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Autore: Sithra25    28/01/2013    0 recensioni
Venezia, 1752.
Giacomo Casanova covava un segreto interesse per la magia.
Non poteva però immaginare che la magia covasse una proibita attrazione per lui.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolo





"Signora, così mi fate arrossire".
Nel dire questo, Casanova inclinò il capo e arricciò gli angoli della bocca, in modo malizioso e maledettamente sensuale.
Per quanto comprendesse l'enormità della bugia, Beatrice Galvani scoppiò in una risatina acuta, terribilmente infantile.
Pensava che quel giovanotto sapeva davvero come trattare le donne. Un bel visino, un consono abbigliamento, qualche lusinga ricercata e lo sguardo che indugiava spesso, come stesse già decidendo quale nastro sciogliere per iniziare a spogliarla.
Aveva fatto bene ad invitarlo in camera sua, nel palazzo affacciato sul Canal Grande. Le si era avvicinato qualche giorno prima, per strada, presentandosi con un inchino. Lei aveva immediatamente colto l'occasione, riferendogli per pura casualità che il signor Galvani era fuori città, a Genova, per sbrigare alcune commissioni.
Ed ora eccola lì, assieme al desiderio proibito dell'intera Venezia femminile, sicura che la serata sarebbe stata di suo completo gradimento.
Casanova, dal canto suo, era parzialmente soddisfatto. Certo Beatrice possedeva una bellezza particolare, addirittura sfolgorante, nulla da ridire in questo. E poi era una baronessa sposata, cosa che rendeva le "pratiche" ancor più pericolose per lui, una vera scarica di adrenalina. Il suo "gusto del brivido", come lo chiamava con Giovanni. Eppure non riusciva a togliersi dalla testa il fatto che fosse stato tutto fin troppo facile: due semplici parole disinibite e la ragazza era letteralmente caduta ai suoi piedi; gli aveva concesso un incontro quasi supplicandolo di presentarsi il prima possibile. Se fosse stato al suo posto, avrebbe fatto un minimo accenno di resistenza, perlomeno per verificare se egli era sinceramente interessato. Avrebbe aspettato qualche giorno in più, per far accrescere l'ansia e la bramosia. Quindi avrebbe fatto recapitare un messaggio carico di significato, nell'attesa di vederlo finalmente giungere con le prime ombre della notte.
Sì, decisamente così sarebbe stato divertente.
Ma non si può sempre voler tutto, e Casanova aveva già abbastanza. Perciò nascondeva le sue perplessità e si accingeva a trascorrere un'altra delle sue notti di follia.


Lei era seduta su una poltroncina dorata, stava finendo di sciogliersi i capelli. Riccioli ambrati cadevano sulle spalle, mentre le forcine venivano tolte, ad una ad una. Quando fu l'ultima, Beatrice sentì scostare la chioma per scoprire il collo. Un dito lo sfiorò, causandole brividi che scesero lungo tutto il corpo. Quanto aveva atteso questo momento. Un uomo che potesse far affiorare in lei un piacere travolgente, che animasse nel più intimo il suo corpo di fanciulla.
Piccoli baci sostituirono le carezze ed ella inclinò il capo, chiudendo gli occhi per lasciarsi andare.
"Sono vostra, Casanova", sussurrò sospirando.
"Per questa sera sì, mia cara", mormorò lui, mentre iniziava a slacciare i cordoncini della sua veste.


Ciò che avrebbe scoperto Casanova, uscendo dalla dimora quasi al rischiarare del nuovo giorno, è che un paio di occhi bene attenti li avevano spiati.
Il signor Galvani non era dopotutto così ignorante come la sua età avrebbe potuto far pensare: sapeva benissimo che la moglie, prima o poi, avrebbe tentato una tresca di qualche genere. Era troppo bella e troppo giovane per non lasciarsi andare alle passioni della carne.
Per questo, a sua completa insaputa, aveva sistemato la stanza in modo che uno stretto corridoio vi giungesse da uno dei bagni. Non vi era nessuna porta nascosta, solo una piccola grata assolutamente irriconoscibile dall'interno della camera, ma che riusciva ad assicurare una discreta visibilità ad un eventuale osservatore inopportuno.
Sfortunatamente per i due, proprio il più fedele servitore di Galvani aveva udito delle voci passando per i corridoio principale, e quindi pensato bene di dare un'occhiata. Era stato molto semplice, poi, imprimersi bene nella mente il volto del visitatore e venire a conoscenza (con un ghigno terribilmente soddisfatto) che si trattava proprio del famoso Casanova.
Lo scotto che egli dovette pagare fu repentino. Lo aspettavano subito dopo svoltato l'angolo, nascosti. Casanova aveva fatto di tutto per essere discreto e non destare alcun sospetto uscendo dal palazzo, ma era già troppo tardi. I suoi passi lo conducevano inesorabilmente verso di loro. Erano in quattro, più lo spione. Quando quest'ultimo vide il reo proprio davanti a sé, puntò l'indice nella sua direzione.
"E' lui."
Casanova non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi di ciò che stava accadendo, figuriamoci reagire. Gli furono immediatamente addosso, tenendogli gli arti, il torace e la bocca. Gli fecero perdere l'equilibrio, cadde sul selciato sudicio e umido della calle. Con il viso poggiava per terra e poteva vedere il limitare della stradicciola, di fianco il quale scorreva l'acqua di un canale. Il suo odore acre era insopportabile da quella posizione.
"Potrei sapere che cosa..." azzardò biascicando.
"Silenzio! Non siete nella condizione di protestare".
Nel momento in cui Casanova acquisì più lucidità, capì che non lo avrebbero picchiato e decise immediatamente di evitare di ribellarsi: gli uomini erano delle guardie ufficiali, non semplici delinquenti. Indossavano le tipiche divise rosso e blu, e gli intimavano di non muoversi mentre lo legavano ben stretto. Dato che le cose stavano così, qualsiasi mala reazione non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.
Con una smorfia, mentre lo facevano rialzare, immaginò a cosa sarebbe andato incontro.
I suoi timori vennero fondati quando capì che lo stavano accompagnando al Palazzo Ducale.

  
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