.2.
Aprì
gli occhi di
scatto, desiderando non aver dormito per niente. Meglio
l'insonnia all'illusione di riuscire a passare una notte tranquilla e
poi cadere vittima degli incubi.
Si asciugò una lacrima in un gesto automatico, la testa
altrove. Il
primo compleanno.
Aveva sognato davvero quello? Sì, se lo ricordava
perfettamente. Era stato il primo compleanno dopo... dopo il Buster
Call. Al tempo sperava ancora di riuscire a tornare ad avere una vita
normale; come se avesse mai vissuto come una normale bambina. Il desiderio di tornare
a quella che – nonostante il disprezzo dei suoi coetanei,
nonostante l'odio dei suoi zii – era stata una casa, era stato un chiodo fisso,
fastidioso come una spina sottopelle.
Ogni anno la stessa storia, gli stessi sogni... quando sarebbe finita?
***
La
città era molto carina, tranquilla. Forse un po' deserta, ma
nel complesso piacevole. Questa era l'impressione generale, da quello
che i Mugiwara avevano potuto vedere dal ponte della Sunny.
Prima che il capitano si lanciasse giù dall'imbarcazione
– come era solito fare –, Nami lo prese per un
orecchio e lo trascinò per mezza nave, richiamando a
raccolta tutti gli altri.
Diede uno sguardo veloce all'equipaggio, accorgendosi dell'assenza di
Franky. Fece per chiedere dove fosse, quando questi la raggiunse sul
ponte. Probabilmente
era nella sua officina.. ha messo pure un letto lì dentro,
per poter completare i propri progetti!, dedusse la giovane.
«Bene, adesso ci siamo tutti. Sarò breve: pochi
soldi, poco casino – gettò un'occhiata assassina a
Zoro e a Rufy – e poco tempo fuori dalla nave. Tutto
chiaro?»
Non ottenne risposta, ma il silenzio sapeva essere più
eloquente di mille parole, e iniziò a distribuire i pochi
soldi che
aveva promesso. «Ah, dimenticavo... Rufy e Zoro! Voi verrete
con me!» il tono non ammetteva repliche, ma il capitano non
sembrò recepire il messaggio. «Eddai,
Nami!» supplicò con faccia da cucciolo.
«Vado solo in una locanda a mangiare un po' di carne, e Zoro
mi accompagna. E magari – scoccò un'occhiata
complice allo spadaccino – riesce anche a farsi una bevuta in
tutta tranquillità!»
Il moro non si era accorto né dell'occhiata del compagno,
né di quella del resto della ciurma – che gli
intimava di tapparsi la bocca – e, soddisfatto del proprio
discorso, sorrise in direzione della rossa. Le girò le
spalle, e s'incamminò verso il parapetto della Sunny, mal
interpretando il silenzio della navigatrice. Il pugno lo
colpì in testa, veloce come un fulmine e assolutamente
doloroso.
«No. Voi venite con me.» ordinò lei,
trattenendo con un enorme sforzo di volontà un altro pugno.
«Così mi assicurerò personalmente che
non combiniate guai – guardò il moro – e
che non vi perdiate.» l'ultima frase si concluse con un
significativo sguardo, in direzione dello spadaccino. Questi
sbuffò, stizzito, ma non protestò; non voleva
certo fare la fine di Rufy!
«E noi, Nami-swan?» domandò il cuoco, a
nome di tutta la ciurma. «Se vuoi, posso venire io con te al
posto del Marimo!» propose, con l'occhio a cuoricino.
«Voi potete andare dove volete, ma... Sanji, tu potresti
andare a fare la spesa.»
«Ai tuoi ordini!» urlò, colmo di gioia.
Sfrecciò giù dalla nave come una trottola
impazzita, perdendosi fra le vie di quella piccola città,
seguito subito dopo dalla rossa e i suoi “ostaggi”.
Avevano attraccato al porto quella mattina, poco prima dell'alba. Al
porto c'erano già diverse navi che lasciavano sventolare il
proprio Jolly Roger, così si erano sentiti un po'
più tranquilli nell'approdare in quell'isoletta. Tuttavia,
non era il caso di abbassare la guardia.
«Allora io andrò in giro a cercare qualche
officina. Potrei trovare qualcosa di interessante. Eh,
fratello?» Franky scambiò un'occhiata complice a
Usopp, che acconsentì immediatamente a accompagnarlo.
«Io per questa volta passo con il giro delle librerie, Robin.
Le medicine stanno scarseggiando, perciò devo cercare un
erboristeria..» spiegò, mentre la voce si
affievoliva sulle ultime parole. Sembrava veramente dispiaciuto di
doverla lasciare sola, così la donna si
accovacciò davanti a lui, dandogli un buffetto sul naso.
«Non devi preoccuparti, Chopper.» sorrise.
«Vorrà dire che comprerò un libro anche
per te, e lo leggeremo stasera assieme. Che ne dici?»
Il dottore annuì, entusiasta della soluzione proposta.
«Non vedo l'ora!» esclamò, con quella
sua vocina stridula, tremante d'emozione. Robin si rialzò,
sorprendendosi di quanto fosse facile rendere felice la piccola renna.
Si accorse che Usopp e Franky erano già scesi, e si
rattristò un po', senza capire il perché
dell'amarezza che sentiva.
Brook, che non aveva ancora spiccicato parola, sembrava sul punto di
chiederle qualcosa. «La risposta è no,
Brook.» lo precedette con l'ennesimo sorriso, immaginando
quale richiesta passasse nella testa dello scheletro. «Rimani
tu di guardia, allora?»
«Yohohohohoh! Sì, Robin-san. Sei sicura di non
volermi far vedere...» tentò ugualmente.
«Si, Brook. Andiamo?» decisa a fare un pezzettino
di strada assieme, tese la mano a Chopper. La renna la strinse subito,
lasciandosi scappare un sorriso al pensiero della bella serata che lo
aspettava.
***
La
libreria era piuttosto fornita, meglio delle ultime due che aveva
visitato. Aveva già comprato un libro di avventure
– il genere di storie che Chopper adorava ascoltare dalle sue
labbra, accoccolandosi sulle sue ginocchia. Spesso non riuscivano ad
arrivare alla fine, poiché il sonno era un nemico molto
forte per la piccola renna, che cadeva assopita, stringendo Robin a
sé.
Tuttavia, non era riuscita a trovare niente di soddisfacente per
sé. Per un motivo o per l'altro – argomenti
già letti, libri già comprati – era
ancora a mani vuote.
Si fermò davanti a uno scaffale che attirò la sua
attenzione per lo spessore dei libri che lo riempivano. Un libro grande solitamente era sinonimo di interessante, e lì era pieno di
tomi voluminosi. Scorse i titoli partendo da quelli più in
basso, sfiorandone il dorso con un dito. Aveva trovato qualcosa che
faceva al caso suo.
Mentre prendeva il libro dal ripiano, vide il commesso guardare fuori,
nervoso. Forse
non è stata una buona idea spingersi in una zona
così lontana,
pensò Robin. C'era uno strano trambusto fuori,
così si decise a pagare e uscire dalla libreria.
***
La
ricerca di un'officina decente era stata un buco nell'acqua; niente che
non avessero già visto o sperimentato. Usopp l'aveva
abbandonato dopo l'ennesima bottega da quattro soldi, con la mezza idea
di tornare alla Sunny. Quindi, Franky si era trovato a girare per la
città senza meta, trasportato dall'istinto.
Si prese del tempo per
osservare la città in cui erano capitati. La gente non aveva
avuto alcuna reazione negativa davanti ai Jolly Roger, e
trattava i pirati come persone comuni. Quellaera una cosa bella, che faceva
piacere a tutti. Ma dovevano stare attenti: un locandiere li aveva
avvisati che la Marina a volte faceva un salto per vedere come andavano
le cose e allora sarebbero stati guai per tutti. La gente del posto
tollerava i pirati solo per mantenere in vita il commercio, ma non
potevano andare contro alla legge davanti ai Marines.
E guardandosi attorno, continuando a camminare, vide Sanji avviarsi
alla strada del porto, le braccia cariche di buste per il frigo della
Sunny; incontrò anche Chopper, che camminava estasiato
dall'erboristeria in cui era stato, e divorava dal bastoncino una
nuvola rosa di zucchero filato.
Stanco della calca, si infilò in un vicolo, cercando una
zona meno affollata. Non aveva superato che un paio di vie, quando si
bloccò, pietrificato.
***
Ad
accoglierla all'uscita trovò dieci fucili puntati al petto e
altrettanti Marines a bloccare il passaggio. «Nico
Robin...» bisbigliò qualcuno.
Si guardò attorno, circospetta, ma presto si rese conto di
essere con le spalle al muro. Ma se nessuno faceva una mossa, poteva
guadagnare tempo.
«Beh, visto che sapete chi sono, sapete di cosa sono capace.
Quindi – sorrise – possiamo scendere a un
compromesso.»
Non ottenne risposta, se non un un debole “no”.
Compiaciuta dalla paura che esercitava su quegli uomini,
rivelò i propri intenti: «Se mi lasciate andare,
nessuno si farà male. Non vi sembra una scelta
ragionevole?» sorrise di nuovo, come se non avesse una decina
di fucili puntati contro. Lo sguardo si spostò lentamente su
Franky, che si sta avvicinando silenziosamente alle loro spalle.
Tornò velocemente a guardare le canne dei fucili –
che iniziavano a causarle un certo disagio – cercando di non
far capire ai governativi che qualcuno stava arrivando ad aiutarla.
Davanti alla sua sicurezza, le dita sembrano allentare la presa sul
grilletto, lente e sudate, ma senza mollare del tutto.
Il sorriso della donna si spense davanti alla loro cocciutaggine, e
sospirò, sconsolata. «Non dovresti essere qui,
Franky. Io me la cavo benissimo da sola.» disse, decidendosi
ad alzare lo sguardo su di lui. Ormai non aveva più
importanza che i Marines si accorgessero del carpentiere o meno.
Franky si accorse che dietro quel sospiro, si nascondeva una certa
preoccupazione. È
preoccupata.. per me?!
I Marines si agitarono, ma nessuno sembrò accorgersi della
presenza del carpentiere.
«Naaah! Non mi va di lasciare un Nakama in pericolo, solo
perché me lo chiede.» Con un sorriso sfacciato
accolse i Marines, che si girarono solo in quel momento verso di lui.
«Fufu.. credevano stessi bluffando, per quello non si erano
ancora voltati!» dedusse la mora, agitando distrattamente una
mano verso gli uomini che la circondavano. Spuntarono diverse mani,
risuonò un sinistro e sonoro scricchiolio, e tutto
finì.
Franky guardò gli uomini a terra, la faccia priva di
emozione.
«Non sono morti...» chissà
perché, si sentì in dovere di rassicurarlo.
«Ma si, certo! Mica li fai fuori per così
poco!» sorrise lui, imbarazzato.
L'archeologa sorrise a sua volta, indicando la strada.
«Torniamo alla Sunny, allora.»
Il cyborg si girò, sorpreso, sentendo la voce provenire
dalla sua destra; si trovò affianco una seconda Robin, che
gli sorrideva, divertita dalla sua reazione. Tornando a guardare il
negozio, vide la donna svanire in un turbinio di petali.
«Fufu.. come vedi, non sono mai stata in pericolo. Sarei
potuta scappare in qualsiasi momento.» sorrise della sua
confusione, che probabilmente gli si leggeva perfettamente in volto.
«Ma ti piace così tanto apparire alle spalle delle
persone..?» non diede il tono di una vera domanda.
«Allora andiamo? Prima che inizino a darci la caccia sul
serio.» e diede l'esempio, incamminandosi per la strada che
conduceva al porto.
Una volta lì, scoprirono di non essere gli unici a esser
stati beccati dalla Marina. Diverse navi stavano già
lasciando l'isola e i Jolly Roger erano notevolmente diminuiti. In
compenso, all'orizzonte si potevano scorgere diverse imbarcazioni.
«Franky! Robin! Fate in fretta, dobbiamo andare via da
qui!» Nami agitava un braccio da sopra la Sunny.
Una volta a bordo, Franky fu spedito al timone per attivare il Coup de
Burst. «Come hanno fatto a scoprirci?» chiese Robin
alla rossa.
«Controlli periodici della Marina. In più.. beh,
vedi quella colonna di fumo?» indicò un edificio
al centro del villaggio. «Zoro ha avuto da ridire con
un'altra banda di pirati.. ed è scoppiata una rissa.
Enorme.»
Robin scosse la testa, immaginando la delicatezza con cui Nami avesse
già punito i due sfortunati che aveva trascinato con
sé proprio per evitare simili episodi. E si, aveva sicuramentepunito
anche Rufy, che sicuramente non
si era tirato indietro e aveva aiutato il compagno, attirando l'ira di
Nami. No, non invidiava per niente quei due.
Si tenne al parapetto, salutando con lo sguardo quell'isoletta, mentre
la forza del Coup de Burst li sbalzava per aria, lontano dai guai.
***
Dopo
aver lasciato Sanji a occuparsi della tavola ingombra di piatti
sporchi, ognuno andò a soddisfare la propria noia, che
creava un buco enorme nell'animo dopo la confusione della cena.
Robin e Chopper si alzarono assieme da tavola. La renna si fece guidare
fino alla camera delle ragazze, dove lo aspettava una sorpresa di cui
si era completamente dimenticato.
«E questo è ciò che ti avevo promesso
stamattina.» gli disse, la mora. Il dottore corse verso la
scrivania, dove Robin aveva poggiato il libro di avventure che aveva
trovato nella libreria, prima dell'attacco della Marina. Chopper lo
prese fra le zampette, guardandolo con occhi sognanti.
Sorridendo e stringendo il libro al petto, gli corse incontro urlando i
propri ringraziamenti. La donna si inginocchiò, ricambiando
l'abbraccio della renna sotto lo sguardo sorpreso di Nami, che aveva
appena fatto il suo ingresso. La rossa si lasciò contagiare
dalla felicità del compagno, e anche sul suo viso comparve
un bellissimo sorriso.
Robin sollevò lo sguardo, incrociando gli occhi nocciola e
assonnati della compagna. «Non preoccuparti, Nami. Ci
trasferiamo subito nei divanetti davanti all'acquario.»
«Oh... bene. Scusate, ma ho davvero bisogno di dormire
oggi.»
«Lo so.» le sorrise la mora. Dopo di che, prese in
braccio Chopper – che non smetteva di stringere il libro
– e uscì dalla stanza, chiudendosi dietro la
porta. Una volta arrivata a destinazione, si accomodò sui
divanetti, mentre il dottore le si accoccolò per bene sopra,
stupendosi ancora una volta del buonissimo profumo di fiori che da
sempre contraddistingueva la compagna.
«Cominciamo?» sorrise lei, prima di iniziare la
lettura.
Lasciando scorrere le mille parole del libro sulla sua lingua, Robin
riuscì a dimenticare per un po' i ricordi, che tornavano a
tormentarla spesso in quei giorni. Quando le palpebre pesanti come
macigni di Chopper ebbero la meglio sulla voglia di leggere, Robin
chiuse il libro e si accomodò meglio sul divano, coprendo
entrambi con una spessa coperta. Non aveva intenzione di tornare in
camera e svegliare Nami; senza contare che avrebbe dovuto anche
accompagnare Chopper nella sua stanza. E poi, quei divanetti erano
tutt'altro che scomodi; poggiò la testa al cuscino,
lasciandosi accogliere fra le braccia di Morfeo.
Dormì di un sonno breve e agitato, popolato da ricordi
dolorosi che avrebbe tanto voluto cancellare. Rivide gli eventi
più spiacevoli da spettatrice inerme, che sapeva
già il finale di una triste storia, ma che non poteva far
altro che angosciarsi per ciò che stava per avvenire, senza
poter far niente per cambiare l'ordine delle cose.
«No...»
Si svegliò all'improvviso, ansimante e sudata, mentre si
tirava su a sedere, tenendosi sulle braccia protese dietro la schiena.
Sentì subito il tocco leggero sulla sua spalla di Chopper,
che la guardava con due grandi occhioni preoccupati.
«Robin...?» le chiese, spaventato. L'aveva sentita
agitarsi, e si era destato anche lui; aveva anche provato a svegliarla,
ma senza successo.
Lei non gli rispose, e continuò a fissare il vuoto,
ansimante. Gli occhi sgranati dal terrore incontrarono
lentamente quelli della renna, che si facevano sempre più
lucidi. «Robin?» provò di nuovo,
scuotendole piano il braccio. La donna si lasciò cadere sul
cuscino, chiudendo gli occhi. «Era... era solo un brutto
sogno, Chopper.» gli accarezzò la testa,
dolcemente. «Non devi preoccuparti.»
affermò, con un sussurro.
Il piccolo seguì il suo esempio e si coricò,
stringendola forte. «V-va bene... Buonanotte.» le
disse, ancora un po' scosso dal risveglio improvviso; al contrario di
Robin, si riaddormentò subito.
La mora riaprì gli occhi quando sentì il respiro
della renna farsi più pesante. La vista del soffitto scuro
era sicuramente più rassicurante delle immagini proposte
dalla sua mente, così si accinse a fissarlo... per il resto
della notte.
Angolo
dell'autrice.
Bentornati :) Ieri mi sono dimenticata di ringraziare la mia I-chan,
per aver letto la mia ff in anticipo. Ero un po' in ansia :)
Non c'è molto da dire a parte.. RAGAZZI SVEGLIATEVI! Non
vedo una FRobin da non so quanto, e sono in astinenza.. Ormai in giro
becco solo ZoNami D:
In ogni caso.. grazie a chi ha già recensito, a chi
recensirà e anche a chi non lo farà ma
seguirà la ff in silenzio.
Alla prossima!