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Autore: YouStinkOfBlue    31/01/2013    3 recensioni
-Signorina Payne.. Lei è entrata solo ora, vero? Oggi la lascio perdere, ma le devo parlare in privato, venga con me, mi segui..- mi disse con quella sua voce bassa. Ok, era il preside, ma cazzo se era figo. Era giovane.. Una trentina d’anni, massimo trentotto.
Lo seguii fino al suo ufficio e mi sedetti sulla MIA sedia.. Ormai c’era la forma del mio sedere su quella sedia.
-Ok, signorina Payne.. Senta.. Ha visto com’è disastrosa la sua pagella?- mi chiese, come se non sapesse la risposta. Annuii leggermente, poi lui continuò. –Bene.. Lei è una ragazza intelligente, può fare grandi cose.. Ti vedo spesso scrivere sul computer e ho ipotizzato che lei stesse scrivendo una storia e la cosa mi consola, anche perché lei in lettere e letteratura classica e moderna ha voti alti.. Solo quelli sono i voti buoni che ha.. Così ho deciso di affidarti un tutor. Ho notato che il signor Tomlinson, Louis Tomlinson, è in tutti i tuoi corsi ed è anche bravo.. Oggi pomeriggio, alle ore 16.00 a casa sua, ti aspetta- mi disse lentamente, come suo solito.
Restai a bocca aperta. “Oddio, un tutor no!” pensai scocciata. Purtroppo non potevo rifiutare.
Genere: Demenziale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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What you want, what you need has been right here.

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Ci provo.


 

-Liam, basta! Non fare il cretino!- sbottai dopo un’ora e mezza che piangeva tra le mie braccia sul divano.
-Non potrà mai essere m-mio.. D-evo fin-fingere.. lo do-dovrò fare per se-sempre.- singhiozzò contro le proprie mani, dopo che avevo sciolto l’abbraccio.
Non mi piaceva vederlo così.. Non lo avevo mai visto così disperato per una cosa banale come l’amore. Almeno per me era una cosa banale. Tutti considerano l’amore come la cosa più bella in assoluto,  una cosa magica, che ti cambia la vita. Ma cambiare la vita come? In meglio o in peggio? Guardando mio fratello direi che l’amore è solo una cosa che ti distrugge dentro, una cosa inutile, che se non la provi, stai meglio.
Perché una cosa così magica dovrebbe far piangere una persona? La magia è un qualcosa di straordinario, un qualcosa che ti fa restare incantato per ore, non bloccato su un divano, con gli occhi rossi e gonfi e il fiato mozzo. Se ci penso bene, non ho mai visto nessuno essere ipnotizzato dall’amore.. Forse i primi giorni, ma solo se è ricambiato, poi succede qualcosa e stai male..
L’amore non è nulla di magico, l’amore è una cosa contorta, complicata.
Una di quelle cose che nessuno riesce a comprendere, un mistero.
-Rain..- piagnucolò Liam, guardandomi con quei suoi occhioni ingranditi e gonfi.
-Stenditi, Liam, ti preparo una camomilla, ok?- gli baciai la fronte, per poi alzarmi e sparire in cucina.
Presi una tazza e la riempii d’acqua, per poi riscaldare quest’ultima a microonde. Mi scocciavo di fare al pentolino, troppo casino. Poi era pure più veloce in questo modo.
Cercai dalla mensola più bassa la camomilla tra i vari scatoli di the. The giallo, The verde, The al limone, The alla pesca, The al finocchio… Camomilla!
Presi una bustina e la poggiai nell’acqua, lasciando che galleggiasse.
Lasciai la tazza sul bancone della cucina e mi affacciai dalla porta, sentendo ancora i singhiozzi di Liam.
Beh, forse l’amore, visto che è considerata una magia, lo avrebbe fatto smettere di piangere. Sì, forse la mia era una buona idea, o magari era una pessima idea. Almeno lo avrebbe visto e il suo cuore si sarebbe calmato, forse …
Mi guardai intorno, alla ricerca del cellulare di Liam, che trovai poggiato sul tavolo in cucina. Lo afferrai e cercai il numero di Zayn, schiacciando il tasto verde.
Non fece fare nemmeno due squilli che sentii la sua voce dire un gioioso ‘Pronto?’
-Zayn, sono Alex, la sorella di Liam..- dissi nel modo più triste possibile.
-Alex! Che è successo a Liam? Sta bene? E’ a casa? E’ vivo? E’ morto? Parla.- rispose tutto agitato. Dovetti fare un grosso sforzo per non scoppiare a ridere come una pazza.
-Se mi dai il tempo magari ti dico cosa è successo! Liam non sta bene.. Si sente male, non so cosa abbia.. Forse un forte mal di pancia.. Gli sto preparando una camomilla calda.. Avevo pensato che forse la tua presenza gli avrebbe fatto bene.- spiegai con calma. Sentii un sospiro di sollievo dall’altra parte del telefono e poi il suono dopo la fine della chiamata. Aveva messo giù. Sarebbe venuto? Lo avrei picchiato se non fosse stato così.
Poggiai il cellulare di Liam sul tavolo e presi la tazza dalla cucina, andandomi a sedere vicino a mio fratello.
-Ecco la camomilla, tesoro.- gli accarezzai i capelli, porgendogli la tazza dopo che si mise seduto.
le lacrime non scendevano più, si era calmato. Solo dei singhiozzi scuotevano il suo corpo.
-Io vado in camera a dormire, ok?- sorrisi malignamente mentre gli baciavo la fronte.
Mi alzai dal divano e salii al piano superiore, fermandomi avanti allo specchio nel corridoio.
Mi fermai a guardare il mio riflesso, ripensando alle parole di Louis quella sera stessa: “Un po’ di romanticismo non ti uccide, Alex.. ti renderebbe più bella e più femminile”.
Più bella e più femminile.. Mi fissai allo specchio, cercando di convincermi che ero bella e che ero femminile. Abbassai lo sguardo sulla mia felpa larga, poi sui jeans strappati e infine sugli stivali da pioggia, l’unica cosa normale in tutto quell’abbigliamento.
Non ero per niente femminile, ma a chi volevo prendere in giro?
Mi vestivo come un maschio, mi comportavo quasi come un maschio.. Come facevo a piacere a Jackson?! E ora gli piace quella là.. Così bella e così femminile, rispetto a me..
Sbattei le palpebre più volte, cercando di convincere il mio cervello a vedere il mio viso carino, come quello di qualunque altra ragazza. Mi ero lasciata alle spalle questi problemi, non fanno per me, non ci ho mai pensato. Doveva arrivare quel rompipalle a rovinare tutto, a far cadere il mio castello di carte che in quegli anni ero riuscita a costruire! Poteva serrare le sue labbra rosee e starsene zitto.. Lo avrei apprezzato molto di più. Invece adesso mi stavo facendo dei problemi. Non volevo e non dovevo pensarci, ma ormai il mio cervello era partito e non voleva sapere più niente!
Passai una mano tra i capelli, sospirando, per poi andarmi a buttare sul letto, cercando di non pensare a tutto quello. Che impresa ardua..
Forse avrei potuto.. No, forse meglio di no. Non avrei provato ad essere più femminile e a curarmi di più, non ci pensavo minimamente.
Eppure mi alzai dal letto ed entrai nella stanza di mia mamma, dove aveva lasciato alcuni dei suoi vestiti. Lei si che era femminile. Aprii il suo armadio e guardai i vestiti da lei lasciati.
Li spostai, osservandoli uno ad uno. Forse erano troppo eleganti, non adatti per la scuola. Non li avrei usati.
Uscii dalla stanza, delusa. Chiusi la porta alle mie spalle e mi andai a piazzare vicino al mio armadio, alla ricerca di qualcosa almeno un po’ femminile.
Poggiai le mani sui fianchi, sospirando. Sorrisi appena trovai dei vestiti della mia amica che mi aveva regalato nella speranza che almeno una volta li avrei indossati. Era arrivato il momento.
Presi la gonna bianca coi fiorellini che arrivava sopra il ginocchio e la poggiai sulla sedia accostata alla scrivania, alla ricerca del resto. Ci abbinai una camicetta bianca e una giacca nera sopra.
Mancavano le scarpe e i vari accessori, a cui avrei pensato il giorno dopo, di sicuro. Tornai nella stanza di mia madre e presi la sua borsa bianca di Coco Chanel e delle decolté vicino al rosso.
Sistemai tutto sulla sedia, sperando che il giorno dopo mi sarei ricordata di tutto quello.
Ce l’avrei fatta: sarei stata più femminile e avrei cercato di migliorare il mio aspetto.
Mi infilai sotto le coperte con quel pensiero, addormentandomi quasi subito.

Il mattino dopo mi svegliai presto, eccitata dal fatto che avrei sfoggiato la mia nuova idea, la mia nuova me.
Corsi a farmi una doccia e poi indossai i vestiti scelti la sera precedente, infilai i libri nella borsa di mia madre e aprii il portagioie, alla ricerca di qualche gioiello da abbinarci. Misi alle orecchie degli orecchini lunghi dorati e una collana col gufo dorato con gli occhietti azzurri.
Forse mi truccai anche in modo un po’ eccessivo per come ero io, ma ormai, cosa avevo da perdere?!
Presi la borsa e scesi al piano di sotto, trovando Liam e Zayn sul divano che dormivano.
Sorrisi istintivamente e poggiai la borsa sul tavolino avanti al divano.
-Ragazzi..- sussurrai, scuotendo entrambi, sorridendo ai due, che, ancora assonnati, mi guardarono con gli occhi sgranati.
Mio fratello si alzò di scatto, guardandomi da capo a piedi, più volte.
-Che cazzo hai fatto?!- mi chiese in malo modo.
Alzai gli occhi al cielo, sospirando. Passai una mano tra i capelli piastrati un quarto d’ora prima.
-Buongiorno anche a te, Liam.- risposi, sbuffando, per poi fare un cenno di saluto a Zayn che sbadigliava, ancora steso sul divano.
-Senti, io vado a scuola, voi fatevi un caffè, preparatevi e uscite.- li guardai, per poi prendere la borsa e andare a scuola.
Una volta arrivata fuori al cancello feci un grosso respiro, facendomi forza mentalmente. Ce l’avrei fatta a mostrare la bellezza e la femminilità che era in me.
Guardai le ragazze che entravano, muovendo il corpo con movimenti precisi. Ok, bastava imitarle.
Annuii lentamente, per poi cercare di imitarle fino a dentro la scuola, dove la maggior parte degli studenti presenti nel corridoio si girarono verso di me, guardandomi con degli sguardi tra lo stupore e il confuso.
Mi sentivo fin troppo osservata.
Mi avvicinai al mio armadietto velocemente, infilandoci dentro la borsa di mia madre con tutti i libri, prendendo solo quelli per la prima ora.
Lo chiusi delicatamente, cercando di essere “aggraziata”.
-Alex?!- esclamò una voce da bambino alle mie spalle. Mi girai e guardai il rompipalle che mi guardava anche lui con quello strano sguardo, che sembrava però aver capito quale era stata la mia decisione.
Chissà se ci aveva pensato anche lui a quelle parole che mi aveva detto. Avrebbe dovuto.
-Che vuoi?- chiesi infine, alzando gli occhi al cielo.
-Che ti prende?- mi chiese con accusa, continuando a guardarmi con quello sguardo odioso.
-Perchè? Che ho fatto ora!?-
-Ti sei vestita come una di quelle cheerleader troiette che tanto ti stanno antipatiche!-
-Non penso che siano affari tuoi su come mi vesto!-
-Pensa se ti vedesse tuo fratello!-
-Non tirare in ballo Liam, nessuno può dirmi cosa devo fare o come devo vestirmi!- esclamai seria, guardandolo truce, quando mi afferrò un polso. –Ehi, che fai?! Lasciami!-
Mi trascinò lui solo sa dove. Rischiai di inciampare ogni tre passi con qui trampoli, e lui ogni volta mi prese in tempo, fino a spingermi a forza al di là di una porta rossa.
-Che hai in quella testa bacata!? E che posto è questo?- sbottai. Iniziavo a spazientirmi.
-I bagni della palestra- rispose molto semplicemente.
-E per quale assurdo motivo mi hai trascinata qui?-
-Perché stavi facendo una scenata in corridoio, e visto che non è chiusa lì la questione, qui non ci disturba nessuno.-
-Cosa vuoi da me?! Perché non mi lasciate in pace, per una buona volta?!-
-Vorrei sapere perché sei venuta a scuola conciata in questo modo, tu non sei così- rispose in modo calmo.
-Cosa ne puoi sapere tu di me! Perché pretendete tutti di sapere tutto di me!?
-Ehi non scaldarti, volevo solo capire! Credo di conoscerti abbastanza da aver capito che tu non sei un tipo che si omologa alla massa-
-Magari invece lo sono, magari in realtà sono solo una di quelle stupide puttanelle con la minigonna- mi strinsi nelle spalle, continuando a guardarlo male.
-Alex, per piacere..- sospirò, cercando di avvicinarsi a me, ma feci un passo indietro.
-Per piacere cosa? Cosa?!- gli urlai contro, stringendo i libri al petto. - Perché pretendete cose da me che non posso? Perché per una volta tanto non mi fate fare qualcosa e mi appoggiate al posto che gridarmi contro!?- continuai ad urlare, sentendo le lacrime agli occhi. Ero stufa di quella situazione.
-Io ti voglio aiutare, infatti sto cercando di capire cosa ti passa per quella testa matta.- si strinse nelle spalle, corrugando la fronte.
-Vuoi sapere che mi passa? Mi passa che sono stanca di tutto e di tutti! Sono stanca dei professori che non capiscono, sono stanca della gente che ride di me, sono stanca di essere quella che non riesce, sono stanca di essere quella che non sa leggere, sono stanca che la gente non capisca quello che provo, sono stanca di essere diversa! Per una volta nella vita volevo provare a essere normale! Così magari tutto sarebbe andato bene come agli altri, avrei avuto un esistenza normale, ma invece no, sono solo una sfigata dislessica e sociopatica a cui tutti voltano le spalle perché non interessa a nessuno e tutti le vanno addosso perché e quella strana! Ecco cosa mi passa!- mi sfogai, tenendo il tono della voce abbastanza alto. Avevo bisogno di quello sfogo. -E ora se non ti dispiace ho lezione, e non scomodarti neanche ad aspettarmi, oggi non vengo a ripetizioni, ho cose più importanti a cui pensare.- Gli dessi, girandomi di spalle, mentre mi avvicinavo alla porta per tornare in corridoio.
Non voglio sentire cosa ha da dire, non mi importa, non voglio che mi veda piangere. Aprii la maniglia della porta rossa per poter allontanarmi da lui il più velocemente possibile che queste scarpe potevano permettermi, ma due braccia che mi stringono inaspettatamente da dietro me lo impedirono. Cercai di liberarmi, ma mi strinse più forte.
-Non lo sapevo.. Io non ti ho mai giudicato, per quanto ti trovi rompiscatole, non ho mai pensato di aver il diritto di giudicarti, per questo volevo sapere. Mi dispiace, vorrei poter fare qualcosa..- mi disse dispiaciuto, tenendomi stretta contro il suo petto.
-Lasciami andare..- sussurrai agitata, cercando di tirare indietro le lacrime.
-No, perché tu continuerai a scappare da i tuoi problemi  e, come oggi, ti nasconderai dietro una maschera. Forse non sono la persona più adatta, ma sono qui, e sono pronto ad aiutarti.- disse serio, accarezzandomi il viso con il dorso di una mano, mentre con l’altra mi teneva stretta a sé.
Chiusi gli occhi, beandomi di quella carezza. Che momento schifosamente romantico..
Strinsi le palpebre al ricordo della sera precedente, lasciando cadere una lacrima.
-Alex, che c’è?- sciolse l’abbraccio, girandomi verso di lui.
-Nulla..- sussurrai, asciugando le poche lacrime scese. Nessuno doveva vedermi debole.
-Non piangere, si scioglie il mascara e il tuo lavoro risulta inutile..- ridacchiò, pulendomi il viso con i polpastrelli.  –Dai, sciacquati e vai in classe.. e oggi pomeriggio vieni da me. Sono stato già bocciato una volta, so cosa si prova e non è bello. Quindi fai la brava e vieni a ripetizione, ok?Ok.- mi disse serio, puntandomi l’indice contro il viso.
-Sei stato bocciato? Tu?- lo guardai incredula, sbattendo le palpebre.
-Sì, bocciato. Essendo più grande di te obbedisci.- mi spinse delicatamente verso il lavandino, dove sciacquai il viso.
-Ci vediamo dopo. Grazie.- gli sorrisi, baciandogli la guancia. –Ah, e la causa di questo abbigliamento sono le tue parole, quindi prima di aprire la bocca connettila col cervello!- dicci acida, per poi prendere i libri che avevo poggiato sul lavandino e scappai a passo veloce in classe.
Alla fine non è tanto rompipalle come sembra. Potrebbe diventare davvero un buon amico.



LOOK AT ME!
Ah, Louis, che ci combini?! Povera Rain, non sa più da che parte stare :c
Se avete suggerimenti per il prossimo capitolo, per il proseguimento della storia li accetto molto volentieri.
Ringrazio Melipedia per la sua collaborazione in questo capitolo, anche se lei dovrebbe ringraziare me per averle dato lo spazio per il suo sfogo u.u
Grazie per le 6 recensioni.
Un bacio. xx

Ps. Questo è quello che indossa Rain.

 

  
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