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Autore: Just a dreamer_    08/02/2013    2 recensioni
'Take me home e 'Up all night'. I due cd che ci hanno fatto sognare. E se i loro testi si tramutassero in una storia? Ho deciso di scrivere questa fan fiction basata sulle loro canzoni, per cui una canzone equivale a un capitolo. L'idea mi è sembrata molto buona, sta a voi darmi un parere recensendo :)
Enjoy!
P.s. SI PREGA DI NON COPIARE
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LIVE WHILE WE’RE YOUNG


Erano passati cinque giorni da quel falò, ed era stato un tale successo che ne avevamo programmato un altro, che si sarebbe tenuto quella sera. Ci eravamo anche organizzati meglio, con tanto di radio, tende, torce, cibo e bevande. Ero elettrizzata all’idea di ritornare sulla spiaggia a fare i cretini. O forse ero solo contenta di rivederlo. In quei giorni avevo pensato spesso a lui. Mi sentivo come una bambina alla sua prima cotta, il che era parecchio stupido, la mia prima cotta era passata da un pezzo. Ero abbastanza convinta che nel giro di poco tempo mi sarebbe passata, in fondo Harry mi piaceva, era normale che ci pensassi, come mi potevano piacere Daniel o Jionny. O forse di più? Non ne ero sicura, ma probabilmente lui si era già dimenticato di me.
«Evie, muoviti o facciamo tardi!» gridò Coline, che si era appostata sotto casa da un quarto d’ora, aspettando che finissi di prepararmi. Perché, come al solito, ero in ritardo. «Harry si starà chiedendo dove sei finita, non farlo aspettare!». Risi. Coline non si smentiva mai.
Aprii la porta e raggiunsi la mia migliore amica.
«Era ora! Dai andiamo che il tuo bel principe dai ricci biondi e gli occhi azzurri ti aspetta per darti il bacio della buonanotte».
«Harry non ha i ricci biondi e gli occhi azzurri».
Lei fece spallucce: «Si beh, era per rendere l’idea».


Ehy girl I’m waiting on ya, I’m waiting on ya
C’mon and let me sneak you out
And have a celebration, a celebration
The music up the windows down

HARRY
Eccola li, che ci raggiungeva con la sua amica, Coline mi sembrava si chiamasse. Indossava dei leggins neri, una felpa e un paio di infradito. Non la guardai a lungo per non fare la figura del maniaco, giusto il tempo di salutarla e vedere che si sedeva vicino a Ellen e Tessy, che stranamente non era avvinghiata a Tommy.
«Allora ragazzi, che si fa? Storie dell’orrore?» propose Daniel, che non vedeva l’ora di spaventare le ragazze, ma quest’ultime gli lanciarono un’occhiata torva. Ripensai a come Evie mi aveva buttato per terra facendo un salto e sorrisi inconsciamente. In effetti, non sarebbe stato male stringerla con la scusa di consolarla.
«Che ne dite invece se accendiamo la radio con un po’ di musica?» propose Jionny. Furono tutti d’accordo e si misero a ballare a ritmo di una canzone di cui conoscevo giusto il ritmo. Evie, Coline e Amie preferirono prendere in giro Fred e le sue buffe mosse. Non ballava male in fondo, gli serviva solo un po’ di contegno in più.
Non aspettai un secondo di più e mi avvicinai a lei, che alzò la testa guardandomi dal basso, arrossendo leggermente. Allungai la mano: «Vuoi ballare?». Avrei potuto credere che fosse morta, immobile com’era, non riuscivo nemmeno a capire se respirasse ancora, se solo Coline non le avesse dato una leggera spinta. Sbattè gli occhi un paio di volte e prese la mia mano. Vidi di sfuggita Amie che le faceva l’occhiolino.
La timidezza di Evie sparì pian piano e si lasciò andare. Ballava molto bene, al contrario di me che passavo più il tempo a fare una mossa giusta che altro. La osservavo muoversi con naturalezza, muovendo i fianchi, le braccia e scuotendo i capelli che ogni tanto le coprivano il viso e non mi permettevano di vedere il suo sorriso insicuro che le si formava quando i suoi occhi chiari incontravano i miei.
Ogni tanto ci scambiavamo il partner. Era divertente ballare con le altre ragazze, specialmente una che non conoscevo, alta e mora, che evidentemente era portata per il ballo ravvicinato co i ragazzi; diciamo pure che aveva una preferenza nello strusciarsi addosso agli altri.
Com’era prevedibile, Tessy e Tommy, dopo lunghi minuti di effusioni in pubblico, si appartarono poco lontano.
Cercai Evie e non mi ci volle molto per trovarla: stava ballando con Daniel, ma non sembrava molto interessata, al contrario di lui, che non le staccava ne gli occhi, ne le mani di dosso.
Vederla lì con un altro mi diede un leggero senso di fastidio e lentamente realizzai che volevo essere al posto di Daniel, ma non sapevo se per lei era la stessa cosa. Anche se non aveva l’aria di chi si stava divertendo, non voleva necessariamente dire che stesse pensando a me. Forse era meglio lasciar perdere.

Ehy girl it’s now or never, it’s now or never,
Don’t over think just let it go
And if we get together, yeah get together
Don’t let the pictures leave your phone

Era passato qualche minute, la canzone era cambiata, ma loro due stavano ancora ballando insieme. Continuavo a guardarli di sfuggita mentre mi muovevo distrattamente con Ellen. Mi sentivo uno stupido e molto probabilmente dovevo anche sembrarlo. Ogni volta che li vedevo più vicini, anche se di poco, la voglia di allontanarli diventava sempre più forte.
«Va da lei» mi disse all’improvviso Ellen nell’orecchio per farsi sentire bene. Mi mise le braccia al collo, ma non era intenzionata a baciarmi. «Va da lei!» ripetè: «è tutto il tempo che te la stai mangiando con gli occhi» continuò ridendo. Possibile che fosse così evidente?
«Ma è con Daniel».
«E si vede che si sta divertendo da morire, no?». Non aveva tutti i torti. «Senti, anche lei ti guarda da tutta la sera, possibile che siate così ciechi? O forse non lo volete ammettere e basta».
«Ma lei mi piace!» ribattei, senza sapere bene in cosa stava andando a parare.
«E allora si può sapere che stai aspettando? Lei non ha il coraggio di mandare via Daniel».
«Non voglio farlo io» ammisi un po’ imbarazzato. Non avevo intenzione di farmi odiare da lui per avergli portato via la compagna di ballo.
Ellen alzò gli occhi al cielo: «Mio Dio, sembrate due bambini! Vorrà dire che ti darò una mano». Si staccò da me e, prima di attuare il suo piano mi diede un veloce bacio a stampo: «Adesso siamo pari. Io te lo levo di torno, poi ti arrangi». Mi fece l’occhiolino e se ne andò. Rimasi fermo giusto il tempo di assimilare cos’era appena successo.
Vidi Ellen prendere Daniel per un braccio chiedendogli di ballare e lui non resistette ai suoi occhi dolci e al modo visibile con cui ci stava provando. Avrei dovuto ringraziarla poi. Anche se avevo i miei dubbi sul fatto che le dispiacesse stare per un po’ con un ragazzo come lui, che non si faceva problemi a toccare.
Così Evie si ritrovò sola. Mi avvicinai a lei alla svelta, prima che se ne andasse. «Ti va di ballare?» le chiesi.
«Certo». Ok, ero decisamente negato come ballerino, ma non era quello che volevo fare.
Notai che, poco alla volta, ci eravamo avvicinati l’uno all’altro, fin quasi a sfiorarci. Che fare? Aspettai che parlasse o almeno che facesse qualcosa, ma niente. Così mi decisi.

Yeah we’ll be doing what we do
Let’s pretending that we’re cool and we know it too
Yeah we’ll keep doing what we od
Just pretending that we’re cool so tonight

Le circondai i fianchi con le braccia lentamente, in modo da lasciarle il tempo di indietreggiare nel caso non volesse, ma non si mosse ne protestò. Dopo il via libera silenzioso, mi abbassai di qualche centimetro e senza esitare posai le mie labbra sulle sue. Non tardò a ricambiare il bacio, ad approfondirlo. Sentii le sue braccia posarsi sulle mie spalle e le sue mani intrecciarsi nel miei capelli. Non ballavamo più, eravamo immobili in mezzo agli altri, che fortunatamente non facevano caso a noi. Evie fece combaciare i nostri corpi, alzandosi sulla punta dei piedi e mi baciò con più passione. E sembrò che il tempo si fosse fermato. Le sue labbra sapevano di… more. Si, di more. Quel gusto mi pervase la bocca. La stringevo a me, ma non mi bastava.
«La tenda è pronta se volete!» urlò Jionny, facendoci staccare di colpo.
Mi sentivo quasi intontito. Sulle mie labbra avevo ancora il suo sapore e non volevo di certo privarmene così presto. I nostri sguardi si incrociarono, un po’ preoccupati, un po’ intimiditi, un po’ indecisi. Ci conoscevamo si e no da due giorni e non ero quel genere di ragazzo che andava in fondo alle questioni così velocemente. E nei suoi occhi leggevo i miei stessi pensieri. Cos’avrebbe pensato di me se fosse successo quello a cui stavo pensando? Che ero un donnaiolo, niente di più. E non volevo questo. O si? e se lei volesse solo quello? Da come si era attaccata a me dopo che l’avevo baciata mi era sembrato di capire che si aspettava dell’altro e le sarei sembrato un vigliacco che mi fossi tirato indietro. Ma ero sicuro che fosse il tipo di ragazza da storia seria, non una che va con il primo che capitava. E io non volevo di certo essere ‘il primo che capitava’. No, era troppo presto.
La presi per mano e andai verso la tenda. La sua mano lasciò la mia e si irrigidì, fermandosi: «Harry, io…».
«Tranquilla, non voglio fare niente. Solo chiacchierare, ti va?» le dissi sorridendo.
Sospirò rilassata: «Certo che mi va».
 
EVIE
Entrammo nel piccolo spazio coperto e si sedette, facendomi segno di sistemarmi accanto a lui. Osservavo gli altri che non si erano ancora fermati e non avevano intenzione di farlo. Conoscendoli, sarebbero andati avanti ancora per un bel po’, il che significava che io e Harry avevamo parecchio tempo a disposizione. Ma non mi preoccupavo, sentivo che di lui potevo fidarmi. Di sicuro non lo conoscevo così bene da poter dire che il suo scopo della serata fosse diverso, ma almeno non mi aveva scaricata sulla spiaggia in cerca di una ragazza più facile. E il fatto che mi avesse portato nella tenda solo per parlare, significava molto per me. Non che pensassi fosse ‘il principe azzurro’ o il ragazzo perfetto, ma mi piaceva e anche tanto.
«Di cosa vuoi parlare?» mi chiese.
«Di quello che vuoi».
Ci penso su per qualche secondo, poi disse: «Qual è stata la tua prima impressione su di me?». Bella domanda. Ripensai a cinque giorni fa, a come lo notai tra i ragazzi, classificandolo come ‘il nuovo arrivato’, a come mi incuriosì, a come legai subito con lui dopo esserci presentati…
«Direi positiva». Non volevo dire tutto quello che mi passava per la testa, sarei sembrata una fissata o qualcosa del genere.
«In che senso?» insistette.
Scrollai le spalle: «In senso buono, non so come spiegare». Oh si che lo sapevo. ‘nel senso che mi piaci tu, idiota’.
«Provaci, mi aspettavo i tuoi lunghi discorsi».
«Non ho mica discorsi per qualsiasi cosa».
«E mi vuoi deludere così?» disse sporgendo il labbro inferiore in un’espressione afflitta.
«Mi scusi se non sono alla sua altezza!» replicai fingendomi indignata e voltandomi in modo da dargli la schiena.
Sentii un fruscio dietro di me e poco dopo capii che si era avvicinato. Di lato riuscivo a vedere spuntare i suoi riccioli più lunghi, niente di più. Solo quando la sua testa si appoggiò sulla mia spalla e disse: «Dai, stavo scherzando! Non sarai così permalosa, vero?», capii che era fin troppo vicino. Girai la testa di colpo e mi ritrovai le sue iridi verdi a pochi centimetri di distanza. Sapevo che le guance mi erano andate a fuoco e potevo quasi sentire il mio cuore aumentare i battiti. Per fortuna diedi un’occhiata alla buffa posizione a gattoni che aveva Harry per essere alla mia altezza e il rossore sparì per qualche secondo, per poi tornare ad avvamparmi il volto.
Deglutii e mi decisi a rispondere: «Certo che no. E tu, mai sentito dire la parola ironia?».
Scosse la testa mordendosi il labbro. E in quel preciso istante, realizzai non volevo altro che la sua bocca. Continuavo a guardare prima i suoi occhi, poi le sue labbra, alternavo ogni secondo ed ero sul punto di impazzire se non avesse fatto qualcosa lui.
«In questo momento non ho ben presente cos’hai detto, me lo ripeterai dopo» sussurrò, per poi annullare la distanza.
E fu beato oblio. Mi girai con il busto verso quello di Harry, ancora messo a quattro zampe, così ci ritrovammo finalmente l’uno di fronte all’altra. Sentii una leggera pressione sul fianco e capii che era la sua mano. Voleva che mi sdraiassi e così feci. Affondai le mani nel suoi ricci, dimenticandomi di tutto il resto. Solo io e lui. Con un po’ di fatica si spostò su di me per mettersi a cavalcioni mentre si reggeva con le mani. Poi, lentamente, si sdraiò sopra di me, senza pesarmi. Sentivo il suo corpo contro il mio, le sue mani, una ancora intenta a reggersi e l’altra che scivolava piano piano giù, verso l’orlo della maglietta. Un brivido mi percorse al contatto con la sua pelle.
Sapevo benissimo come sarebbe andata a finire, a meno che non l’avessi fermato. E io, cosa volevo in quel momento?

Let’s go!
Crazy crazy crazy ‘till we see the sun
I know we only met but let’s pretend it’s love
And never never never stop for anyone
Tonight let’s get some
and live while we’re young!

HARRY:
Perchè l’avevo fatto? Avevo deciso, avevamo deciso che era troppo presto. Allora perché l’avevo baciata? Quando si era girata ed ero andato vicino a lei per vedere se si era offesa, non immaginavo che finisse in questo modo la situazione. Non che mi dispiacesse, ma non era così che volevo passare la serata. In quei giorni ero riuscito a convincermi che sarebbe stata una cosa lenta, graduale. In fondo, era solo una vacanza estiva, no? Niente impegni, mi ero detto, solo divertimento, giusto?
Ma dopo quel bacio, in fondo in fondo sapevo che la mia convinzione aveva iniziato a vacillare e si infranse nel momento in cui le chiesi se era permalosa fino a quel punto. E, quanto mi resi conto della situazione in cui mi ero cacciato, non potevo più tornare indietro, non volevo. Ormai ero lì, sopra di lei; mi ero sistemato con lentezza, in modo da darle il tempo di ripensarci, perché io non ne avevo intenzione. Non c’era via di scampo ormai e il limite l’avevo superato da quando avevo fatto scorrere la mia mano sotto la sua maglia e lei si era aggrappata a me con le gambe.
La volevo. Ero deciso, lei consapevole.
Sentivo il suo cuore aumentare i battiti, il calore si fece più intenso e i vestiti sembravano solo d’intralcio…
Era fatta, ora o mai più. un’ultima occhiata al suo viso per rintracciare un qualsiasi dubbio o esitazione. Niente. L’unico problema era…
Qualcosa cadde alla mia destra. Spostai lo sguardo e sorrisi.
«Mi ringrazierete dopo, non fatevi problemi, ho le scorte!» urlò Danny qualche metro fuori dalla tenda. «Ah, tranquilli, non ho visto niente» e se ne andò sogghignando.
Evie ridacchiò, poi tossì leggermente per attirare la mia attenzione: «Allora, eccoci qua…». lanciò un’occhiata alla scatoletta aperta: «Ci avresti mai pensato?».
«Sinceramente no, tu?».
Scosse la testa: «Cosa vuoi fare?» mi domandò mordendosi il labbro.
Un lampo di preoccupazione mi balenò nella mente. E se stavamo sbagliando tutto? Poi, ripensai alle sue parole di qualche giorno prima. ‘…quant’è importante non tirarsi indietro…’.
«Voglio vivere» le risposi.
Lei mi sorrise soddisfatta: «Viviamo finchè siamo giovani, no? Non perdiamoci in esperienze che potremmo rimpiangere per sempre, non dobbiamo farci ostacolare da ness…» non riuscì a finire la frase, perché la zittii con un bacio.
«So di aver detto che mi piace ascoltarti, ma in questo momento non mi sembra la cosa più adatta».
Arrossì violentemente. Per sdrammatizzare presi la scatoletta vicino a noi e la scossi: «Sarebbe un peccato non usarla, non trovi?».
Lei rise di gusto: «Dispiacerebbe anche a me».
 
Quella notte era per noi. non m’importava di niente, al diavolo ai ragazzi la fuori che chissà cosa stavano facendo, al diavolo alle raccomandazioni, al diavolo all’accidente che mi sarei preso il giorno dopo per il freddo, al diavolo quello che la gente avrebbe pensato.
Si è giovani una volta sola, la volta per vivere.

And girl, you and I,
We’re about to make some memories tonight

  
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