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Autore: Northern Isa    04/02/2013    4 recensioni
Thor e Loki: fratelli più diversi non potrebbero esistere. Thor è tutto ciò che Loki non è, eppure vorrebbe essere: forte, irruente, prestante, degno figlio di suo padre. Da tempo Loki ha imparato che, per emergere agli occhi di tutti, deve smettere di cercare di assomigliare a Thor. Cosa meglio della magia può controbilanciare la sua mancanza di prestanza fisica? E quale posto più adatto di Durmstrang può insegnargli tutto quello che deve sapere per primeggiare una volta per tutte su Thor? Specialmente se l'Istituto per gli studi magici nasconde un terribile segreto che solo Loki riuscirà a carpire.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frigga, Loki, Odino, Thor
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo un vergognoso ritardo, eccomi qui. Chiedo venia e ne approfitto per una comunicazione di servizio: dato che questa dovrebbe essere una mini-long, vedrò di darmi una mossa a concluderla e di non far più passare un secolo tra un aggiornamento e l'altro!
Detto ciò, ripercorriamo brevemente ciò che è accaduto nelle puntate precedenti: Lokino ha scoperto di avere dei poteri magici ed è tutto contento perché, per una volta, ha la possibilità di differenziarsi da Thor, beniamino delle folle, e di risultare altrettanto degno di attenzione. Ma Odino e Frigga non la pensano esattamente così. Lord Reidar, un tipo ambiguo, riferisce al nostro principe dell'esistenza su Midgard di Durmstrang, un istituto fondato dai sette Valorosi in cui i giovani rampolli apprendono la magia. Inizialmente Loki schifa l'idea di andare su Midgard, poi però, in seguito a una lite con il fratello, si rende conto che è l'unica strada che può sperare di condurlo a quella grandezza che lo porterà finalmente ad essere un pari di Thor. Il nostro dio del caos in erba organizza un colloquio tra Odino e Lord Reidar affiché quest'ultimo convinca Padre tutto a mandare Lokino a Durmstrang. Odino è perplesso, soprattutto a causa di un misterioso personaggio legato alla fodazione dell'Istituto, ma Lord Reidar sembra averlo convinto a superare i suoi dubbi. Cosa starà facendo Loki nel frattempo? Lo scoprirete con questo capitolo ^^



Capitolo 3:

Subito dopo il colloquio con il padre, Loki era tornato nelle sue stanze e si era gettato a peso morto sul letto. Dalla coltre soffice delle coperte, riusciva a vedere i tendaggi blu notte del suo baldacchino che sembravano formare un cielo trapuntato di stelle. Tante volte da bambini lui e Thor si erano sdraiati su quello stesso materasso per osservare quelle medesime cortine che tanto stimolavano la loro fantasia. In quelle occasioni immaginavano spesso di essere grandi eroi che percorrevano il Bifrost per andare da un’avventura all’altra.
Loki schiaffò con stizza un palmo della mano contro il cuscino. Non avrebbe dovuto perdersi in quei ricordi, né pensare in alcun modo a suo fratello. Tutto ciò che contava al momento era capire se Lord Reidar fosse riuscito a convincere padre a mandarlo a Durmstrang. Ottenuto questo, la via della grandezza si sarebbe aperta davanti ai suoi piedi, ne era sicuro. La conoscenza appresa all’Istituto midgardiano sarebbe stata il Bifrost che l’avrebbe condotto da un’impresa gloriosa all’altra, e allora nessuno avrebbe più pensato che Thor era migliore di lui.
Loki si drizzò a sedere e prese a massaggiarsi il mento mentre rifletteva in questo modo. Ogni ora che passava da quando Lord Reidar gli aveva parlato per la prima volta di quell’Istituto, il principe realizzava sempre di più le potenzialità di quella scelta di vita. Era sicuro che fosse l’ideale per lui, ma c’era ancora un piccolo tarlo che gli rodeva il cervello. Una volta giunto a Durmstrang, avrebbe appreso tutti i segreti delle arti magiche, dei quali avrebbe potuto fare bella mostra tornato ad Asgard. Ma cosa ne sarebbe stato di Thor?
Roteando gli occhi, Loki si rispose che anche il fratello sarebbe andato avanti lungo la sua strada, una strada che l’avrebbe portato sul trono del regno. Tutti lo consideravano cosa certa, anche se nessuno lo diceva ad alta voce.
E se…, iniziò a riflettere il principe. No, sarebbe stato troppo sperarlo. O forse no?
Loki avvertì una curiosa sensazione stringergli la bocca dello stomaco e si rese conto che non poteva più restare seduto. Saltò giù dal letto e si avviò verso la porta di legno lucido della sua stanza. Quando le sue dita raggiunsero la maniglia dorata, il principe avvertì un formicolio percorrergli il braccio.
Una volta nel corridoio di marmo, Loki iniziò a camminare con cautela, tendendo l’orecchio. L’ultima cosa che desiderava era imbattersi in qualche servitore o, peggio, proprio in suo fratello, e assistere impotente all’interruzione del filo dei suoi pensieri. Dopo qualche tempo trascorso a inoltrarsi nel palazzo però, gettò al vento ogni accortezza, animato com’era dalle sue riflessioni.
Più ci pensava, e più l’idea gli sembrava meno balzana. Del resto, perché non poteva accadere ciò che stava immaginando? La sua scelta di andare a Durmstrang avrebbe potuto cambiare più di una vita.
Sul viso affilato di Loki apparve un sorriso e lui continuò a camminare con frenesia crescente. Inizialmente seguì un percorso vago: la sua mente era impegnata in riflessioni molto lontane dai suoi piedi. Poi però il suo inconscio l’aveva condotto in un posto che aveva visitato molte volte in segreto.
Loki si arrestò davanti alla porta della Sala dei Tesori e avvertì un brivido corrergli lungo la colonna dorsale. Piegò un po’ il capo di lato e socchiuse gli occhi di fronte alle liste di metallo brunito che si intersecavano a formare una griglia massiccia, poi inspirò e spinse via la porta, che si aprì senza un cigolio.
L’interno della Sala dei Tesori sarebbe stato totalmente buio se non fosse stato per le torce appese alle pareti che gettavano bagliori dorati sugli oggetti esposti in quel luogo. Loki fece scorrere lo sguardo sulle diverse armature che suo padre Odino aveva indossato nelle più cruente battaglie consacrate alla storia, per poi passare alle lame lucenti delle spade e delle alabarde posizionate sugli appositi sostegni. Erano così ben tenute, nonostante non venissero adoperate da tempo, che bastava posare lo sguardo sul filo delle loro lame per avvertire la sensazione di essersi tagliati.
Per qualche istante ancora, Loki lasciò vagare il suo sguardo nella stanza, assaporando il silenzio e la penombra accogliente del luogo, poi si concentrò sull’unico oggetto che gli interessava veramente e che si trovava su un alto sostegno al centro della sala. I suoi occhi seguirono con attenzione il corto manico ricoperto di pelle intrecciata e i profili della sua superficie granitica. Mjolnir irradiava intorno a sé un bagliore che nulla aveva a che vedere con il riflesso delle torce appese alle pareti.
Come ogni volta che si recava di nascosto in quella sala per studiarlo, Loki trattenne il fiato. Fin da bambino aveva voluto prenderlo in mano almeno una volta, poi, crescendo, era passato a desiderare di possederlo e usarlo. Mjolnir era stato benedetto dalla magia di suo padre, essere in grado di adoperarlo avrebbe significato essere alla sua altezza. Ma con il passare degli anni era stato sempre più chiaro che Mjolnir non sarebbe stato suo, e Loki si era quasi rassegnato a quell’idea. Poi il giovane aveva scoperto di possedere dei poteri magici, forse ciò l’avrebbe reso degno del potere del martello. Magari al momento non era pronto, ma Durmstrang l’avrebbe preparato e fortificato. Sarebbe stata una forza ben diversa da quella di Thor, ma forse altrettanto utile. Loki aveva capito quasi subito che l’Istituto per gli studi magici l’avrebbe aiutato tanto da fargli acquistare maggiore valore agli occhi di suo padre, di Asgard tutta, ma forse avrebbe potuto fare di più, renderlo degno di Mjolnir. Nel formulare quel pensiero, il principe quasi soffocò per l’emozione.
Quando Loki si riscosse dalla contemplazione del martello, si rese conto che la luce che filtrava dallo spiraglio della porta accostata era diventata sempre più fioca: doveva aver passato molto tempo nella Sala dei Tesori. Avrebbe fatto bene ad affrettarsi fuori da lì, sarebbe stato punito se fosse stato ritrovato in quella stanza proibita. Loki si gettò un’ulteriore occhiata alle spalle, ma non riusciva a muoversi. Si voltò nuovamente verso Mjolnir e trattenne il fiato, tendendo le dita verso la sua impugnatura.
Potenzialmente, passarono settimane, mesi, anni finché la sua mano, muovendosi nello spazio come se fluttuasse, raggiunse il martello, poi Loki esitò ancora. Non ci aveva mai provato prima, cosa sarebbe accaduto se l’avesse toccato?
Il principe avvertì un rumore fuori dalla sala, sufficientemente lontano da non destare preoccupazioni, ma si rese comunque conto che non poteva indugiare ulteriormente. Ora o mai più.
Di tutto ciò che Loki si sarebbe aspettato, quando le sue dita si strinsero intorno all’impugnatura del martello non accadde un bel nulla. Un filino deluso, provò a sollevarlo, ma l’arma non si mosse di un millimetro. Anche un secondo, un terzo, finanche un quarto tentativo si rivelarono totalmente inutili, e allora Loki desistette. Il suo fallimento però non voleva dire nulla, si consolò; una volta tornato da Durmstrang sarebbe stato probabilmente in grado di sollevare il martello, magari con un incantesimo.
Quel pensiero aveva appena iniziato a rinfrancarlo, quando una voce riecheggiò nella Sala dei Tesori, e il sangue nelle vene del principe ghiacciò istantaneamente. La voce parlò ancora:
«Che ci fai qui?»
Non c’era rimprovero nel tono usato per pronunciare quelle parole, ma ilarità. Nonostante ciò, quella non era una bella notizia, pensò Loki socchiudendo gli occhi. Si era trattato infatti della voce di suo fratello.
«Allora? Non lo sai che ci è proibito entrare qui?» domandò ancora Thor, avanzando verso l’altro.
«Anche tu hai trasgredito questo ordine» ribatté Loki, tentando inutilmente di incrociare le braccia sul petto. Non voleva darlo a vedere, ma era nervoso, ed era anche convinto che il fratello maggiore l’avesse percepito. Loki era quasi sicuro che Thor l’avesse visto con le dita sul manico di Mjolnir.
«Questo è vero» rispose il biondo con lo stesso tono ironico. Aveva puntato le braccia sui fianchi, e non la smetteva di scrutare l’altro. Loki attese che continuasse, ma rimase deluso. Quando non ne poté più, sbuffò:
«Andiamocene prima che qualcuno ci veda».
Per tutta risposta, Thor si avvicinò a una delle armature di Odino e percorse le protezioni metalliche delle spalle con i polpastrelli.
«E allora?» domandò con tono casuale. «Ciò non costituiva un problema per te, fintantoché giocherellavi con Mjolnir».
Loki strinse le labbra, sentendosi avvampare. Superato quel primo istante di bruciante vergogna, si avviò con decisione verso la porta.
«Andiamocene, dai» ripeté, ma, prima che potesse guadagnare l’uscita, Thor gli fu davanti, sbarrandogli la strada.
«Non così in fretta, fratellino».
Il biondo gli rivolgeva un sorriso aperto e canzonatorio e Loki si sentì ribollire. Thor era stato così rapido che non l’aveva fatto allontanare dal sostegno del martello che di pochi passi.
«Lasciami passare» sibilò, abbassando il capo e rivolgendo all’altro uno sguardo truce. Il fratello non sembrò minimamente scomporsi a quella vista.
«Dimmi che cosa avevi in mente di fare con questo martello» insistette Thor, accennando con la testa all’arma. Era evidente che per lui fosse tutto un gioco; forse ignorava il disagio di Loki o, con molta più probabilità, si divertiva a provocarlo.
«Voglio andarmene da qui, fatti da parte!»
Thor rise e gli mise una mano sulla spalla con fare cameratesco.
«Fratello, sei il massimo. Ogni volta che proponevo qualche scampagnata fuori dal palazzo insieme a Sif, Hogun, Fandral e Volstagg, tu eri sempre quello che poneva maggiori resistenze. E poi dici che non ti coinvolgiamo mai… Sei tu invece che hai paura che padre ci scopra!»
Livido in viso, Loki scostò la mano del fratello e sgusciò via, aggirandolo. Ora lui volgeva le spalle all’uscita, mentre Thor le volgeva al sostegno di Mjolnir. Il minore dei figli di Odino non aveva dimenticato l’ultima lite con il fratello, non aveva fatto nulla per riconciliarsi con lui, ma certo avrebbe evitato di ritrovarsi in una situazione del genere. Thor si prendeva gioco di lui, lo aveva sempre fatto, e nelle orecchie di Loki risuonavano le risate degli Asgardiani come se questi avessero potuto assistere alla scena che si stava consumando nella Sala dei Tesori.
«Mi hai stancato» soffiò con astio Loki.
Thor lo osservava con occhi ironici.
«Sì? Che cosa vuoi fare?»
Loki lo sapeva bene: zittirlo una volta per tutte. Prima che potesse accorgersene, una delle spade si era sollevata dal sostegno e, fluttuando a mezz’aria, lo aveva raggiunto. Resosene conto, Loki ne fu molto sorpreso: era frutto di magia? L’espressione esterrefatta di Thor era qualcosa di a dir poco esilarante. Questa volta fu il minore dei principi a sorridere quando impugnò la spada. Non aveva intenzioni serie, voleva solo divertirsi un po’ alle spese di suo fratello, ripagandolo con la sua stessa moneta.
Thor aveva cambiato espressione: il suo volto era corrugato in un’espressione seria e attenta.
«Visto cosa so fare?» cinguettò il bruno.
Sollevò la spada sulla sua testa e la calò contro il fratello, con l’intenzione di bloccarla a pochi centimetri dalla sua spalla, come aveva imparato nei suoi numerosi, seppur poco proficui, allenamenti. In effetti la lama si fermò, ma a una distanza maggiore di quella prevista, e soprattutto indipendentemente dalla volontà di Loki. Fu la volta del giovane di sgranare gli occhi e spalancare la bocca. Una sensazione di sbigottimento mista a terrore si era impadronita di lui, paralizzando ogni suo muscolo.
Tutto era avvenuto con una rapidità tale da dissolvere i vari movimenti in sequenza in un unico vortice di luce sfavillante. Ma non c’erano dubbi: Thor aveva impugnato Mjolnir, l’aveva sollevato senza alcuna difficoltà e l’aveva usato per contrastare la lama tra le mani di Loki, che era andata in pezzi. Quest’ultimo si era schermato gli occhi per proteggerli dalla fulgida luce emanata dal martello, e osservava la spada che stringeva come aspettandosi di vederla ricomporsi da un momento all’altro.
Un rumore di passi affrettati echeggiò nel corridoio fuori dalla Sala dei Tesori, contemporaneamente Mjolnir smise di brillare, come una stella che moriva, e precipitò a terra, colpendo il marmo del pavimento con fragore terribile e trascinando Thor dietro di sé. I due principi si voltarono contemporaneamente verso la porta della sala, ora spalancata. Sulla soglia si trovava la figura ritta e accigliata del Padre degli dei. Accanto a lui, preceduta da un altro scalpiccio di piedi sul freddo pavimento, era comparsa Frigga.
«Padre! Madre!» esclamarono i due fratelli, all’unisono. Subito dopo, Thor sembrava essersi accorto di essere ancora appeso a Mjolnir, così ne aveva lasciato andare l’impugnatura.
«Che è successo?» domandò Frigga, sollevando le sopracciglia e protendendo una mano verso i figli. Per tutta risposta, questi incassarono le teste tra le spalle.
Odino li osservava con un cipiglio che avrebbe fatto impallidire Borr stesso e Loki si ritrasse ulteriormente, scottato dal suo sguardo incandescente. Il suo volto era così adirato che si sarebbe aspettato di vederlo esplodere. Al contrario, Padre tutto sollevò un braccio, indicando un punto imprecisato lungo il corridoio, e i suoi figli capirono che era il caso di darsela a gambe e alla svelta. Rapidamente uscirono dalla Sala dei Tesori, accompagnati da uno sguardo addolorato di Frigga.
 
Erano trascorsi tre giorni dall’accaduto, e Loki non aveva praticamente messo piede fuori dalle sue stanze. I servitori gli avevano portato il cibo all’ora dei pasti e ogni mattina gli avevano fatto trovare abiti puliti e spazzolati, inoltre lui e Thor erano stati dispensati dalle lezioni del precettore, ma non dai compiti che gli erano stati comunque assegnati.
Loki si trovava seduto alla sua scrivania con gli occhi su un testo in runico, senza riuscire a vederne davvero le parole. Non riusciva a smettere di pensare all’espressione con cui suo padre l’aveva fulminato. Si sentì ribollire d’ira: era stato tante volte nella Sala dei Tesori, nonostante l’ingresso fosse loro precluso, ed era stato scoperto solo quando quell’impiccione di suo fratello aveva deciso di immischiarsi. C’era qualcos’altro che agitava le interiora di Loki: Thor era riuscito ad impugnare Mjolnir. Appena Odino se ne era accorto, aveva bloccato il potere del martello, questo era vero, ma non era bastato a cancellare la realtà dei fatti che lui stesso aveva visto con i suoi occhi pochi istanti prima. I pensieri che Loki aveva formulato mentre si dirigeva nella Sala dei Tesori erano stati così dolci e rinvigorenti, invece erano stati smentiti dall’intervento – ancora una volta inopportuno – di Thor. Ma gliel’avrebbe fatta vedere, si disse il principe. Tutto dipendeva da quanto padre fosse arrabbiato con lui e se gli avrebbe accordato il permesso di andare su Midgard.
 
Un bussare lieve alla porta costrinse Loki ad allontanarsi dalla finestra alla quale era affacciato. Senza aspettare la sua risposta, Frigga entrò nella stanza, l’attraversò, ritta come un fuso, e andò a sedersi sul divano di legno con la seduta e lo schienale imbottiti. A un cenno della madre, Loki andò a prendere posto accanto a lei e chinò il capo. Di là dai sentimenti che nutriva per il fratello, era mortificato perché la Signora degli dei l’aveva colto nell’atto di disobbedire a un chiaro ordine del padre.
«Tuo padre ti aspetta nella Sala del Trono» gli riferì laconicamente Frigga.
Loki chinò ulteriormente la testa, dicendosi che il momento che tanto aveva temuto era effettivamente giunto. Avrebbe voluto chiedere alla madre se Padre tutto fosse davvero così arrabbiato, che cosa gli avrebbe detto, se l’avesse chiamato per sgridarlo, ma si rendeva perfettamente conto dell’inutilità di quelle domande. Non solo conosceva già la risposta, ma non sarebbero servite nemmeno a confortarlo e a calmare i suoi nervi.
Loki scrutò il profilo della madre, tentando di leggervi i suoi pensieri, ma non vi riuscì: l’espressione di Frigga non lo permetteva. Non era severa, né indulgente: era semplicemente impenetrabile. Né il principe si sentì abbastanza ardimentoso da chiederle se fosse rimasta delusa dal suo comportamento, probabilmente non avrebbe sopportato la risposta. Così si limitò ad allontanarsi dal divano e a uscire nel corridoio.
Man mano che si incamminava verso la Sala del Trono, cercava di figurarsi le parole che Odino gli avrebbe rivolto, nel tentativo di prepararsi. Quando la sua mano fu sulla maniglia però si rese conto che nessuna previsione lo avrebbe salvato.
Odino sedeva sullo Hliðskjálf, la schiena dritta, l’occhio vigile.
«Padre, mi avete fatto chiamare?» domandò Loki con voce flebile. Odino annuì.
«Esatto. In questi giorni ho pensato a molte cose».
«A che cosa, padre?» balbettò il giovane bruno.
Odino gli rivolse un’occhiata intensa, poi continuò:
«Al tuo modo di comportarti, alle conseguenze ascrivibili alle tue azioni, al rapporto tra te e Thor e al grande bisogno che hai di imparare una lezione».
Man mano che il Padre degli dei scandiva le parole, Loki si faceva sempre più piccolo. Non osò aprire bocca, convinto che, qualsiasi cosa avesse voluto dire, la voce gli sarebbe uscita ridicolmente flebile.
«Ho ripensato anche alle tue parole e a quelle di Lord Reidar. Ti ho fatto convocare qui per riferirti la mia decisione ultima: andrai su Midgard, ti istruirai nell’Istituto per gli Studi Magici di Durmstrang. Tornerai ad Asgard solo una volta terminato il tuo percorso di studi».
Loki sbatté più volte le palpebre per contrastare l’impulso di scavarsi nelle orecchie per accertarsi di aver sentito bene. Non solo il padre non lo puniva, ma accettava anche la sua richiesta di andare a Durmstrang. Non aveva più ostacoli davanti a sé, il Bifrost che l’avrebbe portato verso nuovi mondi, materiali o metaforici, era pronto ad accogliere il suo passaggio. Loki aveva finalmente ottenuto ciò che desiderava, anche se ciò era avvenuto in un modo che aveva esulato totalmente dal suo controllo. Cos’era allora quella sensazione di magone che gli chiudeva la bocca dello stomaco?





NdA: Niente note particolari a questo giro. Un grazie grande quanto Yggdrasill a tutte le anime pie che, nonostante il profondo ritardo, sono arrivate a leggere anche questo capitolo (e spero che leggeranno anche i prossimi)!
   
 
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