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Autore: chilometri    31/01/2013    8 recensioni
Louis Tomlinson è un ragazzo problematico, scappa dal suo passato e cerca rifugio nel suo futuro.
Harry Styles è la classica persona che priveresti ai tuoi figli di frequentare, la droga nelle tasche e le mani che tremano a causa del suo presente.
**
Forse Dio ce l’aveva sempre avuta un po’ con lui, persino Lui non voleva dargli tregua, troppo impegnato a fargli capitare le cose peggiori che potessero mai essere immaginate ma sempre troppo disinteressato per ascoltare anche una sola volta, una delle tante preghiere che ogni giorno, steso sul letto, il viso bagnato, recitava.
[Larry|AU]
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Harry si piegò sulle ginocchia, sfiancato dalla corsa appena fatta.
Di chi fosse quel ragazzo, non ne aveva proprio la più pallida idea, era solo che somigliava così tanto a... lui, che aveva fatto fatica a rimanere fermo lì anche per quei pochi minuti.
Perché il primo impulso che aveva avuto era stato prima correre verso di lui, poi vomitare, tornare indietro, prendere pasticche fino a star male e poi abbandonarsi su una panchina, aspettando la morte.
Poi, semplicemente, si era alzato, senza un reale posto dove recarsi.
La sera prima non aveva praticamente guadagnato nemmeno qualche centesimo, e se non avesse voluto patire la fame più nera, probabilmente sarebbe decisamente dovuto andare da Zayn.
Il solo pensare a quel nome, gli fece girare velocemente la testa e dovette chiudere forte gli occhi, prima che il respiro si stabilizzasse.
No, non poteva andare da lui, non in quelle condizioni.
E’ un suicidio, pensò.
Ma io non ho nulla da perdere, non più.  F
u il pensiero che seguì, così, sorretto solo dalla poca forza che riponeva nelle sue gambe gracili, si avviò verso la zona più sporca, malfamata e inquietante di Bristol: la casa del moro.
 

**

 
«Louis, si può sapere che ti prende, oggi?» Niall Horan, irlandese dalla punta dei capelli fino a quella delle dita dei piedi, si ergeva davanti ad un Louis Tomlinson piuttosto assonnato e svogliato, che puliva la stessa parte di un bancone da circa una decina di minuti.
«Mi stai ad ascoltare? E che cazzo!» Sbottò, attirando l’attenzione di alcuni clienti che erano lì, a sorseggiare tranquillamente i loro caffè, spettegolando su quella che era la vita al di fuori di quelle quattro mura, e ricevendo, in più, un’occhiataccia da parte di Jaymi – il proprietario del bar.
«Eh? A che tavolo devo prendere l’ordinazione?» Sobbalzò Louis, guardandolo finalmente negli occhi celesti, al ché il biondo si passò velocemente una mano tra i capelli, grattandoseli, per poi ridacchiare e scuotere la testa.
«Al tavolo ‘terra chiama Tomlinson’». Sorrise, amabilmente.
«Che razza di tav-» Fece per chiedere il moro, ma si interruppe di botto, arrossendo e «va’ al diavolo, Irlanda» sussurrò.
«Ti ho semplicemente chiesto che hai! Rilassati, amico».
Fece Niall, alzando le mani in segno di resa ed allontanandosi lentamente, senza negargli un’ultima occhiata preoccupata.
Louis lo guardò;
Niall era l’unica persona che potesse davvero essere degna di chiamare “amico”, non “conoscente” o “collega”. No.
Amico.
Probabilmente perché era davvero l’unico che era al suo fianco quando aveva bisogno di – semplicemente – dimenticare, quando i ricordi tornavano a galla, quando la paura gli riempiva ogni singola particella, quando tremava, quando vomitava.
Era lì, senza chiedere favori, solo rassicurandolo. Louis gli era grato, per questo.
Lui non sapeva, ma non chiedeva, mai.
Se mai Louis avesse voluto aprir bocca, lui sarebbe stato lì, pronto ad ascoltarlo e aiutarlo poco più di quanto già non facesse.
«Niall».
Lo chiamò, qualche secondo dopo, allontanandosi finalmente dal bancone, che ormai luccicava, tanto era stato strofinato.
«Niall, vieni qui un attimo, dai».
Riprovò, raggirando la cassa e appoggiandosi al mobile dove vi era la macchina del caffè.
«Odio i tuoi sbalzi d’umore, cazzo».
Esalò il biondo, storcendo il naso, poi continuò «anzi, se vogliamo essere sinceri, odio quando fai l’apatico e fissi il niente. Mi fai paura».
Disse, armeggiando con l’aggeggio, mentre versava in un grande bicchiere di cartone il cappuccino da servire ad uno dei tanti tavoli che ormai iniziavano a riempirsi, animando la sala.
Louis osservò i movimenti lenti della mano di Niall, come piegava le dita per avvolgere la caraffa, il modo in cui storceva impercettibilmente le labbra, concentrato a non far cadere nemmeno una goccia sul mobile, il modo in cui il suo petto si alzava ed abbassava lent- .
«Cazzo, Lou, lo stai facendo di nuovo!» Lo guardò storto, sbattendo la tazza sul mobile.
Quello si riscosse, sbuffando. «Hai ragione. Oggi non ci sto proprio con la testa, perdonami, Irlanda».
Niall alzò le spalle.
«Non conto nemmeno oggi sulla tua presenza al pub, vero?»
La mascella del moro si irrigidì tanto che prese a fargli male, gli occhi si chiusero, inspirò profondamente e «Non ci sperare». Sibilò.
Il “pub” in questione, era praticamente un ritrovo per tutti i più svariati tipi di persone – da quelle normali, a quelle più strane –, questo contava, per cui, la presenza di innumerevoli ubriachi e persone... persone come lui.
E lui non voleva vedere nessuno dei due tipi.
Non era pronto.
Non ancora.
Il biondo non insistette: con Louis, quello era un argomento tabù, non aveva mai capito l’effettivo motivo per cui lui non andasse mai lì con lui, ma non aveva osato insistere più di tanto.
Louis non glielo avrebbe permesso.
Rimase quindi in silenzio, porgendogli il cappuccino e «16» disse, indicandogli il tavolo. Con pochi passi raggiunse il tavolo che gli era stato indicato, sorridendo alla ragazza che – matita dietro le orecchie e vari libri aperti sul tavolo –, studiava abitualmente al loro bar.
Louis la vedeva spesso, anzi, in realtà era lì ogni giorno, sempre intenta a preparare quelle che sembravano tesi per un qualche esame.
Ogni volta che le sorrideva, quella arrossiva.
Ma Louis non era interessato a lei, perché, seppur con rammarico, doveva ammettere che lui era decisamente interessato all’altro...genere.
Osservandola meglio – l’aveva già detto che era un attento osservatore, o no? –, aveva gli stessi... «Cazzo». Esclamò, allontanandosi velocemente dal tavolo.
Quelli gli erano parsi, per un millesimo di secondo, gli stessi occhi del ragazzo incontrato quella stessa mattina.
Stava impazzendo.
Più di quanto già non fosse.
Tornò al bancone, lasciandosi cadere su uno sgabello, la mano destra a reggere il viso.
«Irlanda», chiamò.
Quello grugnì in risposta.
«Secondo te, sono pazzo?»
Niall si girò verso la sua parte, issò lo sguardo nel suo – occhi celesti in occhi celesti – e, con tutta la tranquillità del mondo, «Sì», rispose.
 

**

 
Harry prese un respiro profondo giunto all’appartamento numero 38, di Douglas Road*.
La porta bianca, il 3 che formava il numero era leggermente pendente, e lo spazio dell’aiuola – troppo piccolo – era occupato dal cestino di una spazzatura (e Dio solo sapeva quante volte Zayn ce lo avesse buttato dentro –, il sacco puzzava ed era lì da chissà quanti giorni.
Non voleva bussare, non voleva entrare, non voleva essere nemmeno lì, ma aveva bisogno di trattare con il moro.
Non sapeva che sorprese avrebbe potuto riservargli, ma... doveva farlo.
La sua vita era già abbastanza pietosa, ma non aveva scelta, e se l’unica cosa che potesse davvero fare era tirare avanti come un miserabile, allora lo avrebbe fatto.
Ma non l’avrebbe data vinta a quegli sporchi bastardi.
A coloro che l’avevano costretto a soffrire il freddo, la fame, a vivere con una malattia che necessitava di cure, di pillole, ma che non era in grado di curare, data la scarsa presenza di soldi.
L’assente, presenza di soldi.
Ed Harry sentiva la testa scoppiare così forte, le mani perdere sempre più sensibilità che lo fece, e premette il campanello.
Lo stomaco si contrasse, ma aspettò sulla soglia della porta.
Magari non c’è. Pensò.
Harry, va via.*
Non posso.
Non fare stronzate.
Devo.
Non puoi permetterti di pagarlo.
Troverò un modo.
Sei un coglione, cambia strada.
Non ho nulla da perdere.
Sai come si fa pagare Zayn, in questi casi.
Non ho altra scelta.
Non ne hai bisogno.
Ne ho un fottuto bisogno, non ho nient’altro che quello.
Va via, cazzo.
Ma il discorso interiore che si stava svolgendo nella mente del riccio – come ormai di consueto –, si interruppe nello stesso momento in cui la porta si aprì, ed uno Zayn con indosso solo dei boxer bianchi e numerosi segni viola sul collo, comparve nella visuale di Harry.
Fece un sorriso sghembo, ed Harry iniziò a sudare freddo.
«Che vuoi?» Chiese, brusco, senza prendersi nemmeno la premura di spostarsi: probabilmente nascondeva qualcosa – o qualcuno – nell’altra stanza.
«Lo sai, Zayn». Disse solamente.
«Devi dirmelo. Lo sai come funzionano le cose, Harry. Di cosa hai bisogno?».
Harry deglutì a vuoto, spostò lo sguardo dal volto del pakistano al cielo, cercando di frenare il fastidioso prudere delle mani, inspirò profondamente, poi puntò per l’ennesima volta i suoi occhi negli occhi del moro e «Ho bisogno...» si interruppe, stringendo i pugni: odiava dirlo ad alta voce, odiava ridursi a quello, odiava piegarsi al volere del moro, e più di tutto, odiava esser diventato dipendente «...della droga. Ho bisogno della droga, Malik».
Disse, i denti stretti, gli occhi ridotti a delle fessure.
«Hai i soldi?» Harry, la gola secca e il cuore pesante rispose alla domanda.
«No».
Il moro, rimasto appoggiato alla porta, storse il naso, poi lo guardò fisso e «Devi star messo proprio male, amico. I miei trattamenti non sono i migl-».
Harry lo interruppe, digrignando i denti. «Dammela e ti ripagherò, come sempre».
Zayn scosse la testa, «Ho bisogno anche dei soldi, Styles» gli spiegò.
«Cosa?»
«Ho detto che mi devi dei soldi. Tanti soldi. Troppi soldi. I miei affari non vanno avanti per gente come te, capisci, piccolo bastardo?» L’umore del moro cambiò in pochi secondi, Harry era abituato ad i suoi sbalzi d’umore, ma la cosa che più lo preoccupò furono le frasi che pronunciò, lo sguardo con cui lo guardò. «Non... non ho tutti quei soldi, Zayn». Sussurrò.
«Non me ne frega niente» il moro si avvicinò al suo viso, decisamente troppo vicino, le labbra sfioravano le sue, e la barbetta incolta gli pizzicava il volto, l’odore di fumo invase le narici di Harry, che dovette fare appello a tutta la sua forza per non allontanarsi.
«Trova quei soldi, o sei morto. Se riuscirai a portarmeli, potrei procurarti qualcosa. Ma, in ogni caso, voglio tutto ciò che mi devi».
Sfiorò le sue labbra, mordendo con ferocia il suo labbro inferiore, Harry gemette, l’odore del sangue che si espanse velocemente sulla sua lingua, poi la porta si chiuse ed il riccio rimase lì, il cuore ancora più dolorante, le gambe che cedevano, il bisogno di qualcosa che non avrebbe avuto.
E le tasche vuote.
Come la sua anima.










r
omeo says:
hola bellissime! asdfghjkl come state? spero bene! **
sono qui - stranamente puntuale - con il nuovo capitolo di questa storia, che è tipo un esperimento che spero
di riuscire a mandare a termine, sinceramente lol
btw, prima di dirvi tutto, devo RINGRAZIARVI per le SETTE recensioni al capitolo scorso e per le 24 seguite e le
7 preferite. davvero, appena ho visto tutto questo, mi si è riempito il cuore di gioia, siete state veramente dolcissime con me çwç
grazie mille, spero che possiate continuare ad apprezzare cwc

ora, passando ad altro, devo dirvi solo altre due o tre veloci cose:
il primo asterisco (*) lo trovate quando dico: "
38, di Douglas Road", perché se voleste farvi meglio un'idea di come sia fatta la casa
cliccate qui,
il secondo invece lo trovate alla conversazione che Harry ha con se stesso, l'ho messo per dirvi che troverete conversazioni di quel genere
parecchie volte, più avanti si capirà il perché c:
terza cosa: scusate se i capitoli sono COSI corti, ma devo ancora introdurre la storia, quindi ho bisogno di un po' di tempo cwc
Niall e Zayn avranno i loro ruoli importanti, mentre Liam credo che entrerà in scena tra qualche capitolo :D
I momenti Larry dovrebbero arrivare già dal prossimo u.u Niente di troppo importante, le cose saranno lente, ma... cercherò di scriverlo
Ed, infine, sappiate che sto per cambiare il rating della storia, perché le tematiche saranno un bel po' violente, mi spiace cc
quanto meglio mi è possibile #promise e.e
Detto questo, spero apprezziate questo capitolo cwc 
E niente, grazie tantissime ancora! 
Alla prossima aksjdiufg **
Bacioni,
Romeo.



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