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Autore: Hi Ban    16/02/2013    3 recensioni
«Oh, calzini calzini! Perché siete voi, calzini? Rinnegate la vostra puzza, rifiutate la vostra avversione per i buchi cuciti o, se non volete, giurate che vi farete lavare e io non vi butterò! Solo il vostro tanfo mi è nemico, voi siete vo-»
«Che diavolo vuol dire ‘io non vi butterò’?! Sbarazzati di quella merda se non vuoi finirci tu nella lavatrice con la bocca cucita.»
«... Che cosa vuol dire ‘buttare’? Non è una mano, né un pied-»
«Vuol dire che se non la pianti ti butto dalla finestra e raccolgo il tuo sangue con i tuoi calzini.»
«... ryokai.»
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hidan, Shisui Uchiha
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Piove anche sotto l'ombrello se Shisui non lo apre'
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2. Antenati, ragni e narcisisti




Hidan se ne stava mollemente sdraiato sul divano, assaporando a pieno il totale silenzio che pervadeva l’intera casa. La causa stava nell’improvvisa necessità che aveva sentito l’Uchiha di andare a lavarsi, portandosi dietro la sua mole rumorosa. Necessità che poi lui stesso trovava poco fondata: perché doveva lavarsi, mica puzzava. Gli sfuggiva proprio e Hidan, in uno slancio di spassionato amore per il mondo in cui viveva, fu felice come non mai che il pensiero di Shisui non fosse in qualche modo comune.
Sentire lo scroscio dell’acqua era musica per le sue orecchie, ma piuttosto che sentire la voce di quell’ameba perfino un martello pneumatico sarebbe stato l’ideale.
Sarebbe stato troppo da parte sua chiedere che si lavasse in eterno? Era pronto a sacrificare l’intera scorta d’acqua mondiale – alla faccia del precedente slancio d’amore per il mondo. Restava sempre dell’opinione che la soppressione fosse migliore, ma nell’infattibilità di questa cercava altre soluzioni.
Hidan era già pronto a proclamare quella una delle giornate più belle che gli fossero mai capitate da quando aveva sputato in un occhio al suo ex capo – quello che lo aveva licenziato dal callcenter, cosa per cui avrebbe serbato rancore eterno – quando smise di sentire l’acqua scorrere.
Jashin, ti prego, dimmi che sono diventato sordo. Era perfino preferibile quello alla possibilità che avesse già finito di lavarsi. Ci aveva messo solo un’ora! Di solito ci metteva anche una mezz’oretta in più e la cosa scandalosa era che non gli venivano le mani rugose come quelle delle persone normali quando stavano troppo sotto l’acqua.
Quello avvallava solo la sua teoria sul fatto che fosse umano più o meno come lo era Bem il mostro umano e, visto che Hidan non era per la protezione di animali o alieni in via d’estinzione, potevano benissimo sopprimerlo.
Tirò un po’ su la testa dal divano, ma ebbe come risultato solo quello di apprendere per certo che lui non era diventato prematuramente sordo e che l’idiota aveva davvero finito.
Neanche stare sotto la doccia per mesi era in grado di fare, che essere inutile.
Stava anche fischiettando, un sibilo sconnesso e instabile che riproduceva una melodia incomprensibile. Beh, per Shisui era Jingle Bells, per i comuni mortali una nenia funebre.
Era insopportabile, una considerazione che Hidan si sentiva di fare senza scendere negli insulti scurrili.
Non poteva strozzarsi con la sua stessa saliva, inciampare nel bidè, finire di faccia nel cesso, morire semplicemente?
«Jashin» ringhiò a denti stretti.
Tutto di quel ragazzo gli dava fastidio, perfino quel mezzo fischiettio che sentiva a malapena, perché, diciamoci la verità, la porta era anche chiusa, perciò a lui giungeva davvero basso. Però era Shisui a farlo, bastava e avanzava a fargli odiare anche uno starnuto o un sospiro.
Neanche avesse ricevuto telepaticamente le imprecazioni dell’Hie, l’Uchiha smise improvvisamente di produrre quella specie di fischio, che sembrava quello di una teiera davvero molto depressa.
In verità, dal bagno non si sentiva più nessun rumore, cosa che, per quanto gradita, ad Hidan parve un po’ anomala. Shisui era rumoroso sempre, anche quando si prefissava lui stesso di non esserlo. Lo si poteva dare per morto solo quando smetteva di fare anche il più piccolo dei suoni.
… se era morto dava una festa e invitava anche la vecchietta di sopra.
«Ah!» fu quel che giunse improvvisamente dal bagno. Magari aveva preso lo spigolo del mobiletto con il mignolo.
Non era ancora morto, ma le speranze non erano del tutto perse: magari era caduto, aveva sbattuto la testa e ora stava morendo dissanguato. Sicuramente Hidan aveva una fervida immaginazione: perché invece di studiare psicologia non si dava al cinema? Avrebbe avuto una o due idee per un paio di drama niente male…
Mentre l’Hie pontificava sulla sua nuova carriera da novello Spielberg, l’altro elemento sano di mente in bagno non sembrava poi tanto sano di mente.
«Chi sei?»
Tua nonna, fu la prima cosa che pensò Hidan. Poi ci ripensò. Cosa stava dicendo?
Adesso parlava anche da solo? Ah, no, poteva anche accettare che fosse un po’ storto di suo, ma se iniziava anche a vedere i fantasmi lo cacciava. Non che avesse paura di quel genere di cose, sia chiaro. In fondo venerava il suo adorato – e perlopiù sconosciuto – Jashin, l’occulto non gli creava problemi.
«Non ti avevo mai visto da queste parti. Cioè, qui, in bagno» ah, meglio specificare, intelligente il ragazzo per la sua età.
Era idiota anche se parlava con uno spirito o che diavolo c’era in bagno.
Poi, conoscendo quella perla di intelligenza, stava solo dialogando con un ragno, ma non era a quelle cose che pensava Hidan in un momento del genere.
«Mi sembra ti averti già visto però…»
Capito! Hidan ebbe un’illuminazione fulminante e si tirò di scatto a sedere. Quell’idiota doveva aver fatto qualcosa che aveva fatto arrabbiare uno dei suoi antenati che ora lo perseguitava.
Era tutto estremamente chiaro.
… o poteva benissimo solo essere un ragno in un angolo, nessuno lo negava, ma Hidan in un remoto anfratto della sua mente rimpiangeva il suo talento sprecato come regista o scrittore di successo.
Doveva far cessare quella faccenda prima che degenerasse e lo spirito si impossessasse di un corpo solido e facesse fuori tutti. Lui compreso, gli Uchiha non erano molto centrati e tendevano a esagerare, perciò sicuramente finiva invischiato in stupidaggini in cui, effettivamente, non c’entrava nulla.
A passo di marcia si diresse verso il bagno, proprio mentre la discussione a senso unico continuava: «Sei davvero… bello
Hidan si arrestò all’istante, non sapendo nemmeno lui se per il tono estasiato di Shisui o per quel che aveva detto.
Chi cazzo c’era in quel bagno?!
Lui era sempre principalmente portato a mantenere la calma e la concentrazione, soppesando bene le sue azioni. Infatti, in un modo o nell’altro, si può dire che soppesò il suo corpo addosso alla porta.
Si buttò letteralmente contro di essa per aprirla – eufemismo per sfondarla orribilmente –, minacciando di scardinarla e quel che trovò all’interno gli fece pregare di non averla mai aperta.
Ma sua madre lo sapeva di non avere un figlio sano di mente? Una domanda come un’altra che avrebbe posto a Hiada san una volta che l’avesse incontrata al konbini sotto casa, come chiederle che tempo faceva a casa sua – sicuramente c’era il sole, non ci abitava più Shisui.
Il suddetto Shisui, comunque, se ne stava in accappatoio piegato in due sul lavandino, che, per una ragione ai più sconosciuta, era riempito d’acqua quasi fino all’orlo.
Se mai fossero usciti da quella tragedia si sarebbe premurato di chiedergli perché cazzo sprecava acqua.
Tra l’altro, non sembrava essersi accorto dell’irruzione veramente poco silenziosa di Hidan, così preso da quel che stava facendo. Il naso sfiorava la superficie dell’acqua e, benché non fosse il momento di pensare ad una cosa del genere, l’Hie sperò ardentemente che si piegasse ancora un po’ fino a soffocarsi da solo.
«Io mi chiamo Shisui– che coincidenza, anche tu?» commentò sorpreso, e Hidan, che lo fissava con la bocca spalancata – un tic al labbro superiore, l’orrore che dilagava in lui –, fu soltanto in grado di frugarsi le tasche alla cieca, alla ricerca del cellulare. Non sapeva quanto poteva fare l’ambulanza per un soggetto del genere, ma almeno se ne occupava qualcuno che non era lui.
O magari erano meglio le pompe funebri?
«Come ho fatto a non incontrarti prima? Dove sei stato per tutto questo tempo?!» il tono disperato ci aggiungeva sicuramente molto pathos, ma la situazione in sé sminuiva le sue abilità.
«La pensiamo allo stesso modo su un sacco di cose!» commentò l’Uchiha esterrefatto e Hidan fece un atto di pura magnanimità verso quel deficiente.
Gli diede una spallata, a cui il ragazzo reagì con un ‘hey!’ particolarmente indignato, e poi gli prese la testa e lo premette nell’acqua. Gli ci volle un grande sforzo morale per ritirarlo su, visto che soffocarlo sarebbe stato discretamente più utile al genere umano. Di certo a farlo desistere non furono i lamenti soffocati di Shisui né il suo sgambettare da assatanato in procinto di soffocare. Quelli se mai erano segni che lo istigavano a farlo secco.
«Razza di deficiente!»
Infine, gli lasciò la testa e mentre Shisui lamentava la quasi morte che gli stava infliggendo a tradimento e un sacco di altre cose che Hidan smise fin dal principio di ascoltare, tolse il tappo al lavandino, così che l’acqua venne svuotata.
Shisui non resistette oltre. Dimentico del quasi soffocamento, il novello Narciso si mise alla ricerca del suo amato. Forse forse, da qualche parte, l’orgoglio maschile di Hidan si sentì giusto leggermente urtato da tutto l’amore che professava per un riflesso – di se stesso tra l’altro – ma aveva ancora abbastanza dignità per ignorare egregiamente la cosa.
«No! Cos’hai fatto! Shisui! Dove sei andato- Shisui!» si appese al bordo del lavandino e strisciò a terra.
«Lo hai ucciso! E se non torna? Non torna» commentò in un ritratto della disperazione.
«Idiota» commentò semplicemente Hidan, conscio che non c’era nulla da spartire con uno che parlava con il suo riflesso e se ne innamorava perdutamente. Uscì dal bagno e lo mollò per terra agonizzante.
Minacciò una morte atroce alla piccolissima voce nella sua testa che si faceva beffe di lui, con una cantilena di ‘preferisce il suo riflesso, ah-ah-ahah-ah!’.



Bem il mostro umano (Yokai ningen Bem) è sia un anime sia un manga sia un drama giapponese; non ho letto né il manga né visto l’anime, ma io mi sono innamorata della demenza del drama, perciò ve lo consiglio vivamente XD
Vi prego di prendere la stupidità di questo capitolo per quello che è: stupidità. Però mi sono divertita a scrivere la stupidità di Shisui innamorato di Shisui/riflesso XD e le paranoie idiote di Hidan **
Ahm, sorridete, il prossimo è ancora più demente di questo, ma ha tutta una sua storia dietro u__u”
Comunque, per il momento ho sei o sette capitoli pronti, scritti in un boom creativo – come è venuto se n’è pure andato -___- –, finiti quelli non so ogni quanto aggiornerò: sia dia il via alle scommesse cari XD
Ringrazio Hoel per averla messa tra le seguite!:D
  
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