WALLS
All in all it’s just another brick in the wall.
All in all you’re just another brick in the wall.
WOODEN WALLS
La parete di legno si conficca nella tua schiena con una tale brutalità da farti gemere di dolore.
Come male ti fa George mentre si avventa su di te, ti morde le labbra e ti ruba l’ultimo briciolo d’innocenza che ti era rimasto.
L’estate dopo la Guerra è un periodo della tua vita che preferisci non ricordare.
La Tana non era più il rifugio sicuro che ti eri creata nel Mondo Magico, ma non potevi abbandonare la famiglia Weasley. Non per Ron, non solo almeno. Il vostro gioco era durato fin troppo ed era tempo, nel lutto, di mettere quei paletti che per anni avevi tentato di togliere.
Non era solo per lui, comunque, quello che ti teneva li era una sensazione di obbligo, di accettazione partecipata che ti scorreva sotto pelle e che la perdita di Fred aveva cucito addosso alla sua famiglia.
Ripensadoci ora, forse avresti dovuto andartene dai tuoi genitori in Australia oppure continuare il gioco con Ron perché ,a confronto quello che stai giocando ora, ti saresti fatta molto meno male.
George Weasley, nell’estate del 1998, era presente ma era come se non ci fosse, andato via insieme al gemello.
All’inizio non se ne era accorto nessuno, anche se i segnali c’erano già. Forse era più comodo pensare solo a un atteggiamento momentaneo, a gesti dettati dalla perdita.
Forse e' stato cosi, all’inizio, quando era taciturno, scontroso e con improvvisi scoppi d’ira.
Poi doveva aver imparato a nascondere la rabbia dentro e a indossare quella maschera cinica e noncurante fuori.
Tu hai voluto fare la crocerossina Hermione, ti diceva George, mentre ti stringeva forte i polsi tanto da lasciare lividi viola sulla tua pelle.
Ed era vero, eri tu che avevi voluto avvicinarti tanto, per smuoverlo, per ritrovare in quel ragazzo ombroso un vecchio amico.
George ti aveva attratto, inglobato nella sua disperazione ma senza lasciarti avvicinare troppo e tu, come una falena, ne rimanevi incantata, incurante delle conseguenze.
Per aiutarlo, dicevi tu. Per lasciarti annegare, ti rispondeva lui.
Il punto di non ritorno però era arrivato.
Qui, ora, al secondo piano della Tana, mentre gli altri sono in sala da pranzo per festeggiare il Natale.
Voi siete qui, tu con le spalle al muro e George che cerca di sfaldarti lo anima una volte per tutte.
Per ferirti, per ferirsi, per lanciare l’ennesimo richiamo di aiuto, per lasciarsi salvare se tu lo vorrai fare, dopo tutto questo.