Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Fog_    12/02/2013    2 recensioni
Seth è una angelo custode, ma odia fare il "baby sitter agli umani".
Bliss è la sua protetta, ma preferirebbe spararsi piuttosto che avere quel ragazzo intorno.
Ma una delle cose che entrambi dovrebbero imparare è che niente è come sembra.
Perchè Seth in realtà non è l'angelo spavaldo che finge di essere, no. Lui convive ogni giorno con la convinzione di aver ucciso l'unica persona a cui voleva bene; lui a Bliss ci tiene davvero; lui vorrebbe solo essere salvato.
Perchè Bliss in realtà è più forte di quello che sembra, eppure ha ancora della debolezze che non riesce a combattere e Seth è una di queste. Lei non è solo l'anoressica a cui è scomparso il fratello, no, lei è la miccia per far esplodere una guerra che si teme da troppo tempo.
Cosa faresti se il mondo che hai sempre creduto reale ti voltasse le spalle? Cosa saresti disposto a sacrificare per salvare la persona che ami? Cosa sceglieresti tra angeli e demoni, tra bene e male?
Seth avrebbe risposto il male.
Bliss il bene.
Ma le cose possono sempre cambiare.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



6
Fratello scomparso.

SETH
 
Ero in quella casa da più di quattro ore e non ero ancora riuscito a metterci piede dentro.
Trevor, per quanto in teoria era stato facile soggiogarlo, aveva un senso del lavoro così forte che non importava quanto giocavo con la sua mente, ogni volta che mi vedeva con le mani in mano mi faceva una paternale degna di Benjamin; la cara mamma di Bliss era impegnata a lavorare in cucina, stanza che aveva una visuale completa sul giardino, e Bliss era gettata sul divano proprio accanto alla porta che dava in salone e mi lanciava occhiate truci ogni dieci minuti circa. Ero intrappolato, frustrato e obbligato almeno a fingere di lavorare. Io e le mie idee geniali.
C’era una persona, però, che non avevo ancora visto. Una delle ragioni che mi aveva spinto a volermi intrufolare in quella casa. Quel Josh Strathmore che aveva scattato le foto di Bliss, Georgia e Logan per la loro rivista; quello che era presente nei registi scolastici fino all’anno precedente – avevo controllato quella mattina – e poi puff, niente più sul suo conto; quello che, ancora più di Bliss, era rimasto nell’oscurità.
Non era una famiglia che dava nell’occhio, nonostante la casa maestosa volesse suggerire il contrario. Era tutto troppo strano, tutto ancora da chiarire, ma mi sentivo troppo elettrico per poter pensare lucidamente.
Era colpa della forza sottratta a Bliss per farla tranquillizzare, mi era entrata in circolo e mi sentivo capace di conquistare il mondo. Il da dove le era uscita quella potenza era ancora sconosciuto, ma si aggiungeva all’elenco di cose su cui indagare, insieme alla questione che stava morendo di fame e si ostinava a non mangiare. Per quanto non mi piacesse, ero il suo angelo custode, eravamo collegati, e se lei aveva fame, mi sentivo come se ce l’avessi anche io. Se non si fosse decisa a mettere del cibo sotto i denti, le avrei ficcato qualcosa in bocca senza fare troppe cerimonie. Era insopportabile e nettamente in contrasto con la forza che sentivo. Cozzavano tra loro e mi spossavano, rendendomi debole e l’attimo dopo invincibile.
A cosa mi ero ridotto.
Quando io e Trevor ci ritrovammo a lavorare alla stessa siepe, lontani dalle vetrate di casa e da chiunque altro avesse potuto sentirci, decisi che era arrivato il momento di agire.
«Cosa sai su Josh?» azzardai mostrandomi spavaldo, chiamandolo per nome così che lui pensasse che sapessi già un fondo di verità. Pregai che mi rispondesse qualcosa di sensato .
«Dove sei stato nell’ultimo anno?» rispose Trevor con la sua risata gutturale, dandomi un indizio anche senza volere. Un anno, qualsiasi cosa fosse successa, era successa nell’arco di un anno. Almeno era una restrizione.
«Sono nuovo di qui e, sai, volevo sapere qualcosa di più sulla famiglia per cui lavoro» con l’aria da ragazzo di campagna appena arrivato in città l’avrei subito conquistato, ne ero certo. Sorpassando sulla questione del lavoro, Trevor era davvero facile da soggiogare. Era stato semplice convincerlo che aveva bisogno di un aiutante, che aveva bisogno proprio di me, e se non avesse voluto aggiungere altro, l’avrei convinto anche a vuotare il sacco. Se fosse stato così semplice con tutti, al momento avrei già scoperto tutto ciò che c’era da scoprire e mi starei prendendo un cocktail al bar anziché darmi al giardinaggio.
«Ragazzo, ti dico solo una cosa. Lavoro in questa famiglia da ben dieci anni, la piccola Bliss è come una figlia per me ed è stata molto male per il fratello, azzardati a chiederle qualcosa su di lui e ti mando subito via. Piuttosto te ne parlo io»
Quindi doveva essere una cosa seria se non voleva che ne parlassi con Bliss. La faccenda si faceva ancora più interessante.
«Non avevo intenzione di chiederle niente, ma speravo davvero in una tua…versione dei fatti» improvvisai, chiedendomi come mai non avessi mai preso in considerazione l’idea di fare l’attore. Bello ero bello, carismatico ero carismatico, e recitare, a quanto pareva, era il mio punto forte. Magari dopo che il Grande Capo si fosse deciso a liberarmi dal mio contratto di baby-sitter a tempo pieno, avrei potuto cercare di sfondare a Hollywood.
Ma forse non era il momento adatto per pensarci.
«Josh è... Josh è scomparso.» spiegò abbassando automaticamente la voce. Forse non avevo capito bene.  Scomparso? In che senso comparso?
«Continua» lo incitai, morendo dalla voglia di conoscere tutto e subito. Finalmente qualcuno che sembrava disposto ad andare oltre la fitta coltre di nebbia attorno alla famiglia Strathmore e al non fermarsi  a “sei nuovo qui”. Non era certo colpa mia se mi ero perso tutto il divertimento.
«L’anno scorso, dopo la festa per i suoi sedici anni. Hanno ballato tutta la notte, si sono divertiti, hanno cantato tanti auguri, spento le candeline, fatto le solite foto e poi puff. Nessuno ha visto più Josh. Tutti pensavano che si fosse appartato con la sua ragazza, ma lei sostiene di non essere stata con lui dopo la festa. È semplicemente scomparso, senza nessuna lettera, senza alcuna richiesta di riscatto dai possibili rapitori, senza indizi. So che sono cose che succedono, ma lui era un bravo ragazzo. Non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere. E Bliss è quella che se l’è passata peggio.»
Per un attimo, solo un attimo, un po’ mi dispiacque per Bliss. Certo la questione “Josh” non rispondeva a molte delle mie domande, ma almeno capivo come mai aveva sempre quell’aria distaccata, come se non potesse fidarsi di nessuno. Infondo era una reazione normale per una che aveva visto il proprio fratello scomparire. Forse avrei dovuto aiutarla. Gli agenti non avevano trovato niente, ok, io però ero pur sempre un angelo. Forse un angelo leggermente più intelligente e cattivo degli altri, ma in qualità di creatura divina sicuramente  me la sarei cavata meglio di un semplice umano.
«Hai detto che probabilmente l’ultima persona ad averlo visto è stata la sua ragazza. Chi era?»
Magari avrei potuto iniziare ad indagare da lei, così da non includere Bliss. Era una ragazza ed in quanto tale da lei potevo ottenere qualunque cosa volevo senza neanche dover usare un qualche tipo di pressione o sottomissione.
«Un bel bocconcino, l’hai sicuramente vista a scuola. Non passa facilmente inosservata»
«Andiamo, voglio il nome»
Trevor controllò l’orologio e abbassò il braccio con le cesoie, tirando un sospiro.
Il sole stava tramontando alle sue spalle e il cielo si era tinto di una strana tonalità di rosa, quasi tendente al viola. Il nome che pronunciò venne portato via dalla folata di vento che ci colpì e che  fece volare le ormai poche foglie secche rimaste intrappolate tra l’erba, ma nonostante tutto riuscii a comprenderlo. Non senza prima rimanerne folgorato.
Cher Clochard.
Cher era stata la ragazza di Josh.
Cher era anche stata amica di Bliss.
E chi se lo sarebbe mai aspettato che la chiave di tutto poteva essere proprio quella stupida biondina?
«Seth, è ora di staccare, tu sei autonomo vero?»
Annuii senza dargli peso, con il cervello che lavorava a mille e le braccia che tremavano prese dall’eccitazione. C’ero vicino, ero vicino alla verità.
«Trevor, mamma è uscita. I soldi sono sul bancone della cucina» Bliss comparve oltre la porta finestra del salone, l’aria di chi era stata costretta ad alzarsi dal divano e i capelli arruffati. Aveva in mano un mezzo panino, finalmente stava per placare quell’orrenda sensazione.
«Va bene, non preoccuparti, torna a poltrire sul divano» rispose lui sorridendo affettuoso. Doveva volerle bene davvero.
Aiutai Trevor a riporre gli attrezzi nel gazebo e quando mi diede il venti per cento del suo incasso buttò lì un “sono contento di lavorare con te, sei un bravo ragazzo” che mi spiazzò. Odiavo la gente che mi definiva così, mi faceva sentire in colpa, come se in qualche modo dovessi davvero esserlo.
Ma me e “bravo ragazzo” nella stessa frase davvero non potevano coesistere.
Decisamente no.
Quando anche Trevor lasciò quella casa, mi resi conto che finalmente era arrivato il momento di iniziare l’operazione “sonda” in casa Strathmore. Eppure, nonostante avevo chiaramente visto Bliss con quel panino in mano, nonostante quella sensazione di fame acuta si fosse placata per qualche minuto, all’improvviso qualcosa di ancora più forte mi prese allo stomaco. Un allarme fin troppo chiaro che mi fece agitare.
«Bliss» gridai automaticamente, correndo su per le scale che dominavano il salone. Non ero mai salito al secondo piano, non sapevo neanche quale fosse la sua camera, ma un rumore dal soffitto mi suggerii che le scale infondo al corridoio portavano da lei. Superai anche quelle, due scalini per volta, fino a ritrovarmi in una soffitta dal tetto spiovente.
E Bliss era lì, seduta per terra con la schiena appoggiata al lettone matrimoniale, le ginocchia al petto e una vaschetta di plastica accanto. Era bianca come un cadavere.
«Cosa diavolo ci fai tu qui?» domandò guardandomi da dietro la mano che le reggeva il viso. Già Seth, cosa ci fai lì? Come le spiegavo che mi sentivo come se lei stesse per morire?
Ciao, sono Seth, sono il tuo angelo custode,se tu stai male, io sto male, ma non c’è niente di romantico in questo.
«Ho sentito dei rumori strani e sono venuto a controllare» improvvisai avvicinandomi un po’, giusto per riuscire a guardare all’interno della vaschetta. Era piena di vomito. «Stai bene?»
«No Seth,guarda, sto benissimo. Perché non andiamo a berci qualcosa al Crush?»
«Il tuo sarcasmo fa pena, piccola Bliss»
«Se non l’avessi notato, sto seriamente male»
Un conato la scosse e si accasciò con tutto il corpo sulla vaschetta blu, senza però rimettere niente. Mi piegai su di lei per mantenerle la fronte, quasi dispiaciuto. Fosse stata un’altra me ne sarei fregato, ma lei era in mia custodia e sembrava così piccola e indifesa, soprattutto dopo ciò che avevo saputo.
Quando si riprese, mi sedetti al suo fianco, dalla parte opposta rispetto alla sua nuova amica “vaschetta”.
«Prova a vomitarmi addosso e non so se riuscirò a trattenere la mia forza omicida»
«Nessuno ti obbliga a restare qui,anzi, starei meglio con te fuori dai piedi»
E invece si sbagliava, qualcosa che mi obbligava a restare lì c’era, però non sapevo neanche io cos’era.
Così semplicemente restammo in silenzio, seduti per terra uno accanto all’altra.
Non riuscivo a trovare un aggettivo che riuscisse a descrivere quel momento, forse non esisteva neanche. Perché quel silenzio non era imbarazzante, ma neanche del tutto rilassato; perché avrei voluto fare qualche battuta spiritosa, ma avevo paura di ferirla e davvero non volevo farla stare peggio di come già si sentiva.
Era tutto strano.
Ecco, si, strano.
Non sapevo esattamente da quanto eravamo seduti lì, ma quella meditazione in stile Buddha venne interrotta dalla suoneria del mio cellulare. Numero sconosciuto, eppure sapevo perfettamente di chi doveva trattarsi.
«Riley  allora? Possiamo vederci oggi?» domandai schiarendomi la voce, sorprendendomi come sempre del fatto che tipi come Riley avessero un telefono. Per intenderci, Riley era un vampiro. Una specie di boss mafioso nella sua gang di vampiri tutto fumo e niente arrosto.
«Periferia di Brighton, solito vicolo, tra non più di un’ora» il tempo di dire il necessario e riattaccò. Pensandoci, i primi due aggettivi che mi venivano in mente per descriverlo erano gentile e socievole. Si, decisamente quelli.
Mi girai verso Bliss, le sue guancie cominciavano a riprendere colore.
«Perché stai vomitando?» le domandai beccandomi un’occhiataccia alla “ti preferivo quando stavi zitto”. Sorrisi colpevole.
«Una stupida medicina. O non mangio per tutta la giornata o mangio e vomito ciò che ingerisco.»
«Ma le medicine non dovrebbero farti stare meglio?»
«Sono iniezioni di ferro o qualcosa del genere, le prendo da sempre, ma più cresco e più hanno questi effetti collaterali»
Sinceramente non avevo mai sentito una cosa del genere, ma di certo non mi sarei messo a fare il suo dottore oltre che l’angelo custode. Sapevo, però, che dovevo raggiungere Riley entro mezz’ora e che se davvero Benjamin aveva ragione e stava succedendo qualcosa di strano ai piani alti, lui ne era a conoscenza. Ma sapevo anche che non potevo lasciare Bliss sola in quelle condizioni. E se fosse svenuta? Se si fosse strozzata con il vomito?
«A che ora tornano i tuoi?»
«Torneranno sta notte, ma a te che importa?»
Mi alzai e cominciai a camminare per la stanza, cercando una soluzione al problema. Davvero non potevo lasciarla in quello stato.
Così ebbi un illuminazione.
Forse era una cosa stupida e idiota, ma tanto ormai ero abituato alle mie idee stupide e idiote.
Mi abbassai verso Bliss e le misi un braccio intorno alle spalle per sollevarla mentre lei mi guardava ad occhi spalancati, come se mi stesse gridando di metterla giù.
«Cosa stai facendo, Seth?» domandò spingendomi via una volta in piedi. Il fatto che una ragazza così minuta avesse la forza di allontanarmi mi fece per qualche motivo ridere, era carina così tutta incazzata. Diciamo dolce.
«Vieni con me dai, non posso lasciarti sola»
«ma che te ne frega a te di me? Me la so cavare da sola»
«no, non ce la farai»
«e invece si»
Alla fine avrebbe anche potuto avere ragione, magari era abituata a quel genere di cose, ma anche solo per il gusto di vincere l’ennesimo battibecco non l’avrei lasciata. Così mi avvicinai a lei e la sollevai di forza sulla mia spalla, cominciando a correre per le due rampe di scale e verso la mia macchina mentre la mia schiena sopportava pugni che facevano più male del previsto. Presi anche in considerazione di metterle un calzino in bocca se non avesse smesso di gridare.
«Seth lasciami andare!»
Aprii la portiera del passeggero e la lasciai scivolare sul sedile dalle mie braccia, allacciandole subito dopo la cintura di sicurezza. Quando fui al posto di guida misi la sicura agli sportelli, neanche fosse una bambina piccola, e subito partii in quarta.
Bliss non sembrava spaventata, lei non sembrava mai spaventata, solo infastidita. E non aveva più neanche la faccia di una che stava per vomitare perchè probabilmente aveva già espulso quel misero panino che aveva mangiato.
La guardai con in ghigno quando mi mise il broncio incrociando le braccia sul petto e lanciandomi uno sguardo omicida.
«Mi dici almeno dove stiamo andando?» domandò scontrosa in versione “Boss del quartiere”.
L’attimo prima sembrava così piccola e debole, l’attimo dopo aveva la forza di sfidare il sottoscritto. Non era da tutti.
Niente Bliss, andiamo a chiedere informazioni su un’ipotetica ed ennesima sommossa del male sul bene ad un gruppo di demoni-vampiro che si credono i padroni dei  sottoborghi di Brighton. Ma tutto tranquillo, eh.
«Devo sbrigare una commissione, poi magari passiamo da Abby»


Buona sera gente :)
So che è passata un'eternità dallo scorso aggiornamento e so che questo capitolo è corto e non è un granchè, però non volevo farvi aspettare ancora e ho buttato tutto giù in un paio di giorni. Una combinazione di interrogazioni di fine quadrimestre, pc che fa i capricci e un viaggio a Parigi non mi hanno permesso di scrivere per molto, però sono tornata e il prossimo capitolo arriverà molto più velocemente, promesso :)
non ho risposto ad un paio di recensioni ma lo farò in serata, in attesa (si spera) delle altre!
Grazie a tutti quelli che leggono, davvero, mi fate felicissima.
Alla prossima!
Un bacio a tutte, fog_
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Fog_