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Autore: Lady Winter    12/02/2013    9 recensioni
Bella ed Edward, migliori amici da sempre, vengono separati : lei viene portata via dagli assistenti sociali e lui rimane da solo. ma quella notte, vede una stella cadente ed esprime un desiderio.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ecocci alla fine! ho pubblicato in anticipo perchè non riuscivo più ad aspettare, volevo sapere cosa ne pensate. non so che altro dirvi, a parte che è corto e che spero vi piaccia.

EPILOGO
EDWARD


Tutto era freddo… morto. Non sapeva dov’era, cos’era successo, e non sentiva dolore. Il suo ultimo ricordo era un boato, un dolore lancinante e poi si era trovato a galleggiare in quel nulla gelatinoso. Perché non riusciva a svegliarsi, ad aprire gli occhi? Bella! Dov’era Bella? Perché non c’era anche lei? Si erano promessi di rimanere sempre insieme, ma adesso lei non era lì. Provò a muoversi ma non ci riuscì, era come se non avesse più un corpo, se fosse solo la sua mente a fluttuare, ad andare lentamente alla deriva. Quanto tempo era passato? Perché nessuno veniva a prenderlo? Si sentiva di nuovo bambino, indifeso davanti a tutti, fragile, innocente. Aveva paura del buio, quando non c’era luce arrivavano i mostri e lui non voleva che gli facessero del male. Passarono giorni, anni, o forse… solo minuti? E lui continuava ad essere solo ed impaurito, senza la sua mamma a cantargli la ninnananna. Improvvisamente cominciò a sentire caldo e gli parve di diventare pesante, di piombo. Tentò ancora di muoversi, di parlare e, sebbene non ci riuscì, riprese coscienza del suo corpo: sentiva una mano schiacciata, come se ci fosse qualcosa appoggiato sopra e, per il resto, gli sembrava di essere sdraiato. Poi, il tocco leggero di una carezza tra i capelli, la dolce pressione di di un bacio sulla fronte, lo fecero tornare di colpo in sé, distruggendo l’apatia che lo circondava. La vita ritornò a pulsargli nel sangue, ogni nervo si tese pronto a trasmettere anche la più piccola sensazione, ed Edward, finalmente, riaprì gli occhi.

Da quel giorno, da quando il ragazzo aveva riaperto gli occhi, erano passati ormai dieci lunghi anni e, mai, neppure per un giorno, lui mancava di ringraziare sua madre per averlo portato alla vita due volte. La degenza in ospedale era stata faticosa, piena di ostacoli ed erano passati altri due mesi prima che potessero tornare a Forks. Forse, l’unica cosa di cui Ed non si era dovuto preoccupare erano state le spese mediche, misteriosamente saldate a suo nome. Sospettava che fosse stata tutta opera di Aro, come il ritrovamento di un certo Edward Charles Masen, picchiato brutalmente, davanti alla stazione della polizia di Chicago. Tuttavia, contrariamente a ciò che tutti avevano pensato, l’uomo non aveva denunciato gli aggressori, ma si era costituito per il tentato omicidio di suo figlio,Edward Anthony Masen. Da allora era in galera e, probabilmente, vi avrebbe soggiornato per parecchio tempo. Ed, a parte sua, era stato tremendamente felice di saperlo lontano dalle persone a lui care; finalmente poteva vivere la sua vita in tranquillità e pace. Era riuscito a terminare il liceo, recuperando in modo esemplare i mesi persi, ed era entrato alla facoltà di medicina, uscendone, sei anni dopo, con la laure in pediatria. Come progettato, appena messa da parte una somma ragguardevole, aveva chiesto a Bella di sposarlo e, un anno e mezzo dopo, il 13 agosto, erano diventati Mr e Mrs Cullen. Cullen, perché la prima cosa che il ragazzo aveva fatto era stato firmare i documenti che l’avevano reso a tutti gli effetti un membro di quella famiglia.
Una risata argentina lo riscosse dai sui pensieri e si rese conto di aver concesso troppo vantaggio alla piccola peste. Salì allora le scale che portavano alla zona notte, seguendo quella dolcissima voce.
<< Sto arrivando. Adesso ti prendo. >> disse, fingendo una voce da cattivo, mentre apriva la porta della stanza dei giochi ma, proprio mentre stava per afferrarlo, il piccolo corpicino gli sgusciò tra le gambe, riprendendo a scappare. Scoppiò a ridere: l’aveva fregato ancora, ma sarebbe stata l’ultima volta. Aspettò che facesse di nuovo le scale, per non rischiare che, per scappare, inciampasse e si facesse male. La seguì, ascoltando adorante il rumore dei suoi piedini sul tappeto, sorridendo dolcemente. Ripartì all’inseguimento, acchiappandola poco prima che arrivasse in sala.
<< Ahh! Giù papà! Giù! >> urlò, ridendo e dimenandosi, la sua piccola Elizabeth, era arrivata due anni dopo il loro matrimonio, esattamente due anni prima, ed era stata un dono del cielo, per quello l’avevano chiamata come la nonna, a cui somigliava moltissimo. Era piccolina ma paffuta o, come diceva Bella, “morbida”; con due guanciotte sempre rosse; lunghi boccoli ramati e occhi di cioccolato, come la mamma, come la pelle nivea. Era una ventata di vita, sempre sorridente con tutti, ma con un’adorazione incondizionata per suo padre.
Ed rise, sentendola scalciare per scendere, ma non aveva nessuna intenzione di lasciarla andare. Se la caricò in spalla ed entrò in salotto, dove li aspettava il suo amore, una delle sue principali ragioni di vita, insieme a quella che gli stava distruggendo un timpano a furia di grida. Bella era stesa sul divano davanti al camino, coperta da un piumino, mentre controllava il suo ultimo libro, che a breve sarebbe stato stampato. Appena li vide entrare, posò il volume e tese le braccia per ricevere il fardello urlante, che si calmò come per magia. Edward guardò con amore la sua bambina poggiare le manine sul ventre di sua madre, ormai diventato enorme e si sentì sciogliere quando, dopo l’ennesimo urletto, gli afferrò le mani e le posò affianco alle sue, dicendo:
<< Tao Aphael. >> lui si chinò e le baciò la testolina
<< Si amore, >> le mormorò << Raphael ti ha detto ciao. >> non gli sfuggì la lacrima che Bella si asciugò, mentre un sorriso le si apriva sul volto. Le baciò dolcemente le labbra, per poi sussurrarle all’orecchio:
<< Grazie stellina mia, per esserci e per avermi donato questi due meravigliosi cuccioli. >> continuarono a baciarsi fino a quando Lizzie non decise che ne voleva anche lei ed Edward fu costretto a lasciare che le sue donne gli si accoccolassero contro.
Quello stesso giorno, quando il cielo s’infiammò, mentre si trovavano in quella che chiamavano la “stanza dei sogni”, all’uomo venne un’idea. Prese i colori e, mischiandoli fino ad ottenere lo stesso rosa-arancione delle nuvole, si avvicinò ad una porzione del muro non ancora ricoperto di scritte, sogni, progetti e, dopo aver aggirato il pianoforte, poggiò il pennello sulla parete.

Ho visto una stella cadente e ho espresso un desiderio. Ho chiesto di rivederti, perché tu sei il mio futuro. E ora sono qui, a scrivere su questo muro, rubando i colori al tramonto, per dirti che la stella ha fatto molto di più: mi ha riportato da te, ci ha donato i nostri bambini… mi ha ridato la vita.

 

FINE
 

Non so cosa dirvi... spero vi sia piaciuto, sia il capitolo che la storia. voglio ringraziare di cuore i 118 che fin'ora mi hanno recensito; i 52 che la preferiscono; i 26 che la ricordano e i 175 che la seguono. sapete, è la prima storia che concludo ed è emozionante e anche un pò triste, ma doveva accarede. spero che qualcuno di voi abbia voglia di leggere l'altra mia storia "Light la luce dei vampiri" che ricomincerò a postare e....che altro dire....grazie infinite e ciao ciao ;)

Lady Winter

  
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