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Autore: _Des    09/02/2013    22 recensioni
- “ Se lo credi, scommettiamo. Ti piace giocare? “ – sul mio volto si stampò un enorme punto interrogativo che lo indusse a sorridere ancora.
M’imbestialiva il fatto che lui fosse così calmo, così pacato e non si scomponesse mai, qualità che mi avrebbe fatto perdere qualsiasi scommessa già in partenza.
- “ Si? “ –
- “ Allora facciamo un gioco: parliamo al telefono, usciamo insieme, ridiamo e scherziamo..” – si fermò proprio sul più bello, lo guardai ancora perplessa per poi chiedergli:
- “ E poi? “ – lui sorrise quasi con dolcezza, una dolcezza differente dalle altre. Posò una mano sopra una delle mie guancie e rispose, quasi fosse la risposta più logica al mondo:
- “ E poi niente, il primo che s’innamora perde. “ – sbarrai gli occhi, fissandolo.
Era serio. 

**
- “ Prepara le cento sterline. “ – il moro batté una mano sul petto del riccio che lo osservava, convinto che il piano del suo amico sarebbe andato a puttane.
- “ Tu prepara a rimanerci scottato. “ – 
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scommettiamo. Ti piace giocare? '
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“Un giorno, quando il cielo cadrà,
sarò in piedi accanto a te, proprio accanto a te.
Niente potrà mettersi tra di noi,
sarò in piedi accanto a te.
Proprio accanto a te.”
Chris Brown ft. Justin Bieber – Next to you

Non volevo, ma dovevo.
Non ero pronta, ma ero munita di tanta forza.
Non ero in vena, ma camminavo nei corridoi del dormitorio, diretta verso il bar per la colazione.
Louis mi aveva chiesto di parlare con Francesca, tasto dolente.
Avevo perdonato lui, ma non ero certa di essere riuscita a fare ugualmente con lei. Dopotutto, sebbene lei non avesse voluto distaccarlo da me, poteva incoraggiarlo a riavvicinarsi. Invece, se n’era ben vista dal farlo.
Che senso ha fingere di perdonarla? Continuavo a ripetermi, mentre passeggiavo con estrema lentezza pur di giungere quanto più in ritardo possibile.
Ma starla ad ascoltare non è sbagliato, giusto?
 
La scorsi seduta in un tavolo isolato, con lo sguardo rivolto verso la vetrata che fungeva da parete per circondare il bar. Osservava pensierosa un gruppetto di ragazze che, all’esterno, sembravano divertirsi parecchio. Soprattutto, apparivano vere amiche. Che a lei ne mancassero?
Perché dovrei esserlo io? mi domandai con cinismo. E non seppi fornirmi una qualche risposta. Sapevo solo che darle una seconda possibilità, com’era accaduto con gli altri, non era errato. Dopotutto, anche lei aveva un cuore, come me.
Forse, dovevo permetterle di spiegarsi.
Mi avvicinai lentamente, fingendo indifferenza. Le sedetti di fronte e accennai un sorriso, accompagnato da un ‘buongiorno’ tirato.
- “ Anche a te. “ – sussurrò, ridestandosi. – “ Ho ordinato la colazione per entrambe. “ – disse, quasi temesse una mia risposta spropositata.
Wow, devo sembrarle proprio un mostro.
- “ Grazie. “ – le sorrisi. Lei non si poneva più nel modo espansivo e coatto che di solito adottava. Più che cambiata, potevo definirla intimorita da me, dalla situazione, dalle conseguenze. Per Francesca non doveva essere semplice, ma non lo era neppure per me, specialmente per me.
Restammo in silenzio per il resto del tempo, sospirando di tanto in tanto. All’arrivo della colazione, la consumammo, senza mai rivolgerci parola. Se l’obbiettivo di quest’incontro era riposare le corde vocali, beh.. era servito a molto.
- “ Grazie per essere venuta. “ – cominciò finalmente, pulendo le labbra con il tovagliolo sistemato sul suo lato di tavolo.
- “ Figurati. “ – risposi, prestandole poi quanta più attenzione possibile, pur di metterla a suo agio, per quanto me ne fosse possibile.
- “ So che se Louis non avesse insistito tu non saresti venuta. “ – non feci un fiato. Come darle torto? Non aveva fatto altro che esporre a parole una verità ad entrambe nota. – “ Però per me è importante che tu sia qui, comunque. Voglio solo la possibilità di spiegarti come sono andate le cose, se poi non vorrai perdonarmi me ne farò una ragione, ma lasciami provare. “ – con un cenno del capo, le segnalai d’iniziare. Lei sospirò, poi prese a raccontare, mentre i suoi occhi divenivano all’improvvisamente brillanti, accennando a Louis e alla loro storia. – “ Sono sempre stata presa da lui, folgorata. Ma ho capito di amare Louis la sera della prima e vera propria uscita collettiva. Hai presente, no? La stessa sera in cui Liam ha fatto il primo passo verso Hayley. “ – sorrisi spontaneamente. Ricordavo bene quell’evento, non perché fosse stato speciale per Hayley e Liam, ma perché quella stessa sera avevo vissuto momenti da far accapponare la pelle. – “ Vedevo tutte coppiette e sentivo il desiderio di poter amare Louis liberamente crescere in me. Non so poi com’è avvenuto. Ci siamo ritrovati a passare sempre più tempo insieme, ad instaurare un certo feeling e alla fine ha ammesso di provare un sentimento per me che era del tutto ricambiato. Ma avevo paura, non di te, ma che lui potesse amarti. Non volevo affatto distaccarvi perché, diamine, vi conosco da anni. So che siete inseparabili. Volevo solo essere rassicurata, che lui mi dicesse chiaramente di volerti un bene fraterno che non avrebbe compromesso il nostro rapporto. “ – annuii. Ammisi a me stessa di comprenderla – “ All’improvviso ha cominciato ad evitarti e quando chiedevo spiegazioni, mi rispondeva che quella era un sua scelta, io dovevo starne fuori. In parte ero sollevata, vedendo che voleva rimanere al mio fianco, dall’altro mi domandavo il perché delle sue azioni. Non pensare che io non abbia tentato di riavvicinarvi, ma sai com’è Louis. E’ capace di scampare sempre e comunque a qualsiasi tipo di discorso. Ti prego Sam, credimi. Lo amo più di quanto tu possa immaginare. So che puoi capirmi. “ – fu forse quell’ultima frase a colpirmi. Io potevo capirla. Sapevo cosa significava pretendere delle certezze, sapevo cosa comportava prendere delle decisioni, sapevo cosa significava soffrire per amore e non le auguravo certamente di commettere i miei stessi errori.
Ancora annuii, sovrappensiero.
La guardai di soppiatto. Gli occhi azzurri brillavano, trattenendo qualche lacrima che spuntava, probabilmente a causa dei ricordi che riaffioravano. Sembrava emozionata, toccata.
E osservandola, anch’io riportavo alla mente certi eventi. Se mi mancava?
- “ Quindi stasera sei dei nostri?“ – terminai, sorridendole.
E il sorriso che mi regalò in cambio, inserì il penultimo tassello di quell’interminabile puzzle.
 
Non avevo più messo piede in quel luogo, dopo la fatidica notte.
Non avevo più osato pensare di fare un giro in centro, da sola, per comprare dei cd.
Non avevo più voluto saperne del centro commerciale.
In quel momento, mi trovavo proprio al suo interno, gironzolante tra i corridoi, in cerca di qualcosa, qualunque cosa che potesse distrarre la mia mente.
La pace con Francesca del mattino stesso mi aveva scombussolata ed uscire mi era parsa l’idea migliore. Già uscire, non recarmi nel luogo in cui avevo rischiato di morire.
Volevo solo svagarmi, comprare qualche cd, rinnovare il mio repertorio musicale. Ritrovare quella normalità che andavo riacquistando mese dopo mese, senza lui.
E gironzolando tra i negozi, giunsi in quello musicale, l’unico che poi apprezzassi realmente.
A testa china, entrai e mi diressi nella sezione jazz/blues, musica affine al mio umore. Gironzolavo qua e là, alla ricerca dei pezzi migliori e dei dischi che reputavo essere di buon livello, se non ottimo, quando percepii un tocco delicato sui miei fianchi. Un tocco certamente dolce, ma ben differente da quello che amavo.
Poi morbide labbra sfiorarono un mio orecchio e una voce soave penetrò in questo:
- “ Non ti vedo da mesi. “ – brividi lungo la mia schiena. Mi chiedevo come potesse ancora cercarmi, tentare di sedurmi, come riuscisse a provare un sentimento di qualsiasi tipo nei miei confronti.
- “ André. “ – sussurrai, voltandomi verso quest’ultimo.
- “ Proprio io. “ – sorrisi, perdendomi negli occhi azzurri e profondi del ragazzo che tutto sapeva trasmettermi, tranne che malvagità.
- “ Ho saputo che..” – non lo lasciai terminare, volendo lasciare il passato alle spalle.
- “ Quel che è stato è stato. “ – bisbigliai, stringendomi al suo petto.
- “ Mi sei mancata. “ – le sue braccia mi strinsero con forza. Era tutto ciò di cui avevo bisogno.
- “ Anche tu. “ – confessai, in parte sincera.
- “ Quindi se t’invitassi ad uscire, magari tra mezz’ora, alla fine del mio turno, accetteresti? “ –
- “ Beh, potrei. “ – dovevo dare una svolta alla mia vita. E se quella svolta conduceva ad André, non avrei potuto far altro che accettarla.
 
Stringeva la mia mano nella sua.
Chi era stato l’ultimo ragazzo a prestarmi tanta attenzione, volendosi dimostrare più di un semplice amico? Dimenticalo.
- “ Hai freddo? “ – André si voltò a guardarmi, per poi regalarmi un immenso sorriso carico di gioia. E lo ero anch’io. Potevo quasi sentire il cuore palpitare. Per l’appunto, quasi.
Effettivamente, alle sei del pomeriggio in giro per Londra non poteva che fare freddo. Annuii appena, stringendomi nelle spalle, pur di percepire maggior calore. Calore che poi sentii provenire pochi secondi a seguire da una felpa che come magia mi ritrovai ad indossare.
- “ E tu? “ – domandai, non appena André tornò a stringere la mia mano, senza più godere del calore emanato dalla sua felpa.
- “ E io ho te. “ – sorrisi spontaneamente. Avvertivo il cuore sciogliersi, divenire sempre più polenta liquida e solubile.
- “ Ma quanto sei dolce? “ – sghignazzai, lusingata.
- “ Sei tu a rendermi dolce. “ – scossi la testa, rassegnata. Mi domandavo perché non mi fossi innamorata di un tipo come lui o, a farla breve, di lui. La mia vita sarebbe equivalsa al paradiso terrestre.
Capii di essergli debitrice. Ero certa che sarebbe stato frutto della mia felicità a seguire, ma di quel genere di felicità che ci si impone, pur di non cadere preda del vortice della disperazione.
E lo strinsi in un abbraccio che stava a significare proprio un ‘grazie’ in vista del futuro.
- “ Sai, io non mi capacito di ciò che sto per dirti, ma..” – iniziò ridacchiando, mentre un sorriso si allargava sul mio viso. – “ ..beh, io sono innamorato di te. “ – quel sorriso che poco prima si era posato sul mio viso, fu questione di secondi, scomparve e riapparve, più forzato che mai.
io sono innamorato di te.
– “ Lo sono da mesi e non riesco più a gestire il sentimento che mi lega a te.” -
- “ Quindi? “ – sussurrai.
- “ Quindi, voglio che tu sia la mia ragazza. “ – il cuore prese a palpitare. No, non di emozione, ma di frustrazione. Non vi erano due opzioni di risposta. Ve n’era una soltanto ed io ero consapevole di doverla accogliere per il mio bene.
voglio che tu sia la mia ragazza.
- “ E se ti dicessi che voglio esserla? “ – chiesi, balbettante.
- “ Ti risponderei che saresti mia.  “ – un suo ennesimo sorriso, il suo viso incominciò ad avvicinarsi, i nostri corpi man mano presero a sfiorarsi, ed infine le sue labbra si posarono sulle mie e.. no, non persi i sensi. No, non mi concessi all’emozioni del momento.
Ero rapita da frasi che precedentemente erano state proferite.
io sono innamorato di te.
voglio che tu sia la mia ragazza.
saresti mia. 
Non volevo né che lui mi amasse, né ricambiare.
Non volevo essere la sua ragazza, neppure essere considerata un’amica “speciale”.
Non volevo sentirmi amata da lui, bensì da qualcun altro con il quale André non aveva nulla in comune. Qualcuno da dover dimenticare.
Mi distaccai lentamente e mostrai un falso sorriso che il moro ricambiò.
- “ Voglio provarci, André. Non posso assicurarti di essere innamorata di te, ma voglio davvero provarci. “ – e, stavolta con più convinzione, fui io a baciarlo.
Lottando con tutte le mie forze, lasciai che le sensazioni di quel bacio mi rendessero felice, una volta tanto.
 
A che ora devo essere da te? :*“ sospirai.
Avevo invitato André ed era stata una mia imposizione. Quella sera era stata organizzata un’uscita in un parco divertimenti poco distante dal centro di Londra, ma da tutt’altra parte, rispetto al college. Per festeggiare ‘la pace’ nel gruppo, avevamo deciso di andare, senza se, senza ma. Il punto era che da circa un paio di settimane intrattenevo una relazione segreta con un ragazzo che dimostrava tutto il suo amore nei miei confronti, senza mai pretendere in cambio di ricevere chissà quali strane attenzioni ed io percepivo una strana stretta allo stomaco ogni qual volta riusciva nell’intento di rendermi una vera e propria principessa pur non meritandolo.
Provavo imbarazzo quando, ricevendo un suo messaggio, divenivo misteriosa con chiunque ed i miei amici davano inizio ad una serie di domande sconce ed impossibili che però c’entravano sempre il punto.
Pur ostinandomi a negare, ero certa che loro avessero capito. Lo intuivo dai sorrisini divertiti delle mie amiche, dal continuo difendermi di Niall dalle intromissioni delle ragazze, dagli sguardi maliziosi che Harry mi riservava non appena notava che stringevo tra le mani un cellulare, dal portamento pensieroso che Liam assumeva scrutandomi ed infine dalle parole, dai gesti, dagli occhi di Louis che riuscivano sempre nel loro intento: farmi sentire una pezzente. Potevo ben capire che lui non accettava questa relazione amorosa, probabilmente sapevo persino individuarne il perché. Ma continuavo a mantenere il silenzio, cosciente di quanto poco convenisse alla mia persona fare esattamente il contrario.
Ero giunta, però, all’esasperazione. Era, dunque, arrivato il momento di uscire allo scoperto e di rivelare cosa, una ragazza all’apparenza innocente, forse indifesa, aveva macchinato nel giro di due settimane.
Alla sette. Ci divertiremo. xx”
 
Alzo veloce il cappuccio della felpa e mi dirigo fuori dal dormitorio, prestando quanta più attenzione possibile a non essere riconosciuta da nessuno a me familiare.
Uscii in assoluto silenzio e mi diressi nel parcheggio dove intravidi una range rover nera che suscitava in me una sensazione spericolata che amavo.
Venni quasi subito travolta da un paio di braccia dalla presa dolce. Sorrisi.
- “ Bonsoir madmoiselle. “ – cantilenò André, osservandomi con quei suoi occhi blu che talvolta mi mozzavano il fiato, talvolta mi spingevano a trattenerlo inconsapevolmente.
Mi rivolse un magnifico sorriso, prima di stamparmi un bacio che in breve approfondì e al quale risposi, non badando al senso d’inadeguatezza che mi travolgeva in sua presenza.
- “ Ma che bel saluto. “ – ammisi, tra le nuvole.
- “ Tutto per te. “ – disse, prima di travolgermi con un’altra serie infinita di baci a stampo, forse fin troppo teneri. A ripensarci, in una coppia di ragazzi che realmente si amano nulla è da considerarsi troppo sdolcinato, perché ogni gesto proviene dal cuore.
Per l’appunto, accade quando il sentimento è presente davvero.
Un sorriso reciproco segnò la fine di quella serie di carinerie che l’uno rivolgeva all’altro, per poi rinchiuderci in auto e partire alla volta del parco divertimenti più rinomato di Londra. Giungemmo a breve e immediatamente ci mescolammo alla folla di persone lì presenti, come noi, per trascorrere in allegria una delle serate primaverili più calde.
- “ Saranno arrivati i tuoi amici? “ – mi domandò con fare innocente. La mia risposta, al contrario, non aveva l’aspetto dell’innocenza, neppure tentava di emularla.
- “ Non so. “ – ma io sapevo bene dove questi si trovavano e cosa, con certezza, stessero facendo. E fu in quello stesso posto che lo trascinai, sbadatamente. 
- “ Oh, eccoli. “ – esultò lui, sorridendo con tanta naturalezza da stupefarmi.
Finsi di non vederli, dapprima, poi li scorsi e con estrema lentezza li avvicinammo.
- “ Sam! “ – sbraitò Juliette. – “ Sono ore che ti cerco. Avevi detto che saresti arrivata a minuti. “ – tentai di giustificarmi per mezzo di un lieve sorrisino, dimenticando per un attimo che al mio fianco si trovava un’altra persona, persona che probabilmente ognuno di loro aveva intravisto nel negozio di dischi, quando decidevano di accompagnarmi. Persona con la quale mi avevano scorto parlare. Persona di cui però non conoscevano nulla, se non che esisteva una sorta di “amicizia” tra di noi.
- “ Credo sia colpa mia, mi spiace. “ – André, la persona, prese la parola all’improvviso ed inaspettatamente, per difendermi. E solo in quell’istante tutti si accorsero della sua non prevista presenza. E rimasero basiti.
- “ Colpa tua? “ – borbottò Harry, lanciandogli un’occhiata malefica. Interpretandola, sapevo già a che conclusioni affrettate, ma nel particolare caso, azzeccate fosse giunto.
- “ Già, sono passato a prenderla giusto mezz’ora fa. “ – rispose, preciso come al solito, consultando il suo Swatch.
- “ E saresti? “ – domandò Liam, con fare indagatore. Gli riservai uno sguardo indispettito dal suo modo di porsi.
- “ Oh, già. Piacere, André. “ – disse quello, allungando una mano in direzione di mio cugino che la osservo dapprima curioso, poi con aria snervata ed infastidita. Cosa prendeva a tutti loro?
- “ Quindi saresti tu il nuovo amichetto della Wilson? “ – il disprezzo evidente nelle parole di Louis, mi spiazzò. Il mio migliore amico non era il tipo di ragazzo che trattava in modo tanto sgarbato una persona, seppure questa fosse a lui sconosciuta o si trattasse del suo peggior nemico.
André si limitò a sorridere beffardo, imbarazzato, chinando il capo per evitare che il rossore provocato dalla domanda impertinente fosse ben visibile all’intero gruppo.
- “ Louis! “ – ringhiai. - “ Scusali, di solito non sono così impiccioni. “ – ci tenni a sottolineare quell’ultima parola per far intendere che il loro atteggiamento non era stato appropriato, ma anzi. Era da definirsi assai discutibile.
- “ Se lo volete sapere, sì. Stiamo insieme. “ – furono tutti stupiti. Credo lo fossero non dal fatto che sentissi qualcuno, ma dal mio essere convinta ed esplicita. Credevano avessi dimenticato Zayn, quando ciò non era affatto vero. Quel mio modo di fare serviva ad andare avanti, a non cadere, ma a rialzarmi.
- “ E ce lo dici così? “ – domandò Juliette, scaldandosi appena.
- “ Così come? “ – finsi di non capire, di non sapere.
Dovresti andare ad Hollywood. Ti scritturerebbero nell’immediato istante. La mia coscienza si rianimava nei momenti meno indicati.
- “ Con tanta.. indifferenza. “ –
- “ E come dovrei dirvelo? “ – ridacchiai.
- “ Sam, ragiona. “ – mi avvertì Hayley, prevedendo una sfuriata da parte di certi elementi del gruppo.
- “ Non vi capisco, dico sul serio. Vi sto presentando la persona con la quale sto bene. Perché non tentate di essere felici per me? “ –
- “ Sai perfettamente perché. “ – urlò Juliette. E potevo immaginare che l’allusione a Zayn e ai sentimenti repressi nei suoi confronti, fosse immensa.
- “ Juls. “ – la placò immediatamente Francesca, affiancandola. – “ Calmati, prova a comprenderla. “ –
- “ Io non ci sto capendo niente. “ – esordì André, grattandosi il capo. Gli accennai un sorriso che venne subito sovrastato dalle parole di Liam.
- “ Non sei ben accetto. Sono stato abbastanza chiaro? “ – riuscii a scorgere quasi della cattiveria nello sguardo della persona che più ritenevo simili a me, in famiglia.
- “ Hai qualche problema, amico? “ – s’indispettì André.
- “ Tu. Tu sei il mio problema. “ – e quasi venivano alle mani se, Harry da una parte, Niall dall’altra, non avessero impedito qualsiasi loro movimento. In tutta quella brutta storia, Louis continuava a fissarmi, imperterrito, con l’aria di chi rimprovera uno sbaglio. Bastò, poi, un suo cenno del capo perché io capissi di doverlo seguire un po’ più in disparte.
- “ Che succede? “ – sbuffai, all’estremo.
- “ Sei impazzita? “ – stanca, cominciai ad alterarmi.
- “ Mi spieghi cosa c’è di sbagliato nel presentare ai propri migliori amici il ragazzo con il quale ci si frequenta? “ – domandai esasperata.
- “ Oh, beh. Nulla, tranne il fatto che lo stai illudendo, che non lo ami e oh, che ogni notte piangi nel sonno a causa del ragazzo che davvero ami e che..” – tentai di zittirlo inutilmente, con il risultato che Louis alzo in modo notevole il tono della voce. – “ ..che porta il nome di Zayn Malik, della quale sei follemente innamorata. “ – percepii le lacrime pungere. Perché volevano tutti che soffrissi? Perché continuavano a pormi il suo ricordo?
- “ Lo sto dimenticando. “ – sputai d’un fiato.
- “ I tuoi sogni dicono il contrario. “ – mi sputtanò.
- “ Non credo tu sia la persona più indicata per darmi consigli in tema, sai? “ – urlai.
- “ Almeno io non ho rinunciato al vero amore. “ – mi schernì.
- “ Già, tu hai rinunciato direttamente ai tuoi migliori amici, non è vero? “ – rimasi sorpresa della malvagità con la quale proferivo quelle parole.
- “ Non stiamo parlando di me. “ – gridò.
- “ La verità fa male, giusto? “ – gridai al suo seguito. Ringrazia il cielo di trovarmi in un luogo più appartato, poiché la gente che circolava nei dintorni era tanta e spesso qualcuno si accorgeva di noi, prima di voltarsi e cercarci con lo sguardo.
- “ Vediamo se da fastidio anche a te ricordare che pur essendo innamorata di Zayn Jawaad Malik non potrai mai averlo perché sei talmente cogliona da non aver compreso quanto quella scommesso fosse un fottuto pretesto, perché lui era oramai troppo innamorato di te per ammetterlo e.. te lo sei lasciato scappar..” – mi servii di uno schiaffo. Un unico, ma intenso e deciso schiaffo che colpì una delle guance di Louis che improvvisamente cessò di parlare, rimanendo dapprima inerme con il viso rivolto nella stessa direzione verso la quale l’avevo rivolto, per poi massaggiare il punto dolorante.
E nel frattempo io piangevo, quasi non fossi in grado di fare altro, troppo angosciata.
- “ Sì, mi fa male. “ – singhiozzai. – “ Ma io lo ammetto. “ – detto ciò, me ne andai, sconsolata.
Se la verità doveva essere talmente dolorosa e prenderne conoscenza doveva creare tanti problemi, tanto meglio vivere nella menzogna.
Tornai da André che mi attendeva seduto poco distante dai miei “amici”, in assoluto silenzio. E quel sorriso che mai avevo visto scomparire dal suo volto, improvvisamente era sparito.
- “ Andiamocene. “ – dissi soltanto.
- “ Sam, aspetta. “ – Harry tentò di frenarmi, ma ormai ero decisa ad andarmene. Mi avevano del tutto umiliata, credevano che sarei rimasta in loro compagnia un minuto di più?
- “ Lasciami perdere, Harry. “ – urlai, in presenza di non so quanta gente. Afferrai saldamente la mano di André e, facendogli segno di mettersi in piedi, feci per andarmene, fermandomi poi ancora una volta.
- “ Ah, Liam. “ – richiamai la sua attenzione. – “ Fatti una scopata, invece di sindacare su chi è o non è ben accetto. “ – detto questo, me ne andai mano nella mano con la stessa persona a cui sapevo dovere delle spiegazioni.
 
Aprì la porta dell’ appartamento di André e ci fiondammo al suo interno, sbattendola poi senza prestarle troppa attenzione, coinvolti in un bacio passionale, rabbioso, che di casto non possedeva assolutamente nulla.
Mi dirigevo a suo comando. Immaginavo il luogo verso il quale eravamo diretti, ma non potevo averne la certezza. Quando poi percepii il letto sostenermi, lo affermai senza alcun tipo di dubbio: ero in camera sua.
Non starò qui a raccontare nei dettagli cosa accadde quella notte. Non starò neppure a descrivervi lo stato di angoscia con il quale avevo dato inizio a quella nottata passionale e con il quale l’avevo poi conclusa. Avevo un solo scopo: dimenticare il ricordo.
Vi basti sapere che pur impegnandomi, pur facendo più di un tentativo per amare André, pur sforzandomi di lasciarmi andare, quella notte i miei incubi riguardanti Zayn triplicarono. 


my space:
sciaaaaaaaao bella gente. 
Eccomi tornata, scusate se aggiorno dopo
settimane, ma ho avuto qualche imprevisto. :/
sono stata poco bene, al tutto aggiungete la scuola 
e.. il risultato è questo. lol

In effetti, però, non è l'unico motivo
per il quale ho tardo ad aggiornare. 
Ho avuto il cosiddetto "blocco dello scrittore"
e devo dire che è dovuto ad alcune di voi. 
Voglio essere sincera: è da un po' che 
mi tengo dentro una cosa e credo sia 
giusto ammetterla, per evitare di perdere
sicurezza in me anche in futuro. 

Non ho più pubblicato perchè 
c'è chi, sempre tra di voi, negli scorsi capitoli
mi ha fatto delle critiche che ho poco capito.
Sapete che io sono solita ad accettare ogni genere
di critica, ma stavolta ci sono rimasta 
un po'.. male? beh, sì. Perchè credo
che le critiche servano per crescere, ma quando 
sono fondate. Se volete farmi delle puntualizzazioni 
tanto per smontarmi, evitate. Leggete 
qualche altra storia, piuttosto. Mi è stato detto che: 
1. I capitoli sono troppo lunghi. 
2. A volte siete costretti a tralasciare interi
pezzi della storia perchè risultano noiosi.
3. La storia diventa pensante e troppo prolissa. 
4. Uso vocaboli elaborati. (cosa vera solo in parte. lol)
Poi ci sono le solite puntualizzazioni che, per
carità sono utili, ma spesso da evitare
perchè non sono proprio una capra, a scuola come
nella realtà. lol

Ognuna di voi, caso mai, vuole semplicemente
consigliarmi, ma a volte c'è chi non capisce
che mi fa appunti assurde. Dico davvero.
Quindi.. vi invito a non leggere questa storia
se la trovate noiosa, perché scrivermelo in una
recensione o altrove non mi aiuta molto. :')
Non posso piacere a chiunque, d'altronde.

Okay, ora che mi sono sfogata. 
I'm zo zorry, guyz per aver ritardato nell'aggiornarvi
e vi avviso che le cose si complicano, ancora. ;)

BYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYE.

 

  
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