2)
One sunset to kill us, one sunset to save us.
We'll
stagger home after midnight
Sleep arm-in-arm in the
stairwell
We'll fall apart on the
weekend
These nights go on and
on and on
Ci sono certe
sere che sono piene di brutti presagi.
Questa è una di
quelle: mentre stavo bevendo del the dopocena la tazza si è
rotta
improvvisamente rovinando la mia maglietta preferita e prima ancora i
corvi
cantavano lugubri sullo sfondo di un cielo di sangue.
Ora sono in
camera mia e guardo fuori dalla finestra, la luna è coperta
a tratti dalle
nuvole e gli alberi del giardino sono mossi da un vento freddo.
Ho il sospetto
che questa sera succederà qualcosa e che il mio sfogo di
oggi pomeriggio
porterà delle conseguenze, anche se non so ancora quali.
Non so da dove
mi sia arrivato, ma forse ho portato una maschera di pietra anche io
– come mio
padre – e lui oggi l’incrinata. In quegli occhi
azzurri così insicuri ho
rivisto quella bambina spaventata di secoli fa e ho cercato di
scuoterla forse
per salvarla, forse per distruggerla.
Le crepe che si
sono create però ora fanno male, tutte le mie paura, le
insicurezze, la
timidezza sono riemerse tutte insieme e minacciano di trascinarmi con
sé.
Questa sera
sono paralizzata dal terrore, non so neanche cosa mettermi e
soprattutto non
voglio niente che sia nel mio stile. Ho bisogno di qualcosa di
discreto, ho
bisogno di nascondermi.
Alla fine opto
per una maglia nera, una felpa nera e larga e dei pantaloni a tre
quarti larghi
e per i soliti anfibi.
Prendo la borsa
e, dopo aver lanciato un’ultima occhiata alla mia camera, me
ne vado.
Arrivo al
nostro posto ed è più buio del solito, ogni
rametto scricchiola sotto i miei
passi, rabbrividisco nonostante la felpa e mi guardo attorno.
Continuo a
camminare e i sassolini della piccola spiaggia fanno un rumore
inquietante,
tanto che mi stringo nelle spalle.
Sto per girarmi
e andarmene quando mi ritrovo Naruto davanti e sobbalzo.
“Una ninja del
tuo calibro non mi ha sentito arrivare?”
Fa lui ironico.
“Ero immersa
nei miei pensieri e poi non era certa che saresti venuto dopo
oggi.”
Lui si stringe
nelle spalle.
“Mi sono
comportato da femminuccia e tu me l’hai fatto notare.
Niente di
male.”
Strano che non
faccia riferimento al mio: “Ti voglio bene.”, molto
strano.
“Sai che è
spettrale questo luogo quando non c’è la
luna?”
Cambio discorso
per cercare di sviare l’attenzione da un discorso scomodo e
di cui mi lascia
perplessa la sua reazione.
“Vero. Infatti
sembra infestato dei morti.
Chissà. Forse i
ninja morti qui vengono a farci le feste quando la luna se ne
va.”
“Forse. Forse
un po’ di divertimento se lo meritano anche loro dopo essere
morti per la
patria, trasformandosi in tante croci di legno spesso dimenticate
chissà dove.”
Lui ridacchia.
“Visione cinica
della guerra?”
“Se pensi che
la guerra sia bella o eroica sei un ingenuo o un pazzo. La maggioranza
di
queste persone….”
Con un ampio
gesto del braccio indico il villaggio che dorme tranquillo.
“Sono carne da
macello.”
“Pensala come
vuoi. In ogni caso non mi sembra il caso di disturbare la festa dei
morti
scopando qui. Ti va di venire a casa mia?”
Lo guardo
stralunata, non me l’ha mai proposto prima d’ora.
“Va bene, ma
come mai?”
“I miei sono
partiti oggi pomeriggio per Suna con Karin.”
Alza le spalle.
“Ok.”
lo seguo
attraversando le vie deserte del villaggio ancora piena di cattivi
presagi. È
tutto strano, è tutto fuori posto. Il vento freddo che muove
le linee
elettriche, le foglie in modo sinistro e oscura la luna per lunghi
momenti non
aiuta.
“Fa freddo
stasera.”
“Già, Hinata.
Fa freddino, ma non preoccuparti a casa mia fa caldo.”
Io annuisco e
non vedo l’ora di arrivare a casa di Naruto. Poco dopo la
vedo, per essere un
Hokage Minato Namikaze ha voluto tenere un profilo basso visto che
è una casa
semplice a due piani e con un bel giardino davanti.
Naruto apre il
cancellino e mi fa galantemente segno di seguirlo. Io sorrido e cammino
lungo
il breve sentierino lastricato che mi conduce alla porta di casa sua.
“Benvenuta
nella mia umile dimora.”
“Perché questo
sarcasmo? Lo sai che a me non importa un fico secco se vivi in una
reggia o in
una baracca.”
Lui non dice
niente, accende la luce e chiude la porta. Io mi accomodo cautamente
sul
divano, mi sento timida stasera.
“Vuoi qualcosa
di alcolico da bere?”
Io faccio cenno
di no.
“Vorrei solo
che tu ti sedessi qui con me.”
E tornassi il
Naruto di prima, quello che mi faceva ridere e che si comportava da
amico, non
questo ragazzo freddo e sarcastico.
Lui mi
accontenta e io lo abbraccio, mentre lui accende la tv e la sintonizza
su un
canale di calcio.
“Stai bene?”
“Sì, perché?”
“Ti vedo
strano, non vorrei averti offeso oggi.”
“Mi hai solo
detto la verità.”
Alza le spalle
lui, avvolgendo un braccio attorno alle mie e facendomi appoggiare al
suo
petto: il suo cuore batte forte e mi è sempre piaciuto,
è la mia ninna nanna.
Inizia
lentamente ad accarezzarmi i capelli.
“Sei bella,
Hinata, non somigli a quella ragazzina con i capelli a caschetto di
tanti anni
fa.”
“Nemmeno tu al
ragazzino di allora.”
Lui sospira,
insinuandomi il dubbio che mi stia sbagliando e che in fondo sia il
ragazzo
timido che si difende sotto la corazza dello strafottente.
Il fatto che mi
prenda in braccio mi distrae dalle mie riflessioni; mi sta portando in
camera
sua.
È grande, sui
toni dell’arancione, con un letto e una scrivania e un grande
poster fatto da
lui in cui si legge: “Voglio diventare hokage!”
Con dolcezza mi
appoggia al letto e inizia a baciarmi lentamente, io avvolgo le braccia
intorno
al suo collo e gli accarezzo i capelli biondi.
Il bacio
diventa più passionale, sento le sue mani slacciarmi la
felpa e quando si
stacca la butta in un angolo della stanza.
Strofinando il
suo naso contro il mio mi toglie la maglia e mi accarezza il seno da
sopra il
reggiseno.
“Queste non le
avevi anni fa!”
Adesso traccia
malizioso il contorno facendomi rabbrividire.
“Vuoi che te lo
tolga, vero?”
“S-sì.”
Mi accontenta e
si butta su suoi seni, mentre le sue mani mi accarezzano la pancia e
scendono
verso i pantaloni che mi vengono tolti senza difficoltà:
addirittura alzo il
bacino per aiutarlo e mi scontro con il suo dando a entrambi una scossa.
Lui mi stava
succhiano un capezzolo e si stacca solo per gemere prima di cominciare
a
baciarmi il ventre scendendo sempre più verso
l’inguine.
Le sue mani
sono sulle mie cosce e le accarezzano lentamente avanti e indietro
dandomi
migliaia di piccoli brividi.
“Na-naruto.”
Lui mi appoggia
un dito sulla bocca, si toglie la maglia – dandomi una
visione dei suoi
addominali scolpiti dagli allenamenti – e fa aderire i nostri corpi.
“Lasciami
scusare a modo mio.”
Io annuisco, le
ondate di piacere salgono lentamente e io non voglio oppormi.
Mi toglie le
mutande e si dedica a me solo con dita e lingua portandomi al primo
orgasmo.
Ho la vista
sfuocata e noto solo con un po’ di ritardo che è
ancora mezzo vestito e che
quindi si sta togliendo mutande e pantaloni e poi si infila in
preservativo.
Si sdraia su di
me: è sudato, eccitato e bellissimo.
Questa volta è
dolce nel fare l’amore, spinte lunghe e profonde non troppo
forti. Ci conduce
abilmente all’orgasmo aumentando gradualmente il ritmo e
quando io finalmente
raggiungo il culmine urlo il suo nome come se non ci fosse un futuro,
lui urla solo
qualcosa che non capisco.
“Perdonato?”
Mi fa dopo
essersi tolto il preservativo e sdraiato su di me ancora ansante.
“Sì. È stato
meraviglioso!”
Lui sorride e
mi fa sdraiare sul suo petto.
Canticchia
qualcosa e mi accarezza i capelli, cullata da questo e dal battito del
suo
cuore mi addormento serena.
Completamente
ignara che questo sia solo il preludio della tragedia e che presto
questi
momenti di piacere saranno come schegge infuocate nel mio cuore malato.
A volte è una
benedizione non saper leggere il futuro.
I
can't keep your voice out of my head
All I hear are many
echoes of
The darkest words you
said
And it's driving me crazy
La mattina dopo
mi sveglio da sola nel letto e questo è già un
brutto segno.
Allungo la mano
dalla parte di Naruto e lui non c’è: la mia ansia
cresce e mi tornano in mente
tutti i cattivi presagi della sera prima e il suo comportamento strano.
Mi avvolgo nel
lenzuolo e faccio il giro del letto, sul suo comodino ho notato un
bigliettino
ripiegato in quattro. Con il cuore in gola e le mani tremanti lo apro,
le
parole scritte lì hanno il potere di gelarmi cuore e poi di
frantumarlo in
centomila pezzi.
Il biglietto mi
cade dalle mani: una macchia chiara contro il pavimento di legno scuro,
una
macchia di sangue sbiadita, una neonata cicatrice.
Il corpo non mi
regge e rimango a fissare quella cosa fuori posto che mi ha distrutto
la vita.
“Ti voglio
bene, Hinata, ma questa cosa deve finire.
Ieri mi sono
fidanzato con Sakura.
Scusa.”
Scusa, scusa,
scusa, scusa, scusa, scusa, scusa, scusa.
Fidanzato con
Sakura, fidanzato con Sakura, fidanzato con Sakura.
Finire, finire,
finire.
Il mio cervello
mi recita solo questo e se ne frega delle altre cose, percepisce solo
marginalmente il ritorno dei Namikaze e la signora Kushina che chiama
il nome
di suo figlio.
Sento che sale
di sopra, mi vede e il suo volto si fa perplesso, così tenta
di parlarmi.
Io non rispondo
e rimango avvolta in quel lenzuolo arancione che ancora sa un
po’ di noi.
La sento uscire
e poi confabulare con l’hokage, poi torna dentro e mi riveste
a fatica,
vorrebbe anche riprendersi il lenzuolo, ma finisce per rinunciarci.
Non posso
perdere l’unica cosa concreta che ho di lui.
“Mi dispiace,
Hinata.”
Sussurra.
Una sola
lacrima scende solitaria dal mio occhio lilla, mi attraversa la faccia
da
bambola di porcellana e poi si infrange sul lenzuolo.
Ora sono solo
una bambola rotta, in frantumi.
Poco dopo
arriva Neji, mi prende in braccio e mi riporta a casa Hyuga. Per tutto
il
viaggio non dico una paura e anche quando mio padre mi chiede cosa sia
successo
taccio.
Sono depositata
in camera mia e per i primi due giorni non mi muovo da lì,
esco solo per andare
in bagno.
Non mangio e
non dormo: guardo fissa il soffitto avvolta nel lenzuolo arancione.
Il terzo giorno
qualcosa si risveglia in me e più precisamente una rabbia
distruttiva, urlando
come una pazza distruggo il mio prezioso lenzuolo e poi tutto
l’arredamento
della mia camera.
Alla fine del
lavoro ho le mani che sanguinano e sono inginocchiata in una marea di
caos
sotto lo sguardo spaventato di mio padre, Hanabi e Neji.
A un cenno del
capoclan Neji mi prende in braccio e mi porta in bagno dove mi toglie
le
schegge e mi medica.
Torno in camera
con le mie gambe e mi rintano in un angolo, senza parlare con nessuno.
Neji tenta più
volte di convincermi almeno a mangiare, ma non ce la fa.
I morti non
hanno bisogno di cibo e io sono morta.
La cosa va
avanti per settimana, qualcosina mangio, per il resto sono prigioniera
dei
ricordi.
{Sono
fuori
dalle porte del villaggio, aspetti il ritorno di Naruto. È
stato via tre anni
con Jiraya-sensei per allenarsi e io non vedo l’ora di
rivedere quello che è il
mio migliore amico e il mio amore.
Saltello
nervosamente sul posto e poi lo vedo.
Saltargli in
braccio mi viene naturale e finiamo tutti e due per terra, ridendo come
bambini
sotto lo sguardo bonario dell’Eremita dei rospi.
“Naruto,
finalmente sei tornato! Senza di te mi sono annoiata a morte in questo
tre
anni!”
“Pulce! Ti sei
fatta crescere i capelli finalmente!”
Mi prende in
mano una ciocca non avendo idea che è per lui che me li sono
fatta crescere.
“Certo che non
ti
sei divertita! Kiba non è figo quanto me!”
Ci alziamo
insieme ed entriamo nel villaggio sorridendo.}
Una, due, tre,
dieci lacrime.
{Il
sole sta
tramontando e io sono sfinita dagli allenamenti. Mi avvio verso quel
prato in
pendenza che finisce nel lago e trovo il mio posto già
occupato da Naruto.
Mi sdraio con
nonchalance accanto a lui.
“Non
c’è niente
di meglio che guardare il sole che tramonta dopo un duro allenamento,
vero
Hinata?”
“Sì,
Naruto.”}
Un urlo
animalesco, il mio.
{è
la festa dei
miei quindici anni e quel demente di Kiba ha proposto il gioco della
bottiglia
e la sfortuna vuole che abbia girato verso di me.
“Bacio o
punizione?”
“Punizione.”
Sospiro
rassegnata.
“Allora bacia
Naruto!”
Domani lo
ucciderò, lo sa che mi piace!
Lo bacio
esitante a schiocco, ma Kiba pretende la lingua e per un attimo mi
stacco dalla
festa e dal mondo.
Forse domani
non ucciderò Kiba.}
Prendo un pezzo
di vetro e mi taglio i polsi in profondità, ma non troppo.
Il sangue – il
mio – sulle mie mani.
{Siamo
di nuovo
sul prato al tramonto.
Io e Naruto
guardiamo quella palla infuocata conosciuta come sole immergersi
nell’acqua,
poi ci guardiamo.
É un attimo e
siamo avvinghiati uno all’altra.
È un attimo e
siamo nudi e ansanti.
È un attimo e
smetto di essere vergine con chi ho sempre sognato che accadesse .}
Dieci, cento,
mille lacrime.
{è
sera, siamo
al laghetto, non ci guardiamo negli occhi, ma c’è
tensione nell’aria.
“Ti va di
iniziare una storia così per vedere come è?
Io faccio
pratica nel sesso, tu fai pratica e per il resto siamo amici.”
“Mi
va.”}
Altro sangue,
lo stesso – il mio – che firmato la condanna a
morte del mio cuore.
Sento dei passi
dietro di me: è Neji.
Mio cugino mi
toglie dalle mani il vetro insanguinato e mi porta in bagno a medicarmi.
Con pazienza
asciuga il sangue, disinfetta e benda il polso sospirando.
“Hinata,
dobbiamo parlare.”
“NO.”
Mi appoggia le
mani sulle spalle e mi guarda dritto negli occhi.
“Dobbiamo
parlare.”
“Non voglio
parlare di Naruto.”
“Hinata, ti
prego stammi a sentire.
Ti prego.”
Io non dico
nulla.
In fondo sono
morta, no? E i morti non parlano.
“Naruto e
Sakura si sono lasciati. Lui non l’ha mai amata,
lui…”
“STA ZITTO! NON
DIRMI QUESTE STRONZATE SOLO PER FARMI USCIRE DA QUELLA CAMERA! LO SAI
ANCHE TU
CHE NON è VERO!”
Corro in camera
piangendo.
Questo è
l’inferno, il mio inferno, e non so se ho la forza per andare
avanti.
Torturata dai
suoi ricordi, distrutta dalla sua vigliaccheria, a volte non mi sembra
più
nemmeno di essere un essere umano.
A volte credo
di essere solo uno spirito errante che cerca qualcosa.
Continuo a
rileggere le parole di quel biglietto, anche se sono veleno, per
continuare a
sentire la sua voce anche a costo di impazzire.
Io amo lui più
di me e della mia stessa vita.
But I'm always looking
out for you
'Cause you're the one I
miss
And it's driving me crazy
Bite your lips, the word's a
robbery
Do you grin inside? You're killing me
All along we talked of forever
I kind of think that we won't get better
It's the longest start, but the end's not too far away
Did you know? I'm
here to
stay
Circa un mese
dopo mio padre e Neji decidono che è meglio per me andare
per un po’ nella
casetta che abbiamo sulla costa e in cui io ho trascorso tante estate
felici da
bambina.
Non mi importa
molto.
Faccio i
bagagli e parto con mio cugino distante come un automa.
Dopo un giorno
di viaggio, depositiamo i bagagli e notiamo che la casa è
stata pulita e
sistemata: mio padre deve avere avvisato.
“Forza Hinata,
facciamoci una bella nuotata.”
“Non ne ho
voglia.”
Lui sospira e
va in camera sua, poco dopo ne esce con un costume nero e mi fa un
cenno di
saluto, io mi chiudo in camera mia e mi stendo a letto.
Forse a causa
della stanchezza del viaggio mi addormento quasi subito e sogno lui e
tutti i
nostri luoghi e i nostri ricordi.
Riemergo dal
sonno dopo un po’, nel dormiveglia realizzo che è
il tramonto, che lo
scacciapensieri che c’è appeso alla finestra
tintinna, di una breve brezza che
muove le tende e di una mano conosciuta e maledetta che mi accarezza
piano la
fronte.
Non può essere
Naruto, deve essere un’allucinazione.
Mi godo queste
carezze che credo immaginarie per un po’ e poi riemergo del
tutto dal sonno:
lui è davvero qui.
Con uno scatto
automatico gli punto un kunai addosso, lui alza le mani in segno di
resa.
“Cosa ci fai
qui?
Cos’altro vuoi?
Ti sei preso la
mia verginità, la mia anima, il mio amore, tutto.
Non ti basta?”
“Voglio solo
parlare!”
Io scoppio in
una lunga risata isterica, ma la presa sul mio kunai resta salda e lo
tengo
sotto tiro.
Finito di
ridere attivo il byakugan.
“Da quando in
qua scopare si chiama parlare, Naruto?
Non hai una
ragazza con cui fare sesso e parlare?”
“Lascia fuori
Sakura da questa storia?”
Io ghigno.
“Oh, hai paura
che insulti il tuo piccolo fiore?”
“No, perché
Sakura non è più la mia ragazza.”
Sebbene dentro
di me la notizia abbia l’effetto di una bomba nulla traspare
all’esterno, la
mano con il kunai non trema.
“Oh e da
quando? Ieri?”
“Da due giorni
dopo che ti ho scritto quel biglietto.”
La mia presa
sull’arma si fa ferrea.
“Vattene prima
che chiami Neji e gli chieda di ucciderti.”
“è la verità, HInata!!”
“E allora
dov’eri quando io piangevo tutte le mie lacrime?
Dov’eri quando
mi tagliavo?
Dove cazzo eri,
eh Naruto?”
Il kunai si
conficca sulla parete dietro il mio amore e lo manca di pochi
millimetri.
“La tua
famiglia non mi faceva entrare, diceva che…”
“SMETTILA DI
DIRE STRONZATE, SMETTILA!”
Mi lancio su di
lui con il byakugan attivato pronta a fargli assaggiare un
po’ del dolore
che mi ha inflitto
quando qualcuno si
mette tra di noi: Neji.
“Naruto, vai
via, per favore.”
Il sorriso del
biondo è sarcastico.
“Mi stai cacciando, Neji?”
“No, ti invito a tornare più tardi. Devo parlare a
Hinata.”
Lui annuisce e
se ne va, nella stanza rimaniamo solo io e mio cugino.
“Hinata, adesso
tu mi ascolterai, hai capito?”
Io annuisco.
“Quello che ti
ha detto Naruto è vero, si è lasciato subito con
Sakura e subito ha iniziato a
venire da noi perché voleva parlarti.”
“Perché ha
lasciato Sakura?
Perché non me
l’avete fatto vedere?”
Lui sospira.
“Non so perché
abbia lasciato Sakura, questo te lo dirà lui, ma gira voce
che adesso lei sia
finalmente la ragazza di Sasuke Uchiha.
Non te
l’abbiamo fatto vedere perché non eri in
condizione di vedere nessuno.”
Rimango un
attimo in silenzio, il rumore dei miei pensieri contradditori
è un sottofondo
persistente e sgradevole.
“Neji, se io
gli parlassi implicherebbe dargli fiducia dopo quello che mi ha fatto.
Vale la pena?”
“Quanto lo ami?”
“Cos’…. Più della mia
vita.”
Quesi segni sui
polsi ne sono la prova.
“Ti sei già
risposta da sola. Gli dirò di venire a cena
stasera.”
Io annuisco.
Ormai non sono
più certa di niente, così per schiarirmi le idee
mi butto sotto la doccia, ho
sempre pensato meglio lì.
Non appena
l’acqua calda si infrange contro il mio corpo un flashback
esplode nella mia
mente.
{Sono
all’asilo. Ho cinque anni, sono Hinata e mi piace un bambino.
Si chiama
Naruto Uzumaki ed è quello che sta seduto da solo
sull’altalena.
Vorrei
parlargli, ma ho tanta paura che mi cacci perché sono una
femmina.
Alla fine mi
faccio coraggio e mi siedo sull’altalena libera accanto alla
sua: non mi dice
niente.
Inizio a
dondolarmi sempre più forte, fino ad andare a tempo con lui
e quando siamo
sospesi nell’aria lui mi fa un sorriso enorme.
Il mio cuore
salta un battito: mi ha accettata.}
È
come allora,
solo un po’ più complicato, ascolterò
quello che mi dirà e poi vedrò cosa fare.
So quando mente e quando è sincero e saprò se
varrà le pena dargli di nuovo in
mano il mio cuore fragile.
La cena è
veloce, Neji ci lascia subito soli con la scusa che ha un appuntamento
con una
ragazza conosciuta in spiaggia.
Siamo solo io e
Naruto sul portico che dà sulla spiaggia con il mare e la
luna come testimoni.
“Vuota il
sacco.”
Faccio spiccia,
accendendomi una sigaretta.
“Quella notte
in cui ho fatto l’amore con te mi sono accorto di una cosa:
ti amo Hinata.”
Io rischio di
soffocarmi con il fumo e vorrei protestare, ma lui mi fa cenno di
tacere e così
lo lascio andare avanti.
“Mi sono
spaventato. Eri la mia migliore amica, non ti avevo mai vista come mia
possibile ragazza e poi credevo davvero di amare Sakura,
così ti ho scritto
quel biglietto mentre dormivi.
All’alba ero da
Sakura e le ho raccontato tutto, lei mi ha dato dello
stronzo.”
Io sorrido,
dovrò dire grazie a quella rosa prima o poi.
“Però ha
accettato il patto che le ho proposto: metterci insieme.
Io per capire
davvero cosa avevo nella testa e nel cuore e lei per scuotere Sasuke.
È durato
pochissimo, abbiamo capito subito che non eravamo fatti uno per
l’altra, che
non c’era minimamente la sintonia che
c’è tra me e te e poi Sasuke si è
subito
fatto avanti.
Abbiamo rotto e
io sapevo di dover rimediare al fatto di averti spezzato il cuore.
Volevo
parlarti, ma tuo padre e Neji dicevano che non eri in te, che non
parlavi né
mangiavi, che ti tagliavi.
Pensavano che
vedermi avrebbe aggravato i tuoi problemi e così io non ho
potuto vederti per
tutto questo tempo.
Quando ho
saputo che eri partita ti ho raggiunto sperando di poterti
parlare.”
“L’hai fatto.”
Tiro l’ultima
boccata dalla sigaretta e con un colpo secco spedisco la cicca in alto,
verso
il cielo.
“Hinata, sei la
persona più bella e importante della mia vita e io sono
riuscito a distruggere
tutto questo, so che non mi crederai mai e che mi caccerai a calci in
culo, ma
ti prego dammi un’altra possibilità.
Hinata, io ti
amo.
Non scapperò
più e non farò più lo
stronzo.”
Mi prende un
mano tra le sue forti e callose e me l’accarezza piano.
Io lo guardo
negli occhi: sono grandi e sinceri e sono pieni di tutto
l’amore di cui sento
di aver bisogno.
A volte la vita
ti chiede di fare dei salti nel vuoto per essere felice, a volte devi
saltare
in un burrone sperando che in fondo ci sia un materasso forte
abbastanza da
evitare che ti si rompano tutte le ossa.
“A una sola
condizione, Naruto Uzumaki.”
“Quale?”
“Le nostre notti devono diventare ufficiali. Devi chiedere a mio padre se puoi
diventare il mio
ragazzo, vuoi farlo?”
“Sì!”
Ci baciamo a
lungo e questa notte la trascorriamo abbracciati, come tutte quelle che
seguono, fino all’arrivo di mio padre alla fine della
settimana.
Lui non sembra
molto sorpreso di vedere Naruto da noi – sembra quasi stia
sorridendo – e lo
accoglie con un inchino formale.
“A cosa debbo
l’onore della sua presenza, signor Uzumaki?”
Naruto
arrossisce, è sempre stato a disagio con le
formalità.
“Sono venuto a
chiederle una cosa molto importante: vorrei chiederle il permesso di
frequentare sua figlia Hinata come mia ragazza.”
Mio padre
sorride.
“Permesso
accordato, ma….”
Il volto si fa
duro.
“Riducimela
un’altra volta così e ti ammazzo anche se sei il
figlio dell’Hokage,
ragazzino!”
Lui deglutisce
e fa cenno di sì.
Mio padre lo
invita a raggiungermi e insieme ci avviamo verso il mare per farci un
bagno.
Le nostre notti
continueranno ancora e ancora e ancora.
Fino al
matrimonio.
Fino ai nostri
figli.
Fino a che la
morte non ci coglierà abbracciati nel nostro grande futon
matrimoniale.
We'll
stagger home after midnight
Sleep arm-in-arm in the
stairwell
We'll fall apart on the
weekend
These nights go on and
on and on
Angolo di Layla.
E così finisce quasta storia, spero di non avervi deluso.
Grazie a Beckill e a SophieCharlotte per le recensioni