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Autore: itsfsimon    11/02/2013    3 recensioni
Frida è la protagonista della storia, insieme alle sue due migliori amiche, Sandra e Celeste, e a cinque ragazzi con la passione per la musica. Frida è una ragazza introversa ed introspettiva che lavora in una biblioteca per appagare il suo eterno amore per i libri. La protagonista, dopo varie delusioni amorose e dopo essere arrivata alla conclusione che l'amore, quello eterno, non esiste, conosce due ragazzi che, poco a poco, le faranno cambiare idea. Ma chi dei due sarà quello di cui Frida s'innamorerà davvero?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHAPTER 2 - “and we'll be this way forever’’
http://www.youtube.com/watch?v=JKvEUJpAEQc&feature=endscreen&NR=1

Pensandoci bene, c'era un odore che preferivo a quello del fumo: quello dei libri. I libri vecchi soprattutto, quelli con le pagine ingallite e i loro margini ancora più macchiati, quelli con la polvere sulla copertina rigida sopra alla quale devi soffiare per leggere con più chiarezza il titolo, quelli che ti danno l'enigmatica sensazione di trattenere fra le mani un'antica e dimenticata reliquia che apparteneva a chi sa chi. Forse, per questo semplice motivo avevo scelto di lavorare in una biblioteca: l'odore dei libri, i quali mi rendevano piacevolmente, anche se probabilmente solo illusoriamente, convinta che potessi godere d'un po' della loro solennità e serenità.
« E allora? » le sentii dire.
« E allora?! » aggiustai il telefono che tenevo tra la spalla e la testa inclinata verso destra, per evitare di farlo cadere. « A te non sembra abbastanza? » aggiunsi, mentre continuavo a sistemare i libri di psicologia negli appositi scaffali.
« Andiamo Frida! Non è la fine del mondo! » Celeste, come suo solito, sdrammatizzò.
« Per te niente è la fine del mondo » affermai.
« Sì, questo forse è vero.. Però in questo caso non è davvero così tremendo come tu lo vuoi far apparire » sbarrai gli occhi e mi lasciai cadere un libro dalle mani. Lo raccolsi rapidamente.
« Il ragazzo che frequentavo da circa un anno e con il quale ho.. » m'interruppi vedendo che un signore anziano stava ascolatando con attenta partecipazione la mia conversazione; gli sorrisi nervosamente e, voltandomi imbarazzata, ripresi la mia telefonata con un tono più basso. « ..E con il quale ho fatto l'amore innumerevoli volte è omosessuale! Ora, o ne ha preso coscenza da poco, cosa che comunque escluderei, oppure in me c'è evidentemente un lato maschile che lo appagava » la sentivo ride. « Non ridere! E' un problema serio! » la sgridai, trattenendo a stento a mia volta una risata.
« Hai ragione, chiedo perdono! » scossi la testa, sorridendo.
« Scusi, posso chiedere a lei? » mi sentii dire, alle mie spalle.
« Devo lasciarti, ci sentiamo » e chiusi rapidamente la conversazione, voltandomi. Boccoli così lucenti tanto da sembrare di sentirlo il loro profumo e i suoi sorridenti occhi verdi erano tanto trasparenti da sembrare in grado di leggerti la mente.
Schiusi di poco le labbra, come chi è sorpreso di ciò che ha davanti. Forse lo ero davvero. Poi vidi che faceva scivolare da una mano all'altra un libro, 'Uomini che odiano le donne'. Sogghignai.
« Stieg Larsson » affermai. « Odio quello scrittore » lo vidi inarcare le sopracciglia. « Comunque, desidera? » domandai distrattamente, continuando a sistemare i libri negli scaffali.
« Stavo per domandarle dove potevo trovare altri libri di questo genere, ma non credo lei sia la persona più adatta allora » disse lui, simpaticamente.
« Altri libri di questo genere? Vuole dire altri libri di stampo maschilista? » io dovevo risultare tutt'altro che simpatica, invece, tant'è che fece sparire in fretta il sorriso dalla sua bocca. « E, giusto perché mi sembra corretto informarla, non troverà qualcuno più competente di me in questa biblioteca » scuoteva la testa.
« Non era ciò che intendevo » si giustificò, un po' sorpreso della mia inspiegabile aggressività. Forse non era lui il maschilista, forse ero io la femminista in quel momento. Sentivo d'essere arrabbiata con l'intero genere maschile.
Sospirai. « Non ha importanza » cercai di darmi un tono più dolce. « Reparto numero cinque, terzo scaffale della prima fila, partendo dall'alto » ci guardammo per un po'. « Lì troverà quello che sta cercando » mi sforzai d'accennare ad un sorriso e ripresi con la sistemazione dei libri. Lo vidi sorridere e darmi le spalle, poi si voltò nuovamente verso di me.
« Lei sembra quel tipo di persona che giudica un libro dalla copertina » alzai lo sguardo verso di lui, il quale sembrava divertito dalla provocazione che mi aveva lanciato.
Mi fermai di fronte a lui, con una mano sul fianco. « Leggo libri da quando neanche sapevo leggere e lavoro in questa biblioteca da quando era solo un insignificante magazzino di manoscritti privi di valore. Non credo d'aver bisogno di qualcuno che m'insegni da cosa o come giudicare un libro » dissi sarcasticamente. Sorrise, di nuovo. « Ma se proprio vuole saperlo, credo non sia del tutto sbagliato giudicare qualcuno dai libri che legge » le mie parole gli fecero abbassare gli occhi sul libro che tratteneva fra le mani.
« Non credo d'essere un assassino, né tanto meno un maschilista » affermò dunque. Fui io, in quell'occasione, a sorridergli.
« Buona lettura » finii col dire.

Infilai le chiavi nella porta, con in mente ancora quegli occhi verdi. Diavolo se quel ragazzo mi aveva irritato!
« Frida! Sei tu? » sentii Sandra gridare dall'altra stanza.
« Chi altro ti aspetti che sia? » domandai ironicamente.
« Aspetta lì! » disse subito. « E chiudi gli occhi! » inarcai le sopracciglia e scossi la testa, ma feci come aveva richiesto.
« Ora puoi aprirli! » mi ritrovai lei davanti, con i capelli scompigliati ed un vestito rosso che le lasciava scoperta la schiena. Le sorrisi e mi tolsi il giacchetto, per andarlo a posare sul divano.
« Non dirmi che non ti piace » sembrava delusa.
« Dov'è che hai intenzione di andarci? Non credo sia adatto per andare a fare la spesa » osservai, divertita.
« Ovviamente Frida, ovviamente » replicò.
« Anche se sarebbe un ottimo modo per evitare di pagarla » continuai, ancora più divertita.
« Trovo il tuo umorismo davvero di scarso livello » la vidi sorridere. « E comunque l'ho comprato per la festa di questa sera » mi voltai rapidamente verso di lei.
« Di che festa parli? » chiesi.
« Quella a cui ci ha invitato Celeste » rispose con disinvoltura. « Non te l'avevo detto? » la vidi sorpresa.
« No » sospirai. « E dov'è che sarebbe questa festa? » domandai.
« A casa di quella sua nuova fiamma di cui ti parlavo » annuii.
« Comunque io non ho nulla da mettere, quindi non verrò » sollevai le spalle, per dimostrare quanto poco m'importasse.
« Cosa? Vorresti restare tutta la sera sul divano a mangiare del gelato mentre piangi lacrime amare guardando un film romantico? » la guardai pensierosa.
« Perché no? » mi rivolse un'occhiataccia.
« A parte il fatto che adesso Matthew si starà divertendo con qualche.. » la interruppi.
« Ti prego, non dirlo! » gridai, cercando di coprire la sua voce e mettendo le mani sulle orecchie.
« Frida! Tu questa sera verrai a questa stramaledettissima festa, non ti permetterò di restare qui a deprimerti! » esclamò duramente. « Ed il vestito per questa sera lo hai, dato che quando ho comprato questo ne ho preso anche uno per te » sbarrai gli occhi.
« Spero non sia come quello » sembrava quasi la stessi supplicando.
« Esattamente! Ma a te l'ho preso nero.. Il tuo colore preferito! » affermò entusiasta, cercando il suo stesso entusiasmo in me. Ricerca che, ovviamente, non fu soddisfatta.

La musica fuoriusciva da quella casa e la sentivo pervadermi. Non ero poi così sicura di voler entrare, con quella musica, con quel vestito, con quell'umore.
Sandra, probabilmente vedendomi titubante, mi strinse la mano.
« Entriamo? » no, avrei voluto risponderle seccamente, ma non lo feci. Chi sa per quale ragione poi, mi domandavo; adesso capisco che fu tutta colpa del destino, è sempre tutta colpa del destino.
Persone che urlavano, persone che ballavano, persone che sembravano stessero per fare l'amore lì, davanti a tutti.
« Celeste dov'è? » domandai a Sandra, avvicinandomi al suo orecchio.
« Non so, guardiamoci intorno! » rispose lei.
Dopo aver girato per un po', la trovammo.
« Ragazze! » esclamò sorridente, trascinando il suo ragazzo di fronte a noi. « Louis, loro sono Frida e Sandra, le mie migliori amiche » lui ci sorrise, porgendoci la mano. Non ci mise molto a farsi apprezzare: mi dava l'impressione di essere il ragazzo più dolce del pianeta.
« Celeste mi parla sempre di voi, è un piacere avervi conosciuto » Sandra gli sorrise e, subito dopo, lei e Celeste si volatizzarono verso il bancone degli alcolici. Lo guardai imabarazzata. Avrei voluto dirgli che anche a me Celeste aveva parlato molto di lui, ma non sarei stata sincera. Soffermandomi a pensare, in effetti, capii che Celeste non ci aveva mai parlato di lui.
« Piacere mio » mi limitai così a dire.
« So che lavori in biblioteca » affermò poi.
« Esatto » risposi timidamente.
« Chi sa, magari un giorno mi deciderò di leggere un libro.. Quel giorno verrò sicuramente a trovarti! » risposi con un sorriso al suo sorriso.
La luce improvvisamente si spense e tutti cominciarono a dimenarsi ed urlare.
« Mantenete la calma, vado a risolvere la situazione! » disse Louis.
'Se questo fosse un film horror, adesso ci sarebbe un assassino mascherato tra di noi' sentii qualcuno dire.
La stanza, improvvisamente, tornò ad essere illuminata. Mi guardai intorno, in cerca di Sandra e Celeste, ma non le trovai. Con mia grande sorpresa, però, i miei occhi trovarono qualcun altro: lui, il ragazzo che aveva accompagnato a casa me e Sandra, la scorsa notte. Il cuore, che schizzava da un polo ad un altro, stava cercando di farmi capire che ero inspiegabilmente felice di rivederlo.

Mi diressi fuori al balcone, per prendere un po' d'aria. Sandra e Celeste sembravano scomparse, così come anche Louis. Dal balcone, però, riuscivo a vedere quel ragazzo che, con i capelli scompigliati ed un espressione compiaciuta, stava tranquillamente conversando con delle persone. Mi piaceva guardarlo, ma questo non l'avrei mai rivelato a nessuno. E' il destino che ha voluto farci incontrare di nuovo, ne sono sicura, pensavo. Ma il destino, quella sera, decise di farmi più d'una sorpresa.
« Chi si rivede » mi voltai di scatto e vidi quel ragazzo che, quella stessa mattina, avevo verbalmente aggredito. Sbarrai gli occhi.
« Che casualità » riuscii a dire, ancora incredula.
« Nah, io al caso non ci credo » disse lui, poggiandosi con i gomiti ai margini del balcone.
« Credi nel destino? » chiesi impetuosamente, quasi rapita dalla sua affermazione in cui così tanto ritrovavo me stessa. Mi sorrise, annuendo.
« Anche tu credi nel destino, non è così? » distolsi lo sguardo da lui, lasciandolo scorrere, invece, sulle luci che donavano brillantezza alla notte, che oramai dominava sulla città.
« No » dissi forse un po' freddamente, mentendo.
« Peccato » disse lui.
Restammo per un po' in silenzio.
« Mi dispiace per questa mattina » esordì poi. « Non abbiamo iniziato proprio nel migliore dei modi noi due » senza voltarmi verso di lui, lo guardai fugacemente spostando gli occhi verso la mia sinistra. Abbiamo iniziato cosa?
« E' a me che dispiace, non avrei dovuto risponderti in quel modo » mi ripresi. « Anche perché.. Soprattutto perché eri un cliente » feci un colpo di tosse.
« Non andrò a lamentarmi per il trattamento con un tuo superiore » disse.
« Forse dovresti » dissi io.
« Non ne sarei capace » insistette.
« E perché? » si voltò verso di me e restammo per un po' a guardarci.
« Harry » una voce, dall'ombra, lo chiamava.
« Si? » rispose lui.
« Louis ha bisogno di te » continuò quella voce.
« Arrivo » ed anche Harry, repentinamente, scivolò nel buio.
Mi voltai e poggiai le mani sui margini del balcone. Amavo vedere quelle luci nella notte, pensavo, mi rimandavano alla mente la speranza. Quella voce fuoriuscì dall'ombra e si tramutò in ragazzo in carne ed ossa, il quale si andò a posizionare proprio di fianco a me. Feci lentamente roteare di qualche grado la mia testa e lo vidi. I capelli scompligliati, una felpa mimetica, la mani nelle tasche dei jeans e lo sguardo dritto di fronte a sè; come la prima volta che lo avevo visto, nella sua auto.
Tornai anch'io con lo sguardo dritto di fronte a me, deglutendo. Lasciai passare qualche frazione di secondo, che comunque mi parve un secolo.
« Come lo sapevi? » riuscii a dire.
« Cosa? » la sua voce mi emozionava, e questo pensiero mi sembrava del tutto assurdo.
« Che ci saremmo incontrati di nuovo » non lo sentii rispondere, quindi presi l'ardua decisione di voltarmi verso di lui. Mi stava guardando: i suoi occhi neri piantati nei miei. Non puoi agitarti per così poco Frida, mi ripetevo.
« Zayn » disse poi. « Zayn Malik » continuavamo a guardarci.
« Frida Waldorf » affermai con poca voce.
Improvvisamente, lo vidi alzare una mano, la quale pian piano stava venendomi incontro. I miei occhi si spalancarono, così come anche il mio cuore. Le sue dita stavano tracciando i confini del mio viso. Prima che me ne potessi render conto, la sua bocca era ad un passo dalla mia.
Sta per baciarmi?

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