Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: scandros    05/02/2013    3 recensioni
Siamo nell’Inghilterra di fine ‘800 nel periodo in cui la colonizzazione delle Indie continua ad accrescere il regno Britannico di ricchezze e lustri. Alla corte della regina, intrighi e amori giovanili sembravano prendere il sopravvento sulla scena politica internazionale. Il conte Gatsby dovrà vedersela con le proposte di matrimonio che inaspettate giungeranno alle figlie Patricia, da parte del conte Benjamin Priceton e a Jennifer da parte dell’arcigno e arrivista barone Rumsfield. Se la prima sogna di vivere il suo grande amore travolta dalla passione e dal sentimento vissuto nel suo più profondo significato, la seconda desidererebbe solo potersi rifugiare nel più sincero e corrisposto sentimento che nutre nei confronti di Philip Callaghan, decaduto marchese di Halfshire. Il ritorno in città di Julian Gatsby farà battere il cuore a Amily Sullivan, la cui madre invece vorrebbe maritarla al timido e solitario duca Huttinton, segretamente invaghito della indomabile Patricia, sorella del suo migliore amico Julian. Mentre ville e castelli si decorano di dame e cavalieri nelle loro mise sfavillanti al suono di melodiose danze, inaspettato un cavaliere di nome Piuma Scarlatta si aggira nelle segrete e negli abbaini in cerca della verità.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

ORCHIDEA SELVAGGIA

 

 

Nuda Verità

 

Capitolo 15

 
 
 
 
La rigida brezza dei mari del nord sembrava non intimorire il Visconte Bruce Arper.
Silenzioso, rimirava la prua incedere velocemente tra le acque, aprendo solchi spumeggianti il cui biancore contrastava con il plumbeo tono di febbraio.
Si lisciò i baffi sottili portandosi la pipa tra le labbra. Aspirò il tabacco che emanò un gradevole profumo speziato.
Intirizzito dalla temperatura poco mite, si aggiustò il bavero del soprabito, sempre più perso tra i pensieri.
Di ritorno dall’ispezione segreta nelle Indie, il Visconte Bruce Arper aveva con sé tutto il materiale cartaceo che dimostrava alla corte inglese la corruzione di alti ufficiali e nobili di stanza nelle Indie.
Aveva inoltre la deposizione di uno scrivano di Bombay di nome Murudeshwar, al quale erano state prese in ostaggio e violentate due delle figlie, e al quale, qualcuno di molto importante, aveva chiesto di redigere atti falsi in cui risultavano errori di assegnazione delle cave di gemme preziose.
Dalle nuove assegnazioni, risultavano nomi talmente importanti e altisonanti che avrebbero fatto tremare la Corte.
  • Visconte, domattina attraccheremo a South Hampton. – sibilò alle sue spalle Ted Carter.
  • Sì, e poi ci aspetta il viaggio verso Londra. – rispose serafico.
  • E’ preoccupato? – gli chiese con tono confidenziale.
  • Amico mio, sei al mio servizio da così tanto tempo che oramai conosci bene i miei sguardi e stati d’animo. Sono basito, sconcertato, dal nostro ultimo viaggio nelle Indie. La corruzione della nobiltà inglese, la lussuria e la lascivia con la quale stanno governando la colonia in nome e per conto del Regno, è quanto mai avvilente e ripugnante. L’effige del nostro antico Regno, dei casati più antichi e nobili, messi alla mercé di qualcuno che con passo arguto e felino, ha tessuto una trama perfetta dalla quale sarà difficile uscirne indenni. – disse a tono basso aspirando ancora dalla pipa.
  • Quand’ero bambino, mio nonno esigeva che si studiasse la storia della nobiltà inglese, l’importanza dello stemma reale, la genealogia dei regnanti, affinché formassimo la nostra mente nella loro importanza, affinché amassimo il paese per il quale un giorno avremmo dovuto imbracciare menti e armi. E adesso, nemici ancor più vili di semplici combattenti con un fucile tra le braccia, ordiscono trame inquietanti finalizzate alla cupidigia e al potere più oscuro. –.
Al suo fianco, Ted Carter sospirò. Quanto aveva appena sentito, non faceva che confermare i timori di quanto, la documentazione raccolta, fosse scottante.
L’uomo che da anni seguiva fedelmente, era in pericolo. Tutto quello che solo lui sapeva e di cui non aveva voluto parlare con alcuno, era di importanza vitale. Doveva proteggerlo, a costo della sua stessa vita.
  • Sarà meglio rientrare. Fa freddo e domani ci aspetta un lungo viaggio. –
Il Visconte guardò Ted e gli sorrise affabile.
 
La seta e l’organza color champagne sembravano disegnare un’ellisse perfetta intorno al niveo e argenteo cavaliere. Gli invitati rimiravano estasiati la bellezza della coppia che, al centro del salone, danzava con grazia e sicurezza al canto dei violini.
 
Patricia rimirava il promesso sposo incuriosita dalla sua abilità nell’arte della danza. Sapeva di lui che era noto per l’indole amatoria ma ben lungi dal sospettare che avesse anche una particolare inclinazione verso il ballo.
  • Non avete proferito parola… - sussurrò lei fissando la maschera che ne celava il volto.
  • Patricia, sei splendida. La tua bellezza non ha eguali e l’orchidea che hai tra i capelli è poca cosa in confronto al tuo volto. Lontano, nelle terre d’oriente, ho talvolta pensato a te e oggi che sei tra le mie braccia, vorrei solo poterti stringere e portar via dagli sguardi indiscreti. Desidererei parlarti delle luci che illuminano le notti tropicali, laggiù dove i canti notturni fluttuano tra i profumi delle spezie.– pensò non distogliendo gli occhi dall’oggetto della sua mente.
  • State bene Lord Priceton? – chiese di rimando alla mancata risposta, pervasa da una leggera inquietudine – che io sappia, non siete solito tacere e i vostri eloqui sono risaputi, sebbene me ne sia sempre astenuta in precedenza. – continuò invitando il cavaliere alla risposta.
  • Patricia… - sussurrò, in tono quasi impercettibile.
 
Un brivido, rapido, gelido, le percorse la schiena.
Aveva già udito quel suono, quasi come lo spiffero di un vento che beffardo penetra da una feritoia. L’eco profonda aveva già risuonato nella sua testa e non certo per chiacchiere o dicerie.
Un lieve rossore dipinse le gote e un lampo di calore fluttuò sotto pelle.
  • Voi… - soffiò quasi lei, allorquando vide il cavaliere inchinarsi alla dama, quasi al termine della danza. Il cuore le era balzato in gola impedendole di emettere qualsiasi suono. Un nodo serrato le impediva di aggiungere altro a quel breve interloquire.
Lui la guardò ancora e le prese la mano in gesto di voler continuare la danza.
Negli occhi, non celati dalla maschera, lei scorse la profondità dell’onice, così scura e abissina da sentirsene avvolta.
  • Voi…non siete… – esclamò, quasi in un rantolo, tra lo stupore e l’imbarazzo.
  • Mi perderei ogni istante nei tuoi occhi, abbandonandomi come l’Amore tra le braccia di un fiume…- rispose di getto il cavaliere.
 
Quella frase si insinuò nel petto come una freccia scagliata da un arco: improvvisa, repentina, la avvertì in tutto il suo calore, così bruciante da farla avvampare.
In quel momento, udì solo il battito del cuore. Intorno a lei, i violini non suonavano più, i ticchettii delle scarpe con calpestavano il marmo, i calici non emettevano tintinnii ai brindisi goliardici.
Il frastuono era tale che temette lui potesse udire. La conduceva nella danza con la maestria, senza lasciare che alcuno potesse avvertire il turbamento della sua dama.
  • Oliver… - biascicò.
Sul volto di lui si dipinse un lieve ed amabile sorriso, lo stesso che lei aveva già veduto in altre occasioni e che l’aveva piacevolmente conquistata.
  • Patricia, io…
  • Che scherzo è mai questo? – chiese lei impetuosa riacquistando il suo fervore dopo l’attimo di sbandamento.
Lui accusò violento il tono di voce con cui lei parlò.
  • Dovremmo parlare. – disse lui con tono quieto, facendola volteggiare per la conclusione del ballo.
  • Merito una spiegazione, questo è certo! – rispose fervida.
  • Allontaniamoci. – le disse tenendole ancora la mano e conducendola con grazia sotto una navata laterale, distanti da occhi indiscreti.
Gli invitati non si accorsero di come l’affascinante coppia si era eclissata in un salottino al margine della navata.
Patricia incalzò all’interno del confortevole ambiente, le cui pareti erano rivestite di seta damascata d’un tenue verde salvia.
Gli appliques murali con abat-jours in seta, d’un discreto color lino, erano riccamente rifiniti da cordoncini d’una sfumatura verde intensa. Le luci flebili illuminavano l’ambiente in un’atmosfera intima e soffusa.
Una porta finestra troneggiava sulla parete principale, artisticamente celata da tendaggi di seta che ricordavano le verdi lande mediterranee.
Sulle pareti laterali, spiccavano quadri di paesaggi inglesi abilmente dipinti dalla sapiente maestria di un nobile artista.
  • Allora? – incalzò lei abbandonando la mano di Oliver quasi con impeto, e appoggiandosi leggermente ad un sofà. – Perché questa buffonata? Che succede? Dov’è Benjamin Priceton? E’ una delle sue trovate? – indagò con trasporto abbassandosi la maschera.
  • Patricia, mi dispiace per questo inconveniente ma naturalmente posso spiegarti. –
  • Oliver Huttinton! – esclamò lei con interessato trasporto dipinto in volto. Lo sguardo della giovane dama era cupo e furente. I suoi occhi, corrugati in una smorfia di disappunto, denotavano quanto fosse disanimata dalla celia ai suoi danni.
  • Patricia, è vero, è stato mio cugino Benjamin a chiedermi di prender parte in sua veste, ma… –
  • E non è venuto in mente a nessuno dei due che questa buffonata coprirà di ridicolo me e la mia famiglia? Lord Priceton mi ha chiesta in sposa per suo figlio, e il suo prodigo discendente che fa? Nulla, o meglio tanto, considerato che si fa celia della mia persona. Questo ballo è stato organizzato in occasione della proposta di matrimonio e invece non è altri che una farsa. Sarà stato anche quel damerino di Benjamin Priceton ad orchestrare il tutto, ma io, al mio cospetto, vedo Oliver Huttinton, consapevole e complice di questa pantomima. Non posso che dissociarmi da tutto questo Oliver e sono sinceramente costernata e provata dall’atteggiamento assunto nei miei confronti. –
  • Patricia…- riprese lui chinando lo sguardo. Si era tolto la maschera affinché potesse sostenere la vista della dama senza alcun timore. – Mi faccio altresì ambasciatore della missiva di mio cugino che non convolerà a nozze perché il suo cuore è già oltre. – le disse guardandola.
  • Finalmente una buona notizia. Almeno non dovrò sottomettermi alla sua presunzione. – rispose lei sostenendo quegli occhi neri in cui sembrava ardere il carbone.
  • Oliver, non mi guardare così, perché le mie difese stanno vacillando e non so per quanto altro potrò sostenere un atteggiamento iracondo, senza prima crollare tra le tue braccia. Cosa dicono i tuoi occhi con tale veemenza?– pensò lei, oramai pregna del profumo di lui.
  • Patricia, non è mia indole essere fuori luogo, tantomeno in circostanze particolari come queste, ma credimi, il tutto è stato fatto in buona fede. Benjamin non desidera sposare una donna che non ama, e certamente, tali parole proferite da lui possono sembrare inverosimili, ma quando gli ho parlato, lui era sincero e preso con grande trasporto da un’altra dama. –
  • Sono contenta per lui! – rispose quasi indispettita dall’esser stata messa da parte ad appannaggio di un’altra donna. Si drizzò e continuò a rimirare Oliver con sguardo bruciante.
  • Patricia, - riprese il cavaliere con tono più dolce e affabile, palesando imbarazzo e timidezza sul volto, - se mi sono permesso di avvallare mio cugino in questa follia, è unicamente perché ritengo che la sua scelta sia la più giusta nei tuoi confronti. –
  • Oliver Huttinton, come sai quale possa essere o meno la scelta più consona per la mia persona? – gli domandò in tono di sfida verso colui che evidentemente aveva un notevole ascendente su di lei.
Lui sorrise e si passò una mano tra i folti capelli scuri.
  • E’ giusto! Io non posso sapere cosa sia giusto o meno per qualcuno, ma essere artefice solo del mio cammino. Patricia, se uso un tono così confidenziale, senza aver prima chiesto il permesso, è unicamente perché spinto da un sentimento sincero di profonda stima nei tuoi confronti e verso la tua famiglia. - aggiunse cercando di attenuare l’accento di una conversazione poco rilassata.
Lei si allontanò di qualche passo, voltandosi leggermente. Lui poteva scorgerne il profilo perfetto, la pelle cerea illuminata dalla fioca luce. La sua figura sembrava essere la perfetta immagine riprodotta su una tela da un nobile e sapiente artista.
La chioma scura riluceva di fili cremisi, in una perfetta sintonia con l’orchidea e i nastri dell’elegante abito.
  • Credimi! –
  • Ti fai celia di me, Oliver Huttinton! – esclamò risentita guardandolo dritta negli occhi.
Lui avvertì quello sguardo sferzante, evidentemente sdegnato dal gioco ordito alle sue spalle.
  • Ti chiedo scusa per quanto è accaduto, ma se non avessi accondisceso, se avessi convinto Benjamin a prender parte al ballo in veste ufficiale, allora forse, il fidanzamento prima e il matrimonio dopo, avrebbero avuto il loro corso. –
  • Ebbene? Non era forse così deciso? – incalzò lei stringendo le dita in pugni serrati.
  • Non da te. Non era quello che avresti voluto…- le rispose rimirandola con tenerezza e affetto.
  • Oliver Huttinton! Non mi guardare così. Non devi. Il nostro destino è tessuto dalle nostre famiglie. Io sposerò Benjamin Priceton e tu un’altra nobile dama, forse, come qualcuno sussurra, Amily Sullivan, così tanto amata da mio fratello Julian. Dio solo sa se il mio istinto non voglia adesso che tu prenda il mio corpo in un intenso abbraccio, respirandone il profumo e lasciando che possa fluttuare tra i tuoi più reconditi pensieri.
Dalla navata giungeva la musica intonata dagli archi, artisticamente orchestrata per l’evento. Il brusio di sottofondo si accompagnava ai tacchi e ai cristalli.
Il cavaliere le si avvicinò a piccoli passi per non intimorirla. Con il capo chino dinanzi a lei, le prese le mani tra le sue, avvertendo un leggero tremolio, dettato dall’incertezza e dall’imbarazzo del momento.
  • …se non guardassi già da tempo oltre, probabilmente tu non mi avresti visto, perché io, non mi sarei lasciato vedere, e tu, di conseguenza…- mormorò guardandola con ardore.
Percorsa da un interminabile brivido, Patricia sentì tutte le sue difese venir meno, e la sua sicurezza, vacillare tra le ardite parole del giovane duca.
Inconsapevole, sorpresa dallo slancio, dalla passione, dal trasporto di quelle parole, continuava a tacere senza smettere di rimirarlo.
Gli occhi ardenti di lui si posarono sulle labbra scarlatte, così vellutate da far invidia ad una splendida rosa.
Strinse ancor più le sue mani, quasi a volerle trasmettere il battito che udiva dal suo petto, così irrefrenabile da avvertirne l’eco.
Erano così vicini che poteva captare il dolce profumo della sua candida pelle, così perfetta da sembrare di marmo.
Le linee dell’ovale scendevano lungo il collo, arcuandosi sulle morbide spalle e discendendo in una generosa scollatura che evidenziava tutta la sua femminilità.
In quell’istante, Oliver avvertì il desiderio compulsivo di vietare che altra mano potesse sfiorare quel corpo immacolato e che solo a lui fosse data l’opportunità di amarlo in tutta la sua magnificenza.
  • Patricia! – esclamò la voce irrompendo nel silenzio.
La porta si era aperta del tutto e Julian scorse l’immagine della sorella completamente assorta dello sguardo di Oliver Huttinton.
  • Patricia… - disse con voce bassa, imbarazzato per aver assistito ad un attimo di tale intimità.
  • Julian…- rispose lei guardandolo, quasi rintronata dal profumo della passione.
  • Ti stavo cercando. Devi venire con me. – rispose reclinando lo sguardo.
La giovane contessa rimirò il cavaliere sciogliendosi dalla presa e volgendo in basso gli occhi.
Poi li levò per guardare il fratello, incedendo verso di lui.
Si fermò un istante.
La musica, il brusio delle voci, il ticchettio delle scarpe, il tintinnio dei calici.
Un silenzio tombale sembrava esser disceso sul ricevimento.
 
 
 
…potrei dilungarmi e spiegarVi le motivazioni di un così lungo silenzio…semplicemente, la vita dà e prende, inconsapevolmente, o magari, con estrema cognizione…nella solitudine, nella malinconia, nella sofferenza, la vita ti cambia e ti allontana da luoghi e persone, lasciando vuoti indefiniti.
 
Non posso palesare o promettere un ritorno certo, ma cercherò di scrivere sulla scia di un’improvvisa ispirazione, nei pochissimi ritagli di tempo rubati ad una pausa.
Grazie a coloro che mi conoscono, a coloro che si sono avvicinati da poco ai miei testi, a chi vorrà conoscermi…
A.
 
p.s. Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno lasciato recensioni ai miei scritti, in questi mesi, anni di assenza. Perdonatemi se non ho risposto ma solo recentemente, ho scelto di accedere nuovamente all’account…e rispolverare Scandros…Grazie ancora a tutti e perdonatemi se non ho risposto singolarmente per ringraziarVi.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: scandros