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Autore: jawaadstriangle    12/02/2013    1 recensioni
A volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita prima di tutto. Prima della morte dei miei, ma soprattutto prima di “partire”.
Forse sarei stata la solita stronza che ogni settimana si divertiva a cambiare ragazzo con cui scopare.
Non mi definisco una troia, non lo sono.
Sono solo una sedicenne normale che non crede nelle storie d'amore, ma preferisco essere chiamata realista.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okay Kim. Mal che vada ti ritrovi in mezzo alla rissa con il vecchio. Ma guarda il lato positivo, potrai vantarti di questa meravigliosa occasione con i tuoi amici.
Bell’inizio, comunque.
“Ciao, tu dovresti essere Kimberly.” si avvicinò una donna di media età. Era davvero bella. Un leggero filo di trucco colorava il suo viso, e il suo corpo era avvolto in una maglia molto femminile e aderente.
Cerca di essere di essere gentile almeno la prima volta. Poi puoi anche incendiare un albero, e nessuno lo noterebbe, tranquilla.
Mi avvicinai per salutarla, ma inciampai in un sasso. Chi cazzo ce l'aveva messo?
“Porca puttana troia.”
Ahia.
Ditemi che non ho detto così, o almeno solo nella mia mente.
“Ehm, mi chiami pure Kim.” quanto odio il mio nome intero, è qualcosa di orribile. Sembra quello di una perfettina. Perfettina che gioca ancora con le Barbie di Malibù Stacy.
Rise. E questo vuol solo dire una cosa: la mia bocca non è in grado di non sputare tutto fuori. Non è mai successo. Okay, forse una volta, ma erano anni fa.
“Tutto posto, tesoro?”
Oh certo, rischiavo solamente di ammazzarmi. Ma forse era meglio se mi uccidevo, perché la figura di merda l'ho fatta. Volevo sprofondare.
Fissai ancora con occhi inferociti il sasso protagonista dei miei ultimi minuti di figuracce.
“Si si, cioè. Sto bene.”
“Va bene se andiamo a casa, così sistemi le tue cose?” chiese radiosa.
Non credo di voler passare un attimo in più lì: vecchietti maniaci, pietre assassine... Cosa manca ancora? Una giraffa senza collo?
Annuii, approvando l'idea di andarcene.




Niente giraffe, ero arrivata. E meno male.
Durante il tragitto Trisha e Yaser si presentarono, e dissero di avere anche un figlio.
Non capivo. Continuavo a chiedermi se lo avessero concepito loro, o lo avessero rapito. Ommamma, che figure.
Ritornando a noi, una piccola serie di villette dai colori pastello illuminavano la via.
Era carina.
CAZZO UN SASSO.
Mi spostai velocemente indicando ripetutamente il mio quasi attentatore, urtando il signor Malik più volte.
Okay, ricarichiamo pure le valigie. Perché me ne devo andare, anzi, voglio andarmene.
Risero tutti e due poi mi accompagnarono nella mia stanza.
Wow.
Era... strana. Diversa dalla mia. Ma questo non toglie il fatto che sia spaziale. Era enorme. Con tanto di scrivania per il trucco, abbinata agli armadi e un letto che parlava tanto era bello.
Mi avvicinai non sicura di ciò che avessi veramente davanti agli occhi. Poggiai una mano sul letto, ma venni bloccata da un flashback


Noooooonna, voglio una nuova camera. La mia è schifosa, cazzo.” cercai di attirare la sua attenzione, mimetizzando il più possibile la parola ‘cazzo’, uscitami, senza nemmeno che me ne accorgessi. Almeno davanti a lei dovevo sembrare educata, cosa che non ero sicuramente.
Non te la compro una camera nuova, tanto so cosa ci fai lì dentro con i tuoi amici.”
Merda. Era aggiornata allora.
Volevo farmi piccola piccola dopo le sue parole. Meglio sviare l'argomento e stare zitta.
Non avrei mai potuto permettermela una camera così, non avevo troppi soldi.


Non ero nemmeno viziata se per questo, la mia situazione economica non lo permetteva. Cercavo spesso di nascondere tutto ciò, comprando vestiti alla moda e cellulari super spaziali.
Pensavo non mi sarebbe mai capitata una situazione del genere. Mi avevano insegnato a prendere al volo le cose belle. Anche se la mia vita era cambiata, dovevo prendere tutto con felicità, tutto si sarebbe sistemato. Un triste passato alle spalle non mi avrebbe cambiata.
Però di una cosa ne ero certa. Mi serviva un bagno. Adesso.
Bagno bagno bagno?
Non è che potrebbero mettere i cartellini come al ristorante con su scritto ‘toilette’? Perché gente come me, non c’arriva al volo.
Dopo aver aperto un paio di porte alla rinfusa, lo trovai. O meglio, speravo fosse quello. Non credo avessero avuto la latrina, o una fossa comune. È difficile per una ragazza condividere il bagno con quello di un opossum in calore.
Girai il pomello.
Era tutto piuttosto normale, ma credo avessero dimenticato la doccia aperta. Avevo deciso di fargli un favore e chiuderla. L’acqua costa, c’è crisi.
Prima però mi diedi una sciacquata al viso per risvegliarmi. Ero cadaverica.
Fatto, e adesso doccia.
Aprii di poco la vetrata e senza nemmeno guardare dentro ci infilai la mano dentro e chiusi il rubinetto. Stavo uscendo, quando venni bloccata.
“Ehi, che cazzo.” un ragazzo strizzò gli occhi fissando dalla mia parte. Quando finì con il mettermi a fuoco, prese velocemente un asciugamano che legò in vita.
“Ma... eh?” iniziai a ridere a più non posso. Ma, era impossibile. Non riuscivo a smettere.
Ghignò: “Vuoi unirti a me, per caso?” sputò fuori dalla sua bocca di punto in bianco.
Nemmeno lo conoscevo e si azzardava a dire quello? Ma che razza di idiota popola la Terra?
“Cosa? Neanche morta!”
Mi fissò stranito, quasi avessi detto qualcosa di immondo.
“Dai che sei la solita troietta che aspetta di scoparmi.”
“Eh?”
“Sì. Non sei una di quelle che aspettano la sera per piazzarsi sui marciapiedi?” mi sorrise bastardo.
“Mmm, no. ‘Sta sera non devo fare niente di ciò che hai detto.”
“Stronza.”
“Già, me lo dicono spesso.”
Oh oh, lo avevo chiuso.
Tornai in camera, per svuotare le ultime valigie. Non sapevo come fare, invadere la casa con le mie cose, o riservarmi un angolino.
Cavolo, è più difficile del previsto.
Secondo me, non sto bene. Non mi sono mai passate queste cose per la testa, bah.
Presi la borsa e tirai fuori una foto.
Non era una di quelle da film, dove ci sono i genitori felici e contenti con in braccio i figli. Nella mia era raffigurato il volto di mia madre e mio padre, ore prima che morissero.
Quanto vorrei avervi qua. sussurrai.
‘Voi siete momenti. Siete quelli che completano la mia vita. Le ore, i minuti, i secondi, non sono nient'altro che numeri. Voi siete stati quegli istanti capaci di cambiarmi la vita.
Voglio solo...
I miei sussurri vennero interrotti dallo scricchiolare della scala, che attirò la mia attenzione.
Risposi velocemente la foto nella borsa, sotto il cuscino sarebbe stata troppo vulnerabile, come un guerriero senza armatura.
Bussarono.
“Disturbo?” era Trisha.
“Oh, no. Si figu..”
“Dammi del tu, dai.”
“Okay.”
“Come procede?” mi chiese indicando le valigie.
“Bene, sì. Stavo cominciando a disfarle.”
“Vuoi una mano?”
“No.. no. Va bene così, grazie.”
“...E invece hai conosciuto mio figlio? Prima era nella doccia.”
Quello era suo figlio? Mi cadde la mandibola. Io credevo fosse frutto della mia immaginazione. Persone così stronze non credevo esistessero.
“Credo, cioè sì. Probabilmente era lui.”
“Oh, bene. Spero diventiate buoni amici.”
Oh, no. Io di quello non sarò mai amica, eh. Se lo scordi. È già tanto se non mi venga la tentazione di prenderlo a sprangate sui denti.
“Sì, lo spero anchio.” sono una grande impacciatissima contaballe.
Go Kim, go. Meriti proprio tutti gli applausi del mondo. Tu la illudi molto bene la gente. Il genio.
“Unultima cosa, si chiama Zayn.”

 

 

 

 

Maaaaaaaa buongiorno. Ho deciso leggermente di allungare un po' i capitoli.
E si è scoperto chi è il ragazzo. Anche se probabilmente lo avevate già capito. Non sono molto brava con la suspance.
Bene bene bene, se vi piace rrrecensite.
Adesso me ne vado. Ma non prima di ringraziare per tutte le recensioni.

GRAAAAAAAAAZIE! ** 

  
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