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Autore: Mizar_89    21/08/2007    9 recensioni
PROLOGO: Due ragazze, due sorelle, che vivono divise a causa del divorzio dei genitori, vengono costrette a trascorrere l'estate insieme, nonostante le loro proteste. Shaula ha 16 anni, ha i capelli castani e gli occhi azzurri, un carattere testardo e determinato, e non sopporta la sorella maggiore. Mizar ne ha quasi 18, ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, è schiva, solitaria, ha un animo da sognatrice e socializza difficilmente; inoltre si ribella costantemente alla volontà dei genitori, che non può proprio vedere. Solo 3 cose le accomunano: la passione per le arti marziali, in particolare per il ninjitsu, l'amore per i manga, soprattutto Naruto, e il legame di sangue che inesorabilmente le unisce. E un'amica in comune, Antares, che ha 17 anni e anch'ella una vita difficile alle spalle. Cosa potrebbe accadere, se improvvisamente si ritrovassero trascinate, dopo l'ennesima lite, in un futuro alternativo popolato da ninja, che troppo presto si sono illuse di conoscere?E soprattutto, quale sarebbe la loro reazione, al ritrovarsi confrontate con i loro opposti, che per eccellenza incarnano lo spirito di contesa e rivalità che spesso insorge tra i fratelli?
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Altri, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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raga

Capitolo 19: Misunderstood

L’allenamento era finito da un pezzo, ma lei non si era ancora decisa a rientrare, nonostante le tenebre ormai prossime. Non sapeva dire se lo stesse facendo di proposito oppure no, davvero non rammentava bene la strada per rincasare, ma oramai erano ore che girovagava senza meta per Konoha.

Forse perché in tutta la vita, aveva sempre sopportato le pareti strette di quella prigione dorata che sua madre le aveva eretto attorno.

«Desiderio di libertà?»

Quanto tempo era passato? Quanto erano distanti le giornate trascorse sulle spiagge della California, o a passeggiare per Beverly Hills?

«Nostalgia di quell’altra mia vita?»

No, anche sforzandosi, non riusciva a provare alcuna mancanza per quel mondo che da sempre le aveva imposto le sue regole…

«Ma anche qui ci sono regole a cui sono sottoposta…Anche perchè, se non le rispettassi, metterei in pericolo la mia vita»

Inutile: era diverso. Per la prima volta era stata davvero libera di compiere una scelta da sola, e assumersene da sola le conseguenze. Era dunque quello il prezzo della libertà?

Shaula alzò gli occhi al cielo, dove cominciavano a splendere le prime, fioche stelle.

“Sto diventando come Mizar…” sopirò in un sussurro che si perse nel vento.

Desiderò essersi portata l’orologio per verificare l’ora ma, a giudicare dal suo stomaco ruggente, era arrivato il momento di tornare a casa, all’appartamento di Tsunade, con Antares, attendendo il ritorno dalla missione di sua sorella.

La via era deserta, e le luminarie inesistenti.

«Non mi ricordo d’aver fatto questa strada…Non c’è in giro nessuno…»

Si fermò, incerta se addentrarsi nella stradina o meno, quando una voce alle sue spalle la fece trasalire:”Non è un po’ tardi per passeggiare da sola?”

Sasuke le si avvicinò, le mani in tasca, un’aria di rimprovero dipinta in volto.

“Konbawa, Sasuke” rispose lei, arrossendo leggermente.

“Non lo sai che è pericoloso girare per Konoha di notte?” la redarguì il quindicenne.

“Potrei dire lo stesso per te” replicò lei, con ironia.

L’Uchiha le si approssimò ulteriormente, bloccandola con un braccio al muro di un edificio:”Davvero?Beh, credo che saprei difendermi discretamente, Shaula, non credi?”

Cercando di ignorare il cuore sull’orlo di un infarto, la moretta riuscì a rispondere in un sussurro:”A-anch’io…anch’io saprei cavarmela…”

“Non lo metto in dubbio…Ma ciò non toglie che non mi va che tu corra rischi inutili, ok?” disse il giovane, sfiorandole con una mano le ciocche di capelli che eludevano alla sua vista gli occhi azzurri della Koga.

“Da quando il Terzo Hokage è morto –proseguì- la città si è riempita di criminali…Spesso, sono ninja d’infimo grado che ‘arrotondano’ la paga mettendosi al soldo di canaglie anche peggiori. Tsunade sta cercando di risolvere la situazione, ma ora come ora, è Orochimaru ad avere priorità assoluta”

Shaula annuì, senza riuscire a proferir parola, persa negli occhi d’ebano del coetaneo.

Sasuke le sorrise:”Dai, è stata una giornata intensa, sarai stanca…Ti accompagno a casa”

Senza aggiungere altro, si scostò appena, prendendola con delicatezza per una mano ed incamminandosi verso i quartieri alti della città.

La giovane ringraziò il buio che celò il rossore sulle sue gote, mentre con un sorriso seguì il ragazzo. Non notò il velo di tristezza negli occhi di Sasuke, quando per un istante questi volse lo sguardo alla via lasciata alle spalle, dove ancora sventolava, su un’insegna macilenta, un vessillo strappato e sbiadito con un ventaglio bianco e rosso dipinto al centro…

 

L’aria fresca della notte ormai prossima le scompigliò i capelli, giocherellando con i ciuffi ribelli che il nastro non riusciva ad imprigionare nella lunga coda, nonostante le sembianze maschili ancora celassero le sue reali fattezze; ma non era il vento a farla rabbrividire, con le sue folate improvvise che s’insinuavano oltre la coltre tiepida del mantello da viaggio, bensì la vicinanza di Itachi. Da quando erano usciti dalla taverna, non le aveva rivolto parola e ancora seguitava a trascinarla dietro sé, stringendole il polso. Dove diamine stava andando, così di fretta?
”Insomma, vuoi lasciarmi andare?!”

Per tutta risposta la morsa delle dita del jonin sul suo braccio si fece ancora più forte.

“Ahi!”

«Brutto stupido, giuro che te la farò pagare…prima o poi…»

Giù per una stradina in discesa, per poi svoltare in un dedalo di viuzze senza fine, finchè non si ritrovarono fuori dal caos della città di Mitsuya, al limitare della sconfinata foresta che circondava quel luogo.

“Guarda che so camminare da sola!Ehi, dico a te, Uchiha!Non far finta di non sentir…EHI!”

Itachi si girò di scatto, strattonandola ancor più vicino a sé:”Tu chiacchieri troppo”

Mizar si sentì gelare, e distolse immediatamente lo sguardo dallo sharingan.

“Lasciami” sibilò, cercando di divincolarsi.

“Zitta. Che t’è saltato in mente prima, me lo spieghi?Perché sei intervenuta, quando t’avevo detto di restarne fuori?E sciogli quella ridicola trasformazione, kami–sama!”

Mizar avvampò, mentre in una nuvoletta di fumo ricomparve il suo vero aspetto:“L’ho fatto per impedirti di fare stronzate! Itachi, la tua identità è nota ovunque, l’hai forse scordato?Non è molto intelligente girare con lo sharingan in bella mostra, tanto vale che ti metti anche il mantello di Akatsuki!”

Lo sguardo dell’Uchiha si fece sottile, come due lame di ferro incandescente che la trapassarono da parte a parte; subito la biondina chiuse gli occhi, ma il ragazzo le afferrò il viso con una mano, forzandola a fissarlo.

“Guardami quando ti parlo” sibilò, quasi fosse un ordine.

Gli occhi azzurri della Koga si persero in quelle braci ardenti che le fecero mancare il respiro; avverti perfettamente la forza latente celata oltre quelle iridi di sangue, e non riuscì ad evitare che un brivido le corresse lungo la schiena. Il ninja se ne accorse, e sorrise divertito dal pessimo tentativo di autocontrollo della compagna di squadra.

“Abbiamo paura…Strano, non me lo sarei mai aspettato da te” sentenziò sardonico.

“N-non…dire idiozie”

“Le tue pupille sono dilatate, la tua voce è malferma, e il tuo cuore ha accelerato di colpo…I segni sono inequivocabili”

La biondina non rispose: per quanto tentasse di distogliere lo sguardo, si sentiva inspiegabilmente attratta dallo sharingan dell’Uchiha.

Forse era già sotto l’effetto di un genjutsu…

“Non è mia abitudine attaccare i compagni di squadra” l’anticipò secco Itachi, quasi le avesse letto nel pensiero.

Mizar lo fissò, senza replicare; lui sbuffò, scuotendo la testa:”Sei senza speranze. Muoviamoci, sono stanco di sprecare tempo con te”

 

Si fermarono soltanto diverso tempo dopo, quando la notte era ormai calata fra le fronde fitte degli alberi.

Mizar aveva le gambe doloranti per il lungo camminare, e le sembrava che, anziché essere partita quella mattina, fosse in viaggio da giorni.

Quando Itachi arrestò il passo, al limitare di una piccola radura erbosa, fu quasi tentata d’abbracciarlo per la gioia della tanto agognata sosta.

“Ci fermiamo qui: il castello del daimyo dista poco più di un ri, e siamo in un’ottima posizione per poter osservare le sue mosse senza correre pericoli” asserì l’Uchiha, rivolto più a sé stesso che alla ragazza, la quale non riuscì a trattenere uno sbadiglio.

Ciò non sfuggì ad Itachi, che non si esimette dal commentare sarcastico:”Già stanca, Koga?Non me ne sorprendo”

“Non sono stanca, Uchiha! E finiscila di chiam…EHI!”

Il ragazzo le aveva lanciato contro uno shuriken, mancandola di un soffio.

“Che accidenti fai?!”

“Sì, decisamente dormi in piedi, hai i riflessi spenti. Inutile aggiungere che, ridotta così, mi saresti solo d’intralcio, quindi me la cavo da solo” disse il ninja, sbrigativo e per niente preoccupato di dover agire senza partner.

Mizar lo fissò truce, incrociando le braccia:”Te lo scordi. Ci hanno messo in squadra, rammenti?”

Il diciottenne inarcò un sopracciglio:”E da quando ti importa qualcosa del lavoro di squadra, Koga?”

“Differentemente da te, io la missione l’ho presa sul serio, e non ho passato tutto il tempo a lamentarmi di chi mi è stato affiancato come compagno!” ribattè la biondina, caustica.

Itachi alzò le spalle, poi d’improvviso scattò, intrappolandola contro il tronco di un grande albero. Sorrise al vedere la preoccupazione celata dallo sguardo duro della ragazza.

”Forse hai dimenticato che una squadra dovrebbe fondarsi sulla cooperazione reciproca, oltre che sulla fiducia, Koga” le sussurrò, il viso a pochi centimetri dal suo.

Gli occhi azzurri di Mizar lo fissarono, glaciali:”Fidarmi? Se qualcuno se l’è scordato, non sono io a dovermi render degna di fiducia, non sono io ad aver sulla coscienza…” s’interruppe di colpo, ed Itachi sorrise, sardonico.

“Vai avanti…perché non finisci la frase?”

“Hai capito benissimo” ringhiò lei in risposta, a disagio per il fatto che lui le fosse così vicino.

“Invece no. Sono curioso di sentirti: se hai qualche problema, me lo dici, ora e subito” aggiunse, con la voce sempre più gelida.

“Non ho niente da dirti!”

Le iridi cerulee della Koga dardeggiarono nel buio, mentre una falce di luna scarlatta comparve in esse.

“Tsuki no Kokoro…davvero divertente, Koga. Quando non sai più come rispondere, ti atteggi con queste pagliacciate. È facile parlare a sproposito, quando non sai un ca…”

SCIAFF!

Uno schiaffo secco lo colpì in pieno sulla guancia, facendogli spostare appena la testa.

“Adesso stai zitto. Non me ne frega niente di te, ne di ciò che hai fatto, né che sei classificato come mukenin di classe S. Ora abbiamo una missione da portare termine…Parli di fiducia, ma tu non fai nulla per farti riconoscere degno di essa!”

Itachi si sfiorò con una mano la guancia arrossata, la pelle bollente nel punto in cui aveva subito il colpo.

Non faceva male, no, aveva smesso da tempo di percepire dolore per quelle futilità…Almeno fisicamente, perché ne suo animo fu come ricevere un pugnalata dritta al cuore.

Gli occhi del ninja dardeggiarono nell’oscurità, leggendole sin nel più profondo dell’anima, togliendole il respiro.

La mano sinistra di Mizar sfiorò la tsuba della masamune, già pronta a far scattare la destra sull’impugnatura della spada, comunque poco convinta che questo la potesse aiutare contro lo Tsukuyomi…

“Adesso basta” sussurrò improvvisamente Itachi, facendola trasalire. Con un gesto rapido le afferrò il braccio destro, allontanandolo dall’elsa della masamune; in meno d’un secondo, Mizar si ritrovò disarmata, in completa balia dell’Uchiha.

Il quale, però, non fece nulla.

Si limitò a fissarla nel buio di quella notte senza luna, lo sharingan scarlatto che risplendeva nelle iridi, due fuochi fatui che a stento illuminavano una realtà incerta.

Perché nessuno avrebbe potuto capirlo.

È possibile comprendere il dolore e la sofferenza soltanto se li si prova in prima persona.

E lei…

“Itachi…”

“Credo di averti già detto che tendi a reagire troppo impulsivamente…Non saltare sempre a conclusioni affrettate, o finirai davvero nei guai”

La diciassettenne deglutì; lui raccolse la sua sacca posata a terra, e s’incamminò in direzione del castello, celato da qualche parte, oltre quella muraglia di alberi.

“I tempi della missione si restringono sempre più, e pare proprio che dovremo cercare di collaborare, non credi? Comunque, parlami guardandomi negli occhi, Mizar, o potrei pensare che tu abbia paura” aggiunse poi lo shinobi, restituendole la masamune.

La ragazza trasalì, forse al sentirsi chiamare per nome, o forse perché le ultime parole dell’Uchiha erano state pronunciate quasi come una…supplica?

Non vi era alcuna arroganza nella sua voce.

Si arrischiò ad incrociare di sfuggita lo sguardo del ragazzo, e per la prima volta lesse in quelle iridi scarlatte non una minaccia, non un pericolo, ma una sconfinata malinconia, dettata dalla solitudine e dal peso che gravava sulla sua coscienza.

«I…I can’t understand…»

“A-arrivo…”

Sì, Itachi aveva ragione: si stava comportando come una cretina.

«La missione, prima di tutto»

 

«Parli di fiducia, ma non fai nulla per renderti degno di ciò!»

Le parole della Koga gli rimbombarono nella mente, mentre incedeva con passo sicuro attraverso la fitta boscaglia, guidato dallo sharingan e da una vita di esperienza negli anbu.

Era mai possibile che quella ragazzina riuscisse a sconvolgerlo tanto?Lui, il demone impassibile, quello che aveva sterminato la sua famiglia senza versare nemmeno una lacrima, seppur sotto il controllo di Orochimaru. Era solo una mocciosa qualunque, a quanto ne sapeva neppure di quel mondo…che gliene importava di ciò che pensava di lui? Niente, non sapeva niente, non poteva comprenderlo, non voleva comprenderlo e non l’avrebbe mai fatto. Perché era come tutti gli altri: pronta a distribuire giudizi, ma mai a concedere fiducia e perdono.

Come Sasuke…

Sarebbe sempre rimasto da solo. Ma ormai non gli importava più…

«Il fine del ninja è la missione…Nessun sentimento, nessun pensiero, nessun rimorso»

 

 

 

 

raga

Ciao a tutti raga! Lo so, è passata una vita dall'ultimo aggiornamento, e non nego che mi sono chiesta più volte se effettivamente avessi la forza di portare avanti la storia...

Il dilemma amletico è nato in una brutta giornata durante la quale un amico ha avuto la pessima idea di spedirmi tutti gli spoiler possibili ed immaginabili sul Leader di Akatsuki, su Itachi e quant'altro...Dannata curiosità, a fine lettura mi sono ritrovata a dire:"E adesso, come faccio con Dark Soul, quando i miei piani erano un poco diversi..."

Giorni, settimane e quasi due mesi dopo, sono arrivata alla conclusione che questa fanfiction già dall'inizio si distaccava dal manga per alcuni eventi(Sasuke redento, ec...)

quindi...

SHOW MUST GO ON!

al prossimo aggiornamento, cioè fra 2 week perchè nel frattempo non crediate che sia stata lì a disperarmi, ho già scritto 3 nuovi capitoli!!

Baciottoli!

Mizar89

PS: Sorry x l'attesa.

  
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