Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |       
Autore: Nidham    07/02/2013    4 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Oghren ha ragione.”

“Grazie, vostra maestosa altezza” sogghignò il nano, levando la coppa, come in un brindisi muto, e facendo schizzare fuori buona parte del vino. “I nani hanno sempre ragione!”

Alistair strinse le labbra, per frenare una risposta mordace, ma fu Zevran a impedirgli di parlare, precedendolo.

“Vogliate perdonare la mia scortesia e il mio sarcasmo. Solo ora, davanti ad una così alta espressione di saggezza nanica, mi accorgo di quanto il mio commento fosse fuori luogo.”

“Non c'è bisogno di...” la voce di Wynne si frenò, non appena i suoi occhi incontrarono quelli vuoti e spenti dell'elfo. Benché fosse certa di trovarsi davanti al guerriero che per tanti giorni aveva combattuto al suo fianco, non era capace di riconoscerlo. Il suo volto non era mutato, se non per farsi più scarno; il suo corpo pareva ancora forte e scattante, sebbene palesemente affaticato, ma gli occhi, quelli non avevano più niente di conosciuto. Li aveva visti derisori e indifferenti, quando, fallito l'attentato per cui era stato assoldato, si aspettava di venire ucciso o consegnato alla giustizia; li aveva visti freddi e determinati, durante la lotta; li aveva visti cupi e dolci, ogni volta che si posavano su Eilin, ma mai li aveva visti così sperduti e assenti, lo specchio di un'anima tormentata, cui niente rimaneva per vivere.

“Sono felice che abbiate accettato di venire a trovarci” cambiò frase e espressione, in un lampo, facendogli segno di sedersi vicino a lei. “Temevamo quasi che aveste lasciato Denerim.”

Zevran non si mosse, né si degnò di rispondere.

“Sapeva che ti saresti costruito una nuova vita, Alistair. Non devi temere di offendere la sua memoria” non c'era ironia, adesso, nelle sue parole, solo disillusa consapevolezza. “Immaginava un figlio che fosse solo tuo, già la notte in cui ha accettato di sposarti.”

Il giovane sovrano si passò la mano tremante sul volto e tra i capelli, quasi a scacciare un pensiero più doloroso dei sensi di colpa.

“Lo sapevi anche tu, anche se forse non volevi... non vuoi ammetterlo. Perché Eilin non ti avrebbe mai lasciato morire e nemmeno tu puoi essere stato tanto stupido da immaginare il contrario.”

“Io speravo che sapesse scegliere meglio di me” Alistair non sollevò gli occhi sul compagno, né osò affrontare il suo riflesso nel niente che, era certo, avrebbe visto su quel volto. “Speravo di rimediare a un errore che non era rimediabile, né perdonabile. Speravo che mi odiasse almeno per una piccola parte di quanto meritavo.”

“E speravi che permettesse ad un altro di affrontare ciò che ella stessa non sapeva costringersi a fronteggiare? A te, soprattutto?”

“Sì! Lo speravo. Ho sperato di farlo contro la sua volontà, se necessario. Perché l'amavo e...”

“Perché hai paura di essere re, senza di lei.”

Il sospiro del Custode si diffuse nel silenzio della stanza.

Nessuno sembrava possedere abbastanza coraggio da disperdere quell'oscurità, nemmeno Oghren, che rimaneva cupo e chino, a osservare la punta delle sue trecce immergersi nel liquore e uscirne coperte da invitanti goccioline dal colore sanguigno.

“Perché hai paura di essere vivo, senza di lei...” mormorò il Corvo, stringendo i pugni, fino a conficcarsi le unghie nella carne, pur di non ammettere di aver dato voce alla sua stessa agonia. “Comunque, l'ha resa felice il fatto che tu, almeno, avessi pensato di prendere il suo posto” si trovò, allora, a sussurrare quasi contro la propria volontà, disprezzandosi per quell'impulso insensato di consolare colui che aveva giurato di odiare fino all'ultimo dei suoi respiri.

Alistair scosse la testa.

“Ma anche questo eri tu a saperlo, non io. Sarebbe stato meglio se me l'avessi portata via, quando ne hai avuto la possibilità!”

“Che vai farneticando? Eilin non...”

“Ti ha amato. Come amava me, o forse di più.”

Con una rabbia che spaventò persino lui stesso, Zevran si trovò a divorare la distanza che lo separava dal compagno con un unico balzo, frenandosi solo all'ultimo momento dallo sbatterlo, con violenza, contro la parete.

“Ha sempre pensato che fossi tu l'altra metà del suo cuore! Smettila di farneticare e non usare questi trucchetti per metterti in pace la coscienza.”

Contro ogni previsione, tra lo stupore generale, il re rise, graffiandosi la gola con quel suono che ormai gli era sconosciuto, piegandosi su stesso, quasi i muscoli della sua schiena non lo sorreggessero più, artigliando i braccioli della poltrona fino a farsi sanguinare le dita.

“Ti assicuro, mio giovane assassino, che da quando quelle maledette parole da verginella oltraggiata hanno lasciato le mie labbra, ormai troppo tempo fa, niente che possa, o possano, raccontarmi può più farmi sentire... in pace” sentenziò, quando l'accesso di risa si spense, repentinamente quanto era esploso. “Ma ho imparato, ormai, a non nascondermi dalla verità. Io ero, di certo, la metà del suo cuore, ma tu eri la metà della sua anima. E se tu fossi stato con lei, adesso non dovremmo affrontare questa insensata e futile conversazione.”

Fece per alzarsi, ma la mano di Zevran lo trattenne, con presa decisa, ma stranamente delicata.

“Ti chiedo perdono” le parole stupirono tutti, anche chi le aveva pronunciate. “Non ero venuto fin qui per litigare o aprire vecchie ferite. Sappiamo farci del male benissimo da soli. Ho perso la testa e non è da me.”

“Non devi scusarti. Non ti si addice e non serve a niente.”

“Credo sia meglio tolga il distur...”

“L'ho trascinato qui perché il ragazzo, da un po' di tempo, ha perso la testa ed è convinto di essere diventato una specie di sciamano o di mago, capace di parlare coi morti” ruttò il nano, riscuotendosi, prima che l'atmosfera si guastasse di nuovo e, soprattutto, prima che tutta la fatica persa quella notte diventasse vana e l'elfo diventasse nuovamente uccel di bosco. “Mettiti a sedere, elfetta” lo rimproverò. “E non pensare neanche per un secondo di andartene a disturbare qualcun altro. Noi siamo tuoi amici e siamo disposti a sopportarti per un altro po', ma solo se la smetti di comportarti da totale idiota. Fai il bravo e racconta anche agli altri quello che dici di vedere, di notte. Probabilmente sono solo sogni portati dall'alcol, ma se c'è qualcuno in grado di dirlo siete proprio voi, Wynne. L'avremmo spiegato prima, se i galli non si fossero messi a razzolare nel pollaio, alzando la cresta.” Lo sguardo di disapprovazione che riuscì a lanciare verso entrambi fu una tale combinazione di severità e stramberia, che nessuno dei due seppe decidere se arrossire o ribellarsi a quel, pur meritato, rimprovero.

 

E si va avanti con questa storia ^_^ Prometto che, nel prossimo capitolo, verrà fuori la verità su questi famigerati sogni. La sto tirando per le lunghe, lo ammetto, e sto diventando noiosa. Chiedo venia... ^_^

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Nidham