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Autore: Olli_98    19/02/2013    0 recensioni
Questa fan fiction parla di un'amicizia fra cinque ragazzi, cinque pop stars internazionali e due ragazze normali, italiane. Due amiche, unite da quando avevano quattordici anni, grazie a loro si erano incontrate. A loro devono la loro vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3. Una nuova entrata

“era lì, davanti a me. Più io avanzavo più lui si allontanava. – Niall fermati! – gli urlai inutilmente. Continuavo a correre ormai da qualche minuto e più mi sembrava di avvicinarmi a lui più lui sembrava allontanarsi. Ad un certo punto si fermò, si avvicinò a me e mi sussurrò:- non smettere mai di cercarmi, perché tu sei quella che cerco – e, detto questo, sparì”
- AAAAAHHHH – urlai svegliandomi di soprassalto. Mia madre accorse preoccupata ma la rassicurai dicendole che avevo semplicemente sognato solamente un brutto incubo e un bicchiere d’acqua poteva essere l’unica soluzione.
- Amore sicura che va tutto bene? – chiese mia madre non ancora tranquilla
- Mamma non ti preoccupare! Ho solo bisogno di un bicchiere d’acqua per favore…-
- Te lo porto subito -. Buttai giù velocemente tutta l’acqua che mi fu data e mi affrettai a vestirmi per andare a lavoro. Ne avevamo trovato uno, sia per me che per Adrienne, appena ci avrebbe raggiunte, nel bar più popolare di Londra. Il proprietario ci aveva assicurato 4500 dollari al mese, se avessimo fatto un lavoro soddisfacente, quindi totalmente 9000 dollari fra me e Adrienne, a mia madre sarebbero stati più che comodi.
- Mamma io vado al lavoro! – esclamai prendendo al volo la borsa e uscendo di casa velocemente - Va bene tesoro, ci vediamo oggi! -.
Il bar distava dal mio appartamento circa 500 metri. Un passeggiata. Nel frattempo mi arrivò un messaggio di Adrienne. “Hey bella, com’è lì? Devi raccontarmi tutto, domani vi raggiungo. Fammi sapere, un bacio anche a tua madre”. “Che carina” pensai
Arrivai al bar dove Nick, il proprietario, mi accolse con un sorriso e mi incitò a sbrigarmi dato che era già completamente pieno di gente. Corsi a cambiarmi per mettermi la divisa. Era abbastanza bella: pantaloni blu, camicia ed un lungo grembiule nero, il tutto abbinato a dei pattini bianchi per avvelocizzare il lavoro. Mi feci una coda alta e andai verso la cucina per prendere dei vassoi.
- Brava, brava non salutare eh! – mi urlò Ariet da dietro il bancone…oh, giusto, non vi ho raccontato di Ariet.
*flashback* “Appoggiai la mia valigia rossa sul letto, ero stravolta, non so se dal viaggio o dallo stress continuo della giornata. Nonostante essa, però, volevo assolutamente esplorare quella casa. A partire dal giardino. Era enorme, immenso, gigantesco. Pieno di alberi, e con un prato incredibilmente fiorito, si faceva spazio attorno alla villetta bianco latte.
- E’ bellissimo vero? Ormai è da anni che contemplo questo giardino -. Mi spaventò una voce femminile, delicata ma allo stesso tempo autoritaria. Veniva da dietro ad una staccionata che divideva la mia bella villetta da un’altra color beige, ma senza giardino. Mi affacciai ed i miei occhi si illuminarono: mi ritrovai davanti una ragazza, abbastanza alta, sulla quindicina anche lei. Occhi color miele e capelli lunghi e mori. Aveva indosso un lungo cardigan grigio dove sotto al quale si poteva intravedere una maglia blu e dei jeans che le facevano risaltare le sue curve, oserei dire, perfette. In effetti era magra, avrei dedotto che non amasse molto mangiare, a mia differenza.
- Oh, sì…lo è davvero…- dissi sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi
- Piacere, mi chiamo Ariet – disse allungandomi la mano piccola ed esile. Era liscia quanto il visetto di un bimbo appena nato. Non ci pensai due volte e gliela strinsi in modo amichevole.
- Mi chiamo Olivia, ma chiamami Olli – la invitai
- Hai un bellissimo nome, complimenti. Italiana? Ci scommetterei – disse sicura di sé
- Italiana doc! Sono qua con la mia famiglia perché mia mamma ha cambiato lavoro – dissi
- Io vivo qua da quando sono nata –
- E’ bellissimo – osservai sospirando
- E’ uno dei quartieri più verdi di Londra – mi rivelò orgogliosa di non abitare in quei vicoli pieni solo di fumo, droga e gente da evitare.
- L’avevo intuito – le sorrisi – Scusami ma adesso devo rientrare, mia mamma ha bisogno di me, ci vediamo in giro...Ariet! – la salutai
- Ciao bella! – e mi fece l’occhiolino. Era buffa quella ragazza, era quasi goffa, impacciata, le tipiche ragazze che vogliono mostrarsi forti ma allo stesso tempo con un filo di timidezza.
Rientrai in casa e trovai mia madre al telefono. – Tesoro ti ho trovato…vi ho trovato…un lavoro! Al bar più famoso di Londra, si chiama “Whitehall cafe”, è a 500 metri da casa nostra, vi farete una passeggiatina. Il proprietario è un amico di famiglia e, ricordandomi che possiede un bar, ho pensato di chiamarlo e vi ha assunte come cameriere…va bene? – mi chiese tutta soddisfatta e sorridente.
- Ommioddio mamma! Grazie! Sei un mito, grazie grazie, davvero! – le saltai addosso dalla gioia. - Hai sentito Jakey? TUA SORELLA HA UN LAVORO! – e saltai addosso al mio fratellino.
Il mattino dopo mi svegliai presto per andare al lavoro. Il pomeriggio seguente mi avrebbe raggiunto Adri al bar. Mi avviai verso esso salutando mia mamma e, quando arrivai, il proprietario, un uomo abbastanza alto sulla quarantina, mi accolse con un abbraccio e mi fece fare un giretto in quella sottospecie di pub che sembrava un palazzo.
Mi mandò a cambiarmi nei camerini ed indossai una comoda e semplice divisa completa di pattini a rotelle per velocizzare il lavoro.
- Chi si rivede! – mi accolse nella sala più grande una ragazza mora. L’avevo già vista! OH GIA’! Era la ragazza dietro il recinto! A...Amy…Ari...Arit…ARIET! Ariet ecco come si chiamava!
- Ciao Ariet! – la salutai
- Heila! Lavori qua? – mi chiese sempre con quel splendido sorriso
- Sì, primo giorno bella! – e le diedi un bacio sulla guancia
- Allora rimboccati le maniche, ci sarà un bel po’ di lavoro da fare! – disse dandomi una pacchetta sulla spalla
- Sono qua apposta – e mi misi al lavoro. Si fecero le 15. Da un momento all’altro Adrienne sarebbe dovuta arrivare
Passarono circa venti  minuti. Ad un certo punto la porta si aprì facendo comparire all’interno del locale una ragazza molto alta, bionda boccolosa e occhi azzurri.
- ADRIII – le saltai addosso
- Chi? – chiese Ariet distrattamente
- Amore! Finalmente sono arrivata! Mi mancavi tantissssimoo – esclamò mia “sorella” dandomi un bacio sulla fronte
- Anche te mi mancavi tantissimo! – le ricambia il bacio ma sulla guancia
Ci avviammo verso il bancone:- Ariet, lei è mia sorella Adrienne..più o meno..Adri, lei è Ariet, nostra vicina nonché collega di lavoro – dissi presentandole a vicenda
- E’ un piacere Adrienne, mi chiamo Ariet – le fece uno dei suoi migliori sorrisi presentandosi, in effetti non le avevo parlato né di me né della mia famiglia. Io ed Ariet avevamo uno strano rapporto: sì, parlavamo, ma in maniera poco pesante. Sentivo che saremmo diventate davvero un trio perfetto.
- Mentre Adri andò a parlare con il proprietario e, successivamente, a cambiarsi ne approfittai per parlare ad Ariet della mia vita, ed evitare domande che potessero causare equivoci.
- Vengo dall’Italia, mi sono trasferita qua a Londra a causa di un cambiamento del lavoro di mia mamma. Ho sedici anni e Adrienne ne ha diciotto. Lei non è proprio mia sorella. L’abbiamo “trovata” che piangeva a dirotto all’uscita di un concerto. I suoi genitori erano appena morti e non aveva nessun altro con cui andare a vivere così decidemmo di adottarla…- dissi sciolta e sempre con un sorriso rassicurante dopo un po’ che parlavo con lei
- Mi dispiace molto per lei, ma posso capirla più di quanto tu creda: ho perso entrambi i miei genitori e ora vivo con mia zia. Anche io ho sedici anni, quasi diciassette a dire il vero. Vivo con lei da tre anni ormai…- disse con un’aria spensierata. Non sapevo come quella ragazza fosse sempre così serena e solare. Era fantastica.
- Insomma siamo tutte messe benissimo, ecco – e scoppiammo entrambe in una fragorosa risata.
Nel frattempo Adrienne si era cambiata e ci aveva raggiunte in sala. – Perché ridete così di gusto? – chiese curiosa. – Ohh nulla, torniamo al lavoro va! – dissi stampandole un bacio sulla guancia. Mi era decisamente mancata.
Fra una faccenda e l’altra si fecero le 18 e tornammo tutte e tre a casa.
- Allora, stasera che si fa rachazze?? – chiese Adri
- Mmmmm giro in centro? – propose Ariet
- Aggiudicato? – chiesi a mia “sorella”
- Aggiudicato! – esclamò – Alle 9 da noi ok? – continuò rivolgendosi ad Ari
- Ci sarò, a dopo bedde! – ci baciò sulla guancia e corse più avanti all’entrata di casa sua.
- Heilà ragazze! Com’è andata a lavoro? – chiese mamma appena entrammo
- Benissimo! Abbiamo anche conosciuto una ragazza che è anche nostra vicina di casa – esclamai
- Sono contenta che avete già fatto conoscenza! Ho chiamato la scuola, inizierete fra una settimana – disse
- Che palle – esclamai
*fine flashback*
- Sto arrivando vacca! Non mettermi fretta – mi buttai su di lei baciandola sulla guancia – Va bene oraaa?? – chiesi
- Mmmm ci penso ahahaha comunque stasera che facciamo? – chiese agitata
- Aspettiamo Adrienne e poi decidiamo ok? – non passò neanche un attimo che si presentò già pronta e cambiata, pronta per il lavoro.
- Adriii stasera cosa si fa? – chiesi agitata. Mi guardò  male per la mia, appunto, eccessiva agitazione
- Come mai tutta sta agitazione? E’ solo l’ultimo giorno di lavoro INSOMMA! Non fate le bambine va! – ci sgridò
- Si vabbè! Uhm…per caso ti dicono qualcosa le parole…ehmm…concerto…biglietti…oned…ah? – domandai
- No – aveva una velatura di stupore nella sua voce, proprio ciò che volevo
- Oh sì
- NO
- Oh sìì
- OMMIODDIO HAI I BIGLIETTI?!?!??!?!?! – chiese con la bocca che formava una O perfetta
- Eccome! 3 giusti giusti! – dissi calmissima
- TI AMOOOOO – e mi saltò addosso abbracciandomi e baciandomi all’infinito – Quand’è il concerto? – chiese impaziente
Dopodomani – dissi convinta
- E come hai fatto a procurarteli così in fretta? – chiese ancora stupita
- Ho i miei mezzi – dissi facendole l’occhiolino
- Oggi shopping vero? – chiese
- Ohh puoi giurarci – e ci abbracciammo
  
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