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Autore: Layla    18/02/2013    5 recensioni
"“Ci starai stanotte?
Sai ho sempre paura che tu ti stanchi di perdente come me!”
Io lo guardo male.
“Quando dici queste cose sei un perdente. Tu non sei un perdente e io verrò questa notte, perché, se non l’hai ancora capito, ti voglio bene! Razza di scemo!”
Detto questo corro via, sperando di non avere combinato un guaio epocale e di avere ancora Naruto nella mia vita.
Dio, perché l’ho detto?"

{NaruHina scritta ispirandosi ad "After Midnight" dei blink-182, ambientata nel film "Road to ninja", quello in cui i personaggi hanno personalità contrarie rispetto a quelle del manga e dell'anime}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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2) One sunset to kill us, one sunset to save us.

 

We'll stagger home after midnight
Sleep arm-in-arm in the stairwell
We'll fall apart on the weekend
These nights go on and on and on

Ci sono certe sere che sono piene di brutti presagi.
Questa è una di quelle: mentre stavo bevendo del the dopocena la tazza si è rotta improvvisamente rovinando la mia maglietta preferita e prima ancora i corvi cantavano lugubri sullo sfondo di un cielo di sangue.
Ora sono in camera mia e guardo fuori dalla finestra, la luna è coperta a tratti dalle nuvole e gli alberi del giardino sono mossi da un vento freddo.
Ho il sospetto che questa sera succederà qualcosa e che il mio sfogo di oggi pomeriggio porterà delle conseguenze, anche se non so ancora quali.
Non so da dove mi sia arrivato, ma forse ho portato una maschera di pietra anche io – come mio padre – e lui oggi l’incrinata. In quegli occhi azzurri così insicuri ho rivisto quella bambina spaventata di secoli fa e ho cercato di scuoterla forse per salvarla, forse per distruggerla.
Le crepe che si sono create però ora fanno male, tutte le mie paura, le insicurezze, la timidezza sono riemerse tutte insieme e minacciano di trascinarmi con sé.
Questa sera sono paralizzata dal terrore, non so neanche cosa mettermi e soprattutto non voglio niente che sia nel mio stile. Ho bisogno di qualcosa di discreto, ho bisogno di nascondermi.
Alla fine opto per una maglia nera, una felpa nera e larga e dei pantaloni a tre quarti larghi e per i soliti anfibi.
Prendo la borsa e, dopo aver lanciato un’ultima occhiata alla mia camera, me ne vado.
Arrivo al nostro posto ed è più buio del solito, ogni rametto scricchiola sotto i miei passi, rabbrividisco nonostante la felpa e mi guardo attorno.
Continuo a camminare e i sassolini della piccola spiaggia fanno un rumore inquietante, tanto che mi stringo nelle spalle.
Sto per girarmi e andarmene quando mi ritrovo Naruto davanti e sobbalzo.
“Una ninja del tuo calibro non mi ha sentito arrivare?”
Fa lui ironico.
“Ero immersa nei miei pensieri e poi non era certa che saresti venuto dopo oggi.”
Lui si stringe nelle spalle.
“Mi sono comportato da femminuccia e tu me l’hai fatto notare.
Niente di male.”
Strano che non faccia riferimento al mio: “Ti voglio bene.”, molto strano.
“Sai che è spettrale questo luogo quando non c’è la luna?”
Cambio discorso per cercare di sviare l’attenzione da un discorso scomodo e di cui mi lascia perplessa la sua reazione.
“Vero. Infatti sembra infestato dei morti.
Chissà. Forse i ninja morti qui vengono a farci le feste quando la luna se ne va.”
“Forse. Forse un po’ di divertimento se lo meritano anche loro dopo essere morti per la patria, trasformandosi in tante croci di legno spesso dimenticate chissà dove.”
Lui ridacchia.
“Visione cinica della guerra?”
“Se pensi che la guerra sia bella o eroica sei un ingenuo o un pazzo. La maggioranza di queste persone….”
Con un ampio gesto del braccio indico il villaggio che dorme tranquillo.
“Sono carne da macello.”
“Pensala come vuoi. In ogni caso non mi sembra il caso di disturbare la festa dei morti scopando qui. Ti va di venire a casa mia?”
Lo guardo stralunata, non me l’ha mai proposto prima d’ora.
“Va bene, ma come mai?”
“I miei sono partiti oggi pomeriggio per Suna con Karin.”
Alza le spalle.
“Ok.”
lo seguo attraversando le vie deserte del villaggio ancora piena di cattivi presagi. È tutto strano, è tutto fuori posto. Il vento freddo che muove le linee elettriche, le foglie in modo sinistro e oscura la luna per lunghi momenti non aiuta.
“Fa freddo stasera.”
“Già, Hinata. Fa freddino, ma non preoccuparti a casa mia fa caldo.”
Io annuisco e non vedo l’ora di arrivare a casa di Naruto. Poco dopo la vedo, per essere un Hokage Minato Namikaze ha voluto tenere un profilo basso visto che è una casa semplice a due piani e con un bel giardino davanti.
Naruto apre il cancellino e mi fa galantemente segno di seguirlo. Io sorrido e cammino lungo il breve sentierino lastricato che mi conduce alla porta di casa sua.
“Benvenuta nella mia umile dimora.”
“Perché questo sarcasmo? Lo sai che a me non importa un fico secco se vivi in una reggia o in una baracca.”
Lui non dice niente, accende la luce e chiude la porta. Io mi accomodo cautamente sul divano, mi sento timida stasera.
“Vuoi qualcosa di alcolico da bere?”
Io faccio cenno di no.
“Vorrei solo che tu ti sedessi qui con me.”
E tornassi il Naruto di prima, quello che mi faceva ridere e che si comportava da amico, non questo ragazzo freddo e sarcastico.
Lui mi accontenta e io lo abbraccio, mentre lui accende la tv e la sintonizza su un canale di calcio.
“Stai bene?”
“Sì, perché?”
“Ti vedo strano, non vorrei averti offeso oggi.”
“Mi hai solo detto la verità.”
Alza le spalle lui, avvolgendo un braccio attorno alle mie e facendomi appoggiare al suo petto: il suo cuore batte forte e mi è sempre piaciuto, è la mia ninna nanna.
Inizia lentamente ad accarezzarmi i capelli.
“Sei bella, Hinata, non somigli a quella ragazzina con i capelli a caschetto di tanti anni fa.”
“Nemmeno tu al ragazzino di allora.”
Lui sospira, insinuandomi il dubbio che mi stia sbagliando e che in fondo sia il ragazzo timido che si difende sotto la corazza dello strafottente.
Il fatto che mi prenda in braccio mi distrae dalle mie riflessioni; mi sta portando in camera sua.
È grande, sui toni dell’arancione, con un letto e una scrivania e un grande poster fatto da lui in cui si legge: “Voglio diventare hokage!”
Con dolcezza mi appoggia al letto e inizia a baciarmi lentamente, io avvolgo le braccia intorno al suo collo e gli accarezzo i capelli biondi.
Il bacio diventa più passionale, sento le sue mani slacciarmi la felpa e quando si stacca la butta in un angolo della stanza.
Strofinando il suo naso contro il mio mi toglie la maglia e mi accarezza il seno da sopra il reggiseno.
“Queste non le avevi anni fa!”
Adesso traccia malizioso il contorno facendomi rabbrividire.
“Vuoi che te lo tolga, vero?”
“S-sì.”
Mi accontenta e si butta su suoi seni, mentre le sue mani mi accarezzano la pancia e scendono verso i pantaloni che mi vengono tolti senza difficoltà: addirittura alzo il bacino per aiutarlo e mi scontro con il suo dando a entrambi una scossa.
Lui mi stava succhiano un capezzolo e si stacca solo per gemere prima di cominciare a baciarmi il ventre scendendo sempre più verso l’inguine.
Le sue mani sono sulle mie cosce e le accarezzano lentamente avanti e indietro dandomi migliaia di piccoli brividi.
“Na-naruto.”
Lui mi appoggia un dito sulla bocca, si toglie la maglia – dandomi una visione dei suoi addominali scolpiti dagli allenamenti – e fa aderire  i nostri corpi.
“Lasciami scusare a modo mio.”
Io annuisco, le ondate di piacere salgono lentamente e io non voglio oppormi.
Mi toglie le mutande e si dedica a me solo con dita e lingua portandomi al primo orgasmo.
Ho la vista sfuocata e noto solo con un po’ di ritardo che è ancora mezzo vestito e che quindi si sta togliendo mutande e pantaloni e poi si infila in preservativo.
Si sdraia su di me: è sudato, eccitato e bellissimo.
Questa volta è dolce nel fare l’amore, spinte lunghe e profonde non troppo forti. Ci conduce abilmente all’orgasmo aumentando gradualmente il ritmo e quando io finalmente raggiungo il culmine urlo il suo nome come se non ci fosse un futuro, lui urla solo qualcosa che non capisco.
“Perdonato?”
Mi fa dopo essersi tolto il preservativo e sdraiato su di me ancora ansante.
“Sì. È stato meraviglioso!”
Lui sorride e mi fa sdraiare sul suo petto.
Canticchia qualcosa e mi accarezza i capelli, cullata da questo e dal battito del suo cuore mi addormento serena.
Completamente ignara che questo sia solo il preludio della tragedia e che presto questi momenti di piacere saranno come schegge infuocate nel mio cuore malato.
A volte è una benedizione non saper leggere il futuro.

 

I can't keep your voice out of my head
All I hear are many echoes of
The darkest words you said
And it's driving me crazy

La mattina dopo mi sveglio da sola nel letto e questo è già un brutto segno.
Allungo la mano dalla parte di Naruto e lui non c’è: la mia ansia cresce e mi tornano in mente tutti i cattivi presagi della sera prima e il suo comportamento strano.
Mi avvolgo nel lenzuolo e faccio il giro del letto, sul suo comodino ho notato un bigliettino ripiegato in quattro. Con il cuore in gola e le mani tremanti lo apro, le parole scritte lì hanno il potere di gelarmi cuore e poi di frantumarlo in centomila pezzi.
Il biglietto mi cade dalle mani: una macchia chiara contro il pavimento di legno scuro, una macchia di sangue sbiadita, una neonata cicatrice.
Il corpo non mi regge e rimango a fissare quella cosa fuori posto che mi ha distrutto la vita.
“Ti voglio bene, Hinata, ma questa cosa deve finire.
Ieri mi sono fidanzato con Sakura.
Scusa.”
Scusa, scusa, scusa, scusa, scusa, scusa, scusa, scusa.
Fidanzato con Sakura, fidanzato con Sakura, fidanzato con Sakura.
Finire, finire, finire.
Il mio cervello mi recita solo questo e se ne frega delle altre cose, percepisce solo marginalmente il ritorno dei Namikaze e la signora Kushina che chiama il nome di suo figlio.
Sento che sale di sopra, mi vede e il suo volto si fa perplesso, così tenta di parlarmi.
Io non rispondo e rimango avvolta in quel lenzuolo arancione che ancora sa un po’ di noi.
La sento uscire e poi confabulare con l’hokage, poi torna dentro e mi riveste a fatica, vorrebbe anche riprendersi il lenzuolo, ma finisce per rinunciarci.
Non posso perdere l’unica cosa concreta che ho di lui.
“Mi dispiace, Hinata.”
Sussurra.
Una sola lacrima scende solitaria dal mio occhio lilla, mi attraversa la faccia da bambola di porcellana e poi si infrange sul lenzuolo.
Ora sono solo una bambola rotta, in frantumi.
Poco dopo arriva Neji, mi prende in braccio e mi riporta a casa Hyuga. Per tutto il viaggio non dico una paura e anche quando mio padre mi chiede cosa sia successo taccio.
Sono depositata in camera mia e per i primi due giorni non mi muovo da lì, esco solo per andare in bagno.
Non mangio e non dormo: guardo fissa il soffitto avvolta nel lenzuolo arancione.
Il terzo giorno qualcosa si risveglia in me e più precisamente una rabbia distruttiva, urlando come una pazza distruggo il mio prezioso lenzuolo e poi tutto l’arredamento della mia camera.
Alla fine del lavoro ho le mani che sanguinano e sono inginocchiata in una marea di caos sotto lo sguardo spaventato di mio padre, Hanabi e Neji.
A un cenno del capoclan Neji mi prende in braccio e mi porta in bagno dove mi toglie le schegge e mi medica.
Torno in camera con le mie gambe e mi rintano in un angolo, senza parlare con nessuno.
Neji tenta più volte di convincermi almeno a mangiare, ma non ce la fa.
I morti non hanno bisogno di cibo e io sono morta.
La cosa va avanti per settimana, qualcosina mangio, per il resto sono prigioniera dei ricordi.

{Sono fuori dalle porte del villaggio, aspetti il ritorno di Naruto. È stato via tre anni con Jiraya-sensei per allenarsi e io non vedo l’ora di rivedere quello che è il mio migliore amico e il mio amore.
Saltello nervosamente sul posto e poi lo vedo.
Saltargli in braccio mi viene naturale e finiamo tutti e due per terra, ridendo come bambini sotto lo sguardo bonario dell’Eremita dei rospi.
“Naruto, finalmente sei tornato! Senza di te mi sono annoiata a morte in questo tre anni!”
“Pulce! Ti sei fatta crescere i capelli finalmente!”
Mi prende in mano una ciocca non avendo idea che è per lui che me li sono fatta crescere.
“Certo che non ti sei divertita! Kiba non è figo quanto me!”
Ci alziamo insieme ed entriamo nel villaggio sorridendo.}

Una, due, tre, dieci lacrime.

{Il sole sta tramontando e io sono sfinita dagli allenamenti. Mi avvio verso quel prato in pendenza che finisce nel lago e trovo il mio posto già occupato da Naruto.
Mi sdraio con nonchalance accanto a lui.
“Non c’è niente di meglio che guardare il sole che tramonta dopo un duro allenamento, vero Hinata?”
“Sì, Naruto.”}

Un urlo animalesco, il mio.

{è la festa dei miei quindici anni e quel demente di Kiba ha proposto il gioco della bottiglia e la sfortuna vuole che abbia girato verso di me.
“Bacio o punizione?”
“Punizione.”
Sospiro rassegnata.
“Allora bacia Naruto!”
Domani lo ucciderò, lo sa che mi piace!
Lo bacio esitante a schiocco, ma Kiba pretende la lingua e per un attimo mi stacco dalla festa e dal mondo.
Forse domani non ucciderò Kiba.}

Prendo un pezzo di vetro e mi taglio i polsi in profondità, ma non troppo.
Il sangue – il mio – sulle mie mani.

{Siamo di nuovo sul prato al tramonto.
Io e Naruto guardiamo quella palla infuocata conosciuta come sole immergersi nell’acqua, poi ci guardiamo.
É un attimo e siamo avvinghiati uno all’altra.
È un attimo e siamo nudi e ansanti.
È un attimo e smetto di essere vergine con chi ho sempre sognato che accadesse .}

Dieci, cento, mille lacrime.

{è sera, siamo al laghetto, non ci guardiamo negli occhi, ma c’è tensione nell’aria.
“Ti va di iniziare una storia così per vedere come è?
Io faccio pratica nel sesso, tu fai pratica e per il resto siamo amici.”
“Mi va.”}

Altro sangue, lo stesso – il mio – che firmato la condanna a morte del mio cuore.
Sento dei passi dietro di me: è Neji.
Mio cugino mi toglie dalle mani il vetro insanguinato e mi porta in bagno a medicarmi.
Con pazienza asciuga il sangue, disinfetta e benda il polso sospirando.
“Hinata, dobbiamo parlare.”
“NO.”
Mi appoggia le mani sulle spalle e mi guarda dritto negli occhi.
“Dobbiamo parlare.”
“Non voglio parlare di Naruto.”
“Hinata, ti prego stammi a sentire.
Ti prego.”
Io non dico nulla.
In fondo sono morta, no? E i morti non parlano.
“Naruto e Sakura si sono lasciati. Lui non l’ha mai amata, lui…”
“STA ZITTO! NON DIRMI QUESTE STRONZATE SOLO PER FARMI USCIRE DA QUELLA CAMERA! LO SAI ANCHE TU CHE NON è VERO!”
Corro in camera piangendo.
Questo è l’inferno, il mio inferno, e non so se ho la forza per andare avanti.
Torturata dai suoi ricordi, distrutta dalla sua vigliaccheria, a volte non mi sembra più nemmeno di essere un essere umano.
A volte credo di essere solo uno spirito errante che cerca qualcosa.
Continuo a rileggere le parole di quel biglietto, anche se sono veleno, per continuare a sentire la sua voce anche a costo di impazzire.
Io amo lui più di me e della mia stessa vita.

I can't find the best in all of this
But I'm always looking out for you
'Cause you're the one I miss
And it's driving me crazy

Bite your lips, the word's a robbery
Do you grin inside? You're killing me
All along we talked of forever
I kind of think that we won't get better
It's the longest start, but the end's not too far away
Did you know?
I'm here to stay

Circa un mese dopo mio padre e Neji decidono che è meglio per me andare per un po’ nella casetta che abbiamo sulla costa e in cui io ho trascorso tante estate felici da bambina.
Non mi importa molto.
Faccio i bagagli e parto con mio cugino distante come un automa.
Dopo un giorno di viaggio, depositiamo i bagagli e notiamo che la casa è stata pulita e sistemata: mio padre deve avere avvisato.
“Forza Hinata, facciamoci una bella nuotata.”
“Non ne ho voglia.”
Lui sospira e va in camera sua, poco dopo ne esce con un costume nero e mi fa un cenno di saluto, io mi chiudo in camera mia e mi stendo a letto.
Forse a causa della stanchezza del viaggio mi addormento quasi subito e sogno lui e tutti i nostri luoghi e i nostri ricordi.
Riemergo dal sonno dopo un po’, nel dormiveglia realizzo che è il tramonto, che lo scacciapensieri che c’è appeso alla finestra tintinna, di una breve brezza che muove le tende e di una mano conosciuta e maledetta che mi accarezza piano la fronte.
Non può essere Naruto, deve essere un’allucinazione.
Mi godo queste carezze che credo immaginarie per un po’ e poi riemergo del tutto dal sonno: lui è davvero qui.
Con uno scatto automatico gli punto un kunai addosso, lui alza le mani in segno di resa.
“Cosa ci fai qui?
Cos’altro vuoi?
Ti sei preso la mia verginità, la mia anima, il mio amore, tutto.
Non ti basta?”
“Voglio solo parlare!”
Io scoppio in una lunga risata isterica, ma la presa sul mio kunai resta salda e lo tengo sotto tiro.
Finito di ridere attivo il byakugan.
“Da quando in qua scopare si chiama parlare, Naruto?
Non hai una ragazza con cui fare sesso e parlare?”
“Lascia fuori Sakura da questa storia?”
Io ghigno.
“Oh, hai paura che insulti il tuo piccolo fiore?”
“No, perché Sakura non è più la mia ragazza.”
Sebbene dentro di me la notizia abbia l’effetto di una bomba nulla traspare all’esterno, la mano con il kunai non trema.
“Oh e da quando? Ieri?”
“Da due giorni dopo che ti ho scritto quel biglietto.”
La mia presa sull’arma si fa ferrea.
“Vattene prima che chiami Neji e gli chieda di ucciderti.”
“è la verità, HInata!!”
“E allora dov’eri quando io piangevo tutte le mie lacrime?
Dov’eri quando mi tagliavo?
Dove cazzo eri, eh Naruto?”
Il kunai si conficca sulla parete dietro il mio amore e lo manca di pochi millimetri.
“La tua famiglia non mi faceva entrare, diceva che…”
“SMETTILA DI DIRE STRONZATE, SMETTILA!”
Mi lancio su di lui con il byakugan attivato pronta a fargli assaggiare un po’ del dolore che  mi ha inflitto quando qualcuno si mette tra di noi: Neji.
“Naruto, vai via, per favore.”
Il sorriso del biondo è sarcastico.
“Mi stai cacciando, Neji?”
“No, ti invito a tornare più tardi.
Devo parlare a Hinata.”
Lui annuisce e se ne va, nella stanza rimaniamo solo io e mio cugino.
“Hinata, adesso tu mi ascolterai, hai capito?”
Io annuisco.
“Quello che ti ha detto Naruto è vero, si è lasciato subito con Sakura e subito ha iniziato a venire da noi perché voleva parlarti.”
“Perché ha lasciato Sakura?
Perché non me l’avete fatto vedere?”
Lui sospira.
“Non so perché abbia lasciato Sakura, questo te lo dirà lui, ma gira voce che adesso lei sia finalmente la ragazza di Sasuke Uchiha.
Non te l’abbiamo fatto vedere perché non eri in condizione di vedere nessuno.”
Rimango un attimo in silenzio, il rumore dei miei pensieri contradditori è un sottofondo persistente e sgradevole.
“Neji, se io gli parlassi implicherebbe dargli fiducia dopo quello che mi ha fatto.
Vale la pena?”
“Quanto lo ami?”
“Cos’….
Più della mia vita.”
Quesi segni sui polsi ne sono la prova.
“Ti sei già risposta da sola. Gli dirò di venire a cena stasera.”
Io annuisco.
Ormai non sono più certa di niente, così per schiarirmi le idee mi butto sotto la doccia, ho sempre pensato meglio lì.
Non appena l’acqua calda si infrange contro il mio corpo un flashback esplode nella mia mente.

{Sono all’asilo. Ho cinque anni, sono Hinata e mi piace un bambino.
Si chiama Naruto Uzumaki ed è quello che sta seduto da solo sull’altalena.
Vorrei parlargli, ma ho tanta paura che mi cacci perché sono una femmina.
Alla fine mi faccio coraggio e mi siedo sull’altalena libera accanto alla sua: non mi dice niente.
Inizio a dondolarmi sempre più forte, fino ad andare a tempo con lui e quando siamo sospesi nell’aria lui mi fa un sorriso enorme.
Il mio cuore salta un battito: mi ha accettata.}

È come allora, solo un po’ più complicato, ascolterò quello che mi dirà e poi vedrò cosa fare. So quando mente e quando è sincero e saprò se varrà le pena dargli di nuovo in mano il mio cuore fragile.
La cena è veloce, Neji ci lascia subito soli con la scusa che ha un appuntamento con una ragazza conosciuta in spiaggia.
Siamo solo io e Naruto sul portico che dà sulla spiaggia con il mare e la luna come testimoni.
“Vuota il sacco.”
Faccio spiccia, accendendomi una sigaretta.
“Quella notte in cui ho fatto l’amore con te mi sono accorto di una cosa: ti amo Hinata.”
Io rischio di soffocarmi con il fumo e vorrei protestare, ma lui mi fa cenno di tacere e così lo lascio andare avanti.
“Mi sono spaventato. Eri la mia migliore amica, non ti avevo mai vista come mia possibile ragazza e poi credevo davvero di amare Sakura, così ti ho scritto quel biglietto mentre dormivi.
All’alba ero da Sakura e le ho raccontato tutto, lei mi ha dato dello stronzo.”
Io sorrido, dovrò dire grazie a quella rosa prima o poi.
“Però ha accettato il patto che le ho proposto: metterci insieme.
Io per capire davvero cosa avevo nella testa e nel cuore e lei per scuotere Sasuke.
È durato pochissimo, abbiamo capito subito che non eravamo fatti uno per l’altra, che non c’era minimamente la sintonia che c’è tra me e te e poi Sasuke si è subito fatto avanti.
Abbiamo rotto e io sapevo di dover rimediare al fatto di averti spezzato il cuore.
Volevo parlarti, ma tuo padre e Neji dicevano che non eri in te, che non parlavi né mangiavi, che ti tagliavi.
Pensavano che vedermi avrebbe aggravato i tuoi problemi e così io non ho potuto vederti per tutto questo tempo.
Quando ho saputo che eri partita ti ho raggiunto sperando di poterti parlare.”
“L’hai fatto.”
Tiro l’ultima boccata dalla sigaretta e con un colpo secco spedisco la cicca in alto, verso il cielo.
“Hinata, sei la persona più bella e importante della mia vita e io sono riuscito a distruggere tutto questo, so che non mi crederai mai e che mi caccerai a calci in culo, ma ti prego dammi un’altra possibilità.
Hinata, io ti amo.
Non scapperò più e non farò più lo stronzo.”
Mi prende un mano tra le sue forti e callose e me l’accarezza piano.
Io lo guardo negli occhi: sono grandi e sinceri e sono pieni di tutto l’amore di cui sento di aver bisogno.
A volte la vita ti chiede di fare dei salti nel vuoto per essere felice, a volte devi saltare in un burrone sperando che in fondo ci sia un materasso forte abbastanza da evitare che ti si rompano tutte le ossa.
“A una sola condizione, Naruto Uzumaki.”
“Quale?”
“Le nostre notti devono diventare ufficiali.
Devi chiedere a mio padre se puoi diventare il mio ragazzo, vuoi farlo?”
“Sì!”
Ci baciamo a lungo e questa notte la trascorriamo abbracciati, come tutte quelle che seguono, fino all’arrivo di mio padre alla fine della settimana.
Lui non sembra molto sorpreso di vedere Naruto da noi – sembra quasi stia sorridendo – e lo accoglie con un inchino formale.
“A cosa debbo l’onore della sua presenza, signor Uzumaki?”
Naruto arrossisce, è sempre stato a disagio con le formalità.
“Sono venuto a chiederle una cosa molto importante: vorrei chiederle il permesso di frequentare sua figlia Hinata come mia ragazza.”
Mio padre sorride.
“Permesso accordato, ma….”
Il volto si fa duro.
“Riducimela un’altra volta così e ti ammazzo anche se sei il figlio dell’Hokage, ragazzino!”
Lui deglutisce e fa cenno di sì.
Mio padre lo invita a raggiungermi e insieme ci avviamo verso il mare per farci un bagno.
Le nostre notti continueranno ancora e ancora e ancora.
Fino al matrimonio.
Fino ai nostri figli.
Fino a che la morte non ci coglierà abbracciati nel nostro grande futon matrimoniale.

 
We'll stagger home after midnight
Sleep arm-in-arm in the stairwell
We'll fall apart on the weekend
These nights go on and on and on


Angolo di Layla.

E così finisce quasta storia, spero di non avervi deluso.

Grazie a Beckill e a SophieCharlotte per le recensioni

   
 
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