Capitolo
2
Come tutti i
giorni Sophie era all’università. Era italiana,
viveva nel sud d’Italia ma
questo non era mai stato un problema per lei. Amava il suo piccolo
paesino
anche se a dirla tutta, le sarebbe piaciuto viaggiare. Nei suoi 20 anni
non
aveva messo piede fuori dall’Italia ma questo non le impediva
di essere felice.
Perché lei era felice! Si accontentava: studiava e nulla
più. Non aveva un
ragazzo,ma solo gli amici e la sua famiglia.
Stava
partecipando alla lezione di genetica biomolecolare del professor
Macino. Era
uno degli insegnanti più severi dentro
quell’istituto, ma Sophie ne era
contenta per certi aspetti quel professore somigliava proprio alla sua
professoressa di biologia del liceo: forte, con il polso fermo ma con
tanta
passione per il suo lavoro e per ciò che insegnava. Era
appena Aprile, le
vacanze di Pasqua erano appena passate, ma Sophie era ancora stanca e
stressata
avrebbe voluto riposarsi e l’avrebbe fatto. Infatti tra poco
più di una
settimana la sua migliore amica si sarebbe sposata e lei sarebbe dovuta
partire
per New York. L’idea l’allettava e la rincuorava.
Sarebbe uscita dall’Italia,
avrebbe viaggiato e si sarebbe presa una meritata vacanza.
L’ora
del
professor Macino finì e così Sophie prese i suoi
libri e si diresse fuori
dall’università, quella sera sarebbe tornata a
casa e sinceramente non vedeva
l’ora. Si diresse alla fermata del bus pensando
all’imminente viaggio che
avrebbe dovuto affrontare per partecipare al matrimonio della sua
migliore
amica. Oltre tutto per Jules, Sophie avrebbe fatto di tutto
perché Jules se lo
meritava. Si erano conosciute alla scuola dell’infanzia, ma
non erano state
subito amiche, infatti Jules spesso la prendeva in giro ricordando a
Sophie
quanto fosse fastidiosa all’età di tre anni. Poi
però avevano imparato a
conoscersi , a volersi bene a supportarsi e a sopportarsi e da
lì era nata una
forte amicizia, una sorta di amore fraterno.
Sophie aveva
sempre ammirato Jules per la sua tenacia, per la sua forza. Jules si
faceva
vedere forte gli occhi degli altri ma infondo anche lei era debole.
Sophie
l’aveva vista piangere circa 2 volte in tutta la sua vita, ma
questo non voleva
dire che Jules non soffrisse. Jules riusciva sempre ad affrontare le
difficoltà
con il sorriso e con fermezza al contrario di Sophie, che di fronte
alle
difficoltà non sapeva fare altro che piangere. Infondo
Sophie e Jules erano
diverse in questo ma il motivo della loro amicizia, il motivo
dell’amore che li
legava era il fatto che Jules consolava Sophie le asciugava le lacrime
e
trovava una soluzione per lei, mentre Sophie consigliava Jules e nel
frattempo
non aveva però consigli per se stessa. Sophie ammirava la
sua migliore amica
perché era riuscita ad affrontare da sola la separazione dei
suoi, non l’aveva
mai detto a nessuno, non si era mai lamentata e non si era mai
presentata agli
altri come una vittima. Jules era diventata una donna forte,
intraprendente e
ambiziosa. Non per niente si era trasferita a New York per
intraprendere gli
studi di intern design. Era sempre stato il suo sogno fare
l’architetto d’interni
e così era partita: giovane, inesperta, ancora bambina,
ancora con la sua
risata da psicopatica, ma comunque forte senza paura di niente e di
nessuno.
Sembrava che ormai niente le facesse paura e a volte Sophie si sentiva
a
disagio. Jules sembrava una donna affermata e matura mentre Sophie era
e si
sentiva ancora una ragazzina che teme il buio e i temporali. Mentre
pensava a
tutto questo le ritornavano in mente le immagine di loro due al liceo,
al mare
ai compleanni, ma soprattutto ricordava il loro diciottesimo
compleanno. Erano
due anni che non si vedevano e ora Jules si stava per sposare, Sophie
non ci
credeva. Erano cresciute così tanto, e Sophie non riusciva
ancora a realizzare
che la sua migliore amica, la sua Jules stava per unire
all’unico ragazzo che
non l’aveva fatta soffrire. Sophie, ricordava bene quando
Jules mesi prima
l’aveva chiamata dicendole: Sophie, siediti ti devo dire una
cosa!
Sophie non
era stupida e sinceramente dal tono serio dell’amica pensava
che Jules le
dicesse di essere incinta.
“Sophie,
Douglas mi chiesto di sposarlo!” disse Jules eccitata
Sophie era
rimasta di stucco, non ci credeva. Pensava che sarebbe trascorso ancora
molto
tempo prima che una delle due facesse quel passo e invece Douglas
voleva
sposarla e naturalmente lei aveva accettato. Sophie pregava solo che
fosse un
ragazzo serio e che avesse intenzione di non far soffrire Jules,
perché lei
proprio non lo meritava. Douglas Booth era americano. Lui e Jules si
erano
conosciuti poco prima che lei iniziasse gli studi a New York, stavano
insieme
da circa 2 anni e a detta di Jules era “il miglior ragazzo
del mondo”. Sembrava
fatto con lo stampo era proprio come lo voleva lei: alto, moro, la
pelle
candida e gli occhi verdi. Sophie si chiedeva se ci fosse un ragazzo al
mondo
come lo voleva lei.
Proprio
mentre pensava a questo il bus arrivò. Sophie
scacciò i pensieri dalla sua
testa e si sedette in un posto che non era occupato ricordando che le
uniche
volte che aveva preso il bus era per andare al liceo. Le mancava avere
15 anni,
le mancavano le amiche. L’autobus partì e durante
il viaggio verso casa Sophie
ricevette un messaggio.
“Jules”. Era la sua amica a
scriverle. Sophie aprì il
messaggio e ciò che vide l’affascinò.
Era un mms Jules le aveva mandato una
foto mentre indossava il suo abito da sposa e le aveva scritto:
“L’ho
comprato proprio ora, spero ti piaccia. Avrei voluto che fossi qui con
me.”
Era per questo
che Sophie l’adora e non vedeva l’ora di vederla.
Finalmente voleva vedere
Jules felice, serena e amata.