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Autore: Claire Marie Blanchard    17/02/2013    5 recensioni
Harry James Potter non era tornato per finire gli studi di Hogwarts, ma intraprese la sua carriera di Auror.
Ginevra Molly Weasley, nonostante il dolore per la perdita del fratello Fred, decise che era ora di rialzarsi in piedi, di mostrare alla sua famiglia la sua resilienza*, in modo da essere un esempio.
Ronald Bilius Weasley imitò Harry, affermando di voler combattere contro quelli che erano gli alleati degli assassini di suo fratello.
E poi fu il turno di Hermione Jean Granger. La quale, come da copione, scelse di finire gli studi alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, conseguendo anch’ella i M.A.G.O., insieme alla più piccola di Casa Weasley.
Aveva lasciato Ron poco prima di andare in Australia per recuperare i suoi genitori e restituire loro la memoria, dopo aver capito che il loro era solo un amore fraterno.

Prequel di "More e muschio".
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sapori e profumi'
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Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.

Premessa: ciò che state per leggere è il prequel della mia shot More e muschio che, a questo punto, consiglio di leggere in un secondo momento. La storia si svolge dopo la guerra, al settimo anno di Hogwarts, ma sconvolge appieno l’epilogo della Rowling.
 
 
 
 
 
Note:
* = è una frase presa dalla canzone Quel posto che non c'è dei Negramaro. Non ho alcun diritto nemmeno su questi.
** = è una canzone di Frank Sinatra. È la più usata nei funerali britannici. Penso che Fred e George abbiano un po’ quel carattere allegro che aveva Frank. Non ho diritti nemmeno su questa canzone.
 
 
 
 
 
Parte prima - Cordoglio
 
 
 
 
 
L’arrivo a Hogwarts, per Hermione, fu più strano che mai.
Sembrava che non vi fosse svolta alcuna guerra: qualsiasi ricostruzione cancellava qualunque traccia di quella battaglia – una battaglia svoltasi solamente quattro mesi prima.
Ma il dolore… quello no. Quello non cancellava un bel niente. Tutt’altro.
Il dolore sembrava creare un vuoto incolmabile nello stomaco, sembrava lacerare l’anima ogni volta che la mente rievocava quel pensiero, sembrava che facesse rivivere quegli incubi solo con il rituffarsi nel proprio passato.
Il dolore, secondo Hermione Granger, è come il virus dell’HIV – la malattia babbana della quale aveva appreso dai libri di Scienza babbana - : una volta che ti è entrato dentro, non si può più eliminarlo. Può essere controllato, si può imparare a conviverci… ma rimarrà sempre lì. Nascosto da qualche parte.
Il dolore era semplicemente dolore. E niente poteva cancellarlo, se non un potentissimo Obliviate.
O, forse, nemmeno quello.
Incurabile come l’HIV.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Draco Malfoy non toccò cibo per tutto il tempo della cena nella Sala Grande.
Gli altri suoi compagni di Casa si sfamavano, parlavano, ridevano e scherzavano come se nulla fosse successo, come se solo lui si fosse svegliato da un brutto sogno.
Blaise Zabini sedeva alla sua destra, dandogli qualche gomitata amichevole di incoraggiamento e per incitarlo a mandare giù qualche boccone, ma il biondo scuoteva lentamente la testa e fissava nel vuoto.
Un vuoto che aveva il volto di Hermione Granger.
 
 
 
 
 

**********
 

 
 
 
 
Ginny Weasley cercava di invogliare la sua migliore amica a mettere qualcosa sotto i denti. Temeva che si ammalasse, che stesse male, se non avesse ingerito qualcosa di nutriente.
Ma la bruna – con il capo appoggiato su un polso, lo sguardo vuoto fisso sul piatto e una mano che impugnava la forchetta, giocando con il cibo intatto – non volle sentire ragioni.
Sentiva che qualcuno la stesse fissando. Sentiva uno sguardo impaurito, svuotato, disperato, su di sé. Alzò lo sguardo solo per pura curiosità… e sì sentì attratta.
Solo una persona attirò la sua attenzione: Draco Malfoy.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
La professoressa McGranitt richiamò l’attenzione di tutti – compresa quella dei due giovani – e la ottenne senza alcuna lamentela, dopo aver mostrato il Cappello Parlante che penzolava dalla sua mano sinistra per annunciare l’arrivo dei nuovi studenti e l’immancabile Smistamento.
Hermione guardava quei piccoli nuovi studenti con la consapevolezza che erano la nuova speranza, la forza per andare avanti, un motivo in più per aver sconfitto il male… anche se a caro prezzo.
Draco, invece, li guardava con aria spenta, con l’aria di chi non era veramente interessato all’arrivo di settanta nuovi undicenni pronti a sventolare a casaccio la bacchetta e a sbagliare le formule degli incantesimi elementari.
Quei bambini, sicuramente, non avevano vissuto ciò che aveva vissuto lui.
Terrore.
Il terrore che Voldemort potesse far del male a lui e/o alla sua famiglia, se solo avesse osato ribellarsi, se avesse solo osato a dire Basta.
Ansia.
L’ansia che aveva provato durante tutto il tempo, non vedendo l’ora che finisse tutto, e il prima possibile. E, nel suo cuore, sperava che Harry Potter vincesse su Voldemort.
Panico.
Quando Harry uscì allo scoperto, dopo aver finto di essere morto, era entrato nel panico, pensando che il Signore Oscuro avrebbe fatto pagare un prezzo molto alto a sua madre, Narcissa, per la sua bugia.
Speranza.
Il panico mischiato alla speranza. Perché, se Potter era sopravvissuto nuovamente all’Avada Kedavra di Voldemort, ciò significava che avrebbe potuto davvero sconfiggerlo.
Senso di colpa.
Quello lo aveva provato più volte… lo aveva provato quando la sua professoressa di Babbanologia, sul tavolo del salotto di Malfoy Manor, venne uccisa sotto i suoi occhi.
Lo aveva provato quando avevano trovato Potter, Weasley e la Granger, e lui aveva finto di non riconoscerli.
La Granger
Aveva provato un grandissimo senso di colpa proprio per lei. Per lei che venne torturata in sua presenza, a casa sua, da sua zia Bellatrix.
Quegli occhi, Draco non li dimenticò mai.
Si era accorto di quelle due perle solo in quella circostanza, accorgendosi che si era perso tutto.
Ci aveva pensato tutta l’estate, a quegli occhi.
Quegli occhi erano lì, sempre lì, sempre davanti ai suoi.
Occhi dentro occhi*.
Quegli occhi erano lì, sempre lì, sempre davanti ai suoi.
Sul pavimento di casa sua, sull’espresso per Hogwarts, sulle pagine de La Gazzetta del Profeta, di notte, in sogno, di fronte a lui in quel preciso istante. Erano sempre lì, sempre gli stessi. Gli stessi occhi color nocciola, con una sola differenza: erano addolorati, sofferentispenti.
Se solo avesse potuto, le avrebbe ridato due piccole sfere ambrate, dopo averle immerse nel cioccolato puro fuso, e glieli avrebbe messi addosso.
Solo in quel momento, a cena nella Sala Grande, si rese conto di quanto amasse quegli occhi. E, soprattutto, che avrebbe potuto non rivederli più.
La professoressa McGranitt riprese la parola, annunciando i nominativi dei nuovi Prefetti e dei nuovi Capiscuola.
- Gli alunni nominati Caposcuola sono i seguenti: per la Casa di Tassorosso, Ernie MacMillan. Per la Casa di Grifondoro: Hermione Granger. Per la Casa di Corvonero: Morag McDougal. E, per la Casa di Serpeverde… Draco Malfoy.
Ci vollero due minuti buoni, a Draco, per rendersi conto di essere stato appena nominato Caposcuola.
Blaise gli diede una pacca fraterna sulla spalla, sorridente. Mentre, in tutta la sala, si crearono mormorii e bisbigli.
Guardandosi intorno, Draco si sentì agitato, ingoiando spesso a vuoto, finché non notò anche i suoi occhi su di lui.
Occhi dentro occhi.
Occhi che non incolpavano, che non giudicavano, occhi che si complimentavano educatamente per quella parità di vittoria.
Occhi dentro occhi.
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Seduta su una poltrona della Sala Comune di Grifondoro, Ginny stava leggendo una copia de Il Cavillo che Luna gentilmente le aveva inviato, quando Hermione – seduta di fronte a lei, continuava a guardare nel vuoto, in silenzio – prese parola all’improvviso.
- Ho baciato Ron.
La rossa aggrottò le sopracciglia e rivolse il suo sguardo all’amica.
Hermione riprese.
- O meglio, lui mi ha baciata.
Ginny si posizionò meglio sulla poltrona e la osservò, come per dirle Continua. Sono qui, ti ascolto.
Hermione la guardò negli occhi.
- Sì, insomma… ci siamo baciati.
L’amica sospirò piano e le sorrise.
- Lo so. E so anche che quel bacio, per te, aveva lo stesso valore di un bacio di George sulla mia guancia.
La riccia annuì piano.
- Perché non ha funzionato? Perché non è scattata la scintilla?
- Perché… forse… non eravate destinati. Io mi sentivo così quando Harry non mi degnava di uno sguardo, anni fa.
La Caposcuola ingoiò della saliva e annuì piano.
- Io… io ci credevo veramente, Ginny.
- Lo so… - disse lei prendendole una mano e accarezzandola dolcemente.
Hermione aveva gli occhi lucidi, e la rossa pensò di distrarla.
- Hai visto? Malfoy è stato nominato Caposcuola.
- Già – rispose lei, meccanicamente.
- Sei d’accordo?
La riccia alzò le spalle piano.
- Non sono io a decidere.
Ginny rimase in silenzio, rompendolo poco dopo.
- Come non abbiamo deciso noi chi doveva morire e chi doveva vivere…
La Caposcuola, colpita e affondata da quella frase, prese il suo walkman babbano e passò una cuffietta all’amica, sorridendole.
- Scommetto che Fred sarebbe andato pazzo per Frank Sinatra.
La rossa accettò sorridendo e aggrottando le sopracciglia.
- Per chi?!
Hermione le sorrise.
- Dopo ti spiego chi è… anzi, chi era. Purtroppo, è venuto a mancare proprio pochi mesi fa. Anche lui.
E iniziò a far partire My way**.
Ginny sapeva benissimo che la musica babbana era diventata il modo preferito di Hermione per esprimere il suo dolore… il suo cordoglio.
E le fu grata di averla resa partecipe.
Sia nell’ascoltare quell’aggeggio babbano, sia nel suo cordoglio.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
I miei pensieri.
 
Chiedo scusa.
Chiedo scusa per la lunghezza (insignificante) del capitolo.
Chiedo scusa per non aver ripreso questa storia prima.
Chiedo scusa per la mia assenza prolungata.
Mi dispiace davvero essermi fatta attendere.
Premetto che non so quando pubblicherò, se settimanalmente, mensilmente, o che so io. Però, mi impegno a cercare di non farvi aspettare troppo.
Prometto che la continuerò e la terminerò entro l’anno.
Solo che non potete pretendere tutto da una povera studentessa esaurita.
Vi abbraccio forte, ringraziandovi della vostra presenza, anche se silenziosa.
Vi mando un bacio grande.
 
Manu.
   
 
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