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Autore: lipstjck    12/02/2013    8 recensioni
Un mondo che non è quello che sembra, in realtà abitato da creature mitiche e magiche.
Una guerra tra due mondi, capitanata da una strega prescelta contro un ibrido.
Un amore che non dovrebbe nascere, magari un triangolo amoroso proibito.
Vi lasceranno senza fiato.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So che siete arrabbiati, scusatemi davvero.
Premetto che il capitolo è noioso,
ma purtroppo è un passaggio che non potevo saltare,
prometto che  aggiornerò o domani o dopodomani.

Vi prego continuate a recensire, devo sapere cosa ne pensate.
Forse vi chiedo troppo, ma non mi abbandonate.

                                                                                                                             Ci tengo a voi ed alla storia.

-giada.




Che la guerra abbia inizio - seconda parte.

 

Accampamento licantropi - tramonto.

 

Mi ritrovai al centro della battaglia, nel luogo in cui eravamo soliti riunirci di sera per cibarci e cantare stupide leggende al piacevole terpore del falò.

Mi guardai intorno e tutto quello che riuscivo a vedere era la Morte.

Ade avrebbe avuto nuovi acquisti. Vampiri e Licantropi di prima scelta.

Con sorpresa mi mi resi conto che le streghe ed i licantropi erano in maggioranza. Per un vampiro c’erano minimo una strega ed un licantropo pronti ad attaccare. Forse ce l’avremmo fatta. Forse.

Notai a poca distanza Luke a combattere fianco a fianco a Louis e Liam.

Voltai lo sguardo ad est incontrando gli occhi di Harry, per un secondo mi sembrò di notare una qualche luce di euforia nel vedermi.

Aveva un rivolo di sangue cremisi sul labbro inferiore, che lentamente ed inesorabilmente tentava di arrivare al suo mento; ma con prontezza il riccio, senza distogliere lo sguardo dal mio, lo asciugò con il dorso della mano aprendosi in un sorriso, prima di voltarsi e tornare a combattere un vampiro troppo giovane per avere esperienza nel combattere. Quello scambio di sguardi durò meno di un secondo, ma bastò per infondermi coraggio. Corsi in aiuto a Niall, in quel momento col pelo bianco sporco d’erba, terra e chiazzato qua e là da sangue di vampiro; si notava, era sfinito e non avrebbe retto per molto, soprattutto prendendo in considerazione l’enorme zampa destra anteriore sanguinante. Era stato ferito, molto probabilmente da una lancia. 

Mi gettai nella mischia e in pochi secondi staccai la testa a tutti e tre i vampiri che lo accerchiavano. Staccando l’ultima testa mi ritrovai inconsapevolmente faccia a faccia col lupo bianco, che appariva molto confuso. Sul suo viso animalesco c’era un occhi mezzo chiuso ed uno più aperto, a simulare forse, il sopracciglio alzato umano. Era davvero buffo e non potei fare a meno di sorridergli. 

“Sono tornata.” mormorai. 

Fece un leggero cenno col testolone peloso che si ritrovava e tornammo a combattere.

Se in un primo momento la situazione era sembrata a nostro vantaggio, ora era completamente cambiata. Con la mia vista sviluppata, mi accorsi che a mezzora da noi a nord, iniziavano ad arrivare nuovi vampiri e non sto parlando di quattro o cinque idioti succhiasangue, bensì di un vero e proprio esercito, composto da migliaia e migliaia di vampiri. Quelli che invece stavano combattendo contro di noi, si fermarono e corsero verso Nord, per unirsi all’esercito intero. L’unica cosa coerente sarebbe stata battere in ritirata ed infatti, mia nonna scambiandosi uno sguardo con Conor suonò immediatamente il corno della ritirata. 

Tutti i licantropi, Liam, Louis, Harry, sua madre Giuls, mia nonna..Insomma tutti, scappammo da quello che non sarebbe più stato un rifugio sicuro.

 

“Nonna, dove andremo adesso?” Le chiesi mentre ci avvicinavamo di fretta ai feriti e a mio padre, per poterci smaterializzare e portarli con noi. I Payne non abbandonano nessuno.

“Al magazzino abbandonato nella periferia di Mullingar. Molto lontano da qui. Muoviamoci arriveranno in meno di dieci minuti.” tagliò corto caricandosi in spalla l’ultimo ferito.

Li istruì in modo che tutti i feriti le toccassero una gamba quando si fosse smaterializzata e lo stesso facemmo io e Liam, anche se non ero molto sicura che quest’ultimo fosse in grado di smaterializzare venti feriti.

Era sconvolto, lo vedevo nei suoi occhi, che si celavano nel nero più oscuro in quell’istante, non erano più cioccolato liquido, bensì ossidiana; stava pensando a nostro padre. Gli strinsi una spalla cercando di infondergli un po’ di quel coraggio che mi aveva sempre caratterizzata e, sicuri che tutti i feriti ci toccassero le gambe e accarezzando una guancia di mio padre ci smaterializzammo.

 

Aprii gli occhi e ci trovavamo all’interno di un edificio immenso, doveva essere in disuso da svariati anni, mi girai intorno per capire come fosse strutturato e quanto spazio avesse. Di spazio ce n’era anche troppo, era un luogo sicuramente difficile da riscaldare; alzai gli occhi verso il soffitto altissimo e vidi centinaia di ragnatele e ratti che si nascondevano nelle effimere cavità del legno. Il magazzino era fatto completamente di legno, qua e là si sentivano spifferi di vento attraversare il tutto. 

‘Perfetto, abbiamo anche buchi da chiudere qui.’ pensai.

Il terreno era sudicio, pieno di polvere, chiodi e schegge di vetro. Chissà da dove venivano, speravo almeno che tutte le enormi vetrate fossero sigillate o la notte non sarebbe stata tanto facile e noi non eravamo equipaggiati.

 

Liam stava fermo nel punto in cui si era materializzato, fissando il corpo di nostro padre, freddo in terra. Corsi immediatamente ai piedi di mio padre ed ordinai di portare il corpo in un luogo sicuro ed asciutto. In seguito avremmo pensato ad una sepoltura onoraria per l’unico uomo della mia vita.

Sembravo fredda nei suoi confronti, ma in realtà stavo morendo dentro e almeno uno dei due doveva restare lucido e tra me e Liam, il fardello toccava inevitabilmente a me, la sorella minore, sì. Ma anche la più determinata e poi, sapere che mi sarei vendicata mi faceva sentire meglio.

“Liam, so che è dura da affrontare, ma siamo in guerra. Dovevamo aspettarci qualcosa del genere. Papà è fiero di noi, adesso fai parte del consiglio degli anziani, non possiamo deluderlo rinchiudendoci nei nostri dolori. Dobbiamo andare avanti. Per lui, per la mamma, per il mondo.” conclusi abbracciandolo.

Con mia grande sorpresa e dispiacere, non ricambiò, rimase immobile, lì, come un masso freddo e senza vita, tra le mie braccia.

Non disse una parola, ma mi si strinse il cuore quando poche lacrime mi bagnarono la spalla scoperta. Lo strinsi ancora più forte a me, sciogliendo poi l’abbraccio e prendendolo per mano.

“Vieni con me, ti insegno ad usare la magia curativa.” gli sorrisi trattenendo le lacrime che tanto desideravano librarsi sul mio viso.

Mi guardò incerto, lo incoraggiai stringendogli ancora di più la mano. 

Arrivammo nell’area che Conor e mia nonna avevano organizzato per i feriti.

A quanto pareva il magazzino non era proprio disorganizzato, c’erano barelle in quantità -anche se messe un po’ male ed impolverate- lenzuola bianche, che di bianco non avevano un bel niente, sotto i corpi mal messi dei nostri compagni e cuscini di paglia. In fin dei conti non ci era andata proprio male.

Per prima cosa, ci avvicinammo ai feriti gravi, vedevo Liam vacillare e mi accorsi che delle violacee occhiaie gli attorniavano gli occhi, le ossa sotto il suo viso da bambino erano più evidenti del solito. Da quanto non mangiava?

Decisi di dividere a metà un’alga che Elis mi aveva lasciato e gli imposi di ingoiarla. Quando, con non poca difficoltà ci riuscì, mi guardò di sbieco. 

“E’ per caso una qualche scommessa che hai fatto con Louis? Farmi ingoiare questa robaccia? Cosa vinci in cambio?” assottigliò gli occhi e un sorriso di troppo gli scappò, mostrando i suoi bianchissimi denti. 

Felice del fatto che cercasse di smorzare la situazione e che fosse tornato in se, gli diedi un leggero pugno sulla spalla.

“No idiota, me li ha dati Elis.” gli feci la linguaccia.

“Sai, stavo morendo di fame, ma ora non ne ho più. Bene, insegnami.” mi incitò.

“Non so se riuscirai, ma voglio tentare. Questa è una magia molto complicata, quindi Liam se ti accorgi di non farcela fermati ti prego. Perché potrebbe prosciugare tutta la tua ninfa vitale. Ci vuole pratica, diventerà un giochetto da ragazzi e poi, tu sei un Payne.” gli feci l’occhiolino.

Annuì, ed io continuai, avvicinandomi ad un ragazzo sulla quindicina che gemeva scomposto su una barella. Era messo piuttosto male, con la mano destra reggeva le costole, dovevano essere fratturate o qualcosa del genere.

Aveva diversi morsi sul corpo, il che non era molto incoraggiante, aveva quindi perso molto sangue e la cosa peggiore era la gamba sinistra, che poteva essere definita in qualsiasi modo tranne che con il termine ‘gamba’. Lembi di pelle penzolavano dalla sua coscia mostrando schiettamente, la carne cruda ed i muscoli contratti per il dolore. Sanguinava molto, l’unica cosa che bloccava quella specie di emorragia era un lembo di stoffa ormai color cremisi, dovevo agire velocemente.

Mi inginocchiai davanti alla sua barella ed intimai a Liam di fare lo stesso.

“Okay, segui attentamente ciò che faccio.” dissi.

Misi una mano a coppa rivolta verso il basso, al di sopra della ferita, senza sfiorarla.

“E’ un po’ come smaterializzarsi, devi pensare al modo in cui vuoi che torni. E subito dopo infondere positività a quel pensiero.”

“Come?” mi chiese titubante.

“Facile, dopo aver pensato alla gamba guarita. Pensa a qualunque cosa ti venga in mente. Il mare, i fiori, gli alberi, un sorriso. Io di solito mi concentro sempre sulla stessa cosa.”

“Cosa?” 

“Alla mamma, ma da un po’ di tempo riesco ad immaginare solo un sorriso sghembo.”

“E a chi appartiene?”

“Nessuno.”

“A Zayn.” concluse lui.

“Ehi ragazzi, qui c’è qualcuno che sta per morire!” disse il giovane licantropo indicandosi, con un sorriso tirato.

“Oh, scusami. Adesso passa tutto non preoccuparti.”

Chiusi gli occhi e in meno di due minuti la gamba del ragazzo era come nuova.

Decisi di dar spazio a Liam e vedere come se la cavasse con i morsi che, Bred, -il ragazzo- aveva sparsi per tutto il corpo.

Gli lasciai il mio posto e osservai dall’alto i suoi movimenti.

Mise la mano su un primo morso e in pochissimi secondi era scomparso.

Mi guardò vittorioso. Gli sorrisi contenta.

“Okay, adesso che hai capito come funziona prova con le costole. Liam, non devi pensare a cose negative mentre curi qualcuno, ricordalo sempre. Potresti ucciderlo.” dissi seria.

Annuì e corrucciando le sopracciglia si concentrò sulla torace del ragazzo.

“Ma come sono fatte le costole?” mi chiese nemmeno mezzo secondo dopo.

Risi. “Scusa, mi ero scordata di dirti che pensare alle parti del corpo apposto funziona solo esternamente. Mentre internamente basta che canalizzi pensieri positivi.” mormorai.

“D’accordo.” disse ritornando alla concentrazione di prima.

Bred nel frattempo sembrava sempre più sollevato.

Liam aprì gli occhi, aprendosi in un lucente sorriso.

“Finito.” mi informò.

“Perfetto. Ora, a parte qualche morso e un po’ di debolezza, come ti senti?” chiesi al ragazzo accarezzandogli una guancia.

“B-b-ene. G-graz..Sì, cioè, gr-azie.” balbettò abbassando gli occhi rosso di vergogna.

Gli sorrisi confusa e ci allontanammo.

Liam vicino a me scosse la testa ridendo.

“Che hai da ridere?” chiesi un po’ irritata.

“Niente.” disse continuando a ridacchiare sotto i baffi.

“Idiota dimmelo.” sbuffai.

“Non ti accorgi dell’effetto che fai, Beth? Sei così bella che metti in soggezione ogni uomo.” disse accarezzandomi i capelli.

Arrossii e spostai lo sguardo, concentrandomi su un granello di polvere.

 

Poco dopo ci dividemmo, lui ala destra, io sinistra.

Ormai aveva imparato ad usare quella magia.

Non gli feci capire che ero al quanto sconcertata dal fatto che riuscisse a padroneggiarla, era una magia davvero potente e nemmeno la nonna riusciva ad usarla. Per lui invece era stato così facile. Mi resi conto che Liam, era più forte di quanto pensassi. L’avevo sottovalutato.

Niall, non era grave quindi fu uno degli ultimi ad essere curato. Volevo stargli accanto, ma dopo le cure si assopì immediatamente, quindi conclusi che non era necessario.

 

Esausta mi sedetti a terra, dove poco dopo venni raggiunta da Louis.

Liam era troppo euforico per fermarsi e continuava a curare tutti quelli che capitavano sotto le sue grinfie. 

“Ehi.” 

“Ehi Lou, come stai?” chiesi in un sussurro poggiando la testa sulla sua spalla.

“Mh, stavo per chiederlo io a te.” disse lasciandomi un bacio tra i capelli.

Feci spallucce, troppo provata per riuscire a spiccicare parola.

E la notte passò senza che noi ci muovessimo dalle nostre posizioni, senza chiudere occhio. Controllando i feriti di tanto in tanto.

Avevo un solo pensiero fisso: Zayn.

Chissà dov’era e cosa stava facendo in quel momento.

Volevo, anzi, dovevo salvarlo e l’indomani avrei escogitato un piano. Almeno speravo.


 

  
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