Videogiochi > The Elder Scroll Series
Segui la storia  |       
Autore: Ulvinne    15/02/2013    4 recensioni
Un tempo i draghi dominavano il mondo.
Terribili signori e padroni di ciò che li circondava, riuscirono a ridurre tutti gli altri esseri viventi in schiavitù, governando con la loro ferocia e la loro voce.
Ma un giorno,finalmente, qualcuno si fece avanti per fermare questa tirannia: il Sangue di Drago, colui che da loro servitore divenne il loro carnefice e riportò la libertà nel mondo. Senza pietà affrontò i draghi e, uno per uno, li distrusse. La sua eredità camminò nei secoli attraverso il sangue dei Prescelti degli dei, finché le leggendarie creature si estinsero.
E con i draghi sparì anche lui, l'eroe, il Sangue di Drago.
Le sue imprese divennero racconti, i racconti divennero canti, i canti divennero leggende.
E la gente finì per considerare i Draghi ed il Sangue di Drago solo una storia.
Ma cosa succede quando la storia torna, più vendicativa che mai?
Cosa succede quando la più antica eredità di Skyrim ti viene offerta?
Semplice: puoi solo accettarla.
Note: attenzione, il titolo è lo stesso, ma la storia è cambiata. Mi sono resa conto che proprio non andava e l'ho modificata. Spero che così vi piaccia :)
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter I

The eternal Novice

 
L'odore del sangue le fa girare la testa, mentre le lacrime rendono la visuale sfocata.
-No!- urla, divincolandosi ripetutamente -No! No! Perché? Bastardi! Bastardi maledetti!- la presa intorno al polso si stringe tanto da farla gemere di dolore.
-Stai calma. Abbiamo solo eseguito gli ordini.
-Che l'Oblivion si porti voi ed i vostri ordini! Assassini, siete tutti assassini!
-Andiamo, è inutile discutere con lei. Portiamola a Witherun, ci penserà il comandante a decidere la sua pena.- le legano le mani e la buttano sul carretto senza troppi complimenti, accanto a sua madre.
-Basta lottare, Iris...basta.- sussurra la donna già seduta sul carro, ma lei si sporge, cercando di scavalcare il carretto in una maniera goffa quando inutile.
-Cosa credi di fare?
-Non potete lasciarlo lì...- replica al soldato che la trattiene -Non l'avete nemmeno seppellito.
-Ci penseranno i corvi a lui.- il tono privo di pietà con cui dice questa frase le fa venire da vomitare.
-No...no vi prego.
-Iris vieni qui.- la voce della madre precede un abbraccio forzato e tremante in cui la giovane si ritrova con il viso affondato nel petto materno, all'interno del quale il cuore della donna non sembra nemmeno battere.
Probabilmente è morto lì, insieme a lui.
Il carretto si muove.
Le lacrime ed i singhiozzi rompono il silenzio lugubre di quella che per anni è stata la loro casa, che ora brucia in preda alle fiamme.
Gli getta un ultimo sguardo.
I suoi occhi, occhi morti e vuoti, sono ancora aperti.
 
-Svegliati Iris.
-Mmmmmh...
-Avanti, non c'è tempo per essere pigri, c'è molto da fare.
-Cinque minuti, Aela, ti prego.- mormorai coprendomi la testa con le coperte, e sentii la Nord sospirare.
-Come vuoi.- avevo appena iniziato a godermi la mia piccola vittoria che all'improvviso il mondo ancora buio iniziò a girare ed un tonfo doloroso segnò la mia caduta dal letto a causa della donna.
-Ma che ca...?
-In sala tra dieci minuti.- con queste parole Aela se ne andò lasciandomi ancora seduta sul pavimento a massaggiarmi la testa.
-Per la coda a batuffolo di Hircine, come fa ad avere tanta energia già di prima mattina?- mi alzai di malavoglia poi dopo aver versato un po' d'acqua in una bacinella mi lavai il viso e lo asciugai con un panno ruvido.
L'acqua gelida sul viso di prima mattina non è quello che si dice piacevole, ma è un toccasana per svegliarsi, e con tutto quello che avevo da fare quel giorno non potevo proprio permettermi di essere mezza addormentata.
Senza troppi complimenti afferrai la camicia da notte che indossavo, la feci passare sopra la testa e la gettai sopra il letto, attraversai la stanza verso il baule dove tenevo le mie cose e mi vestii in fretta e furia per poi abbandonare gli alloggi di Jorrvaskr.
Avevo oramai compiuto ventidue anni e vivevo con i Compagni da oramai due.
Mia madre ed io ci stabilimmo lì dopo la morte di mio padre, ma dopo pochi giorni lei decise di trasferirsi a Riverwood, ha sempre preferito di gran lunga quel piccolo paesino alla capitale del feudo, mentre io rimasi ad allenarmi per entrare a far parte della gilda.
Quando arrivai alla sala grande mi accorsi che erano già tutti a tavola a fare colazione. Inutile dire che c'era una gran confusione a cui oramai ero abituata: Aela sorseggiava la sua bevanda in silenzio, Farkas e Athis parlavano di armi (o meglio, Athis cercava di spiegare a Farkas che una spada più corta non è meno efficace del suo spadone, ma il caro Compagno ha sempre avuto la testa dura, non avrei voluto proprio trovarmi nei panni dell'elfo scuro) e Vilkas stava seduto in disparte rispetto a tutti, a braccia incrociate ed il suo cipiglio costantemente incazzato.
Non mi capacito di come lui e Farkas possano essere gemelli: oh cielo, fisicamente sono uguali, stessi capelli scuri differenti solo nel taglio, stessi occhi di un azzurro così chiaro da sembrare quasi bianco, stessa corporatura alta e forte, ma caratterialmente non potrebbero essere più diversi.
Se Farkas è un tipo docile, compagnone e simpatico, Vilkas è chiuso, cinico e pungente come uno scorpione. Se Farkas è il primo a spalleggiarti per una proposta, Vilkas è pronto a distruggerti psico fisicamente per averla solo pensata. Se...
Oh, si è capito, insomma. Come si è capito anche a chi potesse andare la mia preferenza tra i due.
-Buongiorno, Farkas.- dissi sedendomi alla sua destra, dall'altro lato c'era Athis, appunto, ed il Nord mi rivolse un sorriso.
-Ciao Iris.- mi diede una pacca sulla spalla, così forte che quasi caddi con la faccia in avanti, fu solo mettendo le mani avanti al tavolo che non sbattei la fronte, probabilmente.
-Vacci piano, gigantone.- lo apostrofai ed il guerriero mise su un'espressione di offesa così infantile da stonare davvero tanto sul suo volto che a prima impressione risultava feroce, quasi.
-Non sono io che sono grosso. Sei te che sei troppo smilza.- beh, che non sono mai stata tutta questa robustezza è vero, ma sono pur sempre una Nord, e questo non fa di me una ragazza tanto smilza, per citare il mio Compagno.
In realtà Farkas non era un mio Compagno. Questo perché io non lo ero ancora diventata, non ufficialmente, almeno. Mi trovavo a Jorrvaskr da due anni ed avevo svolto alcune missioni quasi di infima facilità per i miei standard con successo, eppure Kodlak non si era ancora deciso a farmi entrare davvero nei Compagni come tutti gli altri, e questo mi dava fastidio.
Oh, non pretendevo di certo di essere la migliore guerriera di Skyrim, ma accidenti, non riuscivo a non pensare al fatto che se ce l'aveva fatta Torvar ad entrare ce la potevo fare anche io.
-E lui è ubriaco otto giorni alla settimana!- pensai stringendo appena la presa sul boccale che tenevo in mano.
-Cosa ti prende?- mi chiese ancora Farkas, ma io scossi la testa.
-Luna storta, non ti preoccupare.
-Luna storta?- dovetti sforzarmi molto per non scoppiare a ridergli in faccia davanti alla sua espressione di genuina perplessità -Eppure stanotte mi sembrava normale.
-Farkas per favore, sta zitto.- mormorò Athis con tono esasperato coprendosi il viso con una mano.
-Perché? È la verità.- sorrisi, anche se di malavoglia, ma d'altronde avrei dovuto dare il meglio di me negli allenamenti, se avessi voluto affrontare Kodlak.
Quel giorno ricorrevano due anni precisi del mio ingresso a Jorrvaskr come aspirante Compagno, credevo di essere davvero pronta per sostenere la mia Prova d'Onore. Ogni Compagno, superato un periodo di prova, sostiene la prova finale che determina la sua entrata ufficiale nella Gilda, ma il mio turno tardava ad arrivare.
Bisognava pazientare, ma io non sono mai stata un tipo paziente e Kodlak Biancomanto ci stava mettendo un po' troppo tempo per decidere secondo i miei gusti.
Kodlak era il precursore dei Compagni, e questo lo rendeva una specie di capo, anche se ufficialmente questa carica non esiste nessuno prende una decisione senza la supervisione del Precursore, e questo riguardava anche la mia entrata nella gilda.
Per quanto mi sforzassi, non riuscivo proprio a capire le intenzioni dell'uomo. Dopo la punizione che mi era stata inflitta, era stato l'unico ad essersi occupato di aiutare me e mia madre e quando gli dissi di voler restare tra i Compagni non aveva detto una sola parola di disapprovazione, eppure ogni scusa sembrava buona per rimandare.
Non potevo fare a meno di chiedermi cos'altro dovessi dimostrare: in quei due anni avevo imparato a combattere con ogni genere di arma leggera, avevo migliorato il mio modo di cacciare, svolto missioni e commissioni per altri membri. Cos'altro avrei dovuto fare, lucidare le calzature all'intero Circolo?
Avevo già provato a parlargli un paio di volte di questa mia eterna attesa, ma a dispetto dell'aria da capo saggio il vecchio Biancomanto era bravo a fare orecchie da mercante, quando voleva.
Ma non quel giorno.
-Hai finito?- alzai lo sguardo per incontrare gli occhi seri di Vilkas.
-Buongiorno anche a te.- replicai con tono ironico addentando un pezzo di pane -E' sempre bello trovare il tuo sorriso smagliante di prima mattina.- il Nord sbuffò seccato e senza aggiungere una parola uscì dalla sala per dirigersi verso il campo di addestramento -A tra poco.- lo salutai con un cenno della mano tornando al mio pasto.
Vilkas allora era il Compagno addetto alla mia giornaliera umiliazione, ovvero colui che la mattina si occupava di allenarmi per due o tre orette, quello che bastava per farmi rimpiangere ogni giorno la scelta di restare lì per poi farmi vergognare subito dopo. Era la persona con cui avevo legato meno a Jorrvaskr, nonostante passassimo insieme tutte le mattine. Forse era il suo carattere chiuso, forse il fatto che mi distruggesse psico fisicamente tutti giorni, non lo so, ma mi metteva molta soggezione, anche più di quell'armadio di Skjor. In sua presenza riuscivo ad essere simpatica come uno skeever appestato, e lui non mi era di certo di aiuto con quel cavolo di cinismo che si trovava sempre a sfoderare, ma se Kodlak mi aveva affidato ai suoi insegnamenti non sarei stata di certo io a tirarmi indietro.
E purtroppo nemmeno lui.
Così dopo aver mandato giù qualcosa mi affrettai ad uscire a mia volta nel campo di allenamento, dove il Nord stava già menando qualche fendente con il suo spadone a due mani.
-Ce ne hai messo di tempo.- mi accolse vedendomi arrivare.
-Non è vero, sono stata velocissima.- replicai legandomi i capelli neri in una coda decisamente disordinata ma che almeno avrebbe fatto in modo che non mi fossero stati di impiccio.
-Certo, certo, come dici tu.- lo spaccone ebbe anche la faccia di alzare gli occhi al cielo -Al centro, avanti.- credo che Vilkas mi odiasse per questa storia di occupargli tutte le mattine, ma non avevo scelto io di imporgli questo sacrificio. Fosse stato per me avrei già sostenuto la prova, ma ripeterlo in continuazione non mi avrebbe aiutata, così feci del mio meglio per concentrarmi sullo scontro che mi aspettava.
-Sei pronta?
-Ovviamente.- replicai estraendo subito la spada dal fodero.
Sarà un classico, ma la spada è sempre stata la mia arma preferita. Anche se con l'arco sono decisamente più brava, la spada per me ha un fascino che ho scoperto solo una volta arrivata a Witherun. Essa è il simbolo del guerriero per eccellenza, per alcuni non è altro che l'estensione del proprio braccio, e l'adrenalina che ti dà un combattimento tra spade non è la stessa che puoi provare colpendo da lontano con l'arco.
Il Compagno attaccò per primo per destabilizzarmi fin da subito e mettermi agitazione. Vilkas, a differenza del fratello, è molto intelligente, e sapeva benissimo che se mi fossi agitata avrei mandato tutto lo scontro all'aria come era già successo diverse volte.
Parai il suo fendente per poi scansarmi subito dopo e riguadagnare spazio, non avevo la minima intenzione di iniziare una gara di forza per mantenere la parata, non mi sarebbe convenuto: l'arma di Vilkas era lo spadone a due mani e la forza con cui lo brandiva avrebbe reso vano ogni tentativo di sfondare la sua difesa, avrei dovuto stancarlo o confonderlo un po' prima di passare all'attacco.
-Non ti dispiace se ho fatto la prima mossa, vero?
-Assolutamente Vilkas: prima le signore, dopotutto.- alla risatina di Aela, che stava assistendo allo scontro, gli occhi chiarissimi del Nord si assottigliarono, facendomi capire che l'avevo irritato.
Beh, non che ci volesse molto per irritare Vilkas. La sua irascibilità è sempre la sua debolezza, penso che sarebbe capace di arrabbiarsi anche con uno dei polli che vagano liberamente per Witherun se solo gli camminasse troppo vicino.
Scattammo quasi contemporaneamente. Cercai di portare un fendente dritto al fianco, ma la lama di Vilkas intercettò la mia ed applicando pressione su di essa mi spinse ad indietreggiare tenendo la lama con entrambe le mani per evitare di perdere la presa, poi fui costretta a chinarmi per evitare il fendente che se fosse andato a buon fine mi avrebbe staccato la testa di netto.
-Bastardo...- sussurrai a denti stretti mentre cercavo di tornare in piedi, ma non feci in tempo nemmeno ad alzare lo sguardo che un dolore alla guancia mi fece vedere le stelle e cadere a terra.
-Sei lenta!- esclamò Vilkas, chinandosi su di me per puntarmi la spada alla gola, spada che intercettai con la mia, salvando momentaneamente la gola ma rimanendo intrappolata tra il suo peso ed il pavimento non proprio comodo di Jorrvaskr.
-M-maledetto.- sibilai con voce strozzata, cercando di imprimere più forza possibile e liberarmi.
Potete immaginare il risultato, Vilkas stava giocando come il gatto fa con un piccolo topo.
-Cosa? Non ti sento, novellina.- non so cosa mi diede più fastidio se la sua espressione soddisfatta o il tono con cui pronunciò quella frase.
-F-fott-iti.
-Come? Forse dovresti parlare più...- approfittando del fatto che i nostri volti fossero vicini gli mollai una testata che ebbe il potere di farlo indietreggiare, così potei liberarmi dalla presa e recuperare una posizione di vantaggio, anche se rimediai un terribile mal di capo dovuto all'urto con la sua testa dura.
-Brutta...- Vilkas nel frattempo si coprì il naso con le mani e la sua miriade di insulti si perse in un indistinto borbottio incazzato, facendomi sorridere vittoriosa dato che era la prima volta che riuscivo a mettere a segno un colpo come questo.
Certo, la guardia del Nord era abbassata, probabilmente nemmeno io mi aspettavo una reazione del genere, ma in fondo combattere è anche questo: saper sfruttare ogni singolo momento a proprio vantaggio.
Afferrai di nuovo la spada ed approfittando del fatto che fosse disarmato cercai di puntare la lama alla gola del mio avversario, che dal canto suo non aveva intenzione di arrendersi e schivò il colpo scartando di lato e con le mani chiuse a pugno avanti a sé a mo' di guardia, mentre i suoi occhi vagarono alla ricerca della spada. Seguii il suo sguardo e la trovai anche io ad un paio di metri da noi.
Non gli diedi il tempo di provare a recuperarla, come ho già detto era la prima volta che riuscivo disarmarlo e non avevo intenzione di sprecare quest'occasione. Gli tagliai la strada e cercai ancora di colpirlo, non potendo parare Vilkas si limitò a schivare e soprattutto indietreggiare, esattamente come volevo che facesse: se fossi riuscita a metterlo con le spalle al muro avrei sicuramente ottenuto un grosso vantaggio, avrei potuto anche atterrarlo se avessi giocato bene le mie carte.
Continuai ad incalzare. Il Compagno si limitava alla fuga continua dai miei colpi, sembrava che non riuscisse nemmeno a reagire, e questo mi riempì di orgoglio e soprattutto di adrenalina, volevo finire quello scontro il prima possibile, se fossi riuscita a sconfiggere Vilkas, Kodlak avrebbe dovuto ammettere che ero oramai pronta per la mia Prova d'Onore!
Il Compagno era quasi con le spalle al muro, ormai, mancava così poco, abbandonai ogni forma di cautela pur di riuscire ad atterrarlo.
Quando il Compagno toccò il muro con le spalle gli occhi per un attimo si spalancarono, ma io non gli diedi il tempo di reagire, avvicinai la lama alla sua gola e gli sorrisi, consapevole di averlo in pugno.
-Avanti, dillo.
-Dire cosa, novellina?- non riuscii a trattenere una smorfia infastidita, quando avrebbe smesso con questa storia della novellina?
-Che ho vinto.
-Vinto?- non potei fare a meno di infastidirmi ulteriormente notando la sua aria altezzosa -Non mi pare che tu abbia vinto.- assottigliai gli occhi.
-Per l'Oblivion, Vilkas, sei con le spalle al muro! Tu...- Vilkas scattò di nuovo.
Con la mano mi afferrò saldamente il polso, quello che reggeva la spada, e con l'altra mi colpì la giuntura tra spalla e braccio in maniera forte quanto bastava a farmi provare un dolore tale da farmi perdere la presa sulla spada e gridare di dolore.
-Figlio di...- il mio insulto si perse nella caduta in cui Vilkas mi trascinò, facendomi un poco cavalleresco sgambetto.
Tentai di rotolare via, ma quando cercai di alzarmi facendo leva sulle braccia il ginocchio di Vilkas sulla spina dorsale mi inchiodò a terra ed il freddo della mia stessa spada recuperata dal compagno contro la pelle del mio collo decretò la mia sconfitta. Lo sentii ridacchiare, ma la sua mano, quella che non reggeva l'arma, sulla faccia almeno mi consentì di non vedere il suo brutto muso trionfante.
Tentai di agitarmi, ma dovetti sembrare davvero ridicola con la faccia spiaccicata a terra dalla sua mano e le braccia che si muovevano come fossi un pesce fuor d'acqua.
Maledizione.
-Dicevi, Novellina?
-Fafancuolo.- borbottai con la voce distorta a causa della mano del su detto bastardo.
Avevo perso di nuovo, accidenti.
E dalla facilità con cui Vilkas aveva studiato una contromossa mi fece pensare che lui non era mai stato in difficoltà: in poche parole mi aveva fregata ed io ci ero caduta con tutti gli stivali.
La rabbia che provai fu tale che sentii le guance andare a fuoco.
-Lasciuamui, asciudenti!- sbottai poi cercando di cacciargli via la mano con qualche colpetto infastidito, e dopo pochi attimi fui di nuovo in grado di parlare come si deve ma soprattutto potei alzarmi dato che il signor “Sei una novellina e io no” si era alzato a sua volta per riprendere la propria arma.
-Beh, almeno l'ho disarmato.- pensai massaggiandomi la spalla e gettando occhiatacce alla schiena del Nord -E' già un passo avanti.- eppure cos'era questa sensazione di fuoco allo stomaco che non voleva andarsene? Vergogna, frustrazione o forse entrambe?
Sospirai, e la risatina di Aela mi fece girare nella sua direzione.
-Avanti, non fare quella faccia.- mi disse dandomi una pacca sulla spalla non dolorante -Sei comunque andata meglio del solito.
Aela era la persona a cui tenevo di più dopo Kodlak. Era stata la prima con cui avevo instaurato un rapporto buono dopo aver deciso di rimanere a Jorrvaskr, forse è stato il nostro amore comune per la caccia a farci avvicinare, o forse il fatto che era l'unica a non spaventarmi in questo gruppo i primi giorni.
Insomma, Torvar era sempre ubriaco, come ho già detto, e la massima conversazione che potevo sperare di avere con lui è sulla qualità dell'idromele, Farkas in sé per sé non aveva fatto niente, ma durante un incontro era stato capace di lussarmi una spalla con una “pacca amichevole” e Vilkas...
Gli gettai un' altra occhiata, stavolta sconsolata.
-Ma ho perso. E questo non mi aiuterà con Kodlak.- risposi poi ad Aela, slacciando il nastro di stoffa e sfasciando la coda con gli occhi ancora puntati sulla schiena di Vilkas -Finché non lo batto non mi permetterà mai di sostenere la Prova d'Onore. E non sarò una di voi.
-Sei già una di noi, Iris. La Prova d'Onore non è altro che una formalità.- ribatté la cacciatrice, ma io le gettai un'occhiataccia, sapendo che non era affatto vero.
-Non cercare di addolcire la cosa. Conosco benissimo Jorrvaskr e le sue tradizioni. In questi due anni non ho fatto altro che prepararmi ad una prova che di questo passo non arriverà mai. Voglio essere una di voi, Aela, in tutto e per tutto. Ne sono sicura.
-No, Novellina.- ad interrompere sul nascere la risposta di Aela fu Vilkas, che venne verso di noi sistemandosi lo spadone sulla schiena -Tu non sei sicura.
Mi morsi il labbro inferiore per non scaraventargli contro la risposta non proprio educata che mi passò per la testa, e alla fine riuscii a mantenere un tono abbastanza calmo per quanto dotato di un'ostilità non proprio velata.
-Credo di sapere benissimo cosa voglio. E sono sicura- ripetei con molta enfasi a sottolineare il concetto -Di voler entrare tra i Compagni.
-E sei pronta ad affrontare tutto ciò che questa vita ti offre?
-Ogni singola cosa.- fu a denti stretti e scandendo le parole una per una che risposi a Vilkas cercando di ottenere l'ultima parola, e dal canto suo il Nord storse la bocca in un sorrisaccio quasi animalesco.
-Oh, certo. Magari...
-Vilkas.- ad Aela bastò pronunciare il nome del Compagno perché questo tacesse, spostando la sua attenzione da me agli occhi chiari della cacciatrice che lo fulminavano -Basta così. Se davvero è sicura allora lasciala stare. Se vuoi la mia opinione è più che pronta.- spalancai gli occhi, sorpresa e compiaciuta dall'appoggio della donna.
-Non spetta a te decidere se è pronta o meno, ma a Kodlak.
-Kodlak non potrà ignorare il Circolo se quest'ultimo dichiara di ritenerla all'altezza.- il mio sguardo saettò da una parte all'altra, da Vilkas con il cipiglio grifagno degno di una bestia alla calma quasi inquietante di Aela.
-Ehi, io sono qui!- esclamai irritata dal fatto che stessero parlando di me come se non ci fossi.
-Se il Circolo non si è ancora pronunciato c'è un motivo e tu lo sai.- non ci capivo nulla, ma essere ignorata non mi piacque per niente, e Vilkas non solo non aveva risposto, ma non mi aveva nemmeno degnata di uno sguardo, per lui non ero nemmeno presente.
Seguì una lotta di sguardi tra i due, ma non durò a lungo prima che Aela si rivolgesse a me, pur continuando a guardare l'uomo.
-Iris va' a cercare Skjor, se non sbaglio ti aveva chiesto di andare da lui dopo gli allenamenti oggi.- annuii, ricordandomi solo adesso di Skjor e dell'incarico che sicuramente mi avrebbe assegnato, poi mi allontanai senza fare storie, anche se la curiosità di sapere a cosa si riferivano era grande, ero abbastanza intelligente da capire quando fosse il caso di insistere o meno, e questo non rientrava nella prima categoria.
Così andai a cercare Skjor, sperando che almeno mi desse un incarico decente.
 
Note dell'Autrice
Eccomi qui con questo secondo capitolo.
Il primo è un flashback, cosa che nei miei capitoli non manca mai. Quindi non stupitevi se ogni volta troverete un flashback, appunto, o un sogno che ci svelerà qualcosa o metterà più dubbi, chi può dirlo?
Come avete letto c'è stato un grande salto temporale, ben sei anni di distanza. Andando avanti con la storia riempirò tutti i vuoti per far capire tutto, ma a tempo debito^^ Per ora godiamoci Iris alle prese con la sua vita a Jorrvaskr, gli allenamenti e...un odiato Vilkas xD
D'ora in poi gli aggiornamenti saranno settimanali, ma intanto godetevi questo capitolo :)
Spero che questo capitolo vi piaccia, un bacio a tutti
Lady Phoenix
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > The Elder Scroll Series / Vai alla pagina dell'autore: Ulvinne