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Autore: Crissa    10/02/2013    1 recensioni
Alice Cullen. Dato che tipo la amo, la mia testolina bacata ha iniziato a fare strani ragionamenti su Alice, e mi sono messa a scrivere di getto questa cosa. Spero piaccia, recensioni ben accette!
Dal primo capitolo:
Abbassò le labbra lungo la sua giugulare, annusandola, cercando il punto giusto per affondare i denti.
-Mi dispiace tanto. Abbi cura di te, Alice-. Le sussurrò in un orecchio, poi la morse.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Altro personaggio, Jasper Hale, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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Parte 1- Risveglio

Apro gli occhi. Sono sotto un tubo. Un enorme tubo verde pieno di strani animaletti che non riesco a identificare. Dove sono? Che è successo? C’è un rumore assordante di auto, animaletti che zampettano, aria, tubi di scappamento, scricchiolii. Mi sento spaesata e confusa. Sono.. appena nata?Non ricordo nulla, solo che mi chiamo Alice. Riconosco ogni oggetto attorno a me, ma non riesco a capire perché sono qui. Resto immobile, sdraiata, cercando di riprendere un po’ di consapevolezza del mondo attorno a me. Mi sento forte, fortissima, e fremo per muovermi. Non penso di essere stata mai così bene. Qualcosa mi dice che devo muovermi, un desiderio pressante mi attanaglia. Mi brucia tantissimo la gola. Un bruciore tremendo, fastidioso, pungente. Secco. Lo stomaco mi si attorciglia. Mi alzo in fretta, esco da questo posto. Salgo le scale, velocemente, e riesco a trovare l’uscita seguendo i rumori di fuori. Non so dove andare, così mi lascio guidare dagli istinti, dal dolore. In un attimo sono fuori. È buio, il cielo ha una tonalità violetta e la luna è troppo fioca perché illumini qualcosa, nonostante questo, ci vedo perfettamente. Sono scalza e mezza nuda, ho addosso una vestaglia larghissima e mi trovo fuori da una fabbrica enorme. Gli odori della strada, sporco, immondizia, notte, sonno, insetti, feci, asfalto, mi avvolgono. Faccio qualche passo avanti, punto una macchina e in meno di un attimo mi trovo proprio lì davanti. Devo fare qualcosa per questa gola, potrei morire per quanto mi fa male. Brucia, mi sento quasi consumata. Giro a destra, sento che è la strada giusta. In strada non c’è nessuno. Mi trovo davanti a un edificio verdino. È come se ci fossi già stata, ma non riesco a ricordare. Raggiungo il muro d’entrata e salto, cercando di aggrapparmi alla cima. Ma sono più forte di quanto credo e mi trovo in aria a sei metri da terra. Ricado dolcemente dentro il giardino dell’edificio. Un tratto un odore strano mi arriva alle narici. Un odore buonissimo, che mi fa bruciare la gola ancora di più e aumentare il desiderio. Mi sfugge un mugolo, sento di impazzire. Inizio a correre in fretta, seguendo quella fragranza, senza nemmeno vedere dove mi sto dirigendo. Sento l’erba sotto i piedi, sono ancora nel giardino. La fonte dell’odore si avvicina sempre di più ed io mi affretto, smaniosa e impaziente. Ho paura di perderlo, di arrivare troppo tardi, di non capire cos’è quella cosa che mi sta mandando in visibilio. Mi trovo davanti a un uomo, è seduto su una sedia e dorme, russando piano. Il suo collo è esposto, e riesco a vedere il sangue che scorre nelle vene. La fragranza viene proprio da lui. Non ho tempo per stupirmi, non posso far altro che avventarmi su di lui con un ringhio. Lo afferro per una spalla, un po’ troppo forte e la sento rompersi sotto la mia mano. L’uomo urla, ma io sono più veloce e gli affondo i denti nella carotide, gli taglio la gola. Un po’ di sangue schizza sulla vestaglia, ma io cerco di non sprecarne nemmeno una goccia. È il sapore più buono che abbia sentito. L’uomo rantola sotto il mio peso, cerca di spostarmi, ma muore dopo un minuto, dissanguato. Non penso di aver mai provato una cosa del genere. Il bruciore alla gola si placa per un attimo. Poi ricomincia. Dio, vorrei poter bere sangue per sempre, non smettere mai. Sono smaniosa. Adesso che l’ho assaggiato, che ho sentito questo suo sapore afrodisiaco, non voglio e non posso farne a meno. Per fortuna ci sono altre persone nel mondo. C’è così tanto sangue per me. Perché la gente normale non lo fa? Perché non assaggia questa cosa? Ho un lampo nella mente. Non penso di poter essere catalogata tra la gente normale, che poi, la gente normale cosa fa? Io non ricordo nulla, ma sicuramente gli altri non sono soliti a uccidere i propri simili. Non mi basta. Ne voglio ancora. Ho bisogno di altro sangue, e per fortuna so dove cercare. Mi dirigo verso la porta dell’edificio, è chiusa da dentro. Forzo la maniglia, si apre dopo qualche secondo, non c’è nessun allarme. All’ingresso non vedo nessuno. C’è un forte odore di sintetico qua dentro, ma anche un confuso profumo di sangue. Potrebbero esserci centinaia di persone. Sarebbe bellissimo poter ucciderle una ad una, e berne il sangue. Potrei non averne più bisogno. Avanzo lungo il corridoio, sperando di incontrare qualcuno il prima possibile. Per fortuna mi imbatto in una ragazza che sta prendendo un caffè ad un distributore automatico. Cerco di non farmi sentire, non voglio saltarle al collo subito, voglio gustarmi il rumore del suo cuore, del sangue che fluisce nelle sue vene. Riesco a distinguere una nota dolce nel suo odore. Si sente osservata e si gira, ma quando mi vede sorride, poi sgrana gli occhi vedendo il sangue sulla mia vestaglia.
-Alice, cosa ci fai qui? Ti sei ferita? Stai..-
Ma io non le do tempo di finire la frase. Il suo fiato. Caldo. È afrodisiaco, e le salto addosso, sbattendola contro il vetro del distributore automatico. La testa le se apre, e ringhio infastidita perché perderà del sangue dalla ferita. Le affondo i denti nel collo, e non riesce neanche a urlare, le spezzo il collo e muore in un secondo. Stavolta riesco a non perdermi neanche un goccio di sangue dal collo. Il suo sapore è ancora più buono di quello del vecchio alla porta, più pulito e dolce. Purtroppo finisce troppo presto. Lascio che il corpo scivoli ai piedi della macchinetta e porto via con un dito un po’ di sangue dal vetro, poi me lo ficco in bocca e lo lecco. Purtroppo ha perso il calore di quando si trova nel corpo e ha perso leggermente il suo sapore buonissimo. Continuo ad aggirarmi per l’edificio e uccido altre tre persone. Finalmente la mia gola è a posto e non provo più desiderio per il sangue. Capisco che devo uscire da questo posto, qualcuno si chiederà chi ha ammazzato tutta questa gente. Sono al secondo piano, nella stanza di un uomo che era già legato al letto e che non mi ha dato troppi problemi. Il suo sangue però era imbottito di medicinali e un po’ troppo amaro. Apro la finestra della sua stanza e guardo giù. Ci saranno cinque metri da dove sono al terreno. E se voglio uscire direttamente fuori, devo saltare in avanti per tre metri minimo. Ma considerando che prima ho saltato facilmente sette metri in altezza, e che mi sento abbastanza forte e indistruttibile, decido di lanciarmi dalla finestra. Spingo forte con un piede e riesco a fare un volto di otto metri in avanti. Mi sembra di volare. Sono veloce, ma allo stesso tempo i dettagli del mondo attorno a me aiutano a controllare la caduta. L’asfalto sembra pieno di pietrine, ma quando ci poggio il piede lo sento piatto e ruvido. Adesso mi sento benissimo. Senza il bruciore alla gola posso pensare un po’ più chiaramente. Devo esplorare la zona.
Parte 2- Visioni dal futuro

 Sono dentro un parco, ho appena ucciso un barbone – proprio non sono riuscita a resistere a uno spuntino- quando sento un brivido che mi blocca. La mia vista si oscura, non vedo nulla per un attimo poi davanti e intorno a me appare un pub. Mi guardo intorno e vedo un’altra me seduta a un tavolino. Sono vestita bene e molto carina. Il mio aspetto mi piace già da subito e i vestiti che indosso sono assolutamente perfetti. Mi soffermo sui miei occhi, di un arancione scuro, molto diverso dal rosso acceso che ho visto negli specchi di quel palazzo. Ho un impermeabile blu e piccoli tacchetti, un vestitino celeste che esce dal cappotto e calze scure e nere. Indosso dei guanti e il mio viso è quasi del tutto coperto da un cappello. Sul tavolo c’è una birra e degli occhiali da sole. Ho l’aria di aspettare qualcuno. Dopo un secondo vedo gli occhi che mi si illuminano, quindi mi giro verso il soggetto del mio interesse. Lui è bellissimo. So che è lui, quello che sto guardando, perché non è il tipo che passa inosservato e perché lo amo con tutta me stessa. Entra nel pub con un’aria elegante, avvolto in una camicia che gli fascia il petto e dei pantaloni rinchiusi in stivali da militare. Non ha occhiali da sole e i suoi occhi scuri gli danno un’aria pericolosa, incorniciati da una criniera di capelli biondi che gli arrivano sotto l’orecchio. Ha un viso perfetto, marmoreo, squadrato, severo, devastato da centinaia di cicatrici, morsi probabilmente, soprattutto sulla gola. Rabbrividisco e ringhio per il suo aspetto così pericoloso. Potrebbe essere un pericolo per la mia incolumità, ma la me della visione lo guarda con occhi sorpresi e assolutamente beati, quindi mi calmo. Jasper. Il suo nome, il suo aspetto e lui, e tutto ha un senso ora. La mia vita ha un senso. Lui è il senso. La visione sta svanendo e vedo che sto parlando con lui. Era decisamente il futuro, di questo sono sicura. Jasper. Jasper. L’uomo della mia vita. Devo andare in quel pub al più presto. Non ora, lui non c’è lì, me lo sento, devo semplicemente aspettare. Non è pronto per me. Per amarmi. Non so dove sia in questo momento, non so nemmeno se c’è. So che è come me, che non sono sola e che passerò la mia vita con lui. Quindi ho delle visioni. Visioni del futuro. È una cosa che conosco, me lo sento. Ma è stato un caso oppure ricapiterà? Saranno veritiere? E se Jasper non esistesse? Continuo a girare qui intorno per una giornata, mi accorgo che alla luce del sole la mia pelle brilla come diamante, per non attirare l’attenzione mi nascondo nell’edificio dove mi sono svegliata. La seconda visione ce l’ho due giorni dopo. Ho appena cacciato, quindi sono abbastanza tranquilla. Sono seduta su uno dei tubi verdi, il più alto, e sfioro il soffitto con la testa. Il cadavere del pugile che ho ucciso si trova sotto di me. Mi sdraio, e cerco di ricordare qualcosa. Non riesco a capire chi sono. Di certo non posso essere nata già così grande, questo lo so. Ma cosa mi è successo? Cosa sono? Mi concentro sul passato ma ne ricavo l’effetto contrario. La vista mi si oscura e mi ritrovo in una visione. Mi vedo a qualche metro dalla mia visuale, mano nella mano con Jasper, chiacchieriamo della nostra ultima caccia. Non riesco a captare le precise parole, capisco lontanamente l’argomento. Mi vedo bussare alla porta di una casa bellissima, costruita in mezzo agli alberi, bianca e perfetta proprio come quelle che penso piacciano a me. Jasper è visibilmente spaventato, s’irrigidisce quando un uomo apre la porta. Ha i capelli biondi, è alto, magro, bello. Sul viso gli si dipinge un’espressione stupita, ma rimane calmo e sorride. Non capisco di cosa stiamo parlando, ma lui si mostra sorpreso e accomodante. Dice qualcosa verso la casa, ci porge la mano, fa un cenno al territorio intorno a noi. Accanto a lui appaiono in fretta tre persone. Una donna gli cinge la vita. È bassina , paffuta ma perfetta, ha due grandi occhi gialli come quelli di tutti i membri della famiglia, capelli lunghi e rossi e un viso dolce ma spaventato. Carlisle – ho captato il suo nome concentrandomi bene su di lui- mi presenta sua moglie, Esme, la donna paffutella, poi i suoi figli. Edward, un giovane alto e magro, con capelli color del bronzo e scompigliati che mi sorride gentilmente e mi scruta attento, Rosalie una bionda tutte curve, una specie di bambola di porcellana che mi lancia uno sguardo altero e sospettoso e un ragazzo a dir poco enorme, che fa rabbrividire quando apre le braccia e mi porge la mano. Io sono piuttosto calma e tratto tutti come vecchi amici. Jasper sembra concentrato. Mi vedo entrare nella casa. La visione finisce, ma non è l’unica sui Cullen. Apprendo un sacco di informazioni. Adesso non sono nella loro casa a Forks, ci si trasferiranno tra un paio di decenni, ma io li incontrerò in Alaska. Scopro di essere un vampiro. Loro ne parlano davvero spontaneamente, senza timore e senza vergogna, e io mi adatto e non ci penso su troppo. Era più che chiaro che non sono una persona normale. Per me è un po’ presto per accettare il fatto che dovrò accontentarmi di sangue animale. Ovviamente il sapore non è lo stesso. Non ho ancora provato, ma è chiaro, e questa cosa mi infastidisce. Torno distratta nel mio nascondiglio, non sono pronta a lasciare questo posto con così tanta fonte di cibo. 

Hi guys! Grazie per la recensione (pikkola_cullen) e per chi ha messo la storia tra le seguite o le ricordate o le preferite! Mi avete resa felicississima! ç__ç Ho deciso di aggiornare oggi per ringraziarvi! Sono due capitoli in uno, ma aggiornerò solo il martedì da ora in poi ! Mi piacerebbe sapere cose pensate della storia e del fatto hce è dal punto di vista di ALice e al presente. 
Grazie di cuore,
Crissa
  
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