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Autore: goldenfish    15/02/2013    0 recensioni
"Se un giorno dovessi morire, tutto ciò che mi appartiene sarà tuo David, tutto, tranne il mio cuore."
Un pacco arriva nella dimora di David, è un pacco fatto di carta da giornale, è piccolo e morbido.
Ma David sa bene a chi appartengono quei pochi vestiti e quella collana di topazio, appartengono a lei, l'unica donna che avrebbe mai amato, così crudele da spezzargli il cuore.
Il pacchetto contiene un foglio scritto a mano: una firma "Dita di cristallo".
L'ossessione per la misteriosa figura che gli ha annunciato la morte della sua amata, lo perseguiterà costringendolo ad una frenetica caccia all'uomo. O in questo caso, alla Morte.
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Epilogo



Quella mattina mi svegliai prestissimo, fuori era quasi buio e il vento ululava impetuoso, facendo sbattere gli esili rami dell'acacia contro la vetrata della mia camera da letto.
Era appena iniziato maggio e l'acacia si era ricoperta di quei meravigliosi fiori bianchi che mangiavo di tanto in tanto. Erano dolci e mi piacevano.
Isabel era sdraiata accanto a me, dormiva profondamente e aveva i suoi profumati capelli biondi sparsi su tutto il cuscino, come un'aureola. Anche lei pareva un angelo e i tenui raggi del sole le facevano risplendere la pelle color porcellana come se fosse di cera. Le baciai la morbida guancia: era mia moglie da ormai sette anni passati in armonia con me stesso e con il mondo. I giorni con lei affianco erano gioiosi e lieti e stavo imparando ad amarla, mi rendeva un uomo completo.
C'erano giorni, però, in cui rimandavo la mia mente a vagare lontano, tra i ricordi, fino a fermarmi su quella vecchia panchina che ormai era stata sostituita da un più moderna e, prima di addormentarmi, ritornavo ad incontrare Elèonore: il suo viso si era sfumato e i suoi lineamenti erano confusi, ma la sua voce risuonava limpida e chiara nelle mie orecchie.
Isabel e io non ne parlavamo mai, era solo un ricordo lontano, di cui non valeva la pena spenderci del tempo.
Vivevamo la vita di tutti i giorni come i coniugi Masson. E basta.
Isabel aveva definitivamente abbandonato il ruolo di Madame al bordello, ma non dimenticava mai di mandare parte del denaro che guadagnava con il lavoro da sarta a quel luogo che, per tanti anni, era stata la sua casa. Nei primi periodi scrivevamo spesso lettere ad Audrey Blanc e a Cèdric, ma ogni volta tornavano indietro, senza minimo segno di apertura così, dopo qualche mese, perdemmo le speranze e rinunciammo a mantenere un qualche rapporto con quella famiglia che aveva tanto sconvolto la nostra vita.
Pensavo a questo mentre m'infilavo il cappotto grigio per venire risucchiato da quel crepuscolo di maggio. L'aria era tiepida e profumava di quel classico odore che ha la primavera, tutto intorno a me era immerso nel silenzio e sapeva di vita e di speranza, seguendo l'istinto mi diressi verso il luogo in cui incontrai per la prima volta Elèonore: la panchina nuova era verde bottiglia e di metallo, molto più confortevole di quella in legno scheggiato di tanti anni prima.
Man mano che mi avvicinai riuscii a distinguere una sagoma, lunghi capelli color rame ricadevano liberi sulle spalle di quella donna di cui vedevo solo la schiena nuda. Mi avvicinai a lei e la spiai da sopra le spalle, teneva un libro aperto sulle ginocchia coperte da un leggero abito color ciano.
Fu come ritornare nel passato: l'intenso odore di limone mi riempì le narici e quando la donna si girò riconobbi nel suo viso la mia Elèonore.
La cicatrice era meno visibile di un tempo, ma era sempre li a solcare quello zigomo, vidi i suoi occhi violetti stringersi in due fessure e senza dire nulla mi invitò a sedermi accanto a lei. Avevo fantasticato tante volte su un possibile incontro, avevo immaginato di saltarle al collo e di abbracciarla. Ma non fu così: il tempo era passato, ma non attraverso il nostro legame così quando la vidi fu come se tutti quegli anni non fossero mai esistiti. Fu come rivederla dopo un giorno.

Ciao Elèonore” riuscii a dire dopo un infinito silenzio caldo come il vento che tirava.
Ciao David” rispose lei, sentii un brivido percorrermi la pelle. Solo allora mi accorsi di quanto mi fosse mancata e di quanto fosse immutato e forte il sentimento che provavo per lei.
Quanto tempo è passato da allora?” chiesi io, lei mi strinse la mano con la sua, le sue lunghe dita avvolsero il dorso della mia mano facendomelo bruciare.
Nove anni” rispose lei con tono pacato “Ti ho pensato tanto lo sai?”
Anche io, anche se ho sempre cercato di non farlo” ammisi
Immagino, devo aver portato tanta sofferenza”
Tanta, ma voluta e gioia” risposi ripensando ad Atrèe
Cosa intendi dire?” mi chiese lei stupita
Niente” non le spiegai di Atrèe, né che avevo conosciuto Dita di cristallo, sarebbe stato troppo doloroso e inutile.
Lei scrollò le spalle e riprese: “Quando ero qui avevo un altro amico, chissà che fine ha fatto, era un ragazzo strano ma gli volevo bene” mormorò come se parlasse con se stessa, non dissi nulla. Sapevo che si stava riferendo ad Atrèe. Sarebbe stato bello averlo con noi, in quel momento.

Dove vivi adesso?” le domandai
Non serve che te lo dica” rispose sorridendomi.
Era tipico di Elèonore: non ti permetteva di sapere nulla di lei che non ritenesse opportuno. Improvvisamente mi appoggiò la testa sulla spalla e chiuse gli occhi “Vorrei tornare al tempo in cui avevamo 18 anni e scappare con te, da qualche parte” mormorò, il cuore prese a battermi forte e la circondai con il braccio, anch'io lo desideravo. Un tempo.

Mi ami ancora David?” mi chiese poi
Si” risposi sentendomi in colpa verso Isabel “Ma ora amo di più un'altra donna” mentii
Lo immaginavo, e dimmi come si chiama?” chiese dolcemente lei
Isabel, Isabel Garcia” le rivelai, Elèonore sorrise malinconica “buffo” disse “Abitavo nel suo bordello, quando vivevo qui a Parigi” sorridendo presi a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli che, per la prima volta li vedevo sciolti: erano molto più corti di prima “Lo so, me lo ha detto.”
Ti arrivò il mio pacchetto?”
Si, ho ancora i tuoi abiti e la tua collana” le guardai la mano che continuava a stringere la mia, niente anelli. Come sospettavo Elèonore era rimasta selvatica e libera com'era quando la conobbi. Una donna che è capace di farti perdere la testa e il cuore, ma che non ti aiuta a ritrovarli, o peggio che non te li rende. Chissà quanti uomini aveva stregato durante questi anni, chissà con quanti era stata a letto e chissà quanti ne aveva amati. Molti, molti, nessuno. Mi risposi.
A cosa pensi David?” mi chiese
A te”
Lei rise divertita “Ma sono qua”

Per quanto ancora lo sarai?”
Per poco, penso, non avrei mai immaginato di incontrarti ancora una volta” rispose lei abbassando lo sguardo.
Oh, David vorrei stare tutto il giorno a parlare con te...” esclamò con aria nostalgica, poi mi accarezzò la guancia e si alzò dalla panchina. Si mise in piedi, davanti a me e mi si avvicinò pericolosamente, mentre i battiti del mio cuore aumentavano vertiginosamente il suo respiro si faceva sempre più vicino, fino ad accarezzarmi la pelle, sentì i brividi percorrermi la pelle. “...Ma non posso” concluse mentre appoggiava le sue labbra sulle mie. Sapeva di limone e di acacia. Non dimenticai mai quel bacio: un turbinio di sentimenti che si portarono via il mio corpo, mi liberarono da quell'involucro lasciandomi nudo di fronte a lei, puro e trasparente come l'acqua. Liberò il David Masson inviolato e incontaminato. Fu un sensazione magnifica.
Si staccò da me e mi sorrise malinconica “Addio per sempre David” disse mentre si allontanava, no, non potevo lasciarla andare via un'altra volta. Le corsi dietro e l'afferrai per un braccio

Elèonore non andare via ti prego...” la pregai
David, il tuo posto è qui, con Isabel...non con me. Non lo è mai stato e non lo sarà mai.” mi rispose lei con un tono caldo e rassicurante “Ora ti prego lasciami andare”. La guardai bene per l'ultima volta in modo da imprimermi ogni suo particolare, non avrei più permesso al tempo di scalfire la sua immagine. Era adulta ora e i suoi occhi brillavano di una luce più matura che lasciava trapelare tutte le tragedie che aveva vissuto, ma che risplendevano come quelli di una bambina. Sapevo che, per quanto cercassi di non farlo, l'avrei rievocata più e più volte durante i sogni.
Lentamente la liberai dalla mia stretta.
Aveva ragione: a casa mi aspettava la migliore moglie che potessi mai desiderare, una donna buona e premurosa che faceva di tutto per deliziarmi e mi amava intensamente.
'Ti amo Elèonore ora e per sempre' pensai mentre la vedevo allontanarsi, coi capelli al vento e il leggero vestito che ondeggiava ad ogni suo passo.

Dove andrai ora?” le urlai
Non si fermò, continuò a fluttuare lungo il viale alberato.

A riprendermi il cuore” rispose mentre il sole sorgeva.

Sorrisi amaro. Come io non l'avevo mai smessa di amare lei non aveva mai smesso di amare lui.
Il protettore del suo cuore. L'unico che avesse mai scalfito le sue corazze.

Lui.

Cèdric Blanc.

Dita di cristallo.
 

Fine

Nda: Bene siamo arrivati alla conclusione di questo racconto...spero vi sia piaciuto e che non sia diventato noioso nel corso della storia. Ringrazio tutti coloro che l' hanno seguito e recensito. Mi hanno fatto tanto piacere tutte le vostre recensioni e sono contenta che abbiate apprezzato.
Vi saluto, Goldenfish :D

  
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