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Autore: missmalfoy97    03/02/2013    6 recensioni
Bastava davvero così poco perché i sogni del proprio cuore venissero rapiti dal primo pirata di passaggio?
Marlene McKinnon è una Purosangue, la sua famiglia non disprezza i Babbani, anche se non è in prima linea a difenderli. Quando arriva a Hogwarts insieme alla sua amica Dorcas è ancora una bambina frivola e sognatrice. Quello degli undici anni è il periodo delle prime cotte, quelle che sembrano nascere dal nulla e finiscono quasi per caso. Marlene crede di essere perdutamente innamorata di Sirius Black, ma in realtà non l'ha mai conosciuto sul serio.
E se si accorgesse che invece non è tutto come sembra?
Se si innamorasse senza rendersene conto di Regulus Black, tanto simile a Sirius nell'aspetto quanto diverso nel carattere?
Può nascere qualcosa tra una Grifondoro e un Serpeverde?
Ma, si sa, l'amore è cieco e non rende conto a nessuno.
Minilong scritta per il contest "Dream of the Prince, Fall for the Pirate" di MmeBovary sul forum di EFP.
| RegulusxMarlene | 4 capitoli |
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, Emmeline Vance, Marlene McKinnon, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Capitolo 4 – L’ultima decisione.

 

Marlene non aveva detto a nessuno quel che aveva scoperto su Regulus, si era limitata a riferire, con aria il più possibile distaccata, che le cose, tra loro, non andavano più così bene. Ovviamente nessuno le credette, perché gli occhi rossi parlavano da sé: era davvero sconvolta.
« Dai, Lene… cos’è successo? »
« Te l’ho detto, Dorcas, non è successo niente » esclamò Marlene, con un sorrisetto forzato.
« Guarda che se ti ha fatto qualcosa io… »
« Dorcas, è tutto a posto » ribadì Marlene, ricevendo un’occhiata scettica dalla sua amica.
« E io ti credo, infatti! » disse Dorcas, ironica.
Marlene nascose la testa sotto al cuscino, borbottando un qualcosa di simile a un “e allora perché continui a stressarmi?”, anche se aveva perfettamente capito che Dorcas non era affatto convinta di ciò che le era stato riferito.

Nei giorni seguenti la situazione non migliorò. Né Marlene, né Regulus sapevano come comportarsi nei confronti dell’altro, perché nulla era più chiaro nel loro rapporto. Tuttavia, non potevano mettersi a discutere nel bel mezzo della Sala Grande, né a lezione: non sarebbero riusciti a controllare le loro emozioni e poi di certo non potevano mettersi a fare quei discorsi in pubblico, così entrambi iniziarono un triste periodo di silenzio e depressione.
Marlene non aveva più voglia di alzarsi al mattino, a volte di notte si svegliava a piangere e due occhiaie violacee rendevano più cupi e spenti i suoi occhi azzurri. Si stava chiudendo in se stessa, si era rifiutata di parlare a Dorcas o ad Emmeline dei suoi problemi, perché la prima sarebbe andata da Regulus e chissà cosa gli avrebbe fatto, e l’altra sicuramente non sarebbe riuscita a tenere per sé la confidenza, perché Dorcas l’avrebbe riempita di domande e le avrebbe tirato fuori la verità. Così Marlene passava le giornate a studiare in Biblioteca, senza riuscire a capire una singola parola di quel che leggeva perché aveva la testa altrove, e quando non faceva i compiti, cercava un angolino isolato per potersi disperare in pace.
Regulus non se la passava molto meglio, ma aveva un modo diverso per manifestare la propria disperazione. Stava iniziando a scaricare la colpa di tutti i suoi problemi su Voldemort, ma naturalmente non poteva farci nulla, perché il Marchio che aveva sul suo braccio lì era e lì sarebbe rimasto per sempre. Di certo il Signore Oscuro non avrebbe capito i suoi problemi, probabilmente gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia e – se fosse stato fortunato – l’avrebbe punito con una Maledizione Cruciatus, perciò Regulus non valutò neanche l’idea di sfogarsi con di lui. Preferiva abusare della sua spilla da Prefetto, distribuendo punizioni a tutti quelli che incontrava, qualsiasi cosa stessero facendo, per mostrarsi forte; cercava di attribuirsi un contegno altero e serio, mostrandosi agli occhi degli altri come tenebroso, professionale e potente. Era come se vivesse sempre con la maschera da Mangiamorte sul viso, ma, allo stesso tempo, cercasse di distruggerla: si era ritrovato intrappolato in una realtà che non sembrava offrire alcuna via di fuga da quel senso di inutilità e fallimento che lo stava tormentando sempre di più.

 ***

Era una piovosa giornata di marzo, Regulus e Marlene ormai si evitavano da mesi e quella situazione li stava distruggendo sempre di più.
Marlene si presentò in ritardo a colazione, come ormai accadeva tutti i giorni, e, non appena si sedette al tavolo, venne raggiunta da un gufo. Conosceva benissimo quell’animale, perché era di proprietà di Regulus… ma cosa voleva il gufo di Regulus da lei? Perché continuava a fissarla con i suoi impazienti occhietti gialli?
Notò che aveva un piccolo pezzo di pergamena legato alla zampa.

Questa sera, Torre di Astronomia, a mezzanotte.
Non mancare,
Regulus


Il battito del cuore di Marlene iniziò ad accelerare. Prima che potesse pensare ai pro e ai contro della sua scelta, aveva già deciso: ci sarebbe andata.

Marlene continuava a guardare l’orologio ogni due minuti, sperando che il tempo potesse passare più in fretta, e che fosse già ora di andare. Si sentiva così stupida… Che cosa sarebbe potuto mai succedere? Per quel poco che ne sapeva lei, il Marchio Nero non si poteva togliere dal braccio… Anche se, effettivamente, le idee potevano essere sradicate dal cervello: magari Regulus si era pentito, magari voleva solo parlarle, magari…?
Fortunatamente Dorcas quella sera era molto stanca e si era buttata sotto le coperte ancor prima del solito. Le loro altre compagne di stanza non avrebbero sospettato nulla se Marlene non fosse stata nel dormitorio, perché ormai per lei era diventata un’abitudine alzarsi per andare a piangere (o qualsiasi altra cosa facesse, loro non lo sapevano) in sala comune.
Quando le lancette dell’orologio segnarono le undici e cinquanta, Marlene si alzò furtivamente da una sedia che aveva riposto vicino al camino. Ignorò la voce della Signora Grassa che le domandava dove stesse andando e si diresse verso la Torre di Astronomia.
Ogni volta che saliva un gradino, aumentava anche la sua ansia.
Quando arrivò, Regulus era già là ad aspettarla, impaziente e ansioso, ma composto come sempre.
« Allora sei venuta » disse. Dato che Marlene non gli aveva mandato nessuna risposta, aveva temuto che lei non sarebbe venuta. In realtà non sapeva neanche lui perché l’avesse chiamata; forse perché non riusciva più a sopportare quello che stava succedendo.
« Sì. Cosa dovevi dirmi? » chiese Marlene, cercando di rimanere rigida, ma così facendo il suo tono di voce suonò innaturale.
« Marlene » sussurrò, avvicinandosi, « anche se adesso mi odi, io non posso dimenticarti. Vorrei… vorrei solo che tutto fosse come prima ».
Regulus si aspettava che Marlene se ne andasse, scoppiasse a piangere oppure iniziasse a gridargli degli insulti. Anche lei stessa si stupì del proprio comportamento, ma non aveva potuto fare a meno di seguire il suo cuore: gli si era avvicinata sempre di più, fino a quando la distanza tra i loro visi era diventata praticamente nulla e a quel punto, dopo aver osservato attentamente quegli occhi grigi che sembravano più sofferenti che mai, lo baciò. Erano passati dei mesi dall’ultima volta, ma le sue emozioni non erano cambiate; solo quand’era con Regulus riusciva a sentirsi a casa, solo con lui sentì nuovamente quel brivido di felicità percorrerle tutto il corpo.
Non le importava se era sbagliato.
In quel momento non le importava più che Regulus fosse un Mangiamorte, voleva solo essere felice, e così c’era riuscita.
Sapeva che, se Dorcas avesse scoperto tutto quel che era successo, avrebbe buttato Regulus giù dalla Torre senza troppe cerimonie e avrebbe rinchiuso lei in camera fino a quando non le avesse giurato che avrebbe smesso di farsi del male da sola, ma non le importava.
Lei non era Dorcas.
« Non voglio perderti » mormorò Marlene. « Non di nuovo, anche se so già di averti perso per sempre ».
« Non dire così ».
« E allora, cosa faremo? »
« Gli altri dovranno continuare a spettegolare sulla fine della nostra relazione… è più sicuro ».
Marlene si rabbuiò, perché Regulus aveva toccato il tasto dolente, ma lui continuò a parlare.
« Però… tra noi potrà durare per sempre, se solo lo vogliamo ».
« Sarà il nostro piccolo segreto? »
« Sì ».
Marlene lo baciò nuovamente, con più passione di prima.
Magari non tutto era perduto, ma forse stavano solo cercando di tenere unite due strade che il destino avrebbe dovuto separare, prima o poi.

 ***

Da quel giorno, iniziò la relazione segreta tra Marlene e Regulus. Nessuno sapeva dei loro incontri notturni nel castello, né dei loro baci scambiati all’ombra di un albero o alla luce della luna, nessuno sapeva delle loro promesse e dei loro rimpianti.
Marlene giustificava a se stessa le proprie azioni dicendosi che solo lei avrebbe potuto far cambiare idea a Regulus, anche se non era questa la motivazione che l’aveva spinta a seguire soltanto l’istinto: lei non poteva stare lontana da Regulus, soffriva troppo, aveva bisogno di lui indipendentemente dalla correttezza dei suoi principi.
Se prima Marlene aveva iniziato a spegnersi, diventando sempre più apatica e triste, ora una nuova luce accendeva il suo viso: la vecchia Lene stava tornando a brillare.
Dorcas ed Emmeline non avevano affatto intuito la vera ragione di questo inaspettato e improvviso cambiamento d’umore, pensavano che Marlene si fosse finalmente ripresa e si fosse fatta una ragione della fine della sua storia con Regulus.
Quegli incontri segreti sollevavano il morale anche a lui, che stava iniziando a essere sempre meno entusiasmato da Lord Voldemort, non tanto per le idee che predicava, – Regulus era convinto che i Purosangue dovessero avere più diritti degli altri – ma per il modo in cui le applicava, mandando i suoi Mangiamorte a uccidere o torturare chi voleva lui, e potevano essere anche Purosangue che non avevano voluto aderire alla sua causa. Ciò turbava molto Regulus. Stava cominciando a chiedersi se allora Voldemort fosse davvero interessato a dimostrare a tutti la superiorità dei maghi, o se invece stesse soltanto bramando il potere. E poi il suo aspetto era così poco umano
In ogni caso, quando si incontrava con Marlene questi pensieri non lo tormentavano, ma ogni volta che si separavano si chiedeva quanto a lungo sarebbe potuta andare avanti questa situazione.
Nonostante entrambi sapessero che era precaria e instabile, speravano di poter rimandare all’infinito la sua fine.

 ***

« Emmeline ieri sera mi ha mandato un gufo » annunciò Dorcas, mentre stava studiando insieme a Marlene in Biblioteca. Dovevano prepararsi per i M.A.G.O., e il settimo anno sembrava essere più duro del previsto.
« Oh, come sta? Ha iniziato il suo apprendistato al Ministero? » s’informò Marlene, chiudendo il libro di Transfigurazione.
« Be’, credo stia bene, ma non è di questo che mi ha parlato… Mi ha comunicato una cosa assolutamente segreta, e mi ha detto di riferirla anche a te… » disse Dorcas, abbassando il tono della propria voce.
« Di che si tratta? »
« C’è un’associazione che si occupa di combattere i Mangiamorte… »
A quella parola, Marlene sussultò, ma Dorcas non se ne accorse e continuò a parlare.
« … Gestita da Silente in persona. Se fossimo interessate, dovremmo chiedere direttamente a lui. Non ha potuto dirmi di più perché non si è mai sicuri che i gufi non siano intercettati… Sai, ci mandiamo i messaggi in codice, ma non si può mai star certi… »
« … Oh! » commentò Marlene, incuriosita. « E come facciamo a saperne di più? »
« Te l’ho detto, dobbiamo andare da Silente! Io mi recherò nel suo ufficio stasera. Qualsiasi cosa sia quest’associazione, voglio farne parte! Io non resterò con le mani in mano. Vuoi venire anche tu? »
Marlene ci pensò per un attimo.
« Non so, Dorcas… Come posso decidere in un secondo una cosa così importante? Io non sono come te, lo sai! »
« Capisco, tranquilla, Lene. Io ci andrò lo stesso, poi ti farò sapere ».
Quel che turbava Marlene non era tanto l’idea di darsi da fare contro i Mangiamorte, anche lei odiava il loro modo da fare da assassini, anche se non era esplicita come Dorcas nel manifestarlo, ma più che altro il fatto che Regulus fosse uno di loro e, pertanto, un giorno o l’altro avrebbero rischiato di scontrarsi in un combattimento… Perché la vita doveva sempre metterle davanti delle scelte così complicate? Perché lei doveva sempre soffrire, in un modo o nell’altro?

 ***

Dorcas passò gli ultimi mesi del settimo anno ad esaltare quello che aveva chiamato “Ordine della Fenice”, mentre Marlene non riusciva ancora a decidersi. Stava però iniziando a capire che tra lei e Regulus ci sarebbe presto dovuto essere un addio, perché, una volta terminati gli studi ad Hogwarts, non avrebbero avuto più nulla a tenerli vicini. Ogni giorno che passava, questo pensiero si faceva sempre più opprimente e definito e, diversamente da Dorcas, che non vedeva l’ora di andarsene da lì per rendersi utile, Marlene sperava che il tempo potesse fermarsi.

« Regulus, che ne sarà di noi? »
Silenzio.
Si sentiva solo il rumore delle foglie degli alberi, mosse da un leggero venticello estivo.
« Regulus… »
« Dimmi ».
« Prometti che non mi dimenticherai, indipendentemente da quello che farai una volta che avrai finito Hogwarts » disse Marlene, dagli occhi le scendeva qualche timida lacrima.
« Lene, io non potrò dimenticarti! Ma cosa faremo, ora? »
« Lascia i Mangiamorte e scappa con me! »
« Non posso… » le spiegò Regulus, con una punta di amarezza nella voce.
Una luce si accese negli occhi di Marlene.
« Ma allora… vuoi! »
« No… » negò Regulus, poco convinto. In realtà avrebbe voluto, ma Marlene non poteva saperlo. Non doveva saperlo; stava già rischiando anche troppo. Nessuno doveva venire a conoscenza di quello che stava architettando ai danni del Signore Oscuro. Non appena avesse scoperto che cosa nascondeva in quella caverna…
« So riconoscere quando menti, Reg. Ma… troverò un modo per nasconderti, per proteggerti! »
« Lene, io non voglio nascondermi. Non preoccuparti per me! » dichiarò lui, cercando di mantenere un tono di voce impassibile.
« Promettimi che cercherai di salvarti, in un modo o nell’altro » lo implorò Marlene. « Promettimi che ci rivedremo ».
« Farò il possibile » le assicurò Regulus, conscio di star mentendo. Il suo piano non prevedeva una via di fuga. « E… anche tu, Lene. Sopravvivi per me ».
Poi la baciò, stringendola forte a sé. Le sue mani accarezzavano il corpo di Marlene, come se stesse cercando di memorizzarlo per sempre, come se potesse scivolargli via da un momento all’altro.
Il giorno dopo sarebbero iniziati i M.A.G.O., quello sarebbe stato il loro ultimo incontro proibito all’interno delle mura di Hogwarts.
Intanto Marlene aveva preso una decisione.
Sarebbe entrata a far parte dell’Ordine, perché aveva capito che Regulus, nonostante cercasse di dire il contrario, non appoggiava più Voldemort, e ora lei avrebbe fatto qualsiasi cosa per annientare lui e i suoi fedeli seguaci, perché loro le avevano portato via Regulus. Avrebbe combattuto per un senso di giustizia e di dovere, per degli ideali, ma soprattutto perché era motivata dall’amore.

 ***

Le mancava tutto.
Marlene si sentiva sola, si sentiva vuota. Era sempre insieme a Dorcas e aveva ritrovato Emmeline, aveva conosciuto un sacco di membri dell’Ordine della Fenice che le erano sembrati simpatici, ma tutto questo non bastava. L’unico soggetto dei suoi pensieri più profondi non era più lì con lei. Marlene stava tornando a spegnersi, ma riusciva ad andare avanti grazie alla speranza di rivedere Regulus e grazie alla causa che stava difendendo con tutta se stessa.
Probabilmente nessuno l’avrebbe mai capita.
Loro si erano tutti innamorati di persone “giuste”, di quelli che avevano sempre combattuto contro Voldemort. Per loro era stato facile. Chiunque altro in quella stanza avrebbe deriso quel suo amore impossibile, ma lei sapeva che nulla è impossibile, quando lo si vuole davvero. Quando si era innamorata di Regulus la differenza tra loro era minore, erano ancora piccoli, non erano costretti a schierarsi attivamente da una parte o dall’altra. Poi si erano separati sempre di più, sembrava quasi che non si sarebbero mai più ritrovati, ma l’amore aveva fatto il resto. Certe volte il cuore non sceglie né la strada giusta, né quella facile. Certe volte, succede e basta, tu devi solo adeguarti.
Marlene ormai non sapeva più perché amava Regulus, amava tutto di lui, amava il suo “lato oscuro”, amava la sua voce, il suo modo di fare, amava i suoi difetti. Amava il suo ricordo.
Ogni volta che le capitava di duellare con un Mangiamorte, pensava a Regulus.
Pensava che sarebbe sopravvissuta per lui, perché, se la guerra fosse finita, forse il passato sarebbe potuto essere dimenticato.

 ***

Era un’uggiosa giornata di novembre. La nebbia rendeva quasi impossibile la vista. Tutto era grigio e triste, sembrava uno di quei giorni normali che non finiscono mai.
Invece no, non c’era nulla di normale in quell’apparente monotonia.
Regulus aveva deciso.
Quello sarebbe stato il Giorno.
Tremava, ma non per il freddo, non solo per quello. Aveva paura. Era sicuro delle proprie scelte, ma non voleva affrontarle.
L’aveva scritto anche in quel biglietto che aveva inserito nel medaglione che ora portava al collo.
Affronto la morte nella speranza che, quando incontrerai il tuo degno rivale, sarai di nuovo mortale.
Ma era davvero pronto ad affrontare la morte? Aveva solamente diciott’anni… Però era stato lui l’unico a scoprire il segreto di Voldemort, l’unico modo per annientarlo, e lui l’avrebbe distrutto, come lui aveva fatto con la sua vita. A Voldemort non era mai importato nulla di tutti i suoi Mangiamorte, né della causa, né dei Purosangue… Bramava solo la gloria e il potere personale. Voleva essere il capo assoluto, dei maghi, dei Babbani, di chiunque.
Ma lui poteva impedirglielo, e allora l’avrebbe fatto.
Un Black non si tira indietro, neanche quando ha paura.

Marlene era rimasta stupita nel ricevere un gufo da Regulus in quel banale giorno di novembre. Non l’aveva più sentito dalla fine della scuola, e ora lui le chiedeva di incontrarsi ad Hogsmeade, nello stesso campo dov’erano andati anni prima, quand’erano ancora solo due quindicenni innamorati. Si Materializzò là, con la solita ansia che provava ogni volta che stava per vederlo.
Regulus era già là, camminava avanti e indietro per sfogare la tensione, sembrava avere fretta. Non appena la vide, le corse incontro e, senza dire nulla, la baciò. Sentiva il suo respiro, poteva forse percepire gli affannosi battiti del suo cuore… Era lì, viva, accanto a lui… Marlene, forse, ce l’avrebbe fatta…
« Ti amo, Lene, qualsiasi cosa succeda! Ricordatelo! » esclamò, non appena si furono separati.
Lei non ebbe il tempo di replicare nulla, ma fece in tempo a vedere una lacrima inumidirgli gli occhi prima che si Smaterializzasse.
Regulus che piangeva… perché suonava così tanto come un addio?

« Kreacher, andiamo. Portami nella caverna dove ti aveva condotto il Signore Oscuro e prometti che farai tutto quel che ti dirò, chiaro? »
Regulus si decise a parlare, prima che la paura potesse prevalere e lo facesse desistere dal proprio piano. Quel che disse doveva essere un ordine, ma la sua voce tremante lo fece sembrare più una preghiera. Anche l’elfo era spaventato, non sarebbe voluto tornare in quel posto per nessuna ragione al mondo, ma se Regulus voleva così, lui l’avrebbe fatto: voleva bene al suo Padrone.
Tuttavia, tentò di opporsi quando Regulus versò lui stesso il tributo di sangue per entrare, o quando stabilì che avrebbe bevuto la pozione.
« No! Padron Regulus, no! »
Ma lui non lo stava ascoltando, aveva già iniziato a svuotare il bacile.
Presto sarebbe tutto finito…
Sei un Mangiamorte! Ti odio! Sei solo uno schifoso assassino! Ti odio, ti odio, ti odio!
Sei un traditore! Come potevi immaginare di sconfiggermi? Io vivrò, mentre il tuo cadavere giacerà qui per sempre! A differenza tua, io vincerò la morte!
Sei uguale a tutti gli altri della nostra famiglia! Sei solo uno stupido codardo, Regulus!
Regulus continuava a bere, sapeva che doveva farlo, ma la pozione gli faceva bruciare tutto il corpo, come un acido che, lentamente, ti corrode. Gli provocava delle visioni, evocando le sue peggiori paure o i suoi ricordi più tristi. Urlava, ma nessuno poteva sentirlo, solo Kreacher, che, terrorizzato, non sapeva cosa fare.
Assassino!
Traditore illuso!
Vigliacco!
Poi tutto finì.
« K-kreacher, s-scambia i medaglioni e… s-scappa. Subito! » ordinò Regulus, con un fil di voce.
Acqua. Aveva bisogno d’acqua.
Non appena sfiorò con la punta delle dita le oscure e gelide acque che lo circondavano, dei cadaveri iniziarono a fuoriuscire. Erano Inferi. Giustamente, uno che teme la morte, tiene un esercito di cadaveri a sorvegliare una parte della sua anima. Ci aveva pensato spesso, ma in quel momento non poteva perdere tempo con delle stupide riflessioni. Tuttavia, sprecò preziosi secondi per portare alla bocca l’acqua che aveva raccolto, e gli Inferi gli furono addosso prima ancora che potesse prendere la bacchetta per difendersi.
Lo sapeva che sarebbe andata così.
Era entrato lì dentro sapendo che non aveva alcuna possibilità di uscire, ma fino ad allora s’era aggrappato ad una flebile speranza.
Però quelle mani putrefatte lo trascinavano sotto al lago.
Lui tirava calci, pugni, urlava, aveva paura, ma era solo.
Solo allora realizzò del tutto che la sua vita era finita. Non avrebbe mai più visto Marlene. Piangeva anche per lei, ma le sue lacrime di disperazione si erano ormai unite al resto dell’acqua.
Aveva bisogno d’aria, ma l’aria non c’era più.
Allora beveva, beveva, beveva, cercando quell’ossigeno che non avrebbe mai trovato.
E allora continuava a gridare, ma la sua voce si spense insieme ai suoi desideri all’interno di quel luogo cupo. Non era rimasto più nulla di lui, se non quell’anima che aveva appena detto che sarebbe andata avanti.

 ***

« Crucio! » gridò Marlene, con tutto il fiato che aveva in gola.
Non aveva mai usato una Maledizione Senza Perdono fino ad allora, perché non aveva mai provato tanto odio da farla funzionare.
Però in quel momento le bastava pensare a Regulus, che era sparito per sempre.
Nessuno aveva ritrovato il suo corpo, ma era ormai certo che fosse morto.
E Marlene sapeva che era tutta colpa di Lord Voldemort e dei suoi dannati Mangiamorte, erano stati loro a portarglielo via. Li odiava con tutta se stessa.
Ora sfogava il suo dolore e il suo profondo disprezzo su Travers, che si contorceva a terra, gridando di dolore. Marlene stava impassibile di fronte a lui, ascoltando i suoi lamenti. Non provava vero e proprio piacere per quelle urla, ma neanche rimorso. Si sentiva troppo vuota e distrutta per poter provare una vera e propria emozione. Le lacrime che aveva versato l’avevano completamente svuotata.
« Marlene, che stai facendo? » era stata Emmeline a parlare. « Sei impazzita? »
Bastò quell’attimo di distrazione per far sì che il Mangiamorte riuscisse a Smaterializzarsi.
« Li odio, Emme! Li odio tutti! » gridava Marlene.
Non c’era più nessun altro rimasto ad ascoltarla, gli altri Mangiamorte erano stati catturati o erano riusciti a fuggire, e i membri dell’Ordine della Fenice si erano già allontanati per portare i feriti al San Mungo e i prigionieri al Ministero.
« Mi racconterai mai cos’è che ti turba tanto? »
In risposta, Emmeline ricevette solo un singhiozzo disperato.

 ***

« No, non vi lasceremo passare! »
« Non avrete Marlene! »
« Avada Kedavra! »
« No! »
« Avada Kedavra! »
Marlene si alzò di scatto dal proprio letto, madida di sudore. Sentì dei passi salire le scale. Non era solo un incubo, allora. Cercò la bacchetta, dove l’aveva messa?
Il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti, cosa avrebbe fatto ora? Aveva paura, ma era fin troppo cosciente. Qualsiasi cosa fosse successa, avrebbe combattuto. Non voleva pensare ai due Anatemi che Uccidono che aveva appena sentito gridare. Non aveva il coraggio di immaginare a chi fossero rivolti.
La porta della sua stanza venne sfondata con un calcio.
« Incarceramus! »
Delle corde la avvolsero prima ancora che potesse difendersi.
Alzò lo sguardo e riconobbe i tre Mangiamorte che la stavano fissando: Travers e i coniugi Lestrange. Bellatrix stringeva saldamente un ragazzino sui dieci anni, che si dimenava per cercare di fuggire.
« No! Jimmy no! Vi prego, lasciatelo stare! » gridò Marlene. Che prendessero lei, ma non suo fratello.
« Hai sentito, Victor? Vuole che lasciamo stare il suo fratellino… » le fece il verso Bellatrix.
Travers ghignò sadicamente.
« Voi pensate al bimbo, perché la McKinnon è mia ».
« L’importante è che tu ti dia una mossa, non abbiamo tempo da perdere per questa montata che pensa di poter usare la Maledizione Cruciatus su noi Mangiamorte e per la sua stupida famiglia » disse Rodolphus, mettendo mano alla bacchetta e puntandola verso il piccolo Jimmy McKinnon.
« No! No, vi prego! Non lui, non lui! »
« Guardalo soffrire! Guarda, guarda come grida! È tutta colpa tua, lo sai? Ma adesso tocca a noi divertirci » le sussurrò Travers. « Non pensare di farla franca ».
« Lasciate stare Jimmy! Lui non c’entra! Prendete me, io non ho paura di voi! »
« Sto incominciando ad annoiarmi… » sbuffò Bellatrix. « Rodolphus, grazie… Avada Kedavra ».
Un lampo di luce verde partì dalla sua bacchetta e andò a colpire il corpo agonizzante di Jimmy, che smise di urlare, abbandonandosi alla freddezza della morte.
Marlene sapeva di non avere scampo, così si divertì a provocarli ulteriormente.
« Certo… siete solo dei vigliacchi! Venite qui, attaccate alle spalle durante la notte, uccidete persone innocenti… » gridò, e qui ricacciò indietro una lacrima, pensando a Jimmy. « Ma cosa credete di ottenere? Credete che a Lord Voldemort importi davvero qualcosa di voi? Credete che serva a qualcosa sterminare tutti i maghi che si oppongono a voi? Se credete così, be’, allora uccidetemi! Non ho più nulla da perdere! »
« Crucio! » urlò Travers. « Non credere che sia così semplice! Dovrai supplicarci per ucciderti! »
« Crucio! » si unì Bellatrix, colpendo il corpo della ragazza con la stessa Maledizione.
« Bellatrix, ti ho detto di lasciarla a me! »
« Non vale, ci togli tutto il divertimento! Be’, sbrigati, allora! Io e Rodolphus non abbiamo tempo da perdere! »
Nessuno ascoltava le urla di Marlene.
Nessuno provava a rassicurarla.
Era sola, nella propria casa, con tre aguzzini che la torturavano.
Regulus… Forse adesso ti rivedrò…
Il dolore affliggeva tutto il suo corpo. Soffriva per tutto.
Le sue urla non esprimevano soltanto dolore fisico, ma anche la sofferenza della sua anima, da tempo distrutta dalla morte di Regulus, e ancor prima dal loro allontanamento.
Gridava per la sua famiglia, che era stata uccisa ingiustamente.
Gridava per Jimmy, che aveva solo dieci anni.
Gridava perché la vita non era giusta, e lei non voleva sopportarlo.
Bastò quel lampo di luce verde per annientare tutto questo.
Adesso anche Marlene non esisteva più, ma forse la sua anima avrebbe trovato qualcuno ad aspettarla alla stazione di King’s Cross.

Si può tentare in vari modi di pianificare la propria vita, ma questa spesso si diverte a stupirci. Non si sceglie chi amare, non si può scegliere un destino felice, perché non sempre si ha questa fortuna.
Poi si impara a lasciarsi andare, a seguire il proprio cuore.
Si perde la testa per un amore che può essere sbagliato o incompreso, ma che può sempre insegnarci qualcosa.
Marlene non voleva amare Regulus, non credeva che si sarebbe innamorata di lui, prima che ciò accadesse. Nulla era andato come previsto, ma il bello è proprio questo, perché la vita non finisce mai di stupirti.


*FINE*





 

Note dell'autrice.
Salve a tutti, e scusate per l'enorme ritardo, non ho giustificazioni. Spero che comunque ci sia qualcuno che si ricorda dell'esistenza di questa storia.
Spero che vi sia piaciuta e ringrazio tutti coloro che l'hanno letta; se lascerete una recensione mi farete davero felice.
Vi lascio qua le note (che, come sempre, potete tranquillamente saltare xD):



Marlene non vuole dire nulla di ciò che è successo con Regulus neanche alle sue amiche un po' perché non vuole dar loro la soddisfazione di aver avuto ragione, un po' perché non le va di parlarne, ma soprattutto perché non vuole "tradire" Regulus, perché sa che se Dorcas venisse a sapere che è un Mangiamorte sarebbero guai per tutti.
In ogni caso, entrambi non fanno altro che soffrire ancora di più per questa separazione, perché si sono innamorati sul serio, e quindi si sfogano secondo la loro indole: Marlene torna a chiudersi in se stessa, piangendo e soffrendo in silenzio, mentre Regulus sfoga la sua rabbia facendo il prepotente con gli altri, poi a un certo punto decide che è il caso di chiarirsi.
Marlene ha sbollito la propria rabbia, si è resa conto che così non può andare, e continua a seguire il proprio cuore: dentro di sé sa che Regulus sta facendo qualcosa di molto sbagliato, ma lei ha bisogno di lui, e quindi preferisce non pensarci.
Optano per tenere tutti all'oscuro di tutto un po' perché non vogliono fare di nuovo spettacolo, e i pettegolezzi non aiutano, un po' perché Regulus vuole proteggere Marlene da eventuali attacchi da parte di Voldemort, che, magari, scoprendo che Regulus ha una fidanzata contraria ai Mangiamorte, avrebbe potuto farle qualcosa di male se non si fosse "convertita" a loro anche lei: con la guerra non si può mai star tranquilli.
Marlene non si unisce subitissimo all'Ordine della Fenice come fa Dorcas un po' perché è meno "estremista" di lei, ma soprattutto perché non vuole rischiare di ritrovarsi a combattere contro Regulus. Decide di fare questa scelta, invece, non appena capisce che - nonostante lui lo neghi - si è pentito di ciò che ha fatto e ora anche lui vorrebbe non essere un Mangiamorte. Così sfoga il suo odio contro di loro, perché è tutta colpa di Voldemort se si sono dovuti separare.
Intanto, Regulus ha fatto le sue ricerche, ha scoperto che Voldemort ha creato un Horcrux (ho immaginato che Kreacher fosse andato nella caverna con Voldemort durante le vacanze di Natale del settimo anno di Regulus) e ha capito che quel che Voldemort voleva era soltanto il potere personale, perciò decide di fare quel che tutti ben sappiamo. Però prima vuole rivedere Marlene per l'ultima volta, e così le manda un gufo. Immagino che, dopo la sua morte, sui giornali sia stata scritta la sua scomparsa, probabilmente Marlene avrà anche fatto due più due, immaginando qualcosa di simile alla verità. Dopo che scopre questo, è distrutta più che mai, e il suo odio verso i Mangiamorte aumenta sempre di più, dentro si sente completamente vuota, cova solo dell'odio e dei ricordi: così, durante una battaglia, riesce a disarmare Travers e arriva ad utilizzare la Maledizione Cruciatus su di lui. Non sa bene neanche lei perché lo faccia, ma è ancora troppo sconvolta, nonostante sia passato un annetto da quel giorno. Credo che nella politica dell'Ordine non fosse apprezzato l'uso delle Maledizioni senza Perdono, come invece il Ministero aveva permesso, per questo, quando Emmeline la vede, le chiede cosa stia facendo. Tuttavia, questo sarà fatale a Marlene, perché Travers vorrà vendicarsi e - poiché nell'Ordine c'è una spia, il caro, vecchio Peter, - i Mangiamorte troveranno con molta facilità la casa di Marlene. Sappiamo da Karkaroff che Travers è stato complice nell'assassinio dei McKinnon, perciò mi sono inventata questa "storia" dietro. In ogni caso, ho immaginato che insieme a lui ci fossero stati anche Bellatrix e Rodolphus.
Se non si fosse capito, i primi due Avada Kedavra sono indirizzati ai genitori di Marlene, che, ovviamente, non vogliono che i Mangiamorte facciano del male ai loro figli. Ho immaginato che lei avesse anche un fratellino - Jimmy, appunto - e i Mangiamorte, per vendicarsi ancora di più, l'abbiano ucciso davanti ai suoi occhi. Marlene ormai non ha più paura di morire, perché ha perso tutto.
Nella conclusione è lasciato intendere che l'anima che la aspetterà alla "stazione di King's Cross" sia quella di Regulus. ^^

Alla prossima storia,
missmalfoy97 :)
   
 
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