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Autore: ShinigamiGirl    03/02/2013    6 recensioni
Amelia è una ragazza con la colpa di essere nata con capelli rossi e occhi bianchi come la neve. La sua vita è solitaria, da emarginata, ma ben presto alcuni avvenimenti strani la sconvolgeranno.
Cap. 1: "Lui la mollò, lasciandola cadere a terra stremata, e continuando a ridere si chinò, sussurrandole: -Ci rivediamo presto, Mhirael."
Cap. 4: "Amelia sentì una vibrazione salirle dal braccio destro, col quale teneva il pugnale, e sentendo l’animale, ormai a un passo dietro di loro, si voltò per affrontarlo.
-AMELIA!- sentì urlare Tivresh, ma ormai era troppo tardi.
Il puma che li inseguiva le era già addosso."
Cap. 11: "Amelia, stordita, desiderò con tutta se stessa di poter essere libera. In quel caso, avrebbe staccato tutti gli arti di quel tizio e l’avrebbe torturato finché non fosse morto dissanguato. Stranamente, l’idea non le faceva per niente schifo."
Cap. 22: "Quando abbassò lo sguardo, vide che il libro e le sue mani si erano illuminate.
Fece cadere il volume, cacciando un urlo di spavento, ma la luce non scomparve. Incuriosita, si guardò meglio le mani: non erano proprio illuminate, erano dei segni comparsi sulla pelle a illuminarsi. Sembravano quasi dei tatuaggi"
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luna piena illuminava il cielo stellato, sopra ad Amelia, seduta alla riva del lago.
Guardandosi intorno con sguardo vacuo, la ragazza scorse due figure, che tenendosi per mano passeggiavano di fianco al lago, davanti al quale lei era abbandonata a se stessa.
Li riconobbe quasi subito, erano Kenny e Sifrina, i due promessi sposini che avevano messo in agitazione l’intero villaggio. Sifrina aspettava un bambino da due mesi, perciò avevano deciso di sposarsi il prima possibile.
Gli abitanti erano costantemente presi dai preparativi, e le vecchie comari del paese avevano fatto dei due ragazzi il principale argomento dei loro discorsi.
Amelia li osservò, mentre passeggiavano, mano nella mano, con espressioni serene e tranquille, finché non si inoltrarono nelle case più vicine al lago, sparendo dalla sua vista, lasciandola di nuovo sola con i suoi pensieri. Non avrebbe mai avuto la loro stessa felicità.
Pensandoci, avrebbe fatto meglio a tornare al villaggio anche lei, perché il sole era tramontato, ed era abbastanza lontana dalle case, se fosse stata assalita, nessuno l’avrebbe sentita urlare.
Eppure, nessuna paura attraversava le sue sensazioni, in quel momento provava solo una dolce malinconia e uno strano divertimento nel vedere intorno a se il buio e il silenzio. La notte l’aveva sempre tranquillizzata, anche se in fondo non se ne stupiva.
A causa dei suoi capelli rossi e le pupille bianche come la neve era sempre stata associata al male e al buio.
I suoi genitori la trattavano come una domestica, senza disprezzarla, ma neanche amandola. Ai loro occhi era una ragazza che contribuiva al sostentamento del’abitazione, nulla di più. Aveva un letto, in quella casa, e mangiava insieme ai due fratelli e la sorella minore, ma nessuno la apprezzava davvero, a parte la sorellina.
Lei, d’altro canto, non aveva mai preteso nulla dalla famiglia. Era quasi come se non esistesse, alla fine non era così terribile, la cosa le era pesante solo nel fatto che era sempre sola; non aveva mai giocato coi suoi coetanei e ora, che ormai aveva quindici anni, non si era mai innamorata. Se una vecchia donna del villaggio non si fosse presa la briga di spiegarle come nascessero i bambini, prima di riabbandonarla nella sua solitudine, un anno prima, non avrebbe neanche compreso i mutamenti del suo corpo.
Chiedendosi cosa fosse l’amore che provavano Kenny e Sifrina, Amelia lanciò un sasso nel lago. Il sassolino produsse vari flutti nell’acqua scura. Poi la ragazza si alzò per tornare a casa, sicura che al suo sedicesimo compleanno se ne sarebbe andata da quel villaggio. Mancavano solo due mesi. Camminò di fianco al nero specchio d’acqua, guardando con dolcezza la luna piena, bianca e lucente come i suoi occhi. Arrivò davanti alla prima casa del paese, che aveva pareti grigie e una porta di legno color verde smeraldo.
Aprendola venne investita da odore di polpettone. Kelly, sua sorella minore, stava da vari giorni tentando di cucinare qualcosa di buono. Dall’odore pareva che ci fosse riuscita. Lei era l’unica che voleva bene ad Amelia, sebbene la ragazza parlasse pochissimo e fosse emarginata da tutti gli altri.
Kelly si girò, al sentire i passi di Amelia, e appena la vide le sorrise: -Ce l’ho fatta, Amelia! Ce l’ho fatta! Ho cucinato il polpettone!
La ragazza sorrise. Era abituata a non parlare quasi mai, anche con la sorellina, che non ci badò e le corse incontro, dicendo: -Dormono tutti, ma io sono rimasta sveglia per fare da mangiare. Domani mamma e papà saranno orgogliosi di me!- la abbracciò, poi, staccandosi, con un’espressione preoccupata aggiunse: -Se ti va posso dire che mi hai aiutato, così saranno orgogliosi anche di te.
Amelia, continuando a sorridere, scosse la testa. La preoccupazione di Kelly le aveva sempre fatto piacere, anche se sapeva che non sarebbe mai riuscita a migliorare i rapporti tra lei e i suoi genitori.
La bambina disse: -D’accordo, in fondo dire bugie è sbagliato. Mi aiuti a apparecchiare per domani, prima di andare a letto?
La ragazza annuì. Insieme apparecchiarono la tavola, poi Amelia lavò i piatti e la sorella li asciugava, mettendoli nella credenza. Durante questi lavori domestici la bambina, che aveva da poco compiuto i dieci anni, le raccontò ininterrottamente della sua giornata, della scuola, di quello a cui aveva giocato con le sue amiche e del ragazzino undicenne di cui si era presa una cotta. Solo arrivata a quell’argomento chiese alla sorella: -Amelia, ma tu non sei innamorata di nessuno?
A quel punto la ragazza domandò, perplessa: -Ma Kelly, com’è essere innamorati?
La sorellina rise, e rispose: -Oh Amelia, dovresti essere tu a saperlo meglio di me!
Siccome la ragazza la guardava senza capire, Kelly disse: -Sai, quando sei innamorata, la persona per cui provi qualcosa è molto importante per te, ci tieni molto alla sua incolumità e vorresti stare sempre con lui, e desideri molto che anche lui ti ami e che ti protegga. Capito?
-Forse- rispose la sorella. Kelly le sorrise, vedendo che era ancora perplessa, e la rassicurò: -Capiterà anche a te, e allora capirai. Ma adesso consigliami! Cosa faccio per capire se anche io gli piaccio?
-Credo sia meglio andare a letto, ora.- disse Amelia, sorridendo. La sorellina sbuffò, e acconsentì. Andarono a mettersi la vestaglia, e si coricarono nella stanza che condividevano, non molto grande ma abbastanza da farci stare due letti e uno spazio di due metri quadri circa per muoversi nella camera.
Kelly si addormentò quasi subito, mentre Amelia ripensava al concetto di amore, che, a suo parere, non avrebbe mai trovato, a causa del suo aspetto. Mentre pensava a tutto ciò, afflitta, guardava fuori dalla finestra con tristezza. Da lì vedeva la sponda del lago e parte della foresta. Ad un tratto scorse una figura che usciva dalla foresta.
Spaventata si alzò e si avvicinò alla finestra, per guardare meglio chi fosse. L’individuo si avvicinò al lago. Aveva abiti scuri, era difficile notarlo sullo sfondo buio della notte, ma Amelia aveva sempre avuto una vista più acuta del normale.
Dalle proporzioni la ragazza capì che non poteva essere una donna, e mentre lo scrutava vide che si girò verso la casa. Iniziò a camminare verso l’abitazione e Amelia, presa dal panico, decise di uscire per fermarlo. Attraversò la stanza, in sala prese un coltello e senza riflettere si precipitò fuori.
Lo sconosciuto si faceva sempre più vicino, e la ragazza decise di andargli incontro. L’erba era bagnata e Amelia faceva fatica a non scivolare, a piedi nudi. Si fermò ad un centinaio di metri da casa, entrando nel campo visivo dell’individuo.
Com’era prevedibile lo sconosciuto la osservò, fermandosi qualche secondo. Poi continuò a camminare verso di lei. La ragazza era decisa a fermarlo, se non per i genitori, almeno per la sorellina, l’unica che le stava un po’ a cuore. La figura prese lentamente forma in un ragazzo, a cui Amelia avrebbe dato qualche anno in più di lei, che si fermò a una ventina di metri da lei, sorridendole.
La ragazza rabbrividì, inorridita. Aveva candidi canini come denti, i capelli avevano riflessi blu alla luna, mentre gli occhi erano profondi pozzi neri. Chiedendosi da quale angolo dell’inferno fosse uscito quel tizio, Amelia strinse convulsamente il manico del coltello.
-Non mi farai niente con quello, sai?- disse il ragazzo con inquietante serenità.
-Chi diavolo…?- provò a dire Amelia, ma lui la interruppe subito: -E’ da tanto che ti cerco. Sei sempre stata qui?
Lei rimase immobile. Cosa sapeva quel mostro di lei? Ma soprattutto che cosa voleva? Non ebbe il coraggio di chiederglielo. Semplicemente alzò il coltello verso di lui, gli occhi spalancati dal terrore.
Lui ridacchiò: -Non avere paura, non ho in programma di uccidere nessuno. Voglio solo sapere… Lo sai già?
Amelia lo fissò spaesata: -Cosa dovrei sapere?- sbottò.
Lui parve perplesso: -Quanti anni hai?
-Quindici, quasi sedici. Ma a te cosa importa?- chiese, prendendo coraggio -vuoi sapere l’età delle tue vittime?
-No, affatto- disse lui, ridendo -ma a quanto pare sono in anticipo. Ci rivedremo quando avrai compiuto i sedici anni.
-Te ne stai andando?- chiese lei, cercando di sembrare minacciosa.
-Sì, sì, ora me ne vado. Permettimi solo di salutarti.
Il ragazzo corse verso Amelia, che non fece in tempo a scansarsi e se lo ritrovò addosso. Lui la abbracciò e posò una mano sulla schiena della fanciulla. Fu come sentire fuoco che lacerava la schiena, la ragazza urlò di dolore, e si ribellò alla presa.
Lui la mollò, lasciandola cadere a terra stremata, e continuando a ridere si chinò, sussurrandole: -Ci rivediamo presto, Mhirael.
Lei lo vide correre via, lasciandola sola nella buia notte, sull’erba bagnata e sotto lo sguardo limpido della luna, nel silenzio più totale.





Spazio Autrice

Ciao!
Ho rivisitato questo capitolo perché era inguardabile, anche al confronto del secondo(che non ho cambiato) xD
E così conciato non rispecchiava la vera essenza della storia.
Spero di averlo migliorato… Fatemi sapere la vostra!
Sayonara;)
   
 
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