Si era insinuata nella sua vita, come un fulmine a ciel sereno, ricordava ancora il primo giorno di lavoro assieme. Il disgusto, l’odio reciproco..

 

 

[flashback]

Draco Malfoy sedeva nel suo studio come ogni giorno. Era intento a sfogliar fascicoli e a sorseggiare del caffè rigorosamente offerto dal suo amico d’infanzia: Blaise Zabini.

“Così oggi conoscerai il tuo nuovo collega. Sai come si chiama?”

Il biondo sollevò il capo fissando il suo sguardo glaciale in quello azzurro dell’amico.

“No. Non so chi sia. Potrebbe anche essere una donna, per quanto ne so.”

“Se davvero fosse così, dovresti sperare sia una super gnocca.”

Il biondo rise.

“No, Blaise, lo sai.”

“Non dirmi che da quando esci con Astoria sei diventato un puritano.”

Il rampollo di casa Malfoy scosse il capo.

“Voglio che le cose funzionino. Sono cambiato. E lo devo ad Astoria.”

“Le cose funzionerebbero anche se tu te la spassassi un po’. Ormai sei solo lavoro, casa, Astoria. Qualora volessi, questa sera io e i ragazzi ci incontriamo al campo per una partita a Quidditch e poi per un bicchierino tutti insieme. Pensaci e fammi sapere se ti unisci a noi.” Proferì Zabini sollevandosi e salutando con un gesto del capo l’amico, uscì.

Qualche attimo dopo un forte bussare richiamò la sua attenzione.

“Avanti.” Pronunciò secco senza sollevare il capo dai fascicoli.

“Signor Malfoy, mi scusi per il disturbo, ma il Ministro mi ha chiesto di fare le sue veci e presentarle la signorina Granger.”

Il biondo sbarrò gli occhi aggirando la scrivania e fermandosi dinanzi la porta.

La segretaria del Ministro era dinanzi a lui, ma fu la figura alle sue spalle ad attirare la sua attenzione.

Imbronciata, con le braccia strette al petto, c’era Hermione Granger. L’odiosa sotuttoio, castoro, la sua nemesi per eccellenza.

Era lì, a pochi passi da lui, che batteva un piede frenetica e nervosa.

“E’ uno scherzo.” Sussurrò il biondo.

La Granger sbuffò e avanzò all’interno della stanza.

“No, Malfoy. Magari lo fosse. Ma a quanto pare da oggi lavoriamo, purtroppo, insieme.”

La segretaria tossì richiamando l’attenzione dei due su di sé.

“Se volete scusarmi, tornerei al mio lavoro. A quanto pare non è necessaria la mia presenza. Signorina Granger, per qualsiasi cosa lei abbia bisogno, sappia che può rivolgersi a me. Arrivederci. Arrivederci, signor Malfoy.”

Il biondo salutò la giovane ragazza con un cenno del capo e la porta si richiuse.

“Non è possibile.” ripetè.

“Oh, Malfoy. Per favore, stà zitto.”

“Dovrei star zitto? Granger sono inorridito. Noi due non possiamo lavorare insieme. Non esiste. Io disprezzo te. Tu disprezzi me. Come potremmo mai lavorare insieme? Non riusciremmo a stare un secondo senza affatturarci a vicenda.”

“A quanto sembra, il Ministro ci ritiene i migliori MagiAvvocati e vuole che lavoriamo per lui. Non so tu mai io desidero questo lavoro e quindi resterò qui. Se per te ci sono problemi, quella è la porta.”

“Sei sempre la solita Granger. Sotuttoio maleducata, schifosa.”

“Taci, Malfoy e passami quei fascicoli. Lavoriamo, ci sarà tempo per discutere e soprattutto per lanciarti mille Avada.”

[fine flashback]

 

 

Ricordava ancora quel giorno, quelli seguenti, quando la Granger aveva tentato davvero d’ammazzarlo dopo una notte passata a lavorare.

Ricordava quando l’aveva vista addormentarsi su uno dei divanetti del loro ufficio.

Ricordava, come se lei fosse lì dinanzi in quell’attimo, il suo mordersi il labbro inferiore.

Se solo lei avesse potuto darle il suo amore.

 

Si sollevò e prese dalla libreria alle sue spalle un foglio di pergamena bianco. Intinse la penna nel calamaio e iniziò a scrivere.

 

 

Granger,

non so cosa ti sia saltato in mente questa mattina. Ti ricordo che il nostro ufficio si chiama ‘M&G’, ma sembra che qui a lavorare sia solo io. Capisco che la gioia per il tuo futuro matrimonio con Lenticchia ti abbia annebbiato il cervello (mi chiedo ancora come Weasley abbia trovato il coraggio di chiederti in moglie), ma dovresti liberarti dei casi ancora in corso prima di partire mentalmente per il tuo umile viaggio di nozze. Detto questo, ti invito questa sera a Malfoy Manor per un party in mio onore. L’invito arreca un +1 accanto al tuo nome, spero sceglierai di non portare quel buzzurro del tuo fidanzato con te. Cerca di essere presentabile. Ore 19. A questa sera.

DM.

 

 

Finito di scrivere, il biondo s’incamminò verso la guferia. Lì, legò la lettera alla zampa di uno dei gufi del Ministero.

“Hermione Granger” sussurrò al gufo e quando quest’ultimo fu uscito dalla finestra e si fu librato nel cielo, fece ritorno nel suo ufficio.

 

 

 

 

 

-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hermione si era smaterializzata nel suo ‘rifugio’. Anzi nel rifugio suo e di Ronald. Quello che ‘amava’chiamare, nido d’amore.

Una piccola baita in montagna, lontana dalla Londra frenetica e rumorosa. Circondata dal verde e da un piccolo lago.

Quella casa le era stata regalata dai suoi genitori dopo la MagiLaurea in MagiAvvocatura.

Era lì che si era concessa per la prima volta a Ron, durante le vacanze dagli studi. Era lì dove avevano passato i loro migliori momenti assieme, andando a pesca, raccogliendo frutti selvatici, stando a letto tutto il giorno.

Ora, quella baita, le sembrava così piena di ricordi, ma al tempo stesso così lontana da lei.

Aveva pensato che avrebbe regalato, con Ron, quella baita ai suoi figli. Tutti con i capelli rossi, le lentiggini. Aveva sempre pensato che lì avrebbe vissuto la sua vecchiaia con l’amore della sua vita. Ma era cambiato tutto, in primis lei.

Era cambiato l’oggetto del suo amore.

No, non riusciva ad accettarlo. Non voleva questo. Lei non voleva Malfoy.

Bugiarda.

Scosse il capo e prese la teiera. Vi mise dell’acqua all’interno e la mise a riscaldare.

Levò le decolté, lasciandole inermi sul parquet.

Si sedette su uno sgabello in attesa che l’acqua iniziasse a bollire.

Era scappata dal lavoro. Di sicuro l’indomani il suo ‘collega’ l’avrebbe strapazzata per bene. Se solo avesse saputo il motivo del suo continuo assentarsi.

Un sonoro pop la riscosse.

“Hermione!”

Dinanzi  a lei, l’uomo con i capelli rossi che all’età di undici anni le aveva letteralmente rubato il cuore. Quello che l’aveva vista crescere, piangere. Il ragazzo che l’aveva difesa trascinandola via dalla mani di quella pazza di Bellatrix Lestrange.

Lui c’era sempre stato. Lui ci sarebbe sempre stato.

Sorrise, guardandolo ancora.

Le si era avvicinato.

Le aveva afferrato il mento e l’aveva sollevato con delicatezza.

“Ciao.” Le sussurrò.

“Ciao.” Rispose lei di rimando.

“Cos’hai? Come mai non sei a lavoro?” domandò lui iniziando a lasciare dei baci sulla sua chiara pelle.

Incavo del collo. Orecchie. Palpebre. Naso. Capelli.

Stava tracciando quel confine risvegliando la donna che inerme sostava dinanzi a lui.

“Volevo vederti.”

A quelle parole, il rosso la fece sollevare e iniziò a sbottonarle la camicia bianca, aveva abbassato le coppe del reggiseno, lasciando liberi quei due boccioli che erano i suoi seni.

Proseguì lasciando dei baci su di essi, leccandoli, succhiandoli.

Una mano dell’uomo scese sino alla gonna, abbassando la zip e poi correndo sulle cosce, sfiorando le autoreggenti e risalendo sino agli slip.

Hermione sentiva l’erezione dell’uomo premere contro il suo ventre. Sollevò lo sguardo in cerca di quello dell’uomo.

Lo vedeva, capelli biondi, occhi grigi che la scrutavano.

Urlò, distaccandosi da quel corpo caldo.

Ron la sorresse.

“Hermione? Stai bene?”

La donna si allontanò, sedendosi poi sul divano, con solo gli slip, la camicia sbottonata.

Si sistemò il reggiseno e rinchiuse i bottoni della camicia nelle loro asole.

L’uomo le si fece accanto mentre la teiera iniziava a fischiare.

“Cosa è successo?”

“Nulla. E’ solo che non mi sento bene.”

“Hermione –l’uomo l’attirò a sé, baciandole il capo- sai che io ci sono sempre, per qualunque cosa, vero?”

La donna annuì contro il petto dell’uomo mentre lacrime calde scendevano lungo il suo volto.

“Ho bisogno del tuo amore, Hermione. Ultimamente mi respingi troppo, troppo spesso. Ho bisogno di te, di quello che eravamo. Dammi il tuo amore.”

 

Lui ti ama. E tu pensi ad un altro anche quando state per fare l’amore.

Hermione asciugò una nuova lacrima, stringendo le braccia al petto, circondandosi, come se le braccia dell’uomo che doveva sposare non bastassero.

Non bastano quelle braccia.

Non è del suo amore che hai bisogno.

Se solo Malfoy potesse darmi il suo amore. Pensò la donna.

 

 

All’improvviso un ticchettio alla finestra.

Hermione si sollevò per guardare il gufo.

“E’ un gufo del Ministero.” Proferì aprendo la finestra e lasciando entrare il volatile.

Estrasse la lettera. E dopo averla aperta iniziò a leggere con avidità il contenuto.

“Stronzo.” Sibilò a denti stretti.

“Chi?” le domandò il rosso avvicinandosi alla donna.

“Malfoy.”

L’uomo sbuffò abbracciando la donna alle sue spalle.

“Cosa vuole?”

“Sembra che siamo stati invitati ad un party.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice.

Eccomi qui con il nuovo capitolo. Ehm..chiarito un po’ il primo incontro tra Draco ed Hermione. Ora quest’ultima tenta di porre fine alla sua ossessione passando del tempo con il suo fidanzato, ma questo non sembra funzionare.

Grazie a chi legge in silenzio, a chi recensisce, a chi metterà la storia tra le seguite. Alla prossima.

JaneA

  
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