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Autore: afraidofspoon    13/02/2013    5 recensioni
Tratto da un POV di Harry:
-Sai ancora di cloro- Soffiò il mulatto alle mie orecchie.
Nonostante lo schifo che provavo nei suoi confronti, rimasi completamente immobile, mentre le sue labbra viaggiavano sul mio collo. -E la pelle di Cornelia Turner?-.
Malik allontanò le sue labbra dal mio collo e fece un passo indietro.
Basta, non potevo più sopportare quella farsa. Non gli avrei permesso più di prendermi in giro. Non ero il suo burattino e non volevo diventarlo. Non mi sarei lasciato ammaliare dai suoi occhi. Non questa volta.
Trattenni le lacrime negli occhi e ingoiai il nodo che si era impossessato della mia gola; mi girai, rosso dalla rabbia, verso il mulatto e lo presi per un braccio.
-No, tu ora non te ne vai!- Urlai, imponendomi di non piangere. -Di cosa sa la sua pelle, Zayn?-.
-Sa di sesso, Harry. Ses-so!-.
// Z A R R Y
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Capitolo Primo


Faites votres devoirs.

Fate i compiti.

Z.

 
Era la seconda campanella a suonare. Ma io avevo bisogno della sigaretta, la mia migliore amica.
Mi ero già preoccupato di non ritardare alla prima ora e avevo saltato quella pre-inizio lezioni - che in genere assaporavo tutta fino all’ultimo, quasi fosse erba - il mio sistema molto nervoso non avrebbe sopportato un unico ulteriore minuto senza aspirare fumo.
Così mi fermai fuori dal bar della scuola e ne accesi una. Mi presi tutto il tempo necessario per inebriarmi i polmoni e annebbiarmi la mente, la mia sigaretta era sacra, quasi la veneravo.
Appena ebbi fatto l’ultimo tiro, gettai il mozzicone a terra e lo pestai con la scarpa.
Buongiorno mondo.
Mi avventrai nei corridoi dell’edificio.
Ora ero pronto per la lezione di matematica. Potevo prenderla alla leggera, matematica e le materie scientifiche erano la mia salvezza a scuola. Non che avessi una situazione critica nel capire, la mia pecca era la mancanza di voglia di studiare. Mi sarebbe bastato applicarmi un minimo e mi sarebbero arrivate A+ come le ragazze che mi cascavano ai piedi.
Le ragazze. Tutt’altra musica. Non ero così maiale da averne una a sera - la possibilità c’era, ero io a odiare la compagnia - ma mi accontentavo di essere corteggiato e sempre richiesto. Non era un caso il mio frequente riavviarmi i capelli mentre facevo la mia passeggiata tra i corridoi nei minuti di ricreazione: bastava uno sguardo concentrato o una leccata di labbra e… tutte incinte.
In realtà ero un po’ un casino. Odiavo la compagnia, ma non mi dispiaceva il fatto di piacere a parecchie persone. Nonostante mi desse fastidio passare per etero. Okay, ero sempre circondato da una mandria di biondone, tinta impeccabile, due kili di trucco, due metri di gambe, smalto rosa shocking... Ma questo non aveva influenza sulla mia sessualità. Loro erano etero, io quello bisessuale.
Feci la mia entrata-effetto nell’aula della Peterson.
Alta quanto la cattedra dietro a cui era seduta, con la sua posizione eretta, in perfetto stile Hitleriano. Occhiali posati sulla punta del suo naso alla Dante Alighieri. Mi scrutò con un tale disappunto che mi sentii… come dire? Nella merda Intimorito.
-Mi scusi, professoressa Peterson. Ho avuto un calo di zuccheri e mi sono assentato per prendere un tè alla macchinetta. Sa, il mio sistema immunitario…-E stavo per addolcirla con le mie balle tragiche.
Lei si alzò in piedi mi guardò dal basso, avvicinandosi con fare minaccioso e spazientito. -Risparmi fiato, Malik. L’ha già usata lo scorso anno la scusa del sistema immunitario disastroso. Chiudo un occhio per questa volta, che non si ripeta mai più-.
Deglutii e annuii. Era incredibile come, soltanto la sua vicinanza, mi avesse fuso il cervello. Ma non era la prof in sé, ero io il problema: il contatto fisico mi spaventava. Ero io a dover cercare contatto, e a meno che non si trattasse di una grande inculata, non permettevo a nessuno di avvicinarsi.
Raggiunsi il mio banco all’ultima fila e poggiai la tracolla sul pavimento.
-Davanti, Malik. Prima fila. C’è un posto vuoto vicino a Styles- Esordì le Peterson, lasciandomi intendere che glielo dovevo, era il patto: lei non mi avrebbe mandato in presidenza e io avrei seguito la lezione.
Sbuffai e, senza contestare, ripresi la tracolla. A passo lento e pesante, raggiunsi il banco vuoto in prima fila, di fianco ad un cespuglio di meravigliosi, splendidi riccioli.
Lasciai cadere, proprio come pochi istanti prima, la tracolla a terra e sprofondai nella sedia. Appoggiai le braccia sul banco e vi nascosi il viso, chiudendo gli occhi.
Non avevo la minima voglia di stare ad ascoltare le spiegazioni sulle equazioni fratte; così mi misi a dormicchiare.
Be’, tornando al discorso sulla mia sessualità, non ero un gay dichiarato per svariati motivi. Il primo, è che la sessualità non era una cosa da dichiarare; si è mai visto uno dichiara “mi lavo i piedi un giorno sì e uno no”? No. E allora perché io avrei dovuto dire “Scusatemi, sono omosessuale” - che poi perché Scusatemi?
-Psss!-Miagolò riccioli di rame al mio fianco.
Mugolai scocciato. -Che vuoi?- Biascicai, senza aprire gli occhi. Non mi ero nemmeno accorto che la prof mi stesse sbraitando contro.
Se al destino era gradito scaricare la propria rabbia sulle persone ogni qualvolta che ne sentiva il bisogno, credo con me stesse giocando in modo esplicito e sporco. Sì, ce l’aveva con me e mi aveva regalato una grandissima giornata di merda.
La Peterson continuava ad urlarmi nelle orecchie ed io mi ero costretto ad alzare il capo e a guardarla negli occhi, impassibile - solo leggermente assordato a causa delle sue aromoniose urla.
-Lei è un disgraziato! Come si permette di mettersi a dormire nella mia ora? Si sente forse in dovere di approfittare della sua media alta nella mia materia per poter dormire? Be’, si sbaglia di grosso! Avevo già in mente una punizione per lei, è dall’anno scorso che provo a rifilargliela, e adesso ho una buona causa per assegnargliela!-Era talmente soddisfatta della sua malignità che non si era preoccupata di porgermi un asciugamano per asciugarmi dalla sua saliva, né aveva preso un attimo per respirare.
Era diventata rossa, mentre io ero completamente sbiancato. La Peterson era famosa per le sue cattive punizioni, già mi immaginavo le bidelle ridere mentre io mi spaccavo il culo al posto loro, pulendo tutta la mensa per un mese, tutti i giorni, dopo la scuola.
Rabbrividii.
-Che punizione...?-Balbettai preoccupato.
Un ghigno le si disegnò in volto. Stronzona malefica. -Lo vede questo viso d’angelo al suo fianco?- Domandò retorica, appoggiando la mano sulla spalla del riccioluto al mio fianco.
Ebbi paura per lui, la stretta della Peterson parve volergli frantumare le ossa.
-Ebbene?-Dissi, senza preoccuparmi di guardare il ragazzo.
La Peterson mi stava incendiando con lo sguardo. Da quando avevo paura di una stupida professoressa?
-Questo bel ragazzone ha davvero bisogno di rivedere la matematica e la geometria. E dato che lei sembra non dover fare sforzi nella mia materia, penso che non le dispiacerà dargli ripetizioni. O sbaglio?-Mi guardò come se fossi il suo oggetto di tortura.
Tutto qua? Semplice come respirare.
-Nessun problema, professoressa. Sono in debito con lei, sono uno studente cattivo. Non mi costerà nulla insegnare la matematica a questo...-Non mi veniva un termine che non fosse “caprone”, “ignorante”, “incompetente” o “dilettante”. -…pivello-.
Con gesto teatrale mi spolverai una spalla e mi guardai le unghie, soffiandoci sopra, come a dire “più facile di così…”.
-Allora vi prenoto io l’aula qui a scuola, ogni giorno in cui abbiamo matematica. Così potrà fare al signor Styles da Personal Maths Tutor, e, da bravo insegnante, gli farà fare esercizi e lezioni di supporto. E mi sembra scontato fare un controllo frequente per vedere il miglioramento delle sue capacità-Mi odiava.
E la cosa era reciproca. Avrei dovuto intuirlo che ci stava l’inganno dietro. Era troppo facile.
Ma mi pareva assurdo tutto questo. Per un lieve ritardo e per aver chiuso qualche attimo gli occhi? Che crudeltà. Era puro sfruttamento di minori, altro che punizione!
Boccheggiai, ma non sprecai fiato né per insulti, né per lamentele. Era palese che avrei fatto meglio a stare zitto. Meglio non peggiorare la mia discutibile situazione.
-Quanto frequente?-Domandai, completamente demoralizzato.
La professoressa tornò al suo bunker, dietro la cattedra. -Almeno due volte al mese- Ghignò soddisfatta, appuntandosi sull’agenda di prenotare l’aula dove sarei deceduto tra riccioli, sistemi ed equazioni fratte.
Questo era l’inizio della fine.

 
 
 
 
VAS HAPPENIN’ GIRLS?
Allora, pelle pimpe. Ho scritto. *YEEEEEEEE* Scusate se ci ho messo un po’, ma qualcuno di mia conoscenza - ogni riferimanto al mio fidanzato del fake è puramente casuale ♥ - mi ha distratta e...
Be’, I’m back. Per fortuna qualcuno che mi calcola c’è. Mi hanno fatto piacerissimo queste poche recensioni :) Spero di trovarne altre per questo primo capitolo.
Ah, cosa combina Zayn? Mamma mia, che bed boi! HAHAHAHAHAHAHAHAH
Okay, bando alle ciancie. Spero di poter aggiornare presto!
afraidofspoon
  
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