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Autore: Viki_chan    09/02/2013    3 recensioni
Ci sono rapporti che non hanno bisogno di un nome per esistere, di regole per resistere, di tempo per crescere.
Lo sa bene Sandra, che è una tosta.
Lo sa bene Kevin, che odia le definizioni.
Lo sa bene Harry e lo sa da un po'.
Hermione lo sa da sempre, solo che forse non lo ricorda.
Seconda Classificata al contest Rabbits on the Run H/Hr indetto da Patronustrip sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'All we need is Harmony'
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A Thousand Miles

VII.




Do you know a love like a bullet in the chest?
(Marching line)



“A ballare?”.
“Sì, a ballare.” ribadì Sandra.
Il raviolo al vapore che aveva tra le bacchette cadde nella zuppa, schizzando ovunque.
“Io ci sto.” rispose Kevin. “E anche Pottah.”.
Harry, con la bocca piena, mugugnò qualcosa di molto simile ad un assenso.
Gli sguardi si voltarono verso di me.
“Io, certo, vengo.” borbottai prendendomi uno dei biscotti della fortuna al centro del
tavolo.
“Aspetta ad aprirlo.” Harry appoggiò la mano sulla mia “Dobbiamo farlo tutti insieme.”.
Kevin annuì vigorosamente.
“Ah, ci sono voluti mesi, ma la trasformazione di Pottah mi sta dando un sacco di
soddisfazioni!”.
“In effetti non l'avevo mai visto mangiare cinese e giapponese.” commentai.
Quando tutti ebbero finito, spezzammo i biscotti.
Kevin imprecò.
“Abbandona questa severità nei tuoi confronti. Ma che cosa vuol dire? Questi fortune tellers
valgono meno di zero.”.
Hai davanti a te una brillante carriera, grazie.” lesse Sandra.
Lascia tutto alle spalle e unisciti alla marcia.” la seguì Harry alzando le spalle.
“Hermione?”.
Lessi e rilessi il mio biglietto.
Conosci un amore simile ad un proiettile nel petto?”.
Kevin scoppiò a ridere, rompendo il suo bigliettino in mille pezzi.
“Guarda che porta sfortuna, New York. Dovresti..”.
“...bruciarlo.” concluse lui la frase. “L'hai detto anche quella volta in quel ristorante a
Shangai.”.
“E avevo ragione, cinque minuti dopo stavi rischiando di romperti una gamba, a Nanjing
Road.”.
Era la prima volta che Kevin e Sandra parlavano del passato.
Vedendo la loro complicità, mi sentivo felice.
La solitudine, che si presentava in me ciclicamente come la notte sul mare, scomparve.
Non c'era una parola degna di descrivere quello che vidi sul volto di Sandra.


Dopo cena, come deciso, uscii per tornare nel mio appartamento.
I ragazzi mi avrebbero raggiunto fuori dal Paiolo Magico un paio di ore più tardi.
Diagon Alley era semi deserta.
I miei passi scricchiolavano sul lastricato ghiacciato.
Il ritmo del mio cuore si fece calmo.
Camminai lentamente, respirando l'aria fredda che mi pungeva il naso e il cuore.
Fui presa dalla malinconia dell'inverno.
Nel cielo, nuvole come cattedrali mi privavano del calore delle stelle, della luna.
Freddo.
Ecco cosa sentii entrando in quelle quattro mura.
Una notte lontana era bastata a raffreddarle.
Mi avvicinai al camino, accesi il fuoco e ci misi vicino i vestiti.
Circa un'ora dopo ero pronta.
Avevo fatto tutto con estrema calma, cercando di risollevare la pesante atmosfera di quella
che doveva essere casa mia.
Chiamai Ron.
Fu una telefonata veloce.
Indolore.
Poi, di nuovo la solitudine.
Uscii di casa troppo presto.
Il cielo era ancora più cupo.
Le luminarie natalizie non riuscivano a scalfirlo.
Una lastra grigia sopraffatta da cumuli e cumuli di nuvole.
Charing Cross Road era piena di giovani babbani.
In mezzo alla folla, dopo circa mezz'ora, riconobbi Harry, Kevin e Sandra.
“Dove si va?”
“Al Koko.” rispose Sandra prendendomi a braccetto.
“Ci materializziamo?”.
“No, stasera non siamo maghi. Siamo ragazzi.”.


Passammo l'intera serata in quel locale.
Il Koko, a Camden, era un locale fumoso e pieno di gente di ogni tipo.
Turisti, punk, giovani dell'alta borghesia in completo elegante.
Ci mischiammo tra la folla e ballammo senza mai fermarci.
Harry, dapprima spaesato, si divertì molto.
“E' fantastico sai? Non essere riconosciuto.” mi urlò avvicinandosi al mio orecchio. “Sono
uno tra tanti, a nessuno importa come mi chiamo.”.
I nostri corpi, spinti dalla massa, sbatterono più volte uno contro l'altro.
Nonostante la sua goffaggine, Harry non si fermò.
Mi fece fare un paio di giravolte, ridemmo molto.
Kevin e Sandra scomparvero per un po', tornando più tardi con quattro cocktail.
“Che cos'è?” chiesi annusandone uno.
Frutta e alcol.
“Il Koko Up and Down.” rispose Sandra. “Prima ti tira su, poi ti stende!”.


Sandra non aveva tutti i torti.
Un paio di Koko Up and Down più tardi, uscimmo dal locale.
Stanchi ma lucidi.
I miei piedi, nonostante portassi scarpe comode, invocarono pietà.
Decidemmo di usare la materializzazione per tornare a casa, spegnendo sul nascere le
proteste di Kevin.
Io e Harry ci buttammo sul suo letto.
Vestiti, con le scarpe.
“Mi fischiano le orecchie da morire.” dissi appoggiandomi un braccio sugli occhi per
coprirmi dalla luce.
Harry rise.
“Non sono mai stato in discoteca, è stato divertente.”.
“Già.”.
Mi voltai sul fianco, verso di lui.
Mi aggrappai alla sua camicia e mi tirai verso di lui.
Lascia tutto alle spalle e unisciti alla marcia, forse il biscotto aveva ragione. Il tuo che
diceva?”.
Conosci un amore simile ad un proiettile nel petto?” ripetei alzando lo sguardo.
Harry mi guardò.
Il suo sorriso si spense solo per un istante.
Ne sentii immediatamente la mancanza.
Mi sollevai con fatica, facendo perno con le braccia.
Osservai i tratti del suo volto.
I capelli spettinati, gli occhi lucidi e stanchi, la cicatrice.
Mi piegai sul suo volto, lo baciai.
Tempo, spazio.
Tutto diventò inutile.
Solo Harry.
In quella tempesta di vita che in pochi giorni mi aveva colpito, quel bacio fu come
un'overture.
Il suono di uno strumento magico.
Il colpo di fucile caricato nella canna, pronto per essere sparato.
Harry non si ribellò alle mie labbra, anzi.
Cercò il mio corpo, mi adagiai su di lui.
Quando, alla fine, le nostre labbra si separarono, mi sdraiai accanto a lui.
Occhi negli occhi.
Quasi senza sbattere le palpebre.
Harry mi prese una mano, la appoggiò sul suo petto.
Una guerra si era scatenata in lui.
, mi dissi, lo conosco.
   
 
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