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Autore: Thumbelina    29/01/2013    6 recensioni
Dedico questa storia a SofiDubhe94, scrittrice favolosa che con una sua storia mozzafiato mi ha fatto scoprire il mondo delle ff su Hunger Games.
Ciò che non voglio assolutamente fare è adattare il capolavoro della Collins ai personaggi della Rowling, questo perchè so che versando la Coca Cola sulla Nutella quel che si ottiene fa davvero schifo. Non posso mischiare due meraviglie simili, non credo davvero di esserne ingrado, non sono così presuntuosa.
Quello che intendo fare, è, con un gioco di What if?, impiantare la genialata degli Hunger Games (ossia gli Hunger Games stessi), nel mondo di Harry Potter. Come? E' a questo che serve il What if!
Nella mia storia Harry è stato sconfitto, Voldemort, una volta insediata la sua dittatura, istituisce gli Hunger Games (il discorso che Presidente Snow fa a Seneca Crane nel film credo gli si adatti perfettamente).
E' Hermione a descriverci la vicenda in prima persona, come omaggio a ciò che la Collins ha fatto con la sua Katniss Everdeen.
Non so che altro dire, spero soltanto che questa storia non piaccia solo a me...
Beh, visto che ormai siete arrivati fin qui tanto vale entrare a dare un'occhiata, non trovate?
Buona lettura. Baci. Giulia.
Genere: Avventura, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero, Hermione, Granger, Serpeverde, Tassorosso
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Il Totem, Rabastan Lestrange, gli Stilisti,
ed un po' di sano gossip!

 



Quel che è successo, non appena i Pacificatori ci hanno pietrificati, non è lungo da raccontare.

Ognuno è stato portato nella sua cabina, ed ivi rinchiuso, blindato dall’esterno fino alla fine del viaggio.

Certo, i professori hanno provato e riprovato a protestare, ma, visti i precedenti, non sono riusciti comunque a convincere i Pacificatori a lasciarci stare.

La nostra reclusione non è durata poi molto, comunque, in meno di un’ora eravamo arrivati a destinazione, pronti per affrontare la nostra ultima settimana di vita.

Vista la loro innata cortesia, alcuni i Pacificatori ci hanno portato giù i bagagli, mentre altri di loro ci facevano scendere dal treno, ponendo una barriera invisibile fra di noi e la folla urlante che ci aspettava all’arrivo in stazione.

Non avevo mai visto così tanta gente acclamante in vita mia, neppure ad una partita di Quidditch.

Non capisco perché si protendano verso di noi, perché si accalchino in questo modo scomodo per vederci, non capisco perché cerchino di ottenere un nostro saluto, né perché gridino di gioia nel momento in cui Roger Davies agita ammiccante una mano nella loro direzione.

Probabilmente dovrei farlo anche io. Salutare, intendo. Forse dovrei voltarmi verso di loro e strizzare l’occhio come ha fatto Roger, o come adesso fa Neville, o Anthony, o Zach. Hanno preso quasi tutti a salutare, vedo le mani intrecciate di Ernie ed Hannah che si stagliano verso il cielo, e poi quelle di Seamus, e di Ritchie, e di Malcolm, e poi di Cho e Marietta, e poi di Katie, e Zach. Sono quasi sicura che anche le Patil abbiano cominciato a salutare, così come Susan, e la ragazzina di dodici anni della mia casata.

George tiene le mani in tasca, fischiettando un poco, e sorride di un riso sarcastico in mia direzione. Penso che trovi la scena alquanto divertente, oltre che macabra, è ovvio.

Neppure Luna sorride o saluta.

Cammina un po’ avanti a me, ma si volta spesso in mia direzione, guardandomi con un’espressione intensamente triste.

Nemmeno io riesco a muovermi.

Non che ritenga sbagliato salutare, riconosco che probabilmente sarebbe una buona mossa, e non rimango ferma per protesta, o per una qualche sorta di pseudo ideale, ma semplicemente perché non riesco a muovermi.

È come se tutti intorno a me fosse sfocato, cristallizzato, come se non riuscissi a mettere a fuoco la situazione. È tutto così irreale…

C’è una cosa che mi capita spesso, quando sogno.

Il mio subconscio conduce il gioco, ovviamente, come per tutti, ma, ad un certo punto, mi rendo conto di qualcosa di particolarmente assurdo presente nel sogno, lo riconosco come impossibile, e capisco di essere addormentata. Da lì in poi mi rimane ben poco tempo prima di svegliarmi, è come se al mio subconscio la mia consapevolezza stesse sul cazzo, però in quei pochi momenti riesco a prendere il controllo, il controllo non solo della me stessa dentro al sogno, ma anche di tutto l’ambiente circostante, di modificarlo a mio piacimento, così che ogni mia notturna avventura termina in qualche mondo con un happy ending.

Mia zia Lauren, che ha studiato psicanalisi, dice che è per colpa del mio troppo desiderio di autocontrollo. Chissenefrega, comunque.

Il punto è che, in questo momento, mi sembra come di rivivere uno di quei momenti, mi sembra come di essere giunta nella parte più assurda del sogno, quella in cui realizzo che nulla sta realmente accadendo, quella in cui riprendo il controllo, per poi svegliarmi di lì a poco.

È come se mi stessi rendendo conto che tutto ciò che vedo non può essere vero, che tutto ciò che ho vissuto non c’è mai stato, è come se…

Ma sono sveglia, almeno credo, e sto avanzando.

Nella mia mente, ancora annebbiata cerco di cogliere qualche falla nel sogno, qualcosa che lo smascheri dinnanzi ai miei occhi, svelandolo come tale.

Il punto è che l’esercizio è fin troppo facile. Gli Hunger Games sono la falla, l’assurdo. Io come tributo sono la falla, l’assurdo. Il bacio con Draco Malfoy è la falla, l’assurdo.

L’intera situazione, dall’alfa all’omega si configura nella mia mente come l’impensabile del sogno, il sogno stesso diventa un mostro incomprensibile, ed io mi chiedo perché non riesca ancora a svegliarmi.

Il posto verso il quale ci stanno conducendo, comunque, è la palazzina che per noi è stata ideata.

Riesco a vederla già da qui, è una struttura imbarazzante.

Essa consiste in una specie di totem indiano di sovraumane dimensioni.

Alla base c’è una specie di enorme tocco di marmo scuro al cui interno dovrebbe essere ospitata la hall, o il piano terra, mentre su di esso sta appollaiata la giunonica figura di un corvo ad ali spiegate. È il primo piano, l’appartamento Corvonero. C’è un tasso poi, che si accoccola sulle ali spiegate del corvo, con la coda tendente al cielo, e le zampine arpionate alle piume del corvo. Ovviamente, è l’appartamento Tassorosso, al secondo piano. Dal terzo piano, dalle nostre stanze, ruggisce un grifone Grifondoro, innalzato sulle zampe posteriori, mentre leva quelle anteriori come a saltare all’agguato di un imminente avversario.

È pacchiano. E brutto. E totalmente fuori luogo. E credo che le proporzioni siano sbagliate.

Sì, insomma, in natura un corvo non è grande quanto un tasso né tantomeno quanto un grifone, tanto per essere chiari.

A parte il fatto che voglio capire davvero come siano distribuite le stanze in delle forme assurde come quelle. Che camere potrebbero ospitare quelle ali spiegate? Dei soffitti che si fanno via via sempre più bassi forse? E nel becco? Una cucina affusolata? Idiozie, e pensare che probabilmente saranno stati i soldi delle nostre tasse a finanziare questa stronzata…

Mano a mano che ci avviciniamo, però, intravedo una quarta figura a far da cornice alle altre.

Pacchiano per pacchiano, il quarto elemento del totem rappresenta una marmorea serpe che percorre l’edificio per tutta la sua lunghezza, inerpicandosi come una vite attorno all’abominevole struttura.

È come se la sua figura in qualche modo limitasse il movimento delle altre, come se fosse questa a garantirne l’immobilità, viene quasi da pensare che il corvo volerebbe via, ed il grifone scenderebbe giù con un balzo, se solo non ci fosse quella serpe a imprigionarli, a trattenerli.

No, non mi sento offesa o limitata nelle mie libertà per colpa di uno stupido totem, francamente non mi fa nessunissimo effetto, il fatto di dover morire per mano dei miei compagni mi tocca un tantinello di più rispetto alla fiera del cattivo gusto, è solo che non riesco a smettere di guardarlo, e non posso fare a meno di domandarmi chi diamine possa aver progettato uno schifo simile.

Se esco viva di qui, lo giuro, voglio il nome dell’architetto. Non fosse altro che per chiedergli di ristrutturarmi il bagno, ecco.

Per quanto tragico sia il tutto, mi fa piacere il fatto che uno schifo simile riesca ancora a strapparmi un mezzo sorriso, che scoprire di non aver perso totalmente il mio sarcasmo.

Vedo George divertito quanto me. Si volta in mia direzione ed imita con braccia e bocca il verso del grifone in procinto di attaccare, mentre io scoppio a ridere.

Come risultato, tutti e due riceviamo uno strattone da parte dei Pacificatori che ci stanno stringendo, ed così stacchiamo gli occhi l’una dall’altro, e continuiamo ad avanzare.

Non rompessero troppo, comunque, sto andando a morire, mi concedano almeno una santa risata!

 

Quando finalmente entriamo nella Hall del totem, noto capisco finalmente la funzione del serpente. A parte quella secondaria di farmi ridere, ovviamente. Si tratta, in realtà, di un enorme ascensore, o meglio di un tubo di marmo, un pozzo in cui l’ascensore si muove. Se il tutto non fosse così ridicolo, forse la troverei addirittura una struttura congeniale.

I Pacificatori ci chiudono in ascensore, rendendo noto ai Corvonero, come se non fosse abbastanza chiaro, che i loro appartamenti sono situati al primo piano, mentre i nostri e quelli dei Tassorosso rispettivamente al terzo e al secondo. Apperò! Chi lo avrebbe mai detto…

Ovviamente, col cavolo che seguiamo le loro indicazioni. Noi studenti scendiamo tutti dall’ascensore non appena questo giunge al primo piano, ed andiamo tutti assieme ad esplorare la dimora Corvonero. Immagino che i professori andranno a rilassarsi tutti insieme nei nostri alloggi, o in quelli Tassorosso.

- Cosa farete quando migrerà? - domanda George quando accediamo nel soggiorno.

- Eh? - domandano in coro alcuni di noi, voltandosi a guardarlo.

- L’uccello, intendo. – dice il rosso facendo un salto sul pavimento, come ad evidenziare il riferimento alla struttura - Fra un po’ farà freddo: non vorrei che levasse baracca e burattini e voi vi trovaste in men che non si dica in una calda isola tropicale mentre noi siamo qui a farci il culo, ecco tutto.

- I corvi non migrano in autunno, Weasley. - risponde lui Padma Patil storcendo il naso, mentre qualcuno di noi ride.

- Ed allora che succede se fa le uova? – continua George (e chi lo ferma più, ormai!) – Insomma, a vostra insaputa il corvo caro potrebbe covare tante piccole stanzucce, sarebbe una cosa davvero dolcissima, non trovate?

Vedo Cho scoppiare a ridere accanto a me, mentre George le strizza l’occhio, e poi cominciamo a cercare qualcosa da sgranocchiare nella cucina.

Ora, dato che stiamo ridendo come matti correndo da una stanza all’altra per cercare di capire in quale punto del corvo ci troviamo, suppongo sia il caso di descrivervi un tantino la struttura.

Diciamo che è articolata in modo più arguto di quanto avevo immaginato.

Come avevo previsto, nel becco è situata la cucina. Capite? Nel becco. Nel becco. Come dire nella bocca. E la bocca dell’uccello e la parte dove si mangia. Ha un senso.

Ora, avete mai sentito parlare di ala destra o ala sinistra? Ecco, qui le stanze sono disposte realizzando letteralmente il termine. Le ragazze nell’ala destra, l’ala destra del corvo, a sinistra i ragazzi.

Se ora vi state chiedendo dove siano situati i bagni, e la domanda è più che lecita, sappiate che si trovano nella coda del corvo, a voi le conclusioni.

Questo, però, non mi fa in alcun modo rivalutare il mio parere sulla struttura, anzi, lo peggiora quasi.

Perché non è un cretino che ha sparato un’idea a cavolo che per non so quale assurda combinazione di stelle è stata approvata, quel malato dell’architetto deve averla addirittura ragionata questa cosa!

È grave.

E assurdo.

Comunque. Quel che dovremmo fare, in teoria, sarebbe accendere l’enorme televisore situato in salotto (il salotto è immenso, copre tutto il “torace” dell’uccello), accomodarci su uno dei divanetti azzurri per metterci a guardare l’intervista in diretta a quel simpaticone di Lestrange, condotta da quel pezzo di pane di Rita Skeeter. Come se morire non fosse già una tortura sufficiente… Per la serie, oltre al danno anche la beffa.

Ovviamente, ci rifiutiamo di guardarlo.

Ci stravacchiamo sul divano, e, pur accendendo la tv, cerchiamo di sintonizzarla su qualcosa di diverso.

Impossibile. Tutti i programmi, tutte le reti, trasmettono solo e soltanto la cupa figura di Rabastan Lestrange, in abito nero.

È un po’ diverso da come lo ricordavo, almeno da quel che vedo dai fotogrammi, dato che George continua comunque a cambiare in continuazione canale, senza darsi per vinto.

La prima volta che l’ho visto avevo solo quindici anni, è stato durante la battaglia al Ministero, lui era uno fra i Mangiamorte presenti quel giorno, insieme a Bellatrix Lestrange, insieme a Lucius Malfoy. Era uscito di recente da Azkaban allora, e quell’esperienza la portava tatuata sul volto, su tutto il corpo, nella barba lunga, ed i capelli sporchi, e gli occhi vuoti, e il viso scarno.

Anche così, per scheletrico e sudicio che fosse, immagino che, se non mi avesse puntato una bacchetta sul collo, probabilmente l’avrei trovato attraente.

Diciamo anche che con l’acquisita libertà si è parecchio sistemato.

Quando l’ho rivisto durante la battaglia finale ad Hogwarts lo scorso anno, aveva tagliato i capelli, rasato via la barba eccezion fatta per due curatissime basette ed un pizzetto, aveva ripreso quel tanto di peso congeniale a rendere tonico e vigoroso il suo fisico, i suoi occhi s’erano riaccesi di grigio ed aveva anche ripreso colore. Ed era pulito, ovviamente.

Se un incantesimo da lui lanciato non fosse stato lì per lì per uccidere Ginny, probabilmente stavolta l’avrei trovato ancora più affascinante.

Nulla a che vedere, comunque, con l’immagine di lui che i fotogrammi mi presentano adesso dinnanzi. Riesco a pensare soltanto wow.

- Non l’avete letto sulla Gazzetta? – chiede Ernie lanciandosi a sedere sul divano centrale – Tutte le reti tv sono state bloccate: da qui alla fine dei giochi tutto il Mondo Magico vedrà solo e soltanto quello che il Ministero vuole che veda…

- Vale a dire gli Hunger Games, - conclude Hannah andandosi a sedere accanto a lui – sai che palle…

- C’è un lato positivo in tutto questo. – commenta George.

- Sarebbe? – chiede Cho.

- Oh, beh, un sacco di persone sperano di finire in tv al giorno d’oggi, - le risponde il rosso mollando il telecomando. – e i nostri faccioni staranno in prima assoluta su tutti gli schermi del Mondo Magico fino alla fine dei nostri giorni, nel senso letterale del termine…

- Quindi mia madre non potrà neppure cambiare canale nel momento in cui qualcuno mi ucciderà, – commenta Seamus – dovrà godersi la scena della mia morte seduta sul divano con dei pop corn, carino…

- La morte mi sembrava già una pena sufficiente senza tutto quest’altro schifo di contorno… - commenta Padma Patil sedendosi a sua volta sul divano.

- Che altro potevamo aspettarci? – domando accomodandomi su uno dei braccioli – Severus Piton del resto è stato ucciso in pubblica piazza, non potevano fare diversamente con noi.

- Che senso avrebbe del resto ucciderci, - aggiunge Luna – se questo non terrorizzasse e devastasse tutti i nostri compagni?

- Che cos’ha Lestrange da ridere tanto? – domanda Neville guardandosi schifato lo schermo.

Mi volto in quella direzione anch’io.

Rabastan Lestrange è seduto con le gambe incrociate su una grossa poltrona nera, porta in dosso un completo dello stesso colore con una camicia color verde cacciatore. Ha tagliato i ancora più corti i suoi capelli color nero intenso, e modificato la rasatura. Ora infatti, invece di pizzetto e basette v’è soltanto un’insolita barba a graffiargli il viso, corta al punto da sembrar tatuata, a formare un ricamo che sembrano quasi le onde della burrasca di dolore che i suoi giochi stanno per provocare. Ride, al momento, applaudito dal pubblico che lo acclama, è l’unica cosa a dare luminosità a quella figura così scura suono i suoi denti bianchi come perle.

- Ora, basta, basta parlare di me! Non sono venuto mica qui per fare del gossip! – fa i mangiamorte dallo schermo terminando le risate con un colpetto di tosse – Parliamo piuttosto dei giochi: sono loro il vero protagonista qui.

- Sembra proprio si sia rimesso a lucido… - commenta George – Peccato che io non abbia il tempo per farmi crescere la barba, me la farei come lui!

Rido, e George ammicca in mia direzione, prima che torniamo entrambi a guardare lo schermo.

- Sono assolutamente d’accordo. –  risponde lui Rita Skeeter, sorridendo in camera.

Al momento indossa un completino color acqua marina, e un nastro dorato ferma i suoi capelli color biondo banana in un’eccentrica acconciatura.

- Ma, del resto, - continua la bionda – parlare dei giochi è sempre parlare di te. Dicci, Rabastan, cosa hai provato quando ti è stato detto che saresti stato proprio tu il Primo Stratega degli Hunger Games?

- Oh, beh, - risponde lui – mi è davvero difficile esprimere quanto forte sia stato il mio orgoglio, la mia gioia in quel momento. Come è superfluo dire, questa è una posizione di immenso prestigio, e francamente sono sempre stato un grande fautore di questi giochi, un feticista quasi! Ho sempre creduto in questo progetto appoggiandolo al massimo, e sono davvero fiero di farne parte.

- Ok, - fa George a Calì, che nel frattempo aveva preso il telecomando – ti prego, spegni questo fottuto affare prima che io colpisca il muso tirato di Lestrange con una scarpa!

- Ha detto che stanno per parlare degli Hunger Games: - esordisce Neville – probabilmente spiegheranno un po’ come funzionano le cose, e dato che questa grande macchina sta per ucciderci magari vorrei un tantino capire come ne funzionano gli ingranaggi, se a voi non dispiace.

- Neville ha ragione, - lo appoggia Roger – ogni informazione su come funziona questo macabro gioco dell’oca potrebbe essere una change di salvezza: credo di voler sentire anch’io.

- Quanti per togliere ascolti a quel fesso di Lestrange? – fa George alzando la mano. Luna la alza con lui. – Quanti per guardare il suo stupido show? – le mani di tutti noi restanti si alzano stavolta. – Ventidue a due, avete vinto, - commenta George alzandosi in piedi, non prima di avermi lanciato una gran brutta occhiata – ma non prometto nulla: una delle mie scarpe potrebbe ancora spaccare il televisore.

- Oh sì, - concorda ammiccante la Skeeter dalla tv – posso capire quale grande onore sia stato per te. Ed inoltre so che non eri l’unico in lizza per il posto! Da giornalista, posso dire di avere avuto alcune piccole soffiate: so che la contesa è stata aspra fino alla fine! E fra i tuoi contendenti c’erano grandi nomi, personaggi importanti, come Walder Macnair, Antonin Dolohov, Dalton Yatxley, e persino tua cognata, la signora Bellatrix Lestrange. Cosa pensi che abbia portato il Primo Ministro, - eh già, penso io, perché ormai l’appellativo “Oscuro Signore” è caduto in disuso, Primo Ministro fa molto più legalità – a scegliere proprio te infine? E come credi che l’abbiano presa i tuoi avversari?

- Non così male, direi, – risponde Rabastan – ieri, dopo che la decisione ci è stata comunicata siamo andati tutti a bere una cosa insieme, ovviamente ho offerto io. Non credo ci siano rancori fra di noi perché, vedi, per quanto bruciante sia la sconfitta, credo che nessuno di noi oserebbe mai contestare una disposizione dell’Autorità, insomma, se quello scelto non fossi stato io probabilmente la delusione sarebbe stata parecchia, ma alla Sua volontà mi sarei tranquillamente sottomesso. Io ritengo, noi tutti riteniamo, che le Sue decisioni siano sempre le più incontestabili e giuste, che il volere del Suo governo illuminato meriti essere accolto e mai discusso, qualunque fosse stata la Sua scelta essa sarebbe stata la migliore, e come tale tutti noi l’avremmo accettata. Mi dispiace per i miei compagni, ma mi rallegro per me che il Suo illuminato potere abbia scelto proprio il sottoscritto come capo di questa grandiosa istituzione. Nessun rancore comunque fra di noi, vero, Bellatrix? –  conclude sorridendo in camera.

- Perfetto, - commenta George – incrociate le dita, ragazzi, se ci dice bene sua cognata lo ammazza prima che i giochi abbiano inizio!

- Era una frecciatina quella? – domando io riferendomi allo strano discorso appena sentito dal signor Lestrange.

- Sarebbe più strano se non lo fosse, – mi risponde Anthony – che fra lui e sua cognata Bellatrix non scorra buon sangue è più che risaputo.

- Pensate come ci sarà rimasta la cocca di Lord Voldemort nel sapere che un “tale onore” non era destinato a lei! – commenta sorridendo Seamus.

- Molto, molto politicamente corretto. – commenta Rita Skeeter – Ma continua, ti prego, parlaci dei giochi.

- Oh, sì, assolutamente. – risponde lei Rabastan – Che fantastica domanda! Dovete sapere che io adoro questi giochi, dico davvero, li amo con tutto me stesso. Non credo dovrebbero esser visti come una punizione per coloro che un tempo si sono ribellati contro l’Autorità, ma semmai come una prova della sua immancabile clemenza ed indulgenza. A questi ragazzi è stata data un’opportunità così grandiosa… Non mi stupisce affatto che ci sia stato un volontario, strano anzi che non ce ne siano stati di più. Dio, una così grande occasione, se fossi stato uno studente avrei fatto i salti mortali pur di essere scelto.

- Se ci tiene così tanto gli lascio il mio posto. – commenta George.

- Puoi darci qualche piccola chicca, Rabastan? Ti prego, dimmi che puoi! – continua la Skeeter.

- Qualche anticipazione su cosa vedrete nei giochi, intendi? – fa Lestrange – Beh, non potrei, ma credo che per voi potrei fare una piccola eccezione.

Sorride ancora in camera, il pubblico scoppia in un enorme boato d’applausi.

- Allora, - continua l’ex mangiamorte – da dove potrei cominciare… Sapete già della sfilata immagino, ci sarà dopo domani, sarà il nostro modo di presentarvi i tributi.

- Sì, sì lo sappiamo bene, - sorride Rita – e subito dopo la tua intervista presenteremo al mondo i tre grandiosi stilisti che avranno il compito di vestire i nostri tributi.

- La loro presenza sarà di fondamentale importanza per tutta la durata dei giochi, - spiega Lestrange – non solo si occuperanno di vestire i tributi rendendoli più appetibili ai futuri sponsor, ma, in queste prime edizioni, affiancheranno i Mentori aiutandoli. So già che faranno un ottimo lavoro.

- E’ quello che ci auguriamo tutti, - commenta la Skeeter sorridendo – ma perché non parliamo dei tuoi aiutanti, Rabastan?

- I miei ragazzi, intendi? – domanda piacevolmente lui – Oh, beh, che dire, loro sono davvero, davvero fantastici. Dovreste vederli: così coinvolti, ed entusiasti, e volenterosi! È una gioia vedere che questo è il futuro del mondo magico, dico davvero. Poverini, ovviamente sono rimasti davvero molto delusi per la loro esclusione dai giochi, e sono lieto di poter offrire anche a loro una piccola opportunità di prender parte a questa brillante iniziativa.

- Oh, sì, erano davvero devastati, poveri cari… – fa sarcastica Katie.

- Come gli dispiaceva non doversi venire ad ammazzare! – fa Ritchie.

- Sì, erano tutti così affranti!

I commenti vanno avanti per un bel po’. Io taccio.

Io so di uno di loro che era davvero dispiaciuto. Dispiaciuto per me.

- Ed inoltre i ragazzi non verranno buttati nell’Arena senza preparazione alcuna, vero Rabastan? – continua la Skeeter.

- Oh no, certo che no, - risponde Lestrange – hai ragazzi verrà fornita un’intera settimana di preparazione, durante la quale verranno addestrati nelle varie arti di combattimento e sopravvivenza. Questi allenamenti serviranno anche loro a mostrarsi al meglio alla sessione di esami, durante la quale daranno prova, dinnanzi a noi Strateghi, di tutta la loro abilità. Ovviamente ad ogni ragazzo sarà attribuito un voto da 1 a 12, dove il 12 è il massimo e il minimo è 1. Dovrebbe anche esserci lo 0, teoricamente, ma spero davvero che non ci dovremo trovare in situazioni così disperate da metterlo! Ovviamente, queste votazioni sono molto importanti, dato che influiranno davvero molto sulla scelta degli sponsor.

- Oh sì, gli sponsor, questo è senza dubbio un altro argomento da trattare. E cosa puoi dirci riguardo a loro? – continua Rita – Quale è esattamente la loro funzione?

- Questa è davvero un’ottima, ottima domanda, - risponde lei Rabastan – grazie davvero per averla posta. Allora, io direi che il loro sia un ruolo fondamentale. Dovete sapere che subito dopo la parata dei tributi le scommesse ufficiali verranno aperte, sono approvate dal governo, un team di esperti capitanati da Alecto Carrow si occuperà della loro gestione fin nei minimi dettagli. Si può scommettere su qualsiasi candidato, qualsiasi cifra, e si può scegliere di aiutare i propri favoriti pagando per fare arrivare dei doni. Pane, fiammiferi, una boccetta d’acqua, una medicina, delle armi, addirittura, tutto può essere inviato ai partecipanti per una modica cifra.

- Una boccetta d’acqua di piccole dimensioni viene inviata all'inizio dei giochi per cinquecento galeoni: – spiega Seamus brandendo in mano una copia della Gazzetta del Profeta – credo davvero che Lestrange dovrebbe rivedere il suo concetto di “modica”.

- La spedizione dei doni verrà concertata insieme con i Mentori, che potranno in questo usufruire del prezioso aiuto degli Stilisti. Ovviamente i prezzi variano di dono in dono, e saliranno con l’andare avanti della gara. L’oggetto più costoso che si possa inviare… oh, sì, qualcosa di magico, ovviamente, dato che nell’Arena non verranno consentite né bacchette né nulla di simile, sì, senza dubbio, è ciò che di più costoso si possa inviare.

- Interessante, - commenta Rita – suppongo che faremo tutti le nostre scommesse! Ed ora parlaci dell’Arena, cosa puoi dirci a riguardo?

- Questa è una sorpresa, - risponde lui – non posso rilasciare dichiarazioni a riguardo, diciamo solo che potrebbe essere qualsiasi luogo, qualsiasi luogo davvero. Per questa prima volta ci siamo tenuti sul semplice, ma vi assicuro che le sorprese non mancheranno: vi faremo saltare sulle poltrone!

- O in aria. – commenta George – A noi probabilmente ci farà saltare in aria.

- Oh, beh, Rabastan, non so davvero come ringraziarti per tutte le preziosi chicche che ci hai rilasciato, - fa Rita alzandosi in piedi per stringere la mano a Lestrange – e credo che il pubblico la pensi come me, giusto?

Tutti gli spettatori ruggiscono in un boato di urla e applausi.

- Il piacere è stato mio. – risponde Lestrange alzandosi a sua volta per stringere la mano alla sua intervistatrice.

Rimane in piedi, a sorridere al pubblico adorante per un bel po’.

Ha un gran bell’aspetto, inspira davvero ammirazione così, in piedi sorridente, con la testa un poco piegata come a fare un impercettibile inchino di ringraziamento.

Non trovo affatto strano che la folla lo adori, ha un carisma innato.

- Accomodati, accomodati pure, Rabastan! – fa la Skeeter al suo prestigioso ospite indicando lui una poltrona nera all’estremità del palco, nella parte più lontana dal pubblico – Spero ti farà piacere assistere alla presentazione degli stilisti!

Noto solo allora che, accanto alla poltrona destinata a Lestrange ve ne sono altre tre, con i colori delle nostre case. Immagino che è lì che i nostri stilisti si andranno a sedere.

Mentre Lestrange si accomoda al suo posto, è comparso sul palco un piccolo tavolinetto grigio con drappelli colorati sopra.

La Skeeter ha già raggiunto quella postazione.

Il pubblico tace incuriosito, ed anche noi la smettiamo di prendere per il culo Lestrange o la Skeeter, perché questo interessa pure noi.

- Partiamo con lo Stilista per Corvonero. – comincia afferrando un lembo del drappo azzurro – Allora, la sua prima sfilata risale a quando aveva solo sedici anni, è da sempre un campione di eleganza e raffinatezza, vi prego fate un enorme applauso a Rupert Turner!

La giornalista solleva in un attimo il drappo azzurro, e in un momento appare dal nulla un uomo alto, magro, con i capelli corvini ed un pizzetto a forma di triangolo. Indossa un completo nero giacca e cravatta di estrema eleganza, ed indirizza un mezzo sorriso al pubblico.

Grandioso è l’applauso che ne segue.

Anche qui le reazioni sono di euforia.

Io non ne capisco nulla di queste cose, cioè seguo già poco e niente la moda nel nostro mondo pensate nel mondo Magico.

- Merlino, io adoro Turner! – esclama Cho Chang.

- Vuoi scherzare? – fa Hannah Abbott – Quell’uomo è un dio! Non sai quanto vi invidio! Non si sa quanto ho scongiurato i miei perché mi comprassero uno dei suoi vestiti per il Ballo del Ceppo!

- Molto, molto bene. - commenta Roger Davies.

- Sì, lui è davvero un genio. – lo appoggia Anthony Goldstein.

- Beh, - fa Zacharias Smith – ora incrociamo le dita per noi: ha già in mano il drappo Tassorosso.

- Allora, - comincia la Skeeter sorridendo in camera e al pubblico contemporaneamente, - adesso è il turno di una donna, la stilista in questione ha indetto la prima sfilata del Mondo Magico per taglie oversize, e la sua collezione con materiali riciclati affatto incassare alla sua fondazione di beneficienza circa 1.300.000  galeoni. Signori un grosso, grossissimo applauso a Savannah Woodhouse!

Strappa via il drappello di stoffa e dal nulla appare una formosa donna con lunghi capelli rossi sistemati in una treccia di lato.

Indossa un lungo abito di stoffa color avorio cosparso da pois neri della dimensione di una mano aperta.

Fa un sorriso sincero al pubblico ed accetta i suoi numerosi applausi; saluta con la mano.

- Non male, non male, - commenta Hannah – la Woodhouse ci piace!

- La sua collezione dedicata al riciclaggio è stata davvero fantastica, mi sono ispirata a quella per molti dei miei lavori. – fa Luna – Ed inoltre ha inaugurato una fondazione che si occupa dalla beneficienza per la tutela di creature magiche in via d’estinzione, è davvero una brava persona.

- Vero, - commenta Ernie – ma dovrà cucirci i vestiti, quindi francamente mi auguro solo che sia una brava sarta!

- Shhh! – fa Calì zittendo i nostri compagni – Silenzio per favore: ora tocca a noi.

Ha ragione, in effetti, perché la Skeeter ha già afferrato il terzo ed ultimo dei drappi, e sta a sua volta zittendo il pubblico per poter introdurre il terzo stilista.

- Allora, allora, allora, – comincia la giornalista – parliamo ancora di una donna, la più giovane fra gli Stilisti in gara.

- Strano, - commenta Seamus – pensavo che ci avrebbero affibbiato Conan Marlow.

- Potrebbe essere Deliverance Fairfax. – ipotizza Cho – No, no, credo che sia un po’ più grande della Woodhouse.

- Di lei possiamo dire – continua la Skeeter - che ha viaggiato in tutto il mondo, dalla Cina al Portogallo, dove i suoi lavori sono conosciuti e richiesti, e che è stata la prima stilista donna a vincere il premio Cappello a Cilindro.

- Vi viene in mente qualcuno? – domanda Katie.

- No, nessuno, nessuno davvero. – risponde qualcuno dei miei compagni.

- Forse qualcuno di voi avrà già capito di chi stiamo parlando – continua la Skeeter – ma per tutti gli altri potrei aggiungere che è anche una grandissima pittrice d’avanguardia, e che la sua mostra sul nudo ha ricevuto un record d’incassi.

- Aspettate, - fa Hannah voltandosi allibita verso di noi – non può essere…

- No, - la interrompe George guardando pietrificato lo schermo – non può assolutamente essere lei.

Nei suoi occhi leggo un misto di rabbia e preoccupazione, mentre Hannah si volta di nuovo verso lo schermo, e capisco che anche gli altri al momento temono di aver capito di chi si tratti, mentre tutto questo rimane elfico per me.

- In caso voi non aveste ancora capito, - fa la Skeeter – aggiungerò infine, che la Gazzetta del Profeta l’ha inserita al quarto posto fra le donne più belle dell’anno.

- Cazzo! – esclama George alzandosi in piedi e dando sfogo ad un impeto di rabbia.

- Non può essere! – fa Seamus – Tutto ma non lei!

- E’ con immenso piacere – conclude la Skeeter ammiccando al pubblico che applaude già – che vado a presentarvi la signorina Melena Halliwell!

Quando il drappo svanisce la candida figura di una donna bionda va a materializzarsi piroettando.

Probabilmente, penso guardandola dal cristallo spesso del televisore, è la cosa più vicina al concetto di bellezza che io riesca ad immaginare.

La sua pelle è color pesco, i lunghi capelli biondi cadono lisci sulla sua schiena, il naso è all’insù, i denti bianchi come perle, gli occhi azzurri brillano come fari. Indossa un lungo, stretto, semplice abito bianco, cabinato da un mantello dello stesso colore.

Non riesco a staccare gli occhi da lei, ne sono come ipnotizzata.

Il pubblico nel frattempo è esploso in un’ovazione, ma i miei compagni non sembrano essere assolutamente d’accordo.

- No, assolutamente, no. – fa George senza riuscire a staccare gli occhi dallo schermo.

- Io non ho nessunissima intenzione di farmi vestire da lei. – commenta Neville continuando a guardarla allibito.

- Io vado dalla McGranit, - ci comunica George scattando verso la porta – magari lei può fare qualcosa per evitare questa stronzata.

- Ti accompagno. – fa Neville.

- Ma sì, andiamo tutti. – li appoggia Katie.

- Scusate, - faccio io dal mio piccolo posto, mentre i miei compagni si voltano verso di me – potrei sapere che cosa c’è di così terribile in lei?

- L’hai mai letta una rivista, Granger? – mi risponde acida Padma Patil.

- No, direi che non è il mio genere, piuttosto non credevo fosse neanche il tuo – replico altrettanto acidamente io.

- Figlia di una grande famiglia Purosangue, Serpeverde da generazioni, lei viene smistata in Grifondoro. – mi spiega Hannah Abbott – Ricca, bella, nobile e spregiudicata, la sua vita è sempre stata uno scandalo.

- All’inizio lavorava per la Woodhouse, - continua Cho, - ma dopo tutto il casino dell’81*, decide di lasciare il paese, e così viaggia in vari stati, ed è lì che diventa una stilista indipendente, amata e apprezzata ovunque andasse.

- Ritorna a Londra solo nel 94, è stato un ottimo periodo per lei, fino alla crisi del 96, in cui è entrata in una specie di vortice autodistruttivo all’insegna dell’alcol. – continua Marietta. – E’ riuscita a riprendersi egregiamente, comunque.

- Ok, ha avuto degli alti e bassi – commento io – ma non mi pare sia così male…

- Già, - commenta Calì – se non fosse per il fatto che qui a Londra ha stretto intimi rapporti con le personalità più influenti del mondo magico, bella com’è non le è certo stato difficile, e circa tre mesi fa ha annunciato il suo fidanzamento ufficiale.

- Il gossip non mi interessa davvero, – faccio io – quindi a meno che non abbia deciso di sposare Lord Voldemort…

- Per Merlino no! – mi interrompe Ernie – Mi sarei tagliato il pene se avesse fatto una cosa del genere! Cioè, un conto è ammazzare tutti noi uomini del mondo che avremo pagato oro per una sveltina con lei annunciando un futuro matrimonio, ma con Lord Voldemort sarebbe stata davvero una tortura al limite dell’umana sopportazione.

- No, no, assolutamente no, - commenta Hannah ridendo mentre dà uno scherzoso schiaffetto al suo amico – si è presa uno degli scapoli d’oro del mondo magico la signorina.

- Buon per lei, tanti auguri! – faccio io – Insomma, qual è il punto?

- Il punto, - mi risponde secco George Weasley – è che lo scapolo in questione non è altri che Rabastan Lestrange.


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*tanto per rinfrescarvi la memoria, l'81 è l'anno della caduta di Voldemort e dell'uccisione dei Potter.

*Angolo Autrice*

Ciao bella gente! Allora, sono davvero contenta di essere finalmente riuscita ad ultimare questo capitolo. Diciamo che c'erano particolari un po' noiosi ma funzionali alla storia che mi hanno frenata un po' nello scrivere, e poi c'è stata la scuola e poi l'iscrizione in palestra, quindi non fucilatemi, please!

Allora, ci tengo davvero a dirvi che ho cercato di rendere il mio Rabastan Lestrange il più simile possibile a Seneca Crane (barba inclusa) e che ho scelto questo personaggio semisconosciuto fra i vari mangiamorte perchè una ragazza in una sua fanfiction mi ha fatto innamorare di lui. A chi interessa passerò il titolo.

Poi, ah, sì, l'edificio in tutta la sua stranezza è stato una pura improvvisata, non ho davvero idea di perchè mi sia venuta in mente una robba del genere.

La storia dei sogni di Hermione a cui sono dedicate una mezza dozzina di righe è un piccolo particolare autobiografico, ossia una cosa che succede spesso a me quando sogno. Il mio insegnante di italiano, che è studia anche psicanalisi, mi ha detto che è perchè ho troppa mania di controllo. Sì, lo so, sono strana. Andiamo avanti.

Allora, per chi non lo avesse notato, due cognomi presenti nel capitolo, ossia Woodhouse e Fairfax sono due piccolissimi omaggi al bellissimo romanzo Emma, di Jane Austen, (che io adoro).

Il nome Melena Halliwell è formato invece da due piccoli omaggi a due diversi tipi di "strega" che mi piacciono. Il primo, "Melena", è tratto dal romanzo e musical "Wicked!" (LOVE) ed è il nome della madre della protagonista. E' un personaggio spregiudicato e malizioso, che calzava benissimo per la mia stilista. Comunque guardate il musical, per favore, perchè è davvero una cosa stupenda. Il secondo, "Halliwell", credo che abbia fatto sorridere un po' tutti voi, dato che, come i più avranno capito, è un palese riferimento alla serie "Streghe" ("Charmed") un telefilm che ho adorato e che rimane comunque una colonna portante della mia malata concezione della magia. Cole Turner, mi manchi più di quanto tu non immagini...

Scleri a parte. Per gli stilisti ho immaginato Kate Winslet, mentre per Melena, che è più importante, Gwyneth Paltrow.
Dovete sapere, comunque, che lei sarà l'AntiCinna per eccellenza, anche se gli rubeerà una frase, a dire il vero. E' comunque un personaggio dalle mille sorprese, e avrà modo in un capitolo di spiegarci meglio come è andata la storia della sua vita. Diciamo che con le date vi ho dato un grossissimo indizio, i più intuitivi forse avranno già indovinato qualcosa... Qualcuno aveva già ipotizzato che fosse il matrimonio con Lestrange il suo piccolo "neo"? Qualcuno ha qualche teoria su quali potrebbero essere i momenti segreeti della sua vita? Fatemi sentire ipotesi e teorie che mi diverto!

Come penso avrete capito, ho usato il corsivo per descrivere le parti "al dì là" dello schermo.

Che altro dire? Ah, già, per il fatto di tutte le reti sintonizzate sullo stesso programma mi sono ispirata al caso delle Torri Gemelle. Ricordo ancora quel momento. Io avevo otto anni e stavo guardando la Melevisione, quando il programma è stato interrotto per trasmettere le immagini della distruzione dei due edifici. A me non me ne fregava nulla di tutto quello,m quindi ho provato a cambiare per vedere qualcosa di più interessante, ma tutte le reti trasmettevano gli stessi fotogrammi. Mi vergogno ancora della piccola me quando penso che in quella circostanza ciò che trovai in assoluto di più devastante fu il fatto che la Melevisione non riprese dopo quella brusca, lunga, seccante interruzione. *Face-Palm*.

Che altro dire... che altro dire... no, non mi viene niente, quindi per il momento vi lascio.

Un grazie speciale ha chi scelto di leggere, ricordare, seguire, preferire e soprattutto recensire le mie storie (non potete immaginare che gioia dia nel cuore di uno scrittore una recensione di anche sole dieci parole!).

Ci vediamo al prossimo capitolo, dove i ragazzi avranno occasione di torturare Melena un bel po'. A pro posito. Qualcuno di voi ha per caso letto "L'amante di Lady Chatterley" di Lawrence, per caso? LEGGETELO! Innanzi tutto perchè è un bel libro, altro che Cinquanta Sfumature di Stocazzo, e poi perchè vi saranno nella fanfiction diversi riferimenti al romanzo, tutti ad opera di Melena, è il suo libro preferito!

Per ora è tutto. Ci vediamo alla prossima. Baci. Giulia.
   
 
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