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Autore: larry_stylinson__    02/02/2013    0 recensioni
Questa, in parte, è la storia della mia vita. Dico in parte perchè l'unica cosa che manca, per ora, nella mia vita, sono i OneD c: Molti di coloro che recensirono questa storia in precedenza (su un altro sito in cui la scrissi), la definirono una "messinscena per attirare attenzione", quando, invece, quello che scrivo mi è successo davvero. Non voglio tediarvi più di quanto non lo siate già, sooo...
Vi siete mai sentiti abbandonati, soli, senza più la speranza che qualcuno vi tenda la mano e vi tiri fuori dal baratro in cui siete caduti? Beh, io mi sentivo così. Mi sentivo così prima che un "Ehi, io sono Louis, tu?" sconvolgesse la mia vita.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non camminavo a testa bassa, con le cuffie nelle orecchie e la musica a palla come al mio solito, quella sera. Camminavo a testa alta, il volto sorridente e, per la prima volta, non sentivo il bisogno della musica.
Erano due anni ormai che non vedevo Louis, due anni che non sentivo la sua voce, due anni che non mi perdevo nei suoi occhi. Mi parve più e più volte di vederlo, infatti le figuracce non mancarono: fermai cinque o sei ragazzi che però, purtroppo, non erano Louis. Di solito mi sarei vergognata un sacco e sarei scappata via rossa in viso, ma stavolta scoppiai a ridere in faccia ad un ragazzo moro che avevo fermato per sbaglio, mentre quest'ultimo mi guardava perplesso.
Non ricordo di essere mai stata tanto felice in vita mia. Beh, forse quando Louis era con me ogni giorno lo ero, però quel giorno stavo vivendo l'attimo più bello della mia vita da quando lui era diventato famoso e io...beh, io ero rimasta una nullità.
Urtai una coppia di anziani che passeggiava nel senso opposto al mio, rischiai di essere messa sotto ad un passeggino e finì addosso ad una ragazza che faceva jogging.
Niente male come inizio.
Continuavo a camminare verso lo Starbucks dove Louis mi aveva detto che ci saremmo incontrati quando, troppo presa a farmi film mentali sul nostro 'appuntamento' (se si poteva chiamare così), urtai contro la schiena di un ragazzo.
"Scusa, non volevo!" Esclamai, con il sorriso sul volto. Il ragazzo si girò verso di me e sorrise a sua volta.
"'Fa niente, figurati"
"Aspetti qualcuno?" Ma come siamo diventati socievoli tutto ad un tratto, eh Walker?
"Ehm..si, in effetti si, una ragazza" Il viso gli si illuminò ed abbassò il viso per non far vedere che era arrossito.
"Oh.." Mormorai, leggermente delusa. Cavolo, era carino.
"E tu? Una ragazza bella come te non esce mica da sola in giro per Londra senza motivo..."
"Oh, beh...un mio amico aveva detto che ci saremmo incontrati qui, ma...a quanto pare, non ce n'è ancora traccia!" Mi sporsi oltre la sua spalla per vedere se Louis stesse arrivando.
"Come ti chiami?" Chiese.
"Jessica, ma chiamami pure Jess" Risposi. Il ragazzo piegò la testa di lato e sembrò studiarmi.
"Somigli un sacco alla ragazza che sto aspettando, sai? Anche lei si chiama Jessica, ma vuole che la si chiami Jess"
"Conicnidenze" Sorrisi. "Tu come ti chiami?"
"Louis" Bel n...Oh. Aspetta.
"Louis...?"
"Si. Cos'ha che non va?" Lo guardai negli occhi: ghiaccio.
"Louis!"
"Ti piace il mio nome, eh?"
"NO, NO! LOUIS! SONO JESSIE!" Strillai, con le lacrime agli occhi.
"Jessie..?" Chiese cauto lui, riducendo gli occhi a due fessure. Annuii, mentre avevo cominciato a piangere senza nemmeno accorgermene. "JESSIE!" Urlò Louis, abbracciandomi e sollevandomi in aria. Mi strinsi a lui e ricambiai l'abbraccio.
"Quanto mi sei mancata, cucciola.." Mormorò, con il viso immerso nei miei capelli.
"Anche tu, credevo che ti fossi dimenticato di me..." Dissi, guardandolo e sorridendo. Lui scosse la testa.
"Tsk. Io? Dimenticarmi di te? Dimmi che scherzi! Come avrei potuto?" Sorrise a sua volta. Mi accorsi di quanto mi era mancato realmente solo ora che potevo stringerlo tra le mie braccia ogni volta che l'avrei desiderato. Almeno per quella sera.
Tirai su col naso e lo baciai, timida, su una guancia. Sentii che arrossiva e risi, allora lui fece finta di mettere il broncio e mi voltò le spalle.
"Abbiamo una settimana di tempo per litigare, Lou, almeno stasera facciamo finta che vada tutto bene, okay?"
Lui si girò verso di me con una finta aria rassegnata e mi asciugò le lacrime, poi mi mise un braccio intorno alle spalle e ci avviammo verso Starbucks.
Ci sedemmo ad un tavolo e cominciammo a parlare: veramente parlò solo Louis. Avevo dimenticato che era capace di iniziare a parlare e non fermarsi mai, ma mi piaceva stare lì semplicemente ad ascoltarlo, a guardarlo gesticolare come se fosse impazzito, mi piaceva sentire la sua voce e la sua risata, così lo guardavo mentre mi raccontava tutto, da quando erano usciti da X-Factor, fino ad ora.
"E direi che...questo è tutto"
"E' un'ora che parli, mi stupirei se ci fosse altro da dire!" Risi.
"In effetti una cosa l'ho dimenticata...ti devo delle scuse, Jessie, per non essermi fatto vivo nemmeno una volta in duen anni, per non averti chiamato il giorno del tuo compleanno, per non averti risposto ai milioni di messaggi che mi hai lasciato...scusa" Disse, aggiungendo una faccetta da cucciolo bastonato semplicemente irresistibile.
"Scuse accettate, ma promettimi che quando te ne andrai di nuovo ti farai sentire più spesso...okay?" Chiesi, sfiorandogli una mano. Lui la prese e la strinse.
"Io non ti lascio di nuovo" Rischiai seriamente di sciogliermi in un lago di lacrime.
"Non sei in città solo per una settimana?"
"Era una scusa per farti uscire con me, credevo che ce l'avessi con me, allora ho pensato...'se le dico che sto in città per poco tempo, magari la convinco'...ma in realtà ho preso una pausa ben più lunga di una settimana, visto che partiremo per il tour solo a settembre" Disse, tenendo lo sguardo puntato sulla sua mano che stringeva la mia, forse tre volte più piccola. Sorrisi, mentre intrecciavo le mie dita alle sue.
"Beh, direi che la scusa ha funzionato...ora dove andiamo?" Gli chiesi, vedendo che si alzava e mi porgeva la mano.
"Sorpresa" Disse, facendomi l'occhiolino.
Quanto mi era mancato, quel coglione.
  
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